Six Feet Under: La prima stagione sulla famiglia di Becchini

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Scheda Serie
Recensione
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Six feet under: La prima stagione – Scheda serie tv

Anno: 2001

Paese: Stati Uniti

Lingua: Inglese

Genere: drammatico

Stagioni: 1 ( 13 episodi da 50 minuti)

Casa di Produzione: HBO

Ideata: Alan Ball

Aspect ratio: 4:3 (st. 1-2)
16:9 (st. 3-5)

CAST ARTISTICO

Peter Krause, Michael C. Hall, Frances Conroy, Lauren Ambrose, Rachel Griffiths, Freddy Rodríguez, Richard Jenkins, Mathew St. Patrick, Jeremy Sisto, Justina Machado, Joanna Cassidy, Eric Balfour, Ed O’Ross, Joel Brooks

Recensione

Six feet under – La prima stagione: Recensione

Sto buttando la vita al vento ma non lo capirò finché non sarò arrivato sul letto di morte

Cit. Six feet under

Vita, morte, filosofia. Camminare su un sottile filo nel vuoto pieni di paure e confusioni interiori per ricercare la propria essenza intima nel tentativo di riuscire a cogliere a volo quelle situazioni di felicità perché la tristezza e la paura sono sempre dietro l’angolo pronte a prendere il sopravento sulla luce. Questo è il concetto che ruota intorno alla prima stagione del gioiello televisivo realizzato da Alan Ball, vincitore del premio Oscar per American Beauty, che con Six Feet Under realizza un opera dai toni black – comedy senza tralasciare il dramma puro dell’esistenza.

Il titolo della serie risulta fin dal principio accattivante e funzionale per ciò di cui si intende andare a parlare: Six Feet Under non è altro che un riferimento alla profondità della buca per una bara funebre negli stati uniti che è di sei piedi, 1,83 m. Il senso al termine assume una sua totale comprensione all’interno della vicenda andando a trattare di una famiglia che si occupa di onoranze funebri che, costantemente e quotidianamente, deve affrontare il dramma della morte rincuorando le persone che hanno appena perduto il loro caro offrendogli un servizio in grado di rincuorarli

Trasmessa sul canale HBO la serie ha ricevuto notevoli apprezzamenti dalla critica e dal pubblico venendo definita attualmente un piccolo capolavoro della televisione americana, in un periodo storico in cui il format seriale stava iniziando a prendere piede.

Trama

Incontriamo i personaggi in un momento tragico. Siamo in una famiglia americana. E’ la vigilia di Natale, il primogenito Nate di Natalie e Ruth sta per ritornare a casa per festeggiare le feste con la famiglia, vivendo, da quando era giovane, fuori città. Nate durante il volto fa conoscenza con Brenda con cui va a fare sesso, appena atterrato, in uno sgabuzzino.

Il padre sta andando a prendere il figlio all’aeroporto ma accade un avvenimento inaspettato, situato all’inizio della puntata, in cui assistiamo all’incidente dell’uomo, sul suo carro funebre, che nell’atto di accendersi una sigaretta, dopo aver parlato al telefono con la moglie Ruth sullo smettere di fumare, si va a scontrare con un autobus perdendo la vita.

Incontriamo subito i componenti della famiglia in una situazione complessa emotivamente, ogni componente reagirà in maniera completamente diversa: Nate non sa come comportarsi e porta con sé all’obitorio Brenda presentandola immediatamente a tutti, David inversamente inizierà a preoccuparsi delle condizioni del corpo funebre e della sua imbalsamazione per la cerimonia in maniera che i suoi cari possano vederlo per un’ultima volta al suo meglio. La sorella Claire, la più piccola, viene a conoscenza della scomparsa del padre mentre è drogata non riuscendo a mettere la situazione in chiaro. La madre invece è scossa e sconvolta dalla situazione e alla scoperta dell’evento emette un terribile urlo di dolore come se qualcosa dentro di sé andasse a rompersi per sempre.

Analisi Filmica

Aprire la vicenda con la morte è una scelta narrativa indubbiamente rischiosa, dato che è il dramma più inquietante e sconvolgente che colpisce l’essere umano. L’incipit così scritto poteva creare un appiattimento della storia a causa di un eccessivo piagnisteo, ma l’ideatore dello show, Adam Ball, ha coltivato ottimamente l’evento che metaforicamente si può considerare come un seme su cui andare a far fiorire e crescere un fiore, che altro non sono che le individualità dei personaggi che da questo istante sono costretti a reinventarsi.

Six feet under parla indubbiamente di lutto e morte ma il tema reale della serie è la vita e la crescita e maturazione interiore che condurrà l’individuo prima o poi alla fine del suo percorso evolutivo, perché noi siamo nati per mutare e divenire noi stessi; attraverso varie sfide, come quella che affronterà all’inizio del pilot la famiglia Fisher, proprietaria di un’agenzia funebre Fisher e Figli: come interiorizzare questa tragedia inaspettata? In che cosa trasformarsi nel futuro per crescere interiormente?

Questa stagione per prima cosa parla di persone e intende andare a mostrare allo spettatore tutti i componenti della famiglia introducendoli, perché la session non è altro che un’introduzione alla conoscenza della famiglia Fisher e alle sfaccettature dei suoi individui per permetterci di entrare con maggior forza nella mente dei caratteri creati da Ball.

NATE ( Peter Krause)

Lo incontriamo a fare sesso con Brenda in uno sgabuzzino dell’aeroporto mostrandolo allo spettatore come un ragazzaccio. In effetti è la pecora nera della famiglia, l’unico che non è mai riuscito ad andare d’accordo con il padre di cui si renderà conto di non averlo mai realmente conosciuto. Fin da piccolo è terrorizzato dalla morte e dai cadaveri non riuscendo mai a sopportare di lavorare come becchino. In gioventù a preferito abbandonare la propria casa per provare, con scarso successo, a trovare la sua strada. Ma ora che il padre è morto e la madre gli chiede di restare ancora qualche giorno insieme a lei e con una ditta di Pompe Funebre avviata, il ragazzo divenuto uomo dovrà scegliere cosa diventare definitivamente?

DAVID (Michael C. Hall)

Il secondo genito della famiglia, l’individuo più simile alla madre Ruth negli atteggiamenti. Nella famiglia è l’unico che ha seguito le orme del padre pur non mostrando mai un gran tocco nei ritocchi sul corpo del defunto. Fragile, pauroso, pignolo e ansioso non riesce a vivere liberamente la sua vita tenendo alla propria famiglia la sua relazione omossessuale con Keith, l’uomo da cui cerca conforto dopo la morte del padre. David, a differenza degli altri insieme alla madre, è molto religioso

CLAIRE (Lauren Ambrose)

La figlia più piccola di Ruth. All’inizio comprendiamo che non conosce molto il fratello maggiore, anzi pochissimo. E’ la ribelle della casa ed è leggermente hippy: nel pilot la incontriamo inizialmente insieme a delle persone che fuma. Si sente spesso incompleta e esclusa dal mondo. Ha una visione pessimistica e cerca di nascondere la sua sensibilità affezzionandosi ad un ragazzo che le darà dei dispiaceri.

RUTH ( Frances Conroy)

Madre chioccia. Tiene molto ai suoi figli e dopo la morte del marito si sente in colpa per averlo tradito con altri uomini. Inizialmente per ricucire alla perdita cerca di intromettersi nei problemi dei figli ma quando vede che loro non vogliono decide che è il momento di cercare di realizzarsi.

Accanto a questi si sono numerosi personaggi secondari importanti al fine del loro percorso evolutivo partendo dalla famiglia di Brenda che assume, spesso e volentieri, con la propria famiglia un ruolo di primo piano nella storia.

La struttura narrativa

Ogni singolo puntata inizia con la morte di un individuo mostrando la caducità della vita allo spettatore, ma la morte non è rappresentata in maniera drammatica anzi il tutto viene trasportato nei contorni di una black commedy, sopratutto grazie alla presenza di Nathaniel Fisher Sr. , il padre defunto magistralmente interpretato da Richard Jenkins che più volte ritorna in visione ai suoi figli in una maniera ironica e onirica che non stranea mai lo spettatore che si rende conto di non essere davanti a un fantasma ma ai pensieri e alle paure dei suoi protagonisti. Anche i morti che devono imbalsamare divengono, con le loro storie, uno strumento per approfondire l’intimità dei caratteri portandoli in riflessioni che scaturiranno dei movimenti importanti.

La fotografia, il contorno scenografico, le interpretazioni e la stessa sceneggiatura sono nella loro unione perfette creando un’atmosfera alquanto realistica tanto da sembrare di partecipare alla vita reale di una famiglia pur sempre stravagante e fuori di testa, perché i Fisher presentati in questa stagione sono tutto tranne che banali. La sceneggiatura è l’arma in più della storia, con una musica notevole di Thomas Newman che trasporta lo spettatore nel mood che Alan Ball ha donato all’opera che riesce a mischiare, con profondità e tematiche importanti, l’ironia, il grottesco e il dramma in un mix perfetto. Uno dei maggiori pregi è il trattare le tematiche con incredibile cura come accade anche con quella dell’omosessualità inserita attraverso il personaggio di David in maniera ottima e cruda creando un carattere che non sia soltanto gay ma altamente tridimensionale, elemento assente in molte serie tv.

Six Feet Under risulta nelle sue prime tredici puntate un serie altamente non commerciale priva di estrema suspense e piena di salti temporali nel tempo, mostrando tra una puntata e l’altra dei cambiamenti nei personaggi. Il clima della serie però è abbastanza lento e serve qualche puntata per entrare completamente nel ritmo narrativo proposto, qui non c’è una grande azione ma ogni decisione e movimento del personaggio e ponderato e curato nei minimi dettagli. Nella prima stagione noi conosciamo la famiglia Fisher e li vediamo nella trasformazione delle loro vite, ma tutta la firth season risulta una presentazione intensa dei problemi e delle personalità dei protagonisti e del loro rapporto con le cose del mondo.

La serie mostra subito un forte attaccamento con gli anni 2000 grazie ai costumi e alla musica che immergono sempre di più lo spettatore all’interno della vita di Claire, Nate, Ruth e David che pian piano divengono dei nostri amici.

Note positive

  • Sceneggiatura
  • Attori
  • Musiche
  • Humor delle serie

Note negative

  • A tratti un eccessiva lentezza
  • I salti temporali, che benché interessanti, fanno perdere un leggero fascino alla storia.

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