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Sully
Anno: 2016
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Biografico / Drammatico
Produzione: Warner Bros., Village Roadshow Pictures, Kennedy/Marshall Company, Malpaso Productions
Prodotto da: Clint Eastwood
Durata: 1 hr 36 min (96 min)
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Todd Komarnicki
Fotografia: Tom Stern
Montaggio: Blu Murray
Musiche: Christian Jacob, The Tierney Sutton Band
Attori: Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Finney, Anna Gunn
Trama di Sully
Pensa che buffo però, ho trasportato un milione di passeggeri nei cieli per più di quarant’anni ma alla fine verrò giudicato per questi duecentootto secondi.
CIT. SULLY (TOM HANKS)
Il “birdstrike”, ovvero l’impatto frontale con gli uccelli, figura tra le cause più pericolose (pur meno frequenti) degli incidenti aerei. I calcoli e la probabilità che muovono le simulazioni ingegneristiche costringono l’eroico pilota Chesley “Sully” Sullenberger (un ottimo e misurato Tom Hanks) e l’assistente di volo Jeffrey Skiles (Aaron Eckhart, ovvero Harvey Dent de Il Cavaliere Oscuro), a difendere durante un processo la possibilità dell’errore umano dopo aver evitato un annunciato disastro aereo, facendo atterrare il volo 1549 sulle acque dell’Hudson.
Questo reale fatto di cronaca, avvenuto il 15 gennaio 2009, viene riproposto grazie a un lucido e intelligente uso dei flashback, che mostrano l’accaduto da molteplici punti di vista.

Recensione di Sully
Non mi piace non avere il controllo degli eventi, rivoglio il mio vecchio me!
CIT. SULLY (TOM HANKS)
Proseguendo sul solco tracciato a partire dall’ottimo Gran Torino del 2008, e passando per i vari Hereafter o American Sniper, il trentacinquesimo film di Clint Eastwood collauda il suo talento di sopraffino narratore dell’americano medio, quello dei grandi valori, eroe suo malgrado pur non sentendosi tale perché “ho fatto soltanto il mio lavoro”. Sully è ascrivibile un po’ come la summa dei temi tanto cari al regista di Gli Spietati, una celebrazione sincera del popolo americano, dei soccorritori e dei volontari che hanno scongiurato un’immane tragedia.
Questo biopic eastwoodiano ha il gran pregio di non pigiare sull’enfasi degli aspetti “eroici” come ci si potrebbe aspettare, poiché il materiale di partenza ha sufficiente forza da non aver bisogno d’inutili artifici o forzature spettacolari per stare in piedi e interessare il pubblico. Eastwood opera in sottrazione, il suo imperativo è asciugare la narrazione di vistose parentesi adrenaliniche, scegliendo invece la sobrietà stilistica.

Vorrei aggiungere una osservazione personale. Posso dire con assoluta certezza, che, dopo aver parlato con il resto dell’equipaggio, con esperti di volatili, ingegneri aeronautici, dopo aver esaminato qualsiasi scenario possibile, e sentito tutti i protagonisti della vicenda, resta ancora una x nel risultato, ed è lei comandante Sullenberger. Se si leva lei dall’equazione, i conti… non tornano.
CIT. DOTT, ELIZABETH DAVIS (ANNA GUNN)
Come detto, il regista si interessa alla celebrazione intima e silenziosa di un eroe introverso, lasciando fuori dalla porta eccessi e sentimentalismi che, sotto la direzione di un Steven Spielberg, sarebbero stati di casa. Il titolo dell’opera già testimonia una volontà di trattare il protagonista nella sua anima più familiare, e ne esce un film in perfetto equilibrio, asciutto anche nella durata (con i suoi 96 minuti, Sully è tra i film più brevi del regista), che tiene il timone fisso sulla vicenda, concedendo lo stretto necessario alle storie familiari e individuali dei passeggeri, più massa omogenea che composizione di singoli.
Le divagazioni potenzialmente fuorvianti vengono messe da parte da una sceneggiatura ben oliata, coerente sino alla fine e volta a un rigore intransigente. Uno sguardo attento all’introspezione di un introverso stoicismo.

Note positive
- L’asciuttezza stilistica.
- La sobrietà recitativa.
- L’intelligente uso del flashback.
- La breve durata, scevra da lungaggini.
Note negative
- Nessuno di rilevante.