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The Other Side
Titolo originale: Andra Sidan
Anno: 2020
Nazione: Svezia
Genere: Horror
Casa di Produzione: Breidablick Film AB
Distribuzione italiana: BIM Distribuzione
Regista: Tord Danielsson, Oskar Mellander
Sceneggiatura: Tord Danielsson, Oskar Mellander
Fotografia: Henrik Johansson
Montaggio: Joakim Tessert-Ekström
Musica: Jonas Wikstrand
Attori: Dilan Gwyn, Linus Wahlgren, Troy James, Jakob Fahlstedt, Janna Granström
Tratto da una inquietante storia vera, arriva, il 9 giugno 2021, in Italia l’horror campione d’incassi in Svezia, grazie a Bim Distribution. Il film vede alla regia la coppia Oskar Mellander, Tord Danielsson.
Un paio di anni fa abbiamo conosciuto una famiglia che sosteneva di aver vissuto qualcosa di molto spaventoso e inspiegabile nel 2014. La famiglia sostiene che un demone ha cercato di catturare il loro bambino. Tutto è iniziato con il loro trasferimento in una nuova casa. Il demone ha fatto in modo che la madre della famiglia fosse accusata dal marito di essere responsabile di alcune ferite riportate dal loro bambino, ma quando il marito ha vissuto situazioni che non potevano essere spiegate, è arrivato a credere che “qualcosa” stesse perseguitando la sua famiglia. Questa famiglia desidera rimanere anonima.
Tord Danielsson
Trama del film
Shirin si è appena trasferita in una villa bifamiliare con il compagno Fredrik e il piccolo Lucas, figlio di Fredrik. Tutto sembra perfetto per iniziare una nuova vita insieme, ma ogni casa nasconde un segreto, che sia in soffitta o in cantina, gli incubi più inquietanti si nascondono nei posti più bui e spesso anche nelle zone d’ombra della nostra mente. E così, quando Fredrik parte per lavoro lasciando a casa suo figlio con la sua nuova mamma, accade qualcosa: strani rumori sembrano provenire dalla parte disabitata della villa. Chi si nasconde? Cosa c’è lì? E perché Lucas dice di aver trovato un amico nell’altra parte della casa?

Recensione del film
La casa è il “veicolo” verso il male. Questo sembra volerci dire il film horror svedese “The Other Side”. Un meccanismo, se vogliamo, già molto usato e per nulla originale in pellicole di questo genere. L’abitazione, infatti, da sempre ha la capacità di “trasformarsi” in un nucleo maligno, creando sfide che i nostri protagonisti devono affrontare. E’ questo il caso. La rinuncia a una vita in città caotica per “rifugiarsi” in campagna, non sapendo le conseguenze delle proprie scelte, rappresenta l’azione che porta alla reazione. La coppia di fidanzati in questa vicenda risponde a cliché già visti: lui è il “belloccio” di turno, a scapito della razionalità. Lei, invece, è la personalità fragile e incompresa. La differenza la si vede nel bambino (Lucas), la cui buona capacità interpretativa viene distrutta dall’essere lui l’obiettivo del mostro. Spesso, infatti, in questo tipo di vicende le figure dei più piccoli sembrano essere quelle più attratte dal maligno e, anche in questa situazione, non si fa nulla per cambiare questo aspetto.
I giochi di luce, con una netta prevalenza dei toni scuri, vogliono “incupire” lo spettatore e riescono, in alcune situazioni, a creare soggezione. Per creare l’effetto desiderato a esse vengono abbinate delle brevi musiche inquietanti, capaci di fare “drizzare” coloro che guardano e prepararli a dei “jump scares”, piazzati ogni tanto più per necessità che per utilità. I “mostri” di quest’opera, infatti, sono poco credibili e fin troppo finti da osservare per un esperto di cinema. Il loro modo di contorcersi e di usare le braccia per muoversi è somigliante, a tratti, a quello della protagonista de “L’Esorcista” ma la differenza più grande è che, all’epoca, visti i mezzi a disposizione, questo sarebbe stato un complimento ma nel 2021, invece, è più un insulto.

Risulta, in più, poco chiaro quale sia il reale antagonista della vicenda poiché ci si alterna tra la figura dell’ “uomo nero”, antica e per lo più fuori moda, e un bambino il cui passato sarebbe, in qualche modo, legato alla casa. È questo, per lo più, che delude lo spettatore: l’incapacità della storia d’intrigarlo e fargli capire quello che guarda. Il susseguirsi di situazioni paranormali, di sicuro, non aiuta visto che dopo anni ci si aspetterebbe di più di semplici “toc toc” sul muro. È anche in questo che si vede il fallimento: la scarsa creatività nella scrittura e la poca voglia d’impegnarsi. Quello che ne viene fuori è un bel pasticcio in cui alcune tematiche familiari (la morte della fidanzata di Fredrik) non vengono sfruttate nel modo giusto e alcune, invece, vengono a malapena accennate, impedendo allo spettatore di avere una prospettiva completa. La “voce” del mostro è la ciliegina sulla torta e rappresenta quello che non si deve mai fare in questo tipo di film, essendo usata per dire frasi senza alcun tipo di spessore e incapace d’incutere alcun tipo di paura.
In conclusione
La troppa fedeltà al genere impedisce a questo film horror di distinguersi e, in definitiva, lo fa diventare uno dei tanti.
Note positive
- Colonna sonora
Note negative
- Jump scares non efficaci
- Effetti speciali
- Sviluppo troppo lineare
- Senso di noia
- Mancata analisi della psiche dei personaggi