Red (2022): conferenza stampa del film Pixar

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Grazie a una storia coinvolgente, dei personaggi ben caratterizzati, una regia dinamica e un tripudio di elementi pop anni 2000, la regista Domee Shi confeziona la nuova pellicola Pixar, Red. Vincitrice del premio Oscar per il miglior cortometraggio animato nel 2019 con Bao, la regista riprende la tematica del conflitto genitore figlio/a interessandosi all’elemento principale che provoca tale scontro: l’adolescenza. Il film è stato presentato a Roma in anteprima il 25 febbraio e, con lui, sono arrivati i doppiatori, la regista, la produttrice e la replica gigante di Meilin in versione panda rosso. Durante la conferenza stampa le maestranze dietro questo titolo hanno risposto a diverse domande riguardo il film e quanto della loro vita è presente all’interno di esso. Di seguito il video della conferenza stampa tenutasi a Roma. Red è disponibile su Disney+ dall’11 marzo.

Conferenza stampa di Red

Red: intervista alla regista Domee Shi e alla produttrice Lindsay Collins

Dopo aver girato Bao, un’opera veramente geniale e aver ricevuto l’Oscar per quel lavoro, come sei arrivata a dirigere Red?

Avevo appena finito di lavorare su Bao e la Pixar mi ha incoraggiato a lavorare su tre idee per un lungometraggio perché loro ti spingono a non riporre tutti i tuoi sogni e speranze in una singola idea, ecco perché tre. Tutte e tre riguardavano un racconto di formazione di una ragazza dato che si tratta di un argomento alla quale sono molto appassionata, ma questo era il più personale, unico e strano e credo sia proprio il motivo per la quale la Pixar e Lindsay Collins lo scelsero.

Pensavo che avendo vinto un Oscar sarebbe stata una passeggia, ma invece no; mi dissero che comunque avrei dovuto presentare delle idee che le avrebbero dovute valutare. L’Oscar non significa nulla (ride assieme alla produttrice).

Red anteprima roma
La regista Domee Shi, la produttrice Lindsay Collins e alcune delle voci italiane all’anteprima romana

Quali sono i suoi registi di riferimento? 

Il film è un mix di cinema occidentale e orientale perché, durante la mia infanzia, ho sempre amato gli anime e i manga, soprattutto quelli prodotti negli anni ’90 che sono stati fonte di grande ispirazione per la componente visiva del film. Anime come Sailor MoonRanma ½ erano i miei show preferiti quando ero piccola perché parlano proprio di ragazze teenager che hanno a che fare con problemi a scuola, trasformazioni magiche e ho sempre amato le palette cromatiche, l’espressività e l’animazione esagerata tipiche di questi prodotti. Per quanto riguarda registi di live action, Edgar Wright e i suoi lavori sono sempre stati molto stimolanti per come riesce a unire la componente action, una grande dinamicità con la commedia; Scott Pilgrims VS The World specialmente, titolo fortemente influenzato da manga, videogames. Sono una grande fan anche del lavoro in ambito scenografico e fotografico di Wes Anderson, specialmente nei suoi film in stop motion in cui tutto risulta molto tenero e affascinante. Ma tutto questo è confluito nella volontà di mostrare il mondo attraverso gli occhi di Meilin; abbiamo preso la decisione di stilizzarlo per renderlo come lo vedrebbe una ragazzina un po’ nerd di tredici anni piena di energia e quindi lo stile di quel mondo e l’animazione dovevano riflettere ciò.

Abbiamo visto che anche nel cortometraggio è presente la storia di una mamma che fatica a staccarsi dal proprio figlio, e volevo chiedere se sta pensando a un terzo capitolo così da formare una trilogia. E perché la scelta del panda rosso come animale per la trasformazione?

Beh, non sarebbe una cattiva idea, forse un serie tv (risponde ridendo mentre guarda la produttrice). Perché il panda rosso? Perché sono carinissimi e non si vedono praticamente mai all’interno di film e serie tv e, secondo me, incarnava perfettamente la metafora per la pubertà: sono buffi, pelosi e il colore rosso penso sia quello che ci contraddistingue in quel periodo. Penso di essere stata continuamente rossa in viso quando avevo tredici anni per via della rabbia, dell’imbarazzo o per gli ormoni perché mi piaceva un ragazzo nella mia classe, o ancora per via del ciclo mestruale, quindi penso sia proprio il colore che rappresenta la pubertà e pensavo potesse essere una metafora divertente e originale che venisse colta con facilità.

Per quanto riguarda un terzo capitolo… dipende da quanto mia mamma apprezzerà questo film dato che ancora non l’ha visto (ride).

E tuo padre l’ha visto? Dato che è sempre stato molto attento e presente durante la tua formazione artistica e nel tuo lavoro

No, non ancora, lo guarderanno direttamente a casa quando esce.

Lindsay Collins la interrompe: sono sicura che mentre loro guarderanno il film, lei (Domee Shi) passerà il tempo a fissare loro sudando. 

Cosa ha messo di sé stessa all’interno del personaggio di Mei?

Tutte le parti più imbarazzanti di me (ride). Lei sicuramente è ispirata a me a quell’età, in cui ero una ragazzina un po’ goffa, nerd che aveva un gruppo ristretto e affiatato di amiche e, come tutti, ho attraversato questo periodo di enorme cambiamento all’improvviso; sono passata dall’essere la piccola di mamma, a discutere con lei ogni giorno. Questo film è una sorta di tentativo di capire cosa mi stesse accadendo in quel momento. La differenza è che, però, io non ero così appassionata di boy band come lo è Mei; io ero molto più fissata con gli anime e Harry Potter.

Da dove è nata l’idea di far parlare Mei in prima persona al pubblico all’inizio del film?

Risponde la produttrice: credo che sia la prima volta che abbiamo fatto una cosa simile, avere un personaggio che rompe la quarta parete e si introduce al pubblico, ma è sembrato proprio ciò che avrebbe fatto una come Mei. È una delle sue caratteristiche divertenti, questo senso sfrontato di vivere la vita. Anche parlando della colonna sonora, Ludwig Göransson, pensava a una composizione musicale come se fosse stata Mei stessa a comporla; ogni reparto creativo ha adottato questo punto di vista, come se fosse lei a decidere tutto perché alla fine è tutto filtrato dai suoi occhi. È come se fosse sempre stato deciso così dall’inizio.

La regista aggiunge: è un po’ un omaggio alle commedie adolescenziali per teeneger con le quali sono cresciuta come Lizzie McGuire da Disney Channel. Lo trovavo un modo simpatico e originale con cui aprire il film per fare qualcosa che non era mai stato fatto in un film Pixar.

Red 4*Town
La famosa boy band i 4*Town

Nel film Mei e le sue amiche fanno carte false per andare a vedere la loro band preferita, quali sono state le band per le quali avete, o avreste fatto, carte false?

Lindsay Collins: per me era Prince, mi piaceva tantissimo e volevo andare ad un suo concerto veramente tanto, ma in miei genitori mi dissero seccamente “no”. Però sapevo tutte le parole di tutte le sue canzoni, tutte le armonie, le backup vocals, tutto.

Domee Shi: gli NSYNC e non sono mai riuscita a vederli dal vivo. È per questo che ho fatto questo film (Lindsay prende la parola) Si magari così ci invitano a un concerto ora (Domee Shi risponde) Si magari, chissà, J.T. (riferendosi a Justin Timberlake)

Lavorerete ancora insieme? E state già lavorando a qualcosa?

Domee Shi: si, voglio sicuramente lavorare di nuovo con Lindsay. Ma non abbiamo niente di solido e concreto, ancora. (Lindsay risponde) si, anche io! Penso che le altre due idee proposte e che non sono state realizzate, chiunque le vorrebbe realizzare in un battito di ciglia. Quindi se mi darà l’opportunità io sarò lieta di collaborare con lei.

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