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Scrooge: Canto di Natale
Titolo originale: Scrooge: A Christmas Carol
Anno: 2022
Nazione: Gran Bretagna
Genere: Animazione, Avventura, Commedia
Casa di produzione: Timeless Films
Distribuzione italiana: Netflix
Durata: 101 min
Regia: Stephen Donnelly
Sceneggiatura: Stephen Donnelly, Leslie Bricusse
Fotografia: –
Montaggio: Graham Silcock
Musiche: Jeremy Holland-Smith
Attori: Luke Evans, Olivia Colman, Trevor Dion Nicholas, Jessie Buckley, Jonathan Pryce, Johnny Flynn, Devon Pomeroy, James Cosmo, Fra Fee, Giles Terera
Nel 1984 venne pubblicato in America “A Christmas Carol, in Prose. Being a Ghost-Story of Christmas”, il romanzo breve di genere fantastico di Charles Dickens, una favola per ragazzi che divenne ben presto un simbolo letterario del periodo natalizio tanto da produrre negli anni a seguire numerosi adattamenti cinematografici, televisivi e teatrali, partendo da Scrooge, or, Marley’s Ghost (1901) per la regia di Walter R. Booth; Scrooge (1913) di i Leedham Bantock, Non è mai troppo tardi (1953) di Filippo Walter Ratti, Canto di Natale di Topolino (1983) di Burny Mattinson; A Christmas Carol (2009) di Robert Zemeckis fino a Spirited – Magia di Natale (2022) di Sean Anders. Nel natale 2022 anche Netflix decide di rilasciare la sua versione musical animata della storia con il film Scrooge – Canto di Natale per la regia di Stepehn Donnelly e distribuita a livello globale dal 2 dicembre 2022, con Luke Evans che dà la voce al terribile Ebenezer Scrooge.
Trama di Scrooge: Canto di Natale
Nella Londra del 1843, l’anziano banchiere Ebenezer Scrooge detesta fortemente il natale, odiandolo con tutte le sue forze fino a ripudiarlo completamente come festa. Perfino alla vigilia di natale si dimostra un avaro usuraio, dimostrandosi come un essere spregevole sia con coloro che hanno un debito nei suoi confronti sia con il suo unico dipendente Bob Cratchit, che viene pagato una miseria e a cui Scrooge non evita di deturpargli delle monete dalla paga per qualsiasi motivo irrisorio. D’altro canto Cratchit è un brav’uomo e nonostante i pochi soldi a sua disposizione cerca di dare felicità a sua moglie e ai suoi numerosi figli, soprattutto il piccolo Tim, gravemente malato. La sera l’avaro banchiere si reca a casa, ma questo non sarà un natale come gli altri. Tre spiriti lo verranno a disturbare nel tantativo di cambiare l’animo corrotto dal denaro e dall’avidità di Scrooge, che per la prima volta dovrà fare i conti con il passato, presente e futuro.

Recensione di Scrooge: Canto di Natale
La storia è sempre la medesima, la classica fiaba natalizia tratta dal racconto natalizio di Dickens, ma ciò che cambia è l’approccio narrativo. In Scrooge: Canto di Natale gli sceneggiatori tentano di dare una nuova chiave di lettura al personaggio, che ci è sempre apparso nelle opere precedenti come un essere alquanto malvagio e arcigno, partendo dalla sua corporatura e fisicità, venendoci descritto visivamente come un brutto omuncolo anziano privo di bontà, possedendo una voce alquanto malvagia e sguardo truce, caratteristiche che hanno reso iconico l’Ebenezer creato da Zemeckis, ma anche quello della fiaba Disney Il canto di Natale di Topolino, dove il volto di Zio Paperone veniva modificato con venature orripilanti per trasmettere quel senso di avidità dal volto del personaggio. Nella versione Netflix di Stepehn Donnelly lo Scooge viene rappresentato come un uomo elegante sui sessant’anni, incapace di trasmetterci istantaneamente quell’aurea oscura dei suoi predecessori animati, anzi i suoi occhi e il suo sguardo ci appaiono buoni e segnati da una tristezza profondo interiore. La sua tristezza viene ben mostrata dalla pellicola fin dall’incipit come vediamo nella scena in cui l’uomo guarda, pieno d’emozione, dalla finesta il suo dipendente Bob in compagnia del figlioletto malato Tim, una visione che lo porta, per un attimo, a pentirsi della sua decisione di aver sottratto all’uomo dei soldi dalla propria busta paga. La storia tenta dunque di approcciare il personaggio da un’altra ottica, alla ricerca del movente: cosa è accaduto a Ebenezer? Quali eventi lo hanno trasformato in un avido banchiere che se ne infischia del Natale e della bontà altrui? I tre spiriti (soprattutto quello del natale passato) hanno questo compito, risvegliare la coscienza dell’uomo spiegandoci il suo background. Proprio il background del personaggio risulta interessante e ben scritto. Vediamo un giovane Scrooge insieme all’amata sorella da bambino e vediamo l’umo crescere e innamorarsi, ma veniamo anche a conoscenza della morte della sorella, evento che lo condurrà a distaccarsi dagli affetti e abbracciare il denaro, come evento protettore da futuri dispiaceri interiori.
Scrooge: Canto di Natale ha la capacità di mostrare al pubblico una nuova sfaccettatura dell’iconico personaggio attraverso una sceneggiatura solida in grado di emozionarci, peccato però che le canzoni presenti nel musical non sono sempre accattivanti, anzi ci appaiono alquanto dimenticabili (soprattutto nel doppiaggio italiano). L’unica canzone iconica, da grande classico disney, ci appare Later Never Comes, cantata da Luke Evans e Jessie Buckley, una melodia cantata in grado di trasmetterci emozioni anche grazie a una regia assolutamente coraggiosa che riesce a trasmetterci tutte le emozioni dei personaggi, soprattutto quella del vecchio Scrooge che si pente completamente della sua decisione di gioventù che abbraccerà in quel momento. Il secondo difetto del film sta nell’animazione realizzata interamente al computer che funziona bene a tratti, mentre in alcuni istanti appare fatta in maniera superficiale e priva di dettaglia. L’animazione nell’intro del film è assolutamente deludente anche perché il regista non si dimostra in grado di creare un animazione che funzioni bene con la canzone, soprattutto lato labiale, completamente sfasato. Interessanti invece risultano le creazioni dei tre spiriti, anche se vengono privati di quell’aurea oscura e inquietante che anche Il canto di Natale di Topolino, infatti gli spiriti ( i primi due) vengono inondati di una venatura quasi comica che stona un po’ con l’atmosfera del film, che sarebbe dovuta essere a tratti più oscura e meno scintillante, come invece è.

In conclusione
La pellicola funziona dimostrandosi perfetta per un pubblico di bambini, ma si dimostra inferiore alla pellicola di Robert Zemeckis e di Burny Mattinson soprattutto a livello di animazione.
Note positive
- La canzone Later Never Comes
- Il background di Scrooge
Note negative
- Animazione non sempre convincente
- Le musiche non sono accattivanti, tanto che dopo la visione filmica scivolano facilmente nel dimenticatoio, elemento negativo per un musical.
a me è piaciuto un sacco!!