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The Green Inferno
Anno: 2013
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Horror
Casa di produzione: Worldview Entertainment
Prodotto da: Eli Roth, Nicolàs Lòpez
Durata: 1 hr 40 min (100 min)
Regia: Eli Roth
Sceneggiatura: Eli Roth, Guillermo Amoedo
Montaggio: Ernesto Dìaz Espinoza
Musiche: Manuel Riveiro
Attori: Lorenza Izzo, Ariel Levi, Aaron Burns, Sky Ferreira, Richard Burghi
RECENSIONE DI THE GREEN INFERNO
Amico e pupillo di Quentin Tarantino, lo statunitense Eli Roth è un nome abbastanza di punta tra i volti della nuova generazione di registi horror americani. Sebbene la sua filmografia non vanti certo capolavori in grado di segnare la storia del genere, film come Cabin Fever e i due Hostel sono stati titoli che hanno riportato l’horror commerciale a una dimensione più violenta e meno patinata rispetto a quanto era avvenuto fino ai tardi anni Novanta.
Le ambizioni di The Green Inferno sono elevate, forse le più alte (al momento, si intende) nella carriera del regista. Il film si presenta come un omaggio per nulla velato al sottogenere cannibal movie, di gran successo tra gli anni Settanta e Ottanta in Italia, e ai suoi numi tutelari, ovvero Ruggero Deodato e Umberto Lenzi. A giustificare il gioco al massacro in un ambiente selvaggio intervengono pure un sottotesto ambientalista e l’idea di una gioventù scansafatiche che abbraccia determinate cause più per noia che per convinzione, ma l’impressione finale è quella di grandissima occasione mancata.
TRAMA DI THE GREEN INFERNO
Justine (Lorenza Izzo) è un’annoiata studentessa di New York che decide di unirsi a un gruppo di attivisti universitari per recarsi in Perù e protestare contro l’incedere della deforestazione della giungla amazzonica. L’azione dei ragazzi ha buon successo, ma nel viaggio di ritorno il loro aereo ha un guasto e precipita nel bel mezzo dell’inferno verde.
Ferito e confuso, il gruppo verrà catturato da una tribù di indigeni cannibali che li sottoporranno di lì a poco a una lunga serie di torture e sacrifici rituali.
La tribù cannibale in The Green Inferno Lorenza Izzo in The Green Inferno
ANALISI DI THE GREEN INFERNO
Anche senza tener conto del paragone con caposcuola del filone come Cannibal Holocaust e Cannibal Ferox, The Green Inferno è la definizione di film “timido”, che non vuole impegnarsi davvero. Dopo una quarantina di minuti noiosa ma tutto sommato innocua che introduce gli sciatti personaggi, il film peggiora progressivamente mano a mano che la vicenda entra nel vivo, ed è proprio all’apparire dei cannibali che ci si rende conto di quanto la sceneggiatura di Roth e Guillermo Amoedo faccia acqua da tutte le parti. Non solo i personaggi sono così costruiti male da rendere le loro reazioni all’orrore totalmente insensate, ma anche tutti quei discorsi sulla violenza dell’uomo nei confronti della natura, su cui era costruita la prima metà del film, suonano assolutamente blandi e inutili per quanto superficiali.
Negli anni del suo (scandaloso) successo, ogni buon cannibal movie colpiva per l’accostamento tra la follia distruttiva dell’uomo “civilizzato” e la legge di natura degli indigeni, e con il taglio documentaristico della regia riuscivano a cogliere l’anima di una giungla dai colori smeraldo incantevole e insieme crudele e pericolosissima. In The Green Inferno, che pretende di rilanciare il filone aggiornandolo al gusto moderno, manca tutto questo, ed è questa la sua pecca più bestiale. Roth appiattisce la rappresentazione della foresta amazzonica a un’estetica da cartolina liquidata con una manciata di panoramiche e inquadrature dall’alto, e realizza probabilmente il suo lungometraggio più esangue in assoluto. Sia chiaro, nemmeno i due Hostel sono così truculenti e insopportabili come spesso si decanta, ma non è assolutamente accettabile che in un film del genere la violenza e lo splatter (con tutto il loro messaggio intrinseco) siano messi in scena in modo così svogliato e poco sconvolgente.
D’altronde come potrebbe mai colpire allo stomaco un film in cui un clan di cannibali si intrippa dopo aver divorato un malcapitato che aveva assunto marijuana?
NOTE POSITIVE
- Buona la fotografia.
- Abbastanza brava Lorenza Izzo nei panni della protagonista.
NOTE NEGATIVE
- Prima ora noiosa; seconda parte incentrata sui cannibali priva di forza.
- Troppo poco violento per colpire lo spettatore, troppo piatto visivamente per affascinare con la rappresentazione della giungla.
- Costruzione dei personaggi blanda e irreale.
- Presenza di scene inutilmente umoristiche.