The Northman (2022): dubbio amletico tra destino e vendetta

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Dal visionario sceneggiatore e regista Robert Eggers arriva un nuovo racconto epico che mescola Shakespeare con le antiche saghe nordiche. Il film vede anche il regista americano collaborare nuovamente con Anya Taylor-Joy e Willem Dafoe, protagonisti dei suoi pluripremiati film The Witch and The Lighthouse, e con il direttore della fotografia Jarin Blaschke. Il film sarà in sala dal 21 aprile e sarà distribuito da Universal Pictures.

Trama di The Northman

Il giovane principe Amleth sta per diventare un uomo quando il padre viene brutalmente assassinato da suo zio. Fuggendo dal regno insulare in barca, il ragazzo giura vendetta. Due decenni dopo, Amleth è un berserker vichingo che fa irruzione nei villaggi slavi, dove una veggente gli ricorda il suo voto: vendicare suo padre, salvare sua madre, uccidere suo zio. Viaggiando su una nave di schiavi verso l’Islanda, Amleth si infiltra nella fattoria di suo zio con l’aiuto di Olga, una donna slava ridotta in schiavitù, e si propone di onorare il suo voto di vendetta.

Il regista Robert Eggers sul set di The Northman. Credit: Aidan Monaghan©2022

Recensione di The Northman

Terzo film dell’enfant prodige Robert Eggers, che con i suoi primi lavori The Witch e The Lighthouse ha scalato rapidamente l’olimpo ultra selettivo del genere horror, The Northman non è il classico film sui vichinghi. Complice una serrata campagna di marketing, un budget stratosferico e l’impronta da kolossal, saranno in molti ad arrivare in sala con l’aspettativa di vedere due ore di combattimenti tra uomini scolpiti come pietre. Se non fosse che dietro a questo film c’è proprio lui, lo stesso che ha rifiutato i dogmi del cinema commerciale facendo scuola tra le nuove generazioni. Robert Eggers anche in questo caso ribalta le regole mainstream e analizza una cultura come quella vichinga attraverso una lente più umana e verosimile. Quest’ultimo, inoltre, era abbastanza preoccupato dalle associazioni che derivano dalla realizzazione di un film vichingo:

 Inizialmente non ero interessato ai vichinghi. Lo stereotipo machista e l’appropriazione indebita da parte della destra della cultura vichinga non mi ha mai fatto entusiasmare per loro. Ma ho fatto un viaggio in Islanda e i paesaggi erano così incredibilmente potenti e stimolanti che mi hanno fatto venire voglia di raccogliere le saghe islandesi, e grazie a questo ho iniziato a interessarmi alla cultura vichinga.

Affermazione di Robert Eggers

Partiamo quindi col dire che The Northman è un film per tutti, fan del genere o meno, e sicuramente il più accessibile della breve filmografia del regista. La storia di partenza è molto semplice, un classico della narrativa di genere volutamente ispirato all’Amleto di Shakespeare, trasposto a sua volta dalla mitologia nordica. Tuttavia elevato dalla messa in scena e dall’approfondimento narrativo non solo di Eggers ma anche del poeta islandese Sjón, che per il cinema ha già collaborato alla sceneggiatura di Lamb. La storia infatti prende da più leggende nordiche ma rimane fedele a quel dubbio amletico, tra essere o non essere, tra vendetta e destino. 

The Northman recensione
The Northman (2022) ©2022 Focus Features

Amleto e lo smarrimento dell’uomo contemporaneo

Siamo nell’Anno Mille, il nobile Re Aurvandil torna a casa con seguito di prigionieri dopo l’ennesima razzia, e non fa in tempo a ricongiungersi con la moglie e il piccolo erede Amleth che viene crudelmente assassinato dal fratello Fjölnir. Amleth fugge sconvolto, cresce all’interno di un’altra tribù e diventa un giovane uomo uguale a coloro da cui è fuggito tanti anni prima. Ossia una belva assassina spinta da una rabbia cieca. Questo è il punto di partenza, che simbolicamente culmina con un rito di passaggio. La figura archetipica di Amleto è ancora viva e integra. Amleth riflette l’ambiguità, l’introspezione, lo smarrimento dell’uomo contemporaneo impegnato a cercare l’essenza della vita, ma sempre più solo di fronte alla propria coscienza e alla propria ragione. Una vita violenta che viene scandita da incontri con sciamani e visioni mistiche che lo guidano per portare a compimento la sua vendetta.

Proprio quando subentra il Fato, la storia inizia ad abbracciare contorni più psicoanalitici, di stampo freudiano soprattutto nel rapporto materno, svelando ancora una volta la stretta connessione con la tragedia shakesperiana e quella dell’antica Grecia. I nostri protagonisti sono persone infatti “destinate”, cioè con un destino già segnato. Tutto è estremo e la messa in scena diventa una cerimonia di tipo religioso con forti valenze sociali: questo mette in luce i disagi della società e delle persone che la abitano. Ritroviamo noi stessi tra stoicismo e nichilismo, tra la scelta di morire e l’impegno di vivere, tra l’attrazione per l’ignoto e il pensiero che la morte non costituisce la fine, ma anzi l’inizio di un nuovo tormento. Ai nostri occhi Amleth non è un folle, così come non lo era Amleto per Shakespeare. Esso infatti incarna una profonda saggezza che indaga la più drammatica delle riflessioni: essere o non essere? 

The Northman recensione
The Northman (2022) ©2022 Focus Features

Conclusioni e aspetti tecnici

L’impronta stessa della recitazione è teatrale, dove troviamo dialoghi urlati e scomposti, con dei primi piani dei personaggi ripetuti più volte per rimarcare la loro psicologia. Amleth si innamora di Olga (Anya Taylor-Joy), colei che di fatto diverrà sua complice nel processo di vendetta. Un processo che divide la storia in due linee parallele, ma che comunque non rompe la troppa linearità del racconto. Ma così come nella tragedia classica, più si va avanti nel film più vengono in mostra le dualità. La vendetta non è sufficiente a restaurare la giustizia, perché non potrà restituire ad Amleth ciò che cerca di più: il padre, il mondo perduto e la pace.

In questo troviamo una sceneggiatura incredibilmente lineare, che non rompe i margini e non osa più di quanto avrebbe potuto. Ancor più se guardiamo la precisione con cui Eggers ha voluto mettere in scena la mitologia norrena. The Northman però, non si basa solo e unicamente su questa eccessiva precisione drammaturgica. Il film ha il pregio di non romanticizzare la violenza, raccontando l’orrore da entrambe le parti. Non esistono vittime o carnefici, ma un conflitto perpetuo e sanguinario. L’interesse del film infatti è rievocare il mito e i suoi archetipi, e tradurlo in un medium contemporaneo di livello. Ed è proprio il pregio del film: la fotografia desaturata in pellicola 35mm di Jarin Blaschke, il montaggio e i movimenti di macchina lisergici.

The Northman recensione
The Northman (2022) ©2022 Focus Features

L’uso della scenografia conferma nuovamente la capacità del regista di manipolare lo spazio, facendo ampio uso delle scene, dal primo piano alle azioni compiute sullo sfondo. Ottima la colonna sonora del duo elettronico Robin Carolan e Sebastian Gainsborough, che anche se provenienti da un background completamente diverso, hanno utilizzato strumenti tradizionali per costruire un suono ricercato e adatto al racconto. In conclusione, l’impegno nel mantenere l’accuratezza del periodo storico e le sue influenze rimarca di realismo il film, con la stessa dedizione da parte del cast, che offre prestazioni solide e di livello. Sebbene sia uno dei più accessibili della filmografia del regista, The Northman non sacrifica mai la visione per la mera spettacolarizzazione. Eggers riesce a portare il pubblico indietro di mille anni confermandosi uno dei registi più eccentrici e ricercati dell’intera Hollywood.

Note positive

  • L’uso del linguaggio cinematografico
  • Interpretazioni attoriali di livello
  • L’accuratezza con cui viene raccontata la cultura vichinga

Note negative

  • Eccessiva linearità drammaturgica
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Un commento

  1. Senza dubbio un progetto ambizioso, fuori dalla linea confortevole di produzione alla quale Eggers era abituato. Ma il compromesso per me è riuscito, le dimensioni del reale del fantastico combaciano a meraviglia. Le figure femminili sono a livello di trama l’aspetto con più mordente, come la mitologia norrena vuole.

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