Predator: Killer dei Killer (2025). Tra azione, strategia e viaggi nel tempo

Recensione, trama e cast del film Predator: Killer of Killers (2025), primo capitolo d'animazione della saga, dal 6 giugno 2025 su Disney Plus

A scene still from 20th Century Studios' PREDATOR: KILLER OF KILLERS, exclusively on Hulu. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2025 20th Century Studios. All Rights Reserved.
A scene still from 20th Century Studios’ PREDATOR: KILLER OF KILLERS, exclusively on Hulu. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2025 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Trailer di “Predator: Killer dei Killer”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Era il 12 giugno 1987 quando il pubblico americano scoprì “Predator”, pellicola horror fantascientifica diretta da John McTiernan, basata su un soggetto e una sceneggiatura originale del duo Jim e John Thomas. Il film introduceva una narrazione avvincente, con protagonista l’iconico Arnold Schwarzenegger nei panni del Magg. Dutch Schaefer, impegnato in una disperata lotta contro un alieno appartenente alla razza yautja, giunto sulla Terra per cacciare esseri umani. Schaefer si ritrova così a combattere un nemico spietato, dotato di una forza straordinaria, capacità di mimetizzarsi e armi tecnologicamente avanzate.

Dal successo del film nacque “Predator 2”, uscito nelle sale americane il 21 novembre 1990, diretto da Stephen Hopkins e sceneggiato nuovamente da Jim e John Thomas. Questa pellicola, che vedeva Danny Glover nel ruolo del protagonista, non riuscì però a replicare il successo del primo capitolo, ottenendo un’accoglienza fredda sia dalla critica che dal pubblico. L’insuccesso frenò i piani della 20th Century Fox, che sospese temporaneamente il franchise. Fu solo il 13 agosto 2004 che Predator tornò sul grande schermo con il crossover “Alien vs. Predator”, diretto e sceneggiato da Paul W. S. Anderson. Il film ottenne un seguito nel 2007, “Aliens vs. Predator: Requiem”, diretto da Greg e Colin Strause e sceneggiato da Shane Salerno.

Grazie al buon riscontro ottenuto da queste pellicole, la saga ritrovò nuova vitalità, ottenendo il via libera per la realizzazione con la realizzazione di un terzo capitolo, “Predators” (2010), basato su un soggetto di Jim e John Thomas. Successivamente, nel 2018, venne realizzato il quarto lungometraggio della serie, “The Predator”, scritto da Shane Black e Fred Dekker.

Con il passaggio della 20th Century Fox sotto la Disney, il franchise subì un’ulteriore evoluzione sotto la guida del cineasta e sceneggiatore Dan Trachtenberg, noto per il suo lavoro nel film “10 Cloverfield Lane” (2016). Trachtenberg, nel 2022, realizzò per Hulu il film televisivo “Prey”, prequel dell’intero franchise ambientato nel 1719, con al centro Naru, una giovane e abile guerriera Comanche.

Nel 2024, durante un’intervista a The Hollywood Reporter, il dirigente della 20th Century Studios, Steve Asbell, rivelò l’esistenza di una pellicola segreta legata al franchise, destinata a precedere “Predator: Badlands”, sempre diretto da Trachtenberg e previsto per il 7 novembre 2025. A inizio 2025 si scoprì che il progetto misterioso era “Predator: Killer of Killers”, un lungometraggio d’animazione (il primo dell’intero franchise) curato visivamente da Third Floor. Il film, co-diretto da Josh Wassung, debutta in Italia su Disney Plus il 6 giugno 2025.

Trama di “Predator: Killer dei Killer”

Tre dei più temibili guerrieri della storia affrontano la loro battaglia mortale. Una feroce razziatrice vichinga conduce suo figlio in un viaggio di vendetta segnato dal sangue, sfidando nemici con spietata determinazione. Nel Giappone feudale, un ninja si ribella al proprio fratello samurai in una brutale lotta per la successione, mettendo alla prova abilità e tradizioni secolari. Intanto, durante la Seconda Guerra Mondiale, un pilota si alza in volo per indagare su una minaccia ultraterrena che potrebbe cambiare le sorti del conflitto. Nonostante la loro forza e abilità letale, questi guerrieri scopriranno di essere solo pedine in un gioco più grande. Il loro vero nemico non è un semplice avversario, ma il predatore definitivo: il killer dei killer, un’entità che li considera non come cacciatori, ma come prede.

Recensione di “Predator: Killer dei Killer”

Con “Predator: Killer of Killers”, Dan Trachtenberg realizza un piccolo gioiello audiovisivo che sicuramente farà felici i fan della saga. Il cineasta, con questa pellicola, porta un’innovazione significativa all’interno del franchise, senza tradire la sua essenza cinematografica. Al centro della narrazione rimane la caccia degli yautja nei confronti degli esseri umani—elemento onnipresente anche in questo primo lungometraggio d’animazione del franchise. Tuttavia, Trachtenberg non si limita a riproporre le dinamiche classiche della saga, ma le espande, aprendo il racconto verso nuovi orizzonti drammaturgici dal forte sapore fantascientifico. L’obiettivo, del cineasta e sceneggiatore, è ampliare la narrazione, introducendo nuovi elementi che permettano, in futuro, di diversificare le storie pur mantenendo intatta la struttura narrativa primaria—il conflitto uomo-alieno. Questa evoluzione promette di sorprendere costantemente il pubblico con traiettorie innovative e inaspettate, proprio come accade con “Predator: Killer of Killers”.

Il film si configura come un lungometraggio prettamente di genere, privo di sottotrame tematiche marcate, ma capace di rivoluzionare il franchise. Il viaggio temporale degli yautja, introdotto per la prima volta, e il finale del film suggeriscono nuove direzioni narrative, capaci di scardinare la ripetitività drammaturgica che ha caratterizzato il franchise fino ad ora. Inoltre, “Predator: Killer of Killers” ha il merito di mostrare, per la prima volta nel mondo cinematografico (al di fuori dei fumetti), il pianeta natale degli yautja, offrendo uno spaccato sulla loro cultura combattiva—elementi mai esplorati fino al 2025, e che, presumo, verrà nuovamente indagato nei film successivi a questa pellicola, magari proprio attraverso un sequel diretto di questo lungometraggio d’animazione. 

La pellicola, diversamente da quanto accaduto nel franchise fino al 2025, si struttura come un lungometraggio antologico, presentando al pubblico tre storie ambientate in epoche completamente divergenti tra loro. È interessante notare come Dan Trachtenberg avesse già esplorato il passato della saga con il suo primo film del 2022.

La prima storia, intitolata “Lo scudo”, ci trasporta nel 841 d.C., in un mondo vichingo segnato da morte e violenza. Al centro della vicenda c’è la lotta vendicativa di Ursa, figlia di Einar, che, insieme al suo esercito e al giovane figlio Anders, intende vendicarsi di Zoran dei Krivich, il crudele guerriero che sterminò la sua famiglia quando era ancora una bambina. In questo paesaggio gelido e ostile, Ursa ignora che il destino la porterà a scontrarsi con uno dei più formidabili combattenti della galassia: un alieno della razza yautja. Con armi rudimentali e protetta soltanto da un scudo di legno, la donna vichinga dovrà combattere per sopravvivere, dando vita a uno scontro all’ultimo sangue. La narrazione si sviluppa attorno a una suggestiva componente acquatica, culminando in un duello finale ambientato sotto un lago ghiacciato, dove strategia e resistenza si intrecciano in un climax ad alta tensione.

La seconda storia, ambientata nel 1609 in Giappone, ci immerge in una vicenda di fratellanza e vendetta. Due fratelli, un tempo profondamente uniti durante l’infanzia, si ritrovano da adulti a combattere l’uno contro l’altro, mossi da rancori del passato. Alla morte del padre, i due si affrontano in duello, spada alla mano, ma la loro lotta viene improvvisamente interrotta dall’arrivo di un combattente yautja. Ora, costretti a mettere da parte le ostilità, dovranno unire le forze per sconfiggere il mostro alieno giunto per eliminarli. Se la prima storia può essere definita una narrazione marina, con il suo combattimento finale sotto un lago ghiacciato, questa seconda vicenda si svolge interamente sulla terraferma, mentre la terza è una storia d’aria, ambientata quasi esclusivamente nei cieli.

Nel racconto “Il proiettile”, seguiamo le vicende di un giovane sudamericano con il sogno di pilotare un aereo. Nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, il ragazzo si ritrova a combattere contro le forze francesi, ma la sua missione prende una svolta inaspettata quando una nave aliena invade lo spazio aereo, seminando distruzione tra le sue truppe. Disprezzato da molti che dubitavano delle sue capacità di volo, il giovane diventa l’unico pilota in grado di affrontare il nemico extraterrestre. Alla fine, tutte e tre le storie si intrecceranno attraverso il viaggio nel tempo, ma non svelerò come—per non toglierti il piacere di scoprirlo da solo.

Le tre storie condividono diversi elementi strutturali, a partire da una quasi totale assenza di dialoghi—soprattutto nella seconda narrazione—a favore di ampie scene di combattimento, che costituiscono il cuore della pellicola. Si tratta di un lungometraggio dal forte pathos adrenalinico, in cui lo spettatore assiste a scontri continui, con corpi che si fronteggiano, alieni e non. La pellicola si inserisce chiaramente nel genere action, senza però tralasciare la sua componente horror, che emerge con forza nella prima storia—indubbiamente la più oscura e sanguinolenta.

Tutte e tre le vicende presentano inoltre un’animazione in stile videogioco, seppur meno raffinata rispetto a quella di “Arcane”. Inizialmente, alcuni movimenti leggermente rallentati e più vicini all’estetica videoludica che cinematografica potrebbero far storcere il naso, ma con il proseguire della visione, questa tecnica riesce a catturare lo spettatore, grazie agli incredibili dettagli visivi, sia nei personaggi che nelle ambientazioni. Indubbiamente, i protagonisti non risultano pienamente approfonditi o originali, ricalcando vari canoni cinematografici di genere. Tuttavia, è probabile che gli sceneggiatori non abbiano puntato sull’originalità dei personaggi, bensì sulla loro iconicità, affinché rimanessero memorizzabili nella mente dello spettatore—e in questo sono riusciti pienamente.

Ritornando all’animazione di Predator: Killer of Killers si rendiamo conto di come questa sia un viaggio visivo che attraversa stili differenti, adattandosi al tono narrativo di ciascuna delle tre storie, con una regia e composizione musicale più cruda e più dolce a seconda dei momenti e della storia trattata. La prima storia, Lo Scudo, presenta un’animazione cruda e intensa, con tratti decisi e un uso marcato delle ombre per enfatizzare la brutalità della caccia e il paesaggio inospitale dell’anno 841. I colori sono freddi e desaturati, contribuendo a un’atmosfera cupa e feroce, con un forte contrasto tra luci e ombre che amplifica il senso di tensione e disperazione. L’estetica qui è illustrativa e quasi espressionista, dove la distorsione delle forme serve a esaltare l’emotività dei personaggi e la violenza degli scontri. La tecnica utilizzata sembra combinare CGI e animazione 2D, con un forte uso di motion capture per garantire movimenti fluidi e realistici.

Nella seconda storia, La Spada, l’animazione cambia drasticamente, adottando uno stile più fluido e cinematografico. Il tratto si ammorbidisce e l’uso della luce diventa meno drammatico, con colori più caldi e realistici, in grado di trasmettere una certa dolcezza, soprattutto nella scena iniziale. Le scene hanno una qualità pittorica, con pennellate digitali che accentuano il movimento e l’eleganza dei combattimenti, riflettendo il tema stesso della storia, che ruota attorno all’onore e alla tecnica dell’arte di combattimento giapponese. L’assenza di ombre nette e il bilanciamento cromatico donano un senso di realismo e raffinatezza che contrasta con la brutalità della prima narrazione.

La terza storia, Il Proiettile, rappresenta un ulteriore cambiamento stilistico, orientandosi verso un’estetica più grafica e stilizzata, con contorni forti e colori meno naturali e più desaturati. Qui l’animazione abbraccia un linguaggio visivo quasi da graphic novel, con un forte contrasto tra zone d’ombra e aree illuminate, dando un senso di tensione e fatalismo. Il tratto è più spigoloso e netto, quasi evocativo, trasformando ogni immagine in una composizione visiva potente e simbolica, dove il dinamismo dell’azione si fonde con una scelta cromatica più essenziale. La tecnica usata qui sembra maggiormente orientata a CGI con effetti pittorici, enfatizzando la drammaticità visiva attraverso forme più stilizzate.

Questa evoluzione stilistica tra le tre storie non è casuale, ma serve a distinguere nettamente i temi e le atmosfere di ciascun racconto. Mentre la prima storia sottolinea la brutalità della sopravvivenza e la ferocia del Predator, la seconda esplora, in stile nipponico, l’eleganza e la tecnica, mentre la terza accentua la drammaticità del destino e del confronto inevitabile. Questo approccio visivo, abbinato a tecniche differenti per ogni sezione, rende Predator: Killer of Killers un’esperienza unica, dove ogni racconto ha una propria identità visiva che rafforza il suo messaggio narrativo. Questa varietà estetica e tecnica contribuisce alla profondità del film e ne esalta l’impatto visivo.

In conclusione

Predator: Killer of Killers è un’esperienza cinematografica che merita di essere vista, soprattutto dagli appassionati della saga e degli action sci-fi. Il film offre una ventata di freschezza al franchise, sfruttando l’animazione per espandere la mitologia degli Yautja e introdurre nuovi scenari narrativi. La sua struttura antologica e il forte impatto visivo lo rendono coinvolgente e dinamico, perfetto per chi cerca adrenalina e combattimenti spettacolari. Tuttavia, chi predilige trame più approfondite e personaggi complessi potrebbe trovarlo meno stimolante. Indubbiamente, è un film pensato per chi ama l’azione pura e desidera vedere il franchise evolversi verso nuove possibilità.

Note positive

  • Struttura antologica che introduce nuove prospettive nel franchise
  • Animazione stilizzata con variazioni estetiche tra le tre storie
  • Intensa componente action con combattimenti spettacolari
  • Introduzione del pianeta natale degli Yautja e nuove dinamiche narrative

Note negative

  • Personaggi poco approfonditi e costruiti su archetipi
  • Narrazione focalizzata sull’azione più che sulla profondità drammatica

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Review Overview
Regia
Animazione
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emzione
SUMMARY
4.0
Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.