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Testa o Croce?
Titolo originale: Testa o Croce?
Anno: 2025
Nazione: Italia, Stati Uniti d’America
Genere: Western
Casa di produzione: Ring Film, Cinema Inutile, Rai Cinema, Andromeda, Cinemaundici, Volos Films
Distribuzione italiana: 01 Distribution
Durata: 116 minuti
Regia: Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis
Sceneggiatura: Carlo Salsa, Matteo Zoppis, Alessio Rigo de Righi
Fotografia: Simone D’Arcangelo
Montaggio: Andrés Pepe Estrada, Jacopo Ramella Pajrin
Musiche: Vittorio Giampietro
Attori: Nadia Tereszkiewicz, Alessandro Borghi, John C. Reilly, Peter Lanzani, Mirko Artuso, Gabriele Silli, Gianni Garko
Trailer di “Testa o Croce?”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, registi italo-americani nati nel 1986, hanno costruito la loro carriera esplorando le radici della narrazione orale e della tradizione contadina. La loro collaborazione prende vita con il documentario Belva Nera, seguito dal pluripremiato Il Solengo, che ha consolidato il loro interesse per storie e leggende popolari. Nel 2021 hanno presentato Re Granchio, il loro primo lungometraggio di finzione, alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, proseguendo il loro percorso di ricerca cinematografica.
Attraverso un linguaggio che mescola realtà e mito, i due registi indagano il fascino delle storie tramandate oralmente, sottolineando la loro continua trasformazione e imperfezione. Le loro opere sono state accolte e premiate nei principali festival internazionali, tra cui Cannes, New York Film Festival, IFFR, Karlovy Vary, Göteborg, Viennale, BAFICI, São Paulo, Cinéma du Réel, Doclisboa, RIDM e Torino Film Festival.
Nel 2025 realizzano Testa o Croce?, pellicola presentata in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2025, nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2025.
Trama di “Testa o Croce?”
Dopo aver vinto una gara di doma contro i cowboys statunitensi di Buffalo Bill, il buttiero Santino sfugge alla cattiva sorte aiutato da Rosa, moglie del nobile Ercole Rupé. Partirà una caccia all’uomo nella frontiera romana dell’Italia di inizio Novecento.
Recensione di “Testa o Croce?”
Ancora una volta, la sezione Un Certain Regard riserva sorprese per il cinema italiano. Dopo quattro anni da Re Granchio, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis abbandonano leggende della Tuscia per adottare un’ottica meno epica e più ancorata alla realtà. Con Testa o Croce?, la coppia di registi fa incursione nel western, tra il mito americano e la provincia romana, tra butteri italiani, rivoluzionari argentini e showman statunitensi quasi leggendari.
Eppure, in mezzo a questi uomini, emerge la figura di Rosa, moglie di un nobile locale costretta a vivere in una società patriarcale, popolata da uomini subdoli, violenti, falsi e vigliacchi. Fin dall’inizio si intuisce il suo desiderio di emancipazione: vuole vivere il sogno americano, liberarsi della vita nella nobiltà e ricominciare da zero in quella che considera un’idilliaca terra promessa. Nella seconda parte del film, Rosa diventa la vera protagonista della pellicola, decidendo da sola il proprio destino.
In tal senso si assiste a un rovesciamento della figura maschile all’interno del genere western: l’aura epica del cowboy svanisce, lasciando spazio a una donna indipendente, senza ricorrere a forzature ideologiche. Rosa non è pura, non è la donzella in pericolo da salvare, ma è lei a uccidere il marito nei primi minuti del film, è lei a dare inizio alla fuga con Santino, è lei che sogna l’America.
Nessuno ne esce davvero bene: Santino è un poveraccio che tenta di emergere, Buffalo Bill è uno showman, un uomo di finzione, mentre Ercole Rupé, osannato come uomo onesto, si rivela solo un violento pronto a tradire pur di raggiungere i propri scopi. Un egoismo smisurato che costerà caro a tutti, ma che non distoglie Rosa dal suo obiettivo: la libertà.
E l’America? È una terra ambivalente: per Rosa un luogo di opportunità; ma al tempo stesso è una nazione nata dalla violenza, ancora selvaggia dove sopravvive il più forte. Ma non è poi così lontana dalle vicende narrate: le stesse dinamiche di ambiguità morale e tensioni rivoluzionarie si riflettono nel contesto italiano. L’Italia è appena stata unificata, l’ordine è fragile e le leggi dello Stato non prevalgono ancora.
Testa o Croce? è un titolo che richiama la moneta del caso, come quella che Harvey Dent usa ne Il cavaliere oscuro di Nolan per fare giustizia. Qui, però, rappresenta la sfida con il destino: affrontarlo o evitarlo non spetta ai personaggi, ma al caso, impersonato da due volti impressi su un piccolo pezzo di metallo.
Il film si presenta così come un western girato in pellicola, ambientato nella provincia romana, che va oltre i canoni classici del genere per proporre una deviazione originale e stimolante. I due registi di Re Granchio si assumono il rischio di raccontare una storia priva di epica, ma ricca di umanità, dove una società di fine Ottocento, ancora in fase di trasformazione, viene ritratta con sguardo critico, quasi grottesco.
Testa o Croce? è un’opera che rilegge il western con occhi nuovi, trasformando il genere in uno specchio delle tensioni italiane post-unitarie e delle ambizioni personali di una donna che osa sfidare il proprio destino. Un film audace, stratificato e sorprendente, che conferma il talento dei suoi autori nel raccontare storie di frontiera, anche quando quella frontiera non è fatta di deserti e pistole, ma di scelte e speranze.
In conclusione
Testa o Croce? è un western che sfida le convenzioni, abbandonando l’epica per abbracciare una narrazione più intima e sociale. Attraverso il viaggio di Rosa, il film riflette su libertà, ambizioni e il peso delle scelte, restituendo un affresco vivido dell’Italia post-unitaria. Il contrasto tra il sogno americano e la realtà di un paese in trasformazione diventa il cuore pulsante della storia, dove ogni personaggio affronta il destino con il proprio bagaglio di illusioni e disillusioni.
Note positive
- Narrazione originale che rielabora il western con un tocco sociale e umano
- Regia incisiva che bilancia realismo e mito
- Protagonista femminile forte, ben integrata nel racconto senza artifici ideologici
Note negative
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