Sky Rojo (2021): Una serie esplosiva

Trailer italiano di Sky Rojo

Disponibile su Netflix a partire dal 19 marzo, Sky Rojo è una serie composta da otto episodi della durata di circa 25 minuti ciascuno. Ideata da Esther Martínez Lobato e Álex Pina (showrunner della famosa serie La casa di carta e de Il molo rosso), l’opera è prodotta dal gruppo spagnolo Vancouver Media, fondato proprio da Pina nel 2016. Lo scrittore, premiato nel 2018 con l’International Emmy Award, cura anche la sceneggiatura di Sky Rojo con la collaborazione, tra gli altri, del co-ideatore Esther Martínez Lobato (Vis a vis). Al madrileno David Azcano è invece affidata la direzione della fotografia, mentre le musiche sono dirette dal duo composto da Iván Martínez Lacámara e Manel Santisteban. Nel cast figurano Verónica Sánchez (Los Serrano, Senza identità, Il molo rosso), Yany Prado (Tres Milagros, La Reina Soy Yo) e la celebre cantante argentina Lali Espósito (Permitidos). Il ruolo di Romeo è invece affidato a Asier Etxeandia, visto anche in Dolor y gloria (2019) di Pedro Almodóvar. Riguardo a Sky Rojo, Vancouver Media e Netflix hanno già in programma una seconda temporadas sempre composta da otto episodi.

Trama di Sky Rojo

Tenerife. Coral (Verónica Sánchez), Wendy (Lali Espósito) e Gina (Yany Prado) lavorano come prostitute all’interno del Las Novias Club, un ricercato locale gestito da Romeo (Asier Etxeandia). Le tre ragazze, entrate nel club per ragioni diverse, si scontrano proprio con il direttore del locale, deciso, nonostante gli euro incassati, a non considerare saldato il prestito offerto a Gina. Una decisione che provoca non solo la reazione della ragazza afrocubana, ma anche quelle di Coral e Wendy, decise a soccorrere la loro amica dall’aggressione di Romeo. Tuttavia, la loro scelta prelude anche a una folle e inevitabile corsa verso la libertà. Non solo per poter cominciare una nuova vita, ma soprattutto per sfuggire da Moisés (Miguel Ángel Silvestre) e Christian (Enric Auquer), due scagnozzi del Las Novias Club il cui unico intento è riportare le tre ragazze al Las Novias.

Recensione di Sky Rojo

Dopo la popolarissima serie La casa di carta, Álex Pina, in collaborazione con Esther Martínez Lobato, realizza un’opera contraddistinta da uno stile profondamente pulp (o, nel caso specifico, latin pulp) che ammicca, pur con delle naturali differenze, al cinema di Quentin Tarantino. Con un format condensato fino all’eccesso (otto puntate della durata di circa 25 minuti), Pina e Lobato sceneggiano una serie in cui l’estrema dinamicità si intreccia con svolte improvvise e cruda violenza, stabilendo il vero fil rouge della storia. Del resto, attraverso un ritmo straordinariamente incalzante, i classici intervalli compresi tra due sequenze action semplicemente scompaiono: una scelta in grado di trasmettere allo spettatore un continuo livello di suspense, quasi fosse braccato, similmente alle tre protagoniste, nel polveroso e arido territorio spagnolo.

Pina e Lobato, insieme ai vari registi, riescono a rappresentare l’afa opprimente (con un allusione metaforica) che perseguita Coral, Wendy e Gina, spinte, con una certa disperazione, a raggiungere una tranquillità d’animo che appare irraggiungibile. Eppure, nonostante una furente sceneggiatura, enfatizzata anche da un montaggio ad hoc, Sky Rojo riesce a definire anche un apprezzabile approfondimento dei personaggi. In fondo, i sei protagonisti presenti reggono l’intero script, caratterizzando un’interessante “caccia all’uomo” (o alla donna) in cui si fronteggiano, con una certa reversibilità, il gruppo composto da Verónica Sánchez, Lali Espósito e Yany Prado e il team di villains che comprende Asier Etxeandia, Miguel Ángel Silvestre e Enric Auquer. La prima ragazza, ad esempio, interpretata da una brava Verónica Sánchez, riesce a comunicare una silenziosa ambiguità, perfetta raffigurazione di una donna che, paradossalmente, riesce a entrare in contatto con il suo protettore. Senza tralasciare Gina, nel cui ruolo si trova una calata Yany Prado capace di trasmettere le speranze di una giovane che, in cerca di fortuna, decide di lasciare la famiglia a Cuba per trasferirsi in Spagna. La sua storia, ancora più delle altre, denuncia una triste condizione, che Pina e Lobato riescono persino a sottolineare, attraverso un’intensa sequenza in grado di ribaltare letteralmente le convinzioni di Gina. E poi c’è Wendy (Lali Espósito), in apparenza la più decisa del trio e nonostante ciò, fragile esattamente come le sue compagne. Senza tralasciare nemmeno i due scagnozzi interpretati da un pragmatico Miguel Ángel Silvestre e da Enric Auquer, nel ruolo di un ragazzo completamente privo di autocontrollo in grado solo di seguire le (contorte) tracce lasciate dal fratello Moisés. Una figura, quella di Christian, che trasmette la vulnerabilità del duo di protettori alla ricerca di Coral, Wendy e Gina, obbligati non solo ad effettuare un’estenuante caccia, ma anche a rielaborare ciò che sono. O meglio, ciò che non riescono nemmeno a definire. Christian, in fondo, è sull’orlo della follia, e Moisés fatica a mantenere il controllo sul fratello minore. Che è combattuto per una particolare situazione familiare, ma anche per quell’istinto che (appunto) non riesce a limitare. Sei personaggi che enfatizzano il mondo chiuso costruito da Pina e Lobato. Un microcosmo che, con una logica pessimistica, fronteggia e talvolta elimina le persone innocenti, mantenendo invece la presenza degli uomini che trattano Carol, Wendy e Gina come degli oggetti.

Eppure Sky Rojo, come già scritto, colpisce soprattutto per le atmosfere ricreata in un paesaggio arroventato dal sole; in cui il locale di Romeo, quel Las Novias Club dall’architettura brutalista, appare come un carcere atemporale che ruba vita e sogni alle ragazze che ci lavorano. Perché è da lì, da quel concetto in grado di turbare la coscienza dello spettatore, che la storia di Coral, Wendy e Gina ha inizio. Dando a loro un motivo per azionare un piano che celavano, pur inconsciamente, da sempre, e lasciandosi alle spalle un incubo capace soltanto di arrecare dolore. La fuga in auto, dopotutto, è espressione proprio di questo. Con quel ritorno surreale al Las Novias Club che provoca altri danni. E poi, con quella sosta in un magazzino che avvicina le inseguitrici agli inseguitori, sottolineando, per via di un linguaggio pop e paradossale, ciò che è stato rubato alle tre ragazze: ovvero, la loro innocenza. “Non puoi scappare dal club perché hai un debito. Non puoi scappare dal debito perché sei sotto minaccia. E non puoi scappare dalla minaccia perché hai una famiglia”, sostiene Gina in una sequenza. Una conferma della tragica condizione a cui sono costrette le ragazze, imprigionate in un mondo disinteressato del loro parere. In cui un “no” equivale a un “sì” e in cui ciò che fanno viene impresso a fuoco sulla loro pelle. Ma poi c’è la speranza. La stessa che provano a tratti Coral, Wendy e soprattutto Gina. La stessa che le rende “volpi” al posto di “lepri”. La stessa che fa gridare “basta” e decide di rompere il giro, magari tingendo il cielo con una tonalità meno rojo e più azul.

Note positive

  • Le interpretazioni di Verónica Sánchez, Lali Espósito e Yany Prado
  • La storia ideata da Álex Pina e Esther Martínez Lobato
  • Il montaggio

Note negative

  • Proprio per il ritmo incalzante, alcune sequenze (pur limitate) appaiono non estremamente veritiere

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