Polar Bear (2022): La dura esistenza nelle lande ghiacciate

Polar Bear locandina

Polar Bear

Titolo originale: Polar Bear

Anno: 2022

Nazione: Stati Uniti d’America

Genere: documentario

Casa di produzione: Disneynature, Silverback Films

Distribuzione: Disney Plus

Durata: 1h 26m

Regia: Alastair Fothergill, Jeff Wilson

Sceneggiatura: David Fowler, Alastair Fothergill, Jeff Wilson

Fotografia: Artisti vari

Montaggio:

Musiche: Harry Gregson-Williams

Attori: Catherine Keener

Trailer italiano di Polar Bear

Diretto da Alastair Fothergill e Jeff Wilson, che avevano già collaborato per realizzare la serie “Frozen Planet” del 2008 e due pellicole per Disneynature come Penguins (2019), incentrata su un pinguino adeliae, e Monkey Kingdom (2015), che narra la storia di Maya un macaco dal berretto, prende vita il lungometraggio documentaristico Polar Bear, che ci conduce entro la vita degli Orsi Bianchi, i giganteschi animali che vivono al polo nord, nel mare glaciale artico. Il riuscire a realizzare quest’opera audiovisiva è un sogno che si realizza per Alastair Fothergill che dà sempre sognava di poter realizzare un film sull’orso polare, un animale che riprendeva da più di venti anni. Questo docufilm è disponibile su Disney Plus dal 22 Aprile 2022, in occasione della Giornata della Terr.

Trama di Polar Bear

In un mondo difficile in cui vivere, su terre in continuo mutamento sia per i cambi di stagione sia per il fenomeno del cambiamento climatico, sempre più veloce e rapido, seguiamo la storia di “Orsa Polare”, una neomamma, che viaggiando con sua figlia nei luoghi a lei cari ma così diversi da quelli che aveva conosciuto in passato, ripercorre i suoi giorni spensierati d’infanzia dai giochi con il fratello fino agli insegnamenti di sua Madre, colei che gli ha insegnato a cacciare e a sopravvivere in una landa dove trovare del cibo è sempre più difficile.

Disneynature’s POLAR BEAR - Photo by Florian Ledoux. ©2022 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.
Disneynature’s POLAR BEAR – Photo by Florian Ledoux. ©2022 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

Recensione di Polar Bear

Casa. E’ il posto in cui convivono infanzia e ricordi.  La casa della mia infanzia, però, sta cambiando. Il ghiaccio da cui dipendiamo si sta sciogliendo. Io e il mio cucciolo abbiamo davanti a noi un futuro incerto.

Polar Bear

La due volte candidata agli Oscar Catherine Keener (Truman Capote – A sangue freddo, Essere John Malkovic) ci introduce con la sua calda voce narrante, che altro non sarebbe che la voce pensiero della neomamma Orso Polare, entro un mondo artico fatto di solitudine e di lotta per la sopravvivenza. La storia si apre nel presente con due orsi bianchi madre (la nostra protagonista) e figlia che nuotano entro il mare aperto del polo nord, in un luogo dove il ghiaccio sembra aver lasciato posto all’acqua, alla terra ferma e al fango, ma gli Orsi bianchi senza il loro territorio prediletto, il ghiaccio e la neve, riusciranno ugualmente a cacciare e a trovare del cibo per sopravvivere? Questi giganti dell’Antartide riusciranno a essere più forti del rapido cambiamento climatico causato dall’inquinamento dell’essere umano? Questa è la domanda che ci pone il film, con l’intenzione di fare riflettere lo spettatore mostrandogli la dura realtà: quei territori, così fragili nel loro ecosistema stanno mutando fin troppo rapidamente a causa nostra, noi con il nostro modo di agire stiamo uccidendo quelle forme di vite. Noi (e i capi del mondo) siamo disposti a cambiare il nostro modello culturale e di vita per aiutare il pianeta a rallentare il proprio mutamento geografico – naturalistico, dando il tempo agli animali di modificarsi e adattarsi a questi importanti cambiamenti?

Per mostrare questa tematica gli sceneggiatori creano una storia dal forte impatto emotivo. Seguiamo la vicenda di una neomamma che ripercorre la sua storia, di quando sua madre si preoccupava di lei e di suo fratello, in quel tempo dove l’unica cosa che contava per lei era giocare nella neve e sul ghiaccio. Questi due piani temporali, l’attualità e il passato (che ha inizio sei anni prima del presente narrativo), mostrano come quel territorio anno dopo anno, stagione dopo stagione, ci sia profondamente modificato e nel suo mutare come sia sempre diventato per gli Orsi bianchi cacciare, prima c’erano le foche che si distendevano sul ghiaccio poi allo svanire di questo terreno, i giganteschi predatori hanno dovuto cambiare prede e modificare i loro comportamenti fino a rischiare la loro stessa vita per nutrirsi.

Quando abbiamo presentato l’idea del film per la prima volta, non ci aspettavamo che avesse una componente ambientale perché all’epoca non sapevamo quanto il cambiamento climatico avrebbe influenzato l’Artico. Abbiamo sempre saputo che nell’Artico stava accadendo più velocemente che in qualsiasi altra parte del mondo, ma non ci aspettavamo che fosse così drastico come è. Gli orsi polari sono stati costretti ad adattarsi – ne siamo stati testimoni e abbiamo catturato alcuni di quei comportamenti – è straordinario. Ma hanno una strada difficile da percorrere.

Fothergill
Disneynature’s POLAR BEAR - Photo by Florian Ledoux. ©2022 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.
Disneynature’s POLAR BEAR – Photo by Florian Ledoux. ©2022 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

Oltre il tema

Dalle prime immagini lo spettatore si rende conto di non vedere un semplice documentario, ma di essere dinanzi a un’impresa titanica sia tecnica che umana. Dal punto di vista tecnico non possiamo che rimanere stupefatti dalla bellezza della fotografia che riesce a catturare l’essenza dei colori di quel mondo. Le macchine da presa riescono a mostrare panorami mozzafiato e a farci vedere come non mai i volti degli Orsi bianchi che vengono seguiti nei loro spostamenti con grande padronanza dei mezzi cinematografici, le immagini che otteniamo su di loro e sul Polo Nord ci appaiono come fotografie piene di potenza umana donando allo spettatore quel senso di meraviglia riguardo al cosmo e alla bellezza della natura. Il tutto è sorretto da una colonna sonora classica dove i violini saltano all’orecchio dello spettatore, il compositore Harry Gregson-Williams (Sopravvissuto – The Martian, Mulan) ha dato il suo meglio in questo documentario riuscendo a donare quel senso di divertimento e di tensione drammatica alla storia dove questa ne avesse bisogno.

Dal punto di vista umano le riprese sul campo sono iniziate nel 2019 alla Svalbard, in Norvegia, a 650 miglia dal Polo Nord. L’arcipelago, situato tra la Norvegia continentale e il Polo Nord, presenta ghiacciai, grandi distese di tundra ghiacciata, montagne, fiordi, coste. Per poter fare le riprese i registi hanno optato per la costruzione di un campeggio mobile su slitta, in grado di proteggerli dagli orsi e dal freddo per quattro mesi, e che doveva essere trasportato per 100 chilometri attraverso i ghiacci. Per mostrare al pubblico questo film i registi e fotografi hanno ripreso 20 orsi tipicamente solitari che pranzano insieme su una carcassa di balena, hanno dovuto vivere 147 in barca e ben 241 giorni sul campo e compiere ben 46.335 chilometri in skiddo.

In conclusione

Un film che ci mostra la solitudine degli Orsi Bianchi, la dura lotta per vivere in un mondo sempre più complesso in cui trovare del cibo, il tutto donandoci un’importante riflessione e voce di speranza per il futuro.

Note positive

  • Fotografia
  • Regia
  • Musica
  • Montaggio

Note negative

  • /

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