The Greatest Showman (2017): distinzioni sociali a suon di musica

Condividi su

The greatest showman

Titolo originale: The greatest showman

Anno: 2017 

Paese: Stati Uniti d’America 

Genere: musicale, biografico

Produzione: Laurence Mark, Peter Chernin, Jenno Topping, Neal H. Moritz

Distribuzione: 20th Century Fox 

Durata: 104 minuti 

Regia: Michael Gracey 

Sceneggiatura: Jenny Bicks, Bill Condon 

Fotografia: Seamus McGarvey

Montaggio: Tom Cross, Robert Duffy, Joe HutshingMichael McCuskerJon Poll, Spencer Susser

Musiche: John Debney (colonna sonora), Benj Pasek, Justin Paul (canzoni)

Attori: Hugh Jackman, Zac Efron, Michelle WIlliams, Rebecca Ferguson, Zendaya

Trailer italiano di The greatest showman

Trama di The greatest showman

Ci troviamo nell’800, Phineas è un ragazzino, figlio di un sarto che lavora per la ricca famiglia Hallet; stringerà una forte amicizia con la figlia nonostante i genitori di quest’ultima tentano in tutti i modi di dividerli per via della differenza di ricchezza. Nonostante ciò i due rimarranno in contatto fino all’età adulta, si innamoreranno e fuggiranno insieme a New York dove avranno due figlie e condurranno una vita umile. Tutto cambierà quando Phineas perderà il lavoro e deciderà di aprire un circo circense, tra critiche positive e disprezzamenti da parte degli abitanti bigotti del posto.

Recensione di The greatest showman

Che succederebbe se unissimo “American Horror Story: Freak Show” e “Glee“? Michael Gracey, al suo debutto come regista, dirige il mix perfetto con un illustre cast in un musical a tinte drammatiche ritmico e sprizzante che combatte le discriminazioni a suon di musica. Sin dal primo fotogramma si ha modo di udire una colonna sonora sensazionale; le canzoni sono potenti e vivaci, dopo La La Land Benj Pasek e Justin Paul ci regalano testi appassionati che si sposano a meraviglia con lo stile pop del film, stile che porta lo spettatore a sentirsi parte di quello spettacolo. L’ottima scenografia e i costumi curati rendono il film un tripudio colorato di emozioni, un inno alla libertà e alla felicità, felicità che si ottiene con l’auto accettazione e con la noncuranza del giudizio altrui; ci viene offerta una molteplice visione della discriminazione, da quella che caratterizza il ceto sociale a quella razzista fino a quella fisica.

Una menzione speciale va alla scelta degli autori per aver scelto come filo conduttore della sceneggiatura quella dei “freaks”, un’ardua tematica che si può accomunare in qualche modo all’odierno bodyshaming, sotto questo punto di vista vediamo come il film pone gli allora considerati “fenomeni da baraccone” come una figura eroica, la quale in un primo momento di avversità riesce poi ad accettare il proprio essere formando così una perfetta parabola formativa, svincolandosi da ogni standard fisico; altra nota importante è il raggiungimento del loro percorso grazie alla solidarietà e all’empatia del protagonista, simboleggiando così quanto siano essenziali determinati atteggiamenti per il bene della collettività sociale, nonostante possano sembrare spesso superficiali.

Cast del film

Il cast è impeccabile, gli attori sono legati da un’invisibile sintonia palpabile sin dall’inizio ed è ciò che consente la connessione diretta con lo spettatore; un plauso ad Hugh Jackman e a Zac Efron i quali hanno contribuito a sdoganare il convenzionale personaggio maschile. I personaggi sono retti da un’ottima interpretazione e da una solida sceneggiatura, malgrado quello di Zendaya risulti sufficientemente commerciale ai fini della trama, altresì la storyline amorosa costruita con Philip (Zac), a tratti decontestualizzata e romanzata; nonostante ciò l’intera magia dello spettacolo riesce a rendere il tutto toccante oscurando ogni piccola lacuna.

Tom Cross (Whiplash, Joy) monta un buon montaggio che garantisce il coinvolgimento e il ritmo della pellicola, riuscendo a non far mai distaccare lo sguardo e ad appassionare tutti, persino ai non cultori del musical, come è riuscito a dimostrare egregiamente in “La La Land”.

Frame raffigurante Zac Efron e Hugh Jackman

Bicks e Condon scelgono dunque la strada del musical per affrontare tematiche e contesti sociali che ancora colpiscono la nostra società; per arrivare al cuore e alla coscienza dello spettatore non sfruttano la storia né tanto meno il politically correct bensì si servono dell’allegria e della musica, spesso l’unico faro luminoso di speranza che si ha per combattere soprusi e ingiustizie.

Il film si adagia senz’altro su scelte commerciali per via del target a cui è rivolto (l’uscita in sala durante il periodo natalizio lascia difatti intendere l’obiettivo della produzione); il prodotto tuttavia funziona, revisiona un genere principalmente visto come semplice intrattenimento diventando più di un semplice musical, un musical dai contenuti innovativi che non perde mai un colpo e si fa posto tra i grandi cult del genere, un prodotto che vuole partire dai più giovani e infondere in loro una morale nel modo più accessibile possibile senza escludere la visione a occhi tradizionalisti, facendo breccia nel cuore di tutti. Soprattutto in un contesto sociale attuale crudo e spesso cupo si sentiva la mancanza di un prodotto allegro e spensierato, lanciando un lume di ottimismo senza alcun modo trascurando la sua licenza poetica.

Note positive:

  • Colonna sonora
  • Scenografia e costumi
  • Montaggio
  • Recitazione

Note negative:

  • Piccola lacuna delle sceneggiatura per quanto riguarda determinati personaggi

Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.