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Tako da ne ostane ziva
Titolo originale: Tako da ne ostane ziva
Anno: 2020
Paese: Bosnia-Erzegovina
Genere: drammatico
Produzione: Studio Chelia
Durata: 1h 30min
Regia: Faruk Lončarević
Sceneggiatura: Faruk Lončarević
Fotografia: Alen Alilović.
Montaggio: Faruk Lončarević
Musiche: Mirza Tahirović, Armin Saković
Attori: Aida Bukva, Dino Sarija, Enes Kozličić, Aleksandar Seksan, Mehmed Porča, Faketa Salihbegović-Avdagić
Trama di Tako da ne ostane ziva
Una giornata comune, almeno all’apparenza. La storia si apre con Aida che si sveglia nel letto che condivide con un uomo più anziano, il suo nuovo fidanzato. Lei soffre di mal di schiena e lavora in fabbrica, in una ditta tessile. Spesso e volentieri durante l’arco della giornata riceve numerosi messaggi dal suo ex di nome Kerim che non riesce a superare la rottura.
Kerim trascorre le sue giornate vagabondando insieme al suo amico Suad, possedendo animi irrequieti e disadattati all’interno di una piccola cittadina in cui non sanno come trascorrere le loro giornate.

Recensione di Tako da ne ostane ziva
Fin da quando sentii del brutale omicidio della ventitreenne Arnela in una cittadina della provincia bosniaca fui impressionato non solo dalla violenza e dall’odio, ma soprattutto dal puro istinto di distruzione di questi due giovani uomini … Non è stato un crimine passionale o dettato dalla gelosia, c’era proprio il desiderio di massacrare … Nel mio film Aida vuole essere padrona del proprio destino … Ma è un’illusione. Viviamo ancora in un mondo naturale brutale e soverchiante in cui potere, forza e resistenza sono i veri valori.
Faruk Loncarevic tratto dal Trieste Film Festival
Presentato alla 32edizione del Trieste Film Festival Tako da ne ostane ziva, o denominato in Italiano Così lei non vive più, è un film bosniaco diretto dal cineasta Faruk Loncarevic che si basa su un evento di cronaca nera riguardante la morte di una donna da parte del suo ex e di un suo amico, andando dunque a trattare la tematica del femminicidio attraverso uno stile registico molto particolare e autoriale. Loncarevic narra una giornata di vita della giovane Aida di cui il pubblico non vedrà mai bene il suo volto e la sua espressività, non tanto a causa della recitazione di Aida Bukva, che ben interpreta il personaggio, ma per una scelta stilistica da parte del regista che decide di riprenderla sempre da lontano o in maniera da non mostrare chiaramente il suo volto, visibile in mezza figura solo di profilo, trattamento diverso viene dato ai due assassini che inversamente vediamo chiaramente per tutta la pellicola. La decisione di non mostrare in primo piano frontale Aida può essere apprezzata da parte del pubblico andando a rendere la sua figura come un emblema di tutte quelle donne ingiustamente uccise a causa di un amore malato e che è più vicino al possedere che all’amore.
La sceneggiatura di Tako da ne ostane ziva, basata anche su lunghi silenzi, va a creare una storia che non possiede una reale trama avvincente ma che risulta esclusivamente come un mostrare un evento, il tutto però è reso in maniera interessante grazie a dei dialoghi ben scritti che fanno immediatamente comprendere al pubblico il carattere dei suoi personaggi, che vengono resi tridimensionali seppur questi svolgono pochissime azioni fisiche all’interno della storia, che possiede una fotografia alquanto semplice e naturalistica con inquadrature quasi teatrali. Il regista del resto non crea un lungometraggio con un ritmo rapido anche a causa di una scelta stilistica di mostrare (quasi sempre) una scena con la medesima inquadratura, con macchina da presa fissa su tre piedi. Questa scelta però non risulta azzeccata togliendo ogni forza emozionale alla storia che diventa con i minuti abbastanza noiosa a causa di quattro elementi che messi insieme risultano non funzionali al racconto:
- Inquadrature fisse per lunghi istanti
- Siamo quasi sempre lontani dalla scena
- Montaggio ritmico molto lento
- Una storia che ha la sua svolta drammaturgica solo al termine del film
Tutto questo crea un film che sbaglia sopratutto il suo approccio registico, in cui il cineasta doveva creare una storia che andasse a trattare il film con un maggior numero d’inquadrature almeno nei punti maggiormente feroci e accattivanti andando così a dare più profondità alla storia che vuole trattare di come due persone apparentemente normali e buone possano divenire degli afferrati animali assetati di sangue. Due esempi riguardanti gli errori del film sono presenti in due scene: vediamo per qualche minuto un cacciatore che sventra una lepre (tale personaggio lo rivedremo solo nel finale risultando un personaggio di contorno alla vicenda se non dire inutile), la scena invece dalla morte della donna che agonizzante cerca di salvarsi dura troppo (forse più di cinque minuti) qui la macchina da presa è statica e riprende il tutto in totale, tale scena doveva avere più tagli e stare vicino alla donna per creare una sofferenza maggiore nel suo pubblico. Inoltre in maniere incomprensibile si va a parlare di un caso riguardante la condanna a 40 anni di carcere di un uomo per crimini di guerra senza reale senso drammaturgico
Tako da ne ostane ziva si dimostra un film non riuscito nonostante il suo nobile intento. La visione non è dunque del tutto consigliata ma risulta utile da vedere per gli aspiranti registi che possono comprendere come il punto di vista sia fondamentale per andare a creare una storia avvincente o meno.
Note positive
- Gli attori
Note negative
- La struttura della storia dal punto di vista di sceneggiatura
- La regia