Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino (2021): il calore delle luci del Nord

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Scompartimento n.6 locandina

Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino

Titolo originale: Hytti nro 6 

Anno: 2021

Paese: Finlandia, Russia, Estonia, Germania

Genere:  Drammatico

Casa di produzione: AAMU Film Company

Distribuzione: BIM Distribuzione

Durata: 107 min

Regia: Juho Kuosmanen

Sceneggiatura: Andris Feldmanis, Juho Kuosmanen, Livia Ulman

Fotografia: Jani-Petteri Passi

Montaggio: Jussi Rautaniemi

Attori: Seidi Haarla, Yuriy Borisov, Dinara Drukarova, Polina Aug, Galina Petrova, Kostantin Murzenko, Sergey Agafonov, Yuliya Aug, Tomi Alatalo

Trailer ufficiale italiano Scompartimento n.6

Dopo aver incantato al Festival di Cannes, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria (ex aequo con l’iraniano A Hero), e dopo aver sfiorato la Palma d’Oro, sbarca sul mercato italiano (distribuito in 74 sale), il 2 dicembre 2021, il finlandese “Compartment n.6“, lungometraggio rivelazione alla Croisette e su cui ora il paese nordico punta fortemente per la sua prima nomination agli Academy Award nella categoria miglior film straniero dopo 20 anni di assenza.

Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Rosa Liksom, è scritto e diretto da Juho Kuosmanen (che già si era fatto notare al festival francese per la sua opera prima “The Happiest Day in the life of Olli Mäki” che aveva vinto la sezione Un Certain Regard).

Trama di Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino

Laura (Seidi Haarla) è una giovane donna finlandese che organizza un viaggio insieme alla sua compagna Irina che però all’ultimo momento decide di non partire. Laura sceglie comunque di partire da sola. Così, su un treno che si fa strada fino al circolo polare artico, condividerà il viaggio con uno sconosciuto, Ljoha (Yuriy Borisov), con cui dovrà dividere lo Scompartimento n.6

Recensione di Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino

Scompartimento n.6 è un road movie artico, forse potrebbe essere visto come un goffo tentativo di trovare armonia e pace dello spirito in un mondo di caos e ansia.

Juho Kuosmanen

Un treno, due sconosciuti costretti a condividere il viaggio. Due modi diversi d’intendere la vita: Laura così presa dallo “scoprire il passato per capire il presente”, fra insicurezze e una voglia di libertà a cui non sa dare voce, e Ljoha, rozzo e nervoso, forse un po’ incattivito e troppo lontano dalla sensibilità della ragazza. La meta è la medesima: Mursmank, città all’estremo nord artico della Russia, diversa è la motivazione. Lei vuole vedere i petroglifi, antiche incisioni preistoriche sulla pietra, lui va a lavorare in miniera.

Su tutto si stagliano le fredde luci del nord che incontrano l’opaco bagliore del giorno. Questi gli elementi di “Compartment No.6“, un’opera che si svolge in gran parte in un’unica stanza dove sono costretti a incontrarsi due mondi così apparentemente inconciliabili.

Da sempre l’idea del viaggio verso le mete artiche ispira animi solitari in cerca di un risveglio spirituale, l’idea di arrivare ai confini del mondo porta con sé l’idea di ricominciare, di spingersi al di là del conosciuto e di capire chi si è, cosa si vuole. L’incertezza muove Laura, lei sceglie di partire sola (“non so nemmeno perché l’ho fatto”) ma si vergogna della sua condizione solitaria, è spaventata. Vuole vedere i petroglifi ma finge di farlo per studio (mente a tutti dicendo di essere studentessa di architettura).

L’interpretazione di Seidi Haarla commuove e imprime su pellicola il disagio provato da una ragazza che ha così tanta voglia di scoprirsi ma così tanta paura di trovare le risposte. Ljoha, dal canto suo, ha un cuore di ghiaccio ma in fondo a smuoverlo sono gli stessi interrogativi.

La freddezza nordica nell’ambiente non si traduce mai in un film freddo. L’anima della pellicola è viva, ogni inquadratura è un anelito alla ricerca della libertà, il mondo non viene mai rivelato nella sua interezza, lo scopriamo momento per momento insieme a Laura, insieme al suo sguardo che si dirige da una parte o dall’altra.

La messa in scena di Kuosmanen è di altissimo livello, dai grandi maestri del cinema nordico è richiamata la morigeratezza scenografica, per rendere grande un film in fondo bastano le figure umane e la luce. E infatti il resto è orpello in Compartment n.6, nell’inquadratura vivono i personaggi e la loro perseverante ricerca della luce (interiore ed esteriore), la luce fuori da un finestrino, la luce dentro se stessi (“lasciar parlare il proprio cucciolo interiore”), la luce alla fine del mondo in un luogo in cui la luce stessa è un oggetto così raro.

Voyage, voyage Plus loin que la nuit et le jour Dans l’espace inouï de l’amour (Viaggiare, viaggiare più lontano che la notte e il giorno nello spazio inaudito dell’amore)

Così canta la francese Desireless in “Voyage, voyage“, canzone ripescata dal 1986 che ritorna più volte nella pellicola. Viaggiare, il viaggio. Si è detto spesso che ciò che conta è il viaggio, non la destinazione. Ed ecco che l’immagine simbolo del film diviene quella di Laura che da un angusto spazio oscuro in uno scompartimento di un treno guarda fuori dal finestrino e si lascia avvolgere, per qualche istante, dalla bellezza della luce, dall’incanto nel viaggio, dalla poesia del vento, della libertà.

In conclusione

Compartment n.6 accompagna lo spettatore in un viaggio dentro se stessi attraverso un cinema che coinvolge e appassiona (ma dai paesi nordici ultimamente siamo abituati a vedere grande cinema, dal danese Another Round di Thomas Vinterberg al norvegese The Worst Person in the Word di Joachim Trier). Uno dei migliori film del 2021, 3 candidature agli European film awards (per il miglior film e per le due interpretazioni principali).

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