The Hateful Eight (2015): non fidatevi di nessuno

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The Hateful Eight locandina film

The Hateful Eight

Titolo originale: The Hateful Eight

Anno: 2015

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Western

Casa di produzione: Shiny Penny, FilmColony

Distribuzione italiana: 01 Distribution

Durata 3h 07m

Regia Quentin Tarantino

Sceneggiatura Quentin Tarantino

Fotografia: Robert Richardson

Montaggio: Fred Raskin

Musiche Ennio Morricone

Attori: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, James Parks, Channing Tatum, Dana Gourrier, Zoë Bell

Trailer di The Hateful Eight

Informazioni sul film e dove vederlo

The Hateful Eight è interpretato anche da Channing Tatum, James Parks, Dana Gourrier, Zoë Bell, Gene Jones, Keith Jefferson, Lee Horsley, Craig Stark e Belinda Owino. Scritto e diretto da Quentin Tarantino, il film è prodotto da Richard N. Gladstein, Stacey Sher e Shannon McIntosh.  Harvey Weinstein, Bob Weinstein e Georgia Kacandes sono i produttori esecutivi, Coco Francini e William Paul Clark i produttori associati.

Trama di The Hateful Eight

Qualche anno dopo la Guerra civile, una diligenza corre attraverso il Wyoming innevato.  I passeggeri, il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) e la donna che ha catturato, Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), sono diretti verso la città di Red Rock dove Ruth, chiamato da quelle parti “Il Boia”, consegnerà Domergue nelle mani della giustizia.  Lungo la strada incontrano due sconosciuti: il maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), un ex soldato nero dell’Unione diventato uno spietato cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins), un rinnegato del Sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città.

A causa di una bufera di neve, Ruth, Domergue, Warren e Mannix cercano rifugio nell’emporio di Minnie, una stazione di posta per le diligenze tra le montagne. Quando arrivano, non trovano la proprietaria, ma quattro facce sconosciute. Bob (Demian Bichir) che si occupa del rifugio mentre Minnie è in visita alla madre; Oswaldo Mobray (Tim Roth), il Boia di Red Rock; il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il Generale confederato Sanford Smithers (Bruce Dern). Mentre infuria la tempesta, i nostri otto viaggiatori scopriranno che forse nessuno di loro riuscirà mai ad arrivare a Red Rock…

Fotogramma di The Hateful Eight
Fotogramma di The Hateful Eight

Recensione di The Hateful Eight

“Il Boia” si imbatte, nel suo tragitto in carovana, nel Maggiore Marquis Warren e in Chris Mannix, il quale afferma d’essere il nuovo sceriffo della città. John deve fidarsi, riponendo fede nelle loro parole oppure deve lasciarli in balia di una tormenta di neve, ovvero a una morte certa? Malvolentieri si fiderà, benché teme che quei due siano in combutta per catturare la sua preda e intascarsi i suoi 10.000 dollari di taglia. Arrivati all’emporio di Minnie trovano altri viaggiatori e appena giunti, le menti e gli occhi di John e Marquis, sono già pronti a investigare.

Il Maggiore Marquis, unico nero della combriccola, sente odore di bruciato fin dal primo momento. Lui chiede a uno ” Dov’è Minnie?” e la risposta non gli piacerà. L’uomo affermerà che è andata a Nord dalla Madre… Ciò non farà altro che insospettire il Maggiore perché lui sa che Minnie non lascerebbe mai il suo negozio nelle mani di qualcun altro. In tutto ciò “Il Boia” decide di non fidarsi di quegli individui che si trovano all’emporio, crede che qualcuno di loro menta e che sia in combutta con la sua criminale Daisy. Fidarsi o non fidarsi: questo è il dilemma. Abbassare le difese o rimanere armati fino ai denti in attesa che accada qualcosa?

Non un avvertimento, non una domanda. Una pallottola

The Hateful Eight

Il sangue scorre fluido sul pavimento. Uomini violenti sono riuniti all’emporio di Minnie in attesa che la furibonda tormenta di neve cessi definitivamente. Tutti loro desiderano andare a Red Rock.

Il più desideroso di giungere a Red Rock è indubbiamente il crudele John Ruth conosciuto al mondo come il fantomatico ” Boia”. E’ un cacciatore di taglie ed il suo unico scopo  è quello di incassare un bel po di banconote consegnando alla forca la delinquente Daisy Domergue. Durante l’intero svolgere degli eventi la mia mente si chiede: cosa avrà mai fatto Daisy per meritare la morte? Domanda che troverà risposta solo alla fine dell’opera cinematografica.

Quindi la porti a Red Rock dove la impiccheranno?”

“Esatto”

“Resterai lì a vedere?”

“Oh, puoi scommetterci. Voglio sentire il suo collo che si spezza con le mie orecchie. Non aspetti mai a vede quando li impiccano?”

” I miei non vengono mai impiccati, perchè non arrivano mai vivi […] Trasportare uomini disperati e un buon modo per farsi ammazzare”

The Hateful Eight

Tutti gli eventi vengono preparati fini dall’inizio della trama… se uno ascolta attentamente i dialoghi e ogni singola parola pronunciata dai personaggi si fa comprendere immediatamente che nulla andrà liscio. Tarantino è abilissimo nel creare fin dalle prime immagini una ottima suspense, un climax nero in cui tutto può succedere da un momento all’altro. Nulla è lasciato al caso ma tutto viene creato lentamente fino ad arrivare al suo culmine, all’esplosione finale (un vulcano di sangue)

L’ultima opera  di Quentin Tarantino “The Hateful Eight”, sempre ambientata in un mondo criminale, pone l’accento sulla Fiducia, fiducia semi cieca verso lo sconosciuto che si incontra lungo la strada per la cittadina.

Tarantino, lungo la sua carriera da cineasta, spostandosi dal mondo dei gangster a quello di guerra ed ora al western, riesce sempre a mantenere intatto il suo stile sia nella scrittura della sceneggiatura – con i suoi classici lunghi dialoghi sporchi, con la divisione della storia in capitoli e soprattutto con la creazione di personaggi maledetti-  sia nel mondo di riprendere con il suo classico mexican standoff o i lunghi piani sequenza. Tanto di cappello anche agli attori, che si dimostrano eccezionali, toccando un livello altissimo di recitazione riuscendo a entrare a pieno regime nei panni dei loro crudi e volgari personaggi, i quali sono descritti in ogni minimo dettaglio dalle riprese e dal copione di Quentin Tarantino.

Fotogramma di The Hateful Eight
Fotogramma di The Hateful Eight

The Heiteful Eight (2015), come del resto Django Unchained (2012), sono in se per se dei western sotto tutti gli aspetti ma non possiamo assolutamente dire che sono dei veri e puri western: non vediamo mai e poi mai dei veri e classici cowboy o sceriffi senza macchia o peccato, anzi siamo invasi da delinquenti, truffatori e cacciatori di taglie, i quali – molto spesso – sono più malvagi dei cattivi a cui danno la caccia.

L’intelligenza del maestro Tarantino è stata quella di creare un opera in cui ogni singolo personaggio è fondamentale. Tutti possono essere a loro volta dei protagonisti e lo spettatore mai e poi mai sa chi sta affermando la verità e chi una bugia. Tutti i personaggi sono visti inizialmente in maniera positiva per poi essere considerati dei mostri veri e propri e poi magari noi spettatori li rivediamo come degli uomini onesti, ciò accade al Maggiore Marquis: prima è il buono poi diventa il malvagio per eccellenza e infine diventa il giusto giustiziere e uomo onesto. Insomma un evoluzione non da poco nell’arco di mezza giornata. 

In The Heiteful Eight si può ben dire che il mondo dei gangster – almeno nella creazione dei personaggi – è entrato prepotentemente dentro questo atipico Western, in cui non ci vede neppure l’ombra di un pelle rossa.

In Django Unchained lo spettatore e il regista salvano almeno uno o due personaggi, qui tutti vengono messi dentro una totale carneficina dove nessuno, sia dal punto di vista morale e fisico, si salva. Nessuno, escluso forse lo sceriffo, è il buono ma tutti – inseguendo i propri scopi – sono disposti a fare qualsiasi delitto siano costretti a compiere pur di salvarsi la pelle. Appena sentono odore di truffa loro sparano!  Tarantino in questa sua ottava fatica mette tutta la violenza e brutalità possibile, senza che questa risulti esagerata e ingiusta poiché anche lo spettatore sa che tutti  si meritano di crepare miserabilmente.

In conclusione

Note positive:

  • Prove attoriali
  • 2h e 47 minuti d’intero interesse. Il film scorre velocemente e ti cattura. I lunghi dialoghi sono privi di vera e proprio azione ma ti immergono in un contesto da cui non possiamo non entrare. Noi siamo sulla carrozza del “Boia” e dopo siamo nella locanda, in cui la tensione è percepibile nell’aria  fin dai primi momenti.
  • Il modo di ripresa, la fotografia e la musica di Ennio Morricone sono entusiasmanti. La musica iniziale dell’opera ti permette d’entrare pienamente nel mondo western
  • La scena finale è un capolavoro del macabro. Il sangue scorre ed invade ogni frammento della stanza e dei corpi. Il finale mostra una scena destinata ad entrare e rimanere per molto tempo nella mente dello spettatore
  • La divisione in capitoli della storia è funzionale e non semplice estetica.
  • Interessante è aver mostrato – quasi alla fine – ciò che era accaduto nel locale di Minnie prima della venuta di John e del suo gruppo.
  • Interessante è notare come Tarantino riesca sempre a creare storie crude e brutali con l’uso di un linguaggio considerabile come “Humor” nero
  • Il finale rimane aperto. I banditi avranno detto la verità oppure hanno mentito fino alla morte. Il pubblico può dividersi.

Note negative

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3 commenti

  1. Del tutto in disaccordo con questa analisi….Fra i film di Tarantino è sicuramente il peggiore e segna un nettissimo passo indietro nella sua cinematografia: direi un film che qualcuno cui piace Tarantino (come piace a me) non dovrebbe vedere.

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