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The Boy Behind the Door
Titolo originale: The Boy Behind the Door
Anno: 2020
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Horror
Casa di produzione: Kinogo Pictures, Whitewater Films
Distribuzione: –
Durata: 1h 28m
Regia: David Charbonier, Justin Powell
Sceneggiatura: David Charbonier, Justin Powell
Fotografia: Julián Estrada
Montaggio: Stephen Boyer
Musiche: Anton Sanko
Attori: Lonnie Chavis, Ezra Dewey, Kristin Bauer van Straten
I debuttanti Justin Powell e David Charbonier, dopo qualche cortometraggio, realizzano un lungometraggio prettamente di genere come The Boy Behind the Door che vede nelle vesti di protagonisti due giovanissimi attori come Lonnie Chavis (colui che in This Is Us veste i panni del giovane Randall) ed Ezra Dewey, che è stato richiamato dai due registi per la loro seconda pellicola dal titolo The Djinn (2021). L’anteprima della loro opera prima si è tenuta il 27 settembre 2020 al Fantastic Feast mentre a Luglio 2021 è stata rilasciato sul servizio streaming premium Shudder di AMC Networks (al momento non disponibile in Italia), che è una piattaforma d’intrattenimento di genere horror, thriller e soprannaturale.
Siamo entusiasti di collaborare con Shudder, la voce principale nello spazio horror, per l’uscita di The Boy Behind the Door. Non capita tutti i giorni di vedere storie incentrate su protagonisti così forti e diversificati, rese magistralmente attraverso le interpretazioni magistrali di Lonnie ed Ezra che risultano oneste e autentiche. Speriamo che il pubblico di tutto il mondo si divertirà tanto a guardare il film quanto a noi nel realizzarlo.
Justin Powell e David Charbonier
Nel territorio italiano per vedere The Boy Behind the Door si è dovuto attendere Novembre 2021, dove è stato reso disponibile all’interno del Ravenna Nightmare Film Festival dove ha partecipato in concorso nella sezione lungometraggi.
Trama di The Boy Behind the Door
Due amici per la pelle, il dodicenne Bobby (Lonnie Chavis) e il coetaneo Kevin (Ezra Dewey), che vivono una vita spensierata nel sogno della California, si trovano davanti a una nottata terribile e inquietante quando, senza nessun motivo apparente, vengono rapiti da un misterioso individuo. Se Kevin viene preso e rinchiuso all’interno di una stanza, Bobby viene lasciato a morire all’interno del bagagliaio di una macchina, ma solo la sua testardaggine e forza vitale lo porta a slegarsi e a uscire dal veicolo, fino a camminare nei corridoi bugli e inquietanti della stanza per salvare il suo amico, nella speranza di passare inosservato dall’oscuro aggressore. Quali saranno i suoi intenti? Bobby riuscirà a salvare l’amico del cuore o morirà provandoci?

Recensione di The Boy Behind the Door
Un 1h 28m di estrema inquietudine e suspense, ecco cosa è The Boy Behind the Door un viaggio notturno pieno di tensione, il tutto narrato attraverso il punto di vista di due bambini, chi dopo essere stati rapiti devono combattere con tutte le loro forze per riconquistare la libertà e il loro futuro. Elemento innovativo della pellicola è proprio questa scelta stilistica in sceneggiatura, dove non si richiama mai l’elemento dei genitori, tanto che questi non vengono mai citati e tirati in causa nemmeno dai loro stessi figli, ma tutto ciò che avviene è frutto della loro logica e forza interiore che li porta a compiere azioni terrificanti per sopravvivere. Il protagonista indiscusso è Bobby, è lui che dà inizio al gioco su cui si basa il film: una lunga caccia alla preda, dove “i cattivi” devono catturare il fuggitivo Bobby, che in tutti i modi a lui possibili cercherà di rendere la vita difficile al cacciatore. Il protagonista si dimostra spesso e volentieri abile nel nascondersi e nel difendersi ma nonostante ciò, in alcuni momenti narrativi, compie delle scelte piuttosto discutibili e che complicano evidentemente le sue possibilità di salvezza e di fuga dal luogo dei crimini e delle torture, ma se ciò poteva stonare all’interno di uno slasher portando lo spettatore ha domandarsi: “Ma perché?” oppure “Non ha senso” ecco che in The Boy Behind the Door, ogni scelta errata ottiene una sua comprensione per la natura infantile di Bobby che alla fine non è altro che un bambino che si ritrova catapultato in una vicenda più grande di lui e in cui deve obbligatoriamente comportarsi da adulto per uscirne indenne. Non a caso il tema su cui ruota l’intera storia è la perdita dell’innocenza, difatti il personaggio interpretato da Lonnie Chavis, è puro ma proprio nell’arco della storia per vivere deve abbandonare questa purezza e abbracciare il demone dentro di lui, così il bambino diventerà nel giro di una notte, adulto perdendo tutta quell’innocenza che aveva avuto a inizio pellicola. Se però possiamo accettare alcune situazioni poiché siamo dinanzi ad un comportamento da bambino e quindi infantile a tratti, c’è un evento che appare assolutamente irrealistico, in altre parole: in una scena Bobby cerca di pulire un pavimento pieno di sangue per nascondere la morte di un individuo dalla casa, ma come fa a eliminare ogni goccia del liquido viscoso in poco più di un minuto? In secondo, come mai il vero aggressore non si rende minimamente conto che il suo “complice” è deceduto?

Eliminando questi due errori, che potevano essere evitabili, l’opera prima dei due registi Justin Powell e David Charbonier appare riuscita, soprattutto dal punto di vista registico sia riguardo alla scelta delle inquadrature sia a quella del cast in cui i due giovanissimi protagonisti donano allo spettatore un’incredibile performance, dimostrando tutto il talento attoriale di questi due piccoli attori di cui, molto probabilmente, sentiremo parlare in futuro. Anche la sceneggiatura, che sfrutta al minimo la componente dialogica, appare ben costruita soprattutto attraverso il colpo di scena riguardante al killer che appare ben costruito. Noi spettatori non vediamo per lungo tratto il volto di chi ha rapito i bambini, ma i co-registi creano una scena di grande scrittura e fattura cinefila per mostrarsi il personaggio nella sua struttura fisica e facciale, creando un ottimo colpo di scena che dona alla storia un senso d’innovazione del genere slasher – horror. Interessante è anche la parte razziale presente all’interno del lungometraggio, dove Bobby non è catturato per essere utilizzato o rivenduto ad altri uomini ma esclusivamente per morire subito, in fondo, come dichiarerà il killer, in pochi sono interessati a un bambino di colore. Altro elemento curioso sono le varie citazioni del cult movie di genere come Shining richiamato esclusivamente dal secondo atto della storia e nel finale attraverso gli elementi: l’uso di un’ascia, la porta che viene spaccata, l’inizio del film con la macchina che è vista dall’alto (seppur brevemente) e alcuni monologhi in cui il cattivo di questa pellicola ricorda in maniera chiara le scene cult in cui Jack Nicholson, nell’ultimo atto, mostrava tutta la follia del suo personaggio Jack Torrance.
Note positive
- Il punto di vista del film
Note negative
- Alcuni piccoli buchi di trama