Six Feet Under 5 (2005): la difficoltà nel vivere e la paura del cambiamento

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Six feet under 5 locandina

Six Feet Under 5

Titolo originale: Six Feet Under

Anno: 2005

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Drammatico

Produzione: HBO

Distribuzione: Cult

Ideatore: Alan Ball

Stagione: 5

Puntate: 12

Attori: Peter Krause, Michael C. Hall, Frances Conroy, Lauren Ambrose, Freddy Rodríguez, Mathew St. Patrick, Rachel Griffiths, Richard Jenkins, Jeremy Sisto, Justina Machado, Joanna Cassidy, Patricia Clarkson, James Cromwell, Lili Taylor, Rainn Wilson, Kathy Bates, Chris Messina

Trailer di Six Feet Under 5

Informazioni su Six Feed Under 5

Nel panorama televisivo degli anni 2000, poche serie hanno affrontato il tema della morte e della vita con la profondità e l’intensità di Six Feet Under. La quinta e ultima stagione, rilasciata negli Stati Uniti il 6 giugno 2005, ha continuato a catalizzare l’attenzione degli spettatori, portando avanti l’intricata trama della famiglia Fisher e il loro funerale di famiglia, sospeso tra la commedia e la drammaticità della vita quotidiana.

La serie, creata da Alan Ball, ha fatto il suo debutto in America nel giugno 2005, mentre in Italia è stata presentata a un pubblico appassionato il 10 settembre 2006. La sua presenza sui nostri schermi ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo.

La quinta stagione di Six Feet Under ha brillato anche sul palcoscenico dei premi televisivi. Con una narrativa avvincente e interpretazioni superlative, ha ricevuto 9 candidature ai premi Emmy e ha conquistato 3 vittorie, rafforzando il suo status di capolavoro televisivo. Un viaggio emozionante attraverso le intricanti sfumature dell’esistenza umana, questa stagione ha saputo incantare il pubblico con la sua sincerità e il suo coraggio nell’esplorare i confini della vita e della morte.

Trama di Six Feet Under 5

Sei mesi dopo gli eventi narrati in Untitled e che portano alla luce gli ultimi drammatici momenti della vita di Lisa, seguiamo la vicenda di Nate e Brenda, la quale è incinta, che stanno organizzando il loro matrimonio. I due sembrano aver trovato una loro dimensione ma proprio quando arriva il giorno del matrimonio niente è come dovrebbe essere: i due sanno che il bambino dentro di lei è morto e che il giorno successivo lei dovrà avvertire. Nessuno eccetto loro sa di questa notizia, ma un momento felice è ormai rovinato. In tutto ciò Nate si avvicinerà a Maggie, la figlia di George, con cui condivide spiritualmente alcuni traumi e con cui sente una forte vicinanza caratteriale e spirituale.

Ruth, sempre più nevrotica e isterica, cerca di sopportare e badare ai tremendi deliri apocalittici di George sempre più instabile mentalmente tanto da essere mandato a un istituto psichiatrico dove l’uomo verrà curato con una terapia elettro convulsiva. Nel mentre il rapporto tra Ruth e la figlia minore Claire è ai minimi termini, tanto che la giovane non vede più sua madre andando a vivere dal suo nuovo fidanzato Billy, inoltre ha deciso di non continuare la frequenza al college artistico, dopo gli eventi della quarta stagione. In tutto ciò Federico, ormai single, si è stabilito definitivamente a casa Fisher.

David e Keith inoltre decidono di ottenere dei filgli provando due strade: il modo naturale in cui Keith diventa padre e uno riguardo l’adozione.

 Lauren Ambrose interpreta Claire Fisher in Six Feet Under 5
Lauren Ambrose interpreta Claire Fisher in Six Feet Under 5

Recensione di Six Feet Under 5

Iniziata nel lontano 2001 con una prima stagione ben congeniata e innovativa come modalità di narrazione altamente divergente da quella de I Soprano maggiormente strutturata con colpi di scena e caratura thriller con eventi d’azione che supportano l’attenzione dello spettatore con singole stagioni con una netta linea evolutiva e con una trama ben marcata, Six Feet Under 5 (come il resto della serie) non si basa su una storia ma sfrutta le fatiche della famiglia Fisher, possessori e gestori di un impresa di pompe funebre, per andare a trattare un argomento tabù americano, ma non solo, come la morte andandola a trattare anche con tratti sarcastici, che in Six Feet Under 5 risultano meno presenti e marcati difronte alle altre stagioni. La serie si dimostra così, nel suo epico finale, un gioco filosofico in cui ogni puntata serve per porgere tematiche auto – riflessive che vanno poi a scoprire la fragile psiche dei personaggi. Detto ciò non va inteso che questa stagione non possieda una sua storia, come avviene per tutta la serie, ma siamo dinanzi a una narrazione realistica in cui non si va alla ricerca di pathos ma semplicemente si mostra la quotidianità d’individui che devono affrontare ogni singolo giorno il senso di lutto e dei loro semplici problemi interiori, che tutti noi possediamo. Il tutto sfrutta anche metafore narrative interessanti come la presenza del corvo, che vedremmo in scena vero la fine di stagione e che possiede il senso di un terribile presagio.

Interessante la struttura della serie finale che fino all’episodio 5×09 Ecotone non sembra essere diretto verso una storia conclusiva, ma con un evento quasi dimenticato fino a quel momento la serie ottiene una svolta formidabile dal punto di vista emozionale ed emotivo andando a creare tre episodi di ottima fattura che non possono che non sconvolgere emotivamente e rattristare pesantemente lo spettatore mostrando un tema difficile da accettare: il viaggio in tutte le sue sfumature. Interessante riguardo a questa tematica, che è il senso vero e ultimo della serie, il trailer della quinta stagione di HBO dove vediamo già tutti gli elementi basilari della quinta stagione che dimostra già ottimamente come l’uomo sia dentro un viaggio, un lungo percorso dove noi stessi siamo i guidatori spaesati alla ricerca di domande prive di qualsiasi risposta reale e definitiva. Il viaggio cambia le persone e muta il luogo ma viaggiare, come vedremo per Claire, significa abbandonare il passato perché questo come il tempo svanisce ogni secondo senza ritornare più. Nulla è perenne ma tutto muta, questo è l’ultimo senso che la quinta stagione dona allo spettatore svelando con le ultime puntate la tragedia del vivere.

Alan Ball con Six Feet Under, grazie ad HBO, ha creato una serie di cinque stagioni che non ha nulla da invidiare a Lost, Braking Bad o Sons of Anarchy risultando probabilmente di maggior fattura dal punto di vista sceneggiativo con una sceneggiatura ben potente che in ogni singola stagione immette i personaggi entro nuove sfide donando a loro un nuovo percorso evolutivo che li rende sempre più tridimensionali. In questa stagione Nate mostrerà la sua natura più intima che lo ricondurrà al se originale di un individuo che vive tra il dover essere e la scoperta di sé che sembrano non trovare il giusto accordo nella vita. Nate probabilmente è noi, o la gran parte degli individui. Interessante anche la storia di David e Keith che va a mostrare la difficoltà del vivere di una coppia omosessuale e le difficoltà di adottare o di avere un figlio proprio, sia per la volontà personale di avere un figlio proprio che la difficoltà di crescerne uno di altri.

Il tutto ovviamente anche in questa stagione ruota intorno al lutto e ai funerali che viene sempre analizzato attraverso vari sensi narrativi:

  1. Mostrare il corpo del morto e celebrare la funzione per far accettare la morte ai familiari e amici
  2. Mostrare il corpo in perfetto stato: profumato e ben trattato in modo che tutti coloro che lo guardano non identifichino la morte come orrenda, spaventosa e che non senta il maleodorante odore del suo compagno d’esistenza. La morte deve apparire il meglio possibile.
  3. Far sembrare che la persona deceduta, agli occhi dei suoi cari, sia stata importante, poiché in quella situazione tutti né parleranno bene.
Six Feet Under 5 recensione
Il viaggio in Six Feet Under 5

Il senso di viaggio

Oceano in bufera, forti raffiche di vento squarciano incessantemente la vela. L’albero maestro tentenna. La fragile imbarcazione imbarca acqua. L’uomo è al timone del vascello. Nessun’altro si trova sulla sua imbarcazione, in pugno tiene la sua salvezza: deve scegliere la soluzione migliore, deve agire in modo che corra i rischi minori. Accanto a lui, il resto dell’umanità, in ugual condizione fronteggia il nemico comune: La Tempesta. Tutti devono cercare di fare la scelta migliore per non affondare o per non smarrire la giusta via. Nulla però possono di fronte al fato che si cela dietro le spalle di ognuno di loro. Il vento infuria a più non posso, loro spremono tutte le loro energie, poi la quiete. Il peggio è passato per qualcuno; alcuni invece hanno irrimediabilmente mosso la pedina sbagliata nella scacchiera perdendo la strada corretta terminando nella sofferenza: burrasca perpetua, altri ancora sono naufragati venendo eliminati dal gioco.

Codesta è la vita: un percorso tormentoso, strapieno di lievi salite e profonde discese con momentanei momenti di pura felicità.

Molto poco possiamo decidere (anche se queste scelte – spesso e volentieri difficilissime – possono condursi al benessere interiore o alla distruzione di sé stessi) poiché tantissime cose accadono in modo inaspettato: come un incontro amoroso o la morte, meta di ogni tragitto che sia rettilineo o tormentoso, perché fin da quando nasciamo sappiamo che finiremo in braccio alla falciatrice avvolta dal mantello nero: curioso il fatto che conosciamo come inizia e la fine dell’esistenza terrena e non conosciamo assolutamente ciò che sta in mezzo. Il tutto viene mostrato attraverso una sequenza finale pazzesca dove la canzone di Sia, Breath Me, diventa l’incarnazione della serie poiché unendosi alle immagini visive dona un emozione e potenza unica alla stagione.

Il senso della serie dunque è: tutti noi durante la nostra vita incontriamo un sacco di persone, di gente importante anche in un periodo che però dopo dobbiamo lasciare andare, perdere nella fila del mondo. La vita è un incontro e un perdersi. Il passato va lasciato alle spalle, guardato ma lasciato andare. Ricordarlo si, tenere qualche legame sì ma solo pochi. La vita scorre velocemente, tra alti e bassi. Va presa così com’è, senza pensarci troppo e di vivere sempre con intensità ogni instante perché un momento può essere filmato, stampato nella memoria, ma nella realtà l’evento passa e termina. Tutto svanisce, noi svaniamo. Questo è il gioco del mondo. E noi dobbiamo guardare avanti e lasciare ciò che si fa dolore dietro di noi.

Nate e Brena al matrimonio - Six Feet Under 5
Nate e Brenda al matrimonio – Six Feet Under 5

L’amore

Non c’è una visione totalmente positiva di ciò: David lo trova anche se non è idilliaco ma è complicato e tortuoso. Litigi a tutto andare e terapia di coppia. Nate e Brenda mostrano che l’amore è un fenomeno egoistico: tutti vogliono essere amati e amare, solo per non rimanere soli, solo per aver qualcuno che ti curi, che ti aiuti e che nel momento di morte ti tenga la mano. Noi  lo cerchiamo continuamente, ma l’amore cos’è? Quello vero esiste? Beh si e no, sicuramente non è ciò che ci aspettiamo, ma in realtà cerchiamo solo una persona che ci facci compagnia in questo tortuoso universo. Alcuni troveranno l’amore, con la A maiuscola, altri mai.

La morte

Forse non esiste nulla dopo tutto questo malessere. Noi viviamo, noi mangiamo, ci sentiamo importanti e poi scompariamo nel nulla? E’ un ipotesi sgradevole, ma è probabile che sia così. Il nulla, il buio, il non pensare. Alla fine saremo mangiati semplicemente sottoterra nella nostra confortevole cassa mortuaria. Il bello è che tutto è un ciclo inevitabile, come se fossimo in una giostra, c’è chi sale e chi scende: il momento arriva per tutti. I conoscenti piangeranno e con il passare dei mesi ti dimenticheranno fino a quando non mancherai più. In fondo il mondo girava prima di te e così farà dopo.

La forza di questa stagione risiede proprio nell’episodio Tutto solo che mostra con coraggio la sensazione del lutto, della tragedia che risiede in questo atto drammatico e privo di ritorno di quella possibilità riaggiustatrice che l’uomo possiede. Alan Ball non vuole nascondere il dolore dei suoi personaggi ma decidere di metterli in bella mostra andando a creare un effetto mai visto in televisione e che non può che essere applaudito, e che consegna alla storia delle serie tv una delle puntante di maggior fattura a livello di sceneggiatura.

Il finale di Six Feet Under 5 ( spoiler)

Nate muore per una malattia di cui noi ormai non ci ricordavamo più, come il resto dei suoi familiari. La famiglia per la prima volta cede all’emozione, scoppia completamente. David va nel più profondo panico, Claire si dà al bere perdendo il lavoro, Ruth si deprime venendo aiutata dal suo ex George, Brenda è sconvolta.

Il funerale di Nate è la puntata più tragica e commovente dell’intera saga, in cui tutti i problemi della famiglia saltano fuori da ogni buco. Tutti si disperano per molto, molto tempo ma cosa c’è di più bella della nascita di nuova vita? Nulla.

Brenda partorisce una bambina, che ridà gioia a Ruth. Claire comprende di aver trovato l’Amore, tocca il fondo, e con il tempo e la nascita della nipotina la disperazione svanisce. David nella sua nuova famiglia trova la felicità.

I personaggi capiscono che è il momento di dare una scossa alla vita, statica fino ad allora, di smetterla di piangersi addosso e che l’esistenza è breve, piena di problemi e di brutti periodi.

Così Ruth decide di andare a vivere da Bettina, David acquista l’intero pacchetto della ditta di pompe funebri e Rico ne apre una sua e Claire decide di andarsene da casa, di cercare la sua fortuna, la sua strada. Qui con il saluto di Claire alla famiglia la serie termina, almeno cronologicamente. Da questo punto, lei entra in macchina, inserisce il cd del suo innamorato e si avvia alla scoperta di sé stessa. Sotto le notte di “Breathe me” di Sia c’è la marcia del tempo funebre: vediamo la destinazione finale del viaggio, reso in maniera accattivante dalle sequenze finali di morte e vita, ben mixate insieme. Le persone muoiono ma il mondo continua a vivere e con essi i nostri cari.

In conclusione

Note positive

  • L’empatia che lo spettatore ottiene con i personaggi dello show
  • Il tema trattato
  • Lo stile “realistico” della storia
  • Il capolavoro della puntata 5×10 e 5×12, con un incredibile finale

Note negative:

  • Eccessiva lentezza negli eventi: intere puntate di stallo
  • Alcune storie che accadono ai personaggi, nell’ultima stagione, sembrano più dei riempitivi che essere funzionali allo sviluppo psichico dei personaggi.

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