Stephen Frears: “Cambiare la storia è compito degli storici, non dei cineasti.” Il regista presenta “The Lost King” alla Festa del Cinema di Roma 2022

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Il due volte candidato all’Oscar come “Miglior Regista” per The Grifters e The Queen, Stephen Frears, ha presentato il suo nuovo lungometraggio The Lost King alla 17° edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione “Grand Public”. Con protagonista Sally Hawkins e Steve Coogan (che firma anche la sceneggiatura insieme a Jeff Pope), il film si ispira alla storia vera della scrittrice Philippa Langley e i suoi sforzi nel ritrovamento dei resti del Re Riccardo III nel 2012.

Avendo chiaramente un’attrazione particolare per la monarchia britannica che l’ha portato a realizzare film come The Queen e il più recente Victoria & Abdul, Frears questa volta si addentra nella Famiglia Reale tramite la controversa e quasi “demonizzata” figura di Richard III, scomparso da oltre cinque secoli. Questa, una storia segnata da propaganda, rumori e falsità che Philippa Langley si è presa a cuore al punto di cercare a tutti i costi il corpo perduto del monarca perché la verità sulla sua vita venisse alla luce.

Con l’ironia e la libertà di espressione che lo contraddistinguono, il regista inglese ci ha parlato proprio di The Lost King che arriverà nelle sale italiane nel 2023 distribuito da Lucky Red.

Come mai una storia così importante, un ritrovamento che ha anche in qualche modo riscritto la storia, si conosce così poco?

In Inghilterra, la vicenda era sui giornali e i telegiornali. Una storia famosissima su questa idea di un re che è stato ritrovato in un parcheggio dei servizi sociali a Leicester. Sembrerebbe una storia ben ridicola e a me piace un po’ il ridicolo. Poi mi è piaciuto leggere tutto quello che hanno scritto al riguardo.

È una scoperta importante per tutta l’Europa, per tutta la cultura europea. Il nome di Philippa Langley molti di noi non l’avevano mai sentito forse perché, in effetti, non le è stato attribuito tutto il merito a cui aveva diritto.

Lei è stata nascosta dall’Università di Leicester che si è comportata in modo scandaloso veramente. È lei che ha trovato il corpo, è lei che ha trovato la lettera R nel parcheggio. Riccardo III era proprio lì.

Quando ha incontrato Philippa?

Sei settimane fa. Gli ho detto: “L’abbiamo azzeccata?”, e lei mi ha detto: “Sì. È proprio così la storia.” Lei ha visto il film. Soprattutto sulla parte dell’Università di Leicester, gli ho chiesto: “L’abbiamo raccontata giusta? Sono andate così le cose?”, e lei ha detto: “Sì, proprio così.”

Come reagisce il pubblico inglese che questa storia già la conosce? Apprezza il film?

Il film è piaciuto moltissimo. La cosa è ben bella. Ovviamente, molti hanno criticato l’Università di Leicester che dovrebbe vergognarsi, ma al pubblico il film è piaciuto molto.

Come gli è venuta l’idea di mettere nel film al proprio Riccardo III? Se avesse la possibilità di parlare con lui, cosa pensa che direbbe del film?

Non è stata la mia idea. Sono stati gli sceneggiatori Steve Coogan e Jeff Pope ad averla. Abbiamo avuto bisogno di due anni per convincere Philippa che questo andava bene. Io sono solo il regista, quindi non posso dirvelo.

Che cosa direbbe Riccardo? “Io non ho ucciso i principini nella Torre.” Questo è l’altro pezzo di storia che deve cambiare, che non è stato lui ad uccidere i principi Edoardo V di Inghilterra e Riccardo de Shrewsbury che, a sua volta, erano i suoi nipoti, figli del fratello Edoardo IV. Andare a cambiare la storia è molto interessante, ma questo è compito degli storici, non dei cineasti.

La cosa che più mi ha colpito è che, alla fine del film, si parla degli archivi reali a Windsor. Le cose sono cambiate. A me sembra che questo debba averlo fatto la Regina Elisabetta II. Nessuno avrebbe osato farlo senza il consenso della Regina. Quindi, è stata la Regina ad averlo accettato. Che grossa impresa aver fatto sì che la Regina cambiasse idea. È già stata un’opera monumentale che gli abbia messo a Riccardo III lo stemma della Famiglia Reale.

Da regista, che cos’è che rende Sally Hawkins così speciale, quello gli dà quel qualcosa in più? Come è stato lavorare con lei?

La mia esperienza è stata molto facile. Ha fatto tutto lei il lavoro. Sally è fantastica, molto forte e molto debole. Può giocare su questi due aspetti. Se in un film si dovesse innamorare di un pesce, lo potrebbe fare bene. O se un film dove si dovesse innamorare di un fantasma, sicuro ci riesce. Non posso pensare ad altri che possano farti credere che ci si può innamorare di un pesce.

Ha un grosso cuore. Sally è veramente una persona speciale, unica, un talento straordinario. Non potrei spiegare quel “unica cosa speciale”. Semplicemente, è una bravissima attrice. Penso che abbia avuto una vita molto difficile e credo che metta questa sua vita nel film, nel suo lavoro. Penso sia fantastica.

Che cosa l’ha colpita di questa donna che è riuscita a risolvere i suoi problemi di mialgia e anche problemi famigliari attraverso la sua passione per Riccardo III? In The Lost King, Lei ha cambiato la storia raccontandoci un’altra di una donna che nessuno conosceva.

È la storia di una donna modesta che, a sua volta, ha avuto una risonanza enorme. Io sono cresciuto sotto il Re e la Regina d’Inghilterra. Poi, ovviamente crescendo, ho capito che c’erano altre cose dietro i reali inglesi. Quello che ti insegnano sui reali è una cosa. Il finale del film è mistico, e questa è una cosa di cui sono orgoglioso. C’è una nozione della monarchia che sta proprio consumando gli inglesi e poi ci sono storie modeste come questa che hanno una risonanza gigantesca.

La storia, spesso e volentieri, la scrivono i vincitori e chi ha un posto di potere. Lei avrebbe avuto il coraggio di fare lo stesso identico film senza il gesto della Regina Elisabetta II di riabilitare il Re Riccardo III?

È molto interessante. Ho scoperto proprio l’altro giorno una scena che gli sceneggiatori hanno tolto dove la Regina dà la sua benedizione a questo progetto di ricerca di Riccardo III. Gli si era stato chiesto non so attraverso quali canali o protocollo e la Regina ha detto sì. Per cercare un corpo reale, bisognava avere l’approvazione della Regina. Quindi, lei lo ha sempre saputo e accettato. Ho fatto The Queen senza la sua approvazione, quindi, sì, avrei comunque fatto anche questo film.

La perseveranza, la tenacia sono caratteristiche che appartengono a molti personaggi dei suoi film, come la stessa Philippa.  Penso a Philomena, ma anche alla stessa Regina Elisabetta II. Possiamo definirla un femminista?

Può chiamarmi femminista. Molte donne riderebbero di questo. Molte dicono che sono un tremendo porcellino.

Cosa le piace dei personaggi femminili che sono quasi invisibili e che dimostrano grande tenacia e determinazione? Che cosa l’affascina di questi personaggi?

Ho conosciuto donne forti e invisibili, ma poi scavando scopro che sono anche brillanti. Jane Austen si vedeva in cucina e poi si scopre che è una donna brillante, anche mia moglie. Quindi, non si deve diffidare delle donne perché, alla fine, c’è sempre una Jane Austen dentro di loro.

Chi sono oggi i Tudor e che peso ha per Lei la falsificazione della verità nel realizzare questo film?

Ho avuto l’enorme piacere nell’attaccare Shakespeare nel film. Shakespeare ha scritto l’opera Richard III, un’ottima opera che ho visto da giovane. Ho visto anche il film e poi scopro che era un po’ falsa la cosa. Quindi, ho avuto grande piacere nel farlo, a correggere il tiro di Shakespeare e davanti a tutto il mondo.

Conosco la teoria dei Tudor. La stampa è molto forte nel mio paese. Tutti lì sanno che le cose dette sulla Brexit, ad esempio, sono una bugia e che Boris Johnson ha mentito. Si continua a mentire, ma le menzogne non hanno ingannato nessuno. Sono loro che hanno ingannato se stessi.

Oltre a sostenere molto il femminile in un modo molto intelligente, The Lost King solleva anche un altro tema, che il potere va sempre agli stupidi perché, appunto, all’università o pure i politici non riescono né a capire né a vedere la visionarietà di Philippa. Le è mai successo di non avere un progetto approvato perché qualche stupido è al potere?

Ogni volta che qualcuno ti respinge, uno dice: “Ma quanto è stupido questo che non capisce la mia visione e il mio potere visionario.” Sono d’accordo con lei.

È molto difficile perché viviamo in un mondo dove le persone si autoingannano. Che cosa sta passando adesso nella testa di Putin? È pazzo? È molto malato? Uno non lo sa. Non sa cosa sta pensando. È veramente una follia quello che fa, un’autodistruzione. Quindi, l’invasione dell’Ucraina, la Brexit, tutte cose ridicole, ma uno lo sa. Tutti noi sappiamo che è una cosa stupida quella che sta facendo Putin, che la Brexit è stupida. Tutti lo sanno. Non è un segreto davanti agli occhi di tutti.

Quelle cose che Lei ha detto potrebbero uscire su Internet e Lei potrebbe essere attaccato per quello che ha detto. Da dove le viene questo coraggio di continuare a parlare con tutta questa libertà nel mondo di oggi?

Perché sono molto vecchio. La vecchia ti dà una grande libertà e, per paura, la gente dice: “È un vecchio ridicolo che ciancia.” Per me è facile farlo.

Nel film, Philippa parla spesso di intuizione: “Lo sento”, “Penso che sia così”, “Ci credo”. Lei racconta una serie di magiche coincidenze. Crede che esistano nella vita queste coincidenze o che ci sia qualcosa di magico nelle coincidenze?

Sul fatto che Philippa rimane lì sulla lettera R nel parcheggio e poi si scopre che Riccardo III effettivamente è sepolto là sotto, io non ho una spiegazione. È un’intuizione che lei ha avuto? O c’è qualcos’altro? Non lo so. Forse sì, si tratta di intuito, di presentimento.

Strane coincidenze allora?

Io non mi sono mai ritrovato su un re morto, sepolto sotto i miei piedi. Non lo so. Lo dico: Sono un uomo tremendo. Non ho emozioni, presentimenti. Andate e mettetelo su Twitter. Una delle grandi benedizioni è che io non sono sui social. Quindi, non conoscono queste trappole tremende in cui si finisce.

Qual è la qualità più grande che ha trovato o la cosa che più l’ha colpita di questa sceneggiatura?

A me piacciono le sceneggiature che hanno un senso d’ironia, che sono credibili, che dicono cose nuove. Non c’era nulla che non mi piacesse ed è già tanto. Poi non voglio ripetere sempre lo stesso film. La cosa mi annoierebbe moltissimo. Quindi, mi piacciono le cose nuove e diverse.

A volte, la comicità è veramente un modo molto efficace per parlare di cose che raccontate in un altro modo sarebbero forse irricevibili, non sarebbero così immediate. Che cos’è per Lei la comicità? Cosa la fa ridere?

Ci sono cose che mi fanno veramente ridere. Questo è molto caratteristico poi degli inglesi. Siamo un popolo ridicolo, una razza ridicola. Adesso dicono: “Qual è il problema dell’Italia? Avere un nuovo governo ogni sei mesi?” Cosa potete fare oltre che ridere?

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