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The Raid 2: Berandal
Titolo originale: Serbuan maut 2: Berandal
Anno: 2014
Paese: Indonesia
Genere: Azione
Casa di produzione: Merantau Films, XYZ Films
Distribuzione italiana: Movies Inspired
Prodotto da: Ario Sagantoro, Nate Bolotin, Aram Tertzakian
Durata: 2 hr 30 min (150 min)
Regia: Gareth Evans
Sceneggiatura: Gareth Evans
Fotografia: Matt Flannery, Dimas Imam Subhono
Montaggio: Gareth Evans
Musiche: Aria Prayogi, Joseph Trapanese, Fajar Yuskelman
Attori: Iko Uwais, Arifin Putra, Oka Antara, Cecep Arif Rahman, C. Simbara, Yayan Ruhian, Ryuhei Matsuda, Kazuki Kitamura
Trama di The Raid 2: Berandal
A Jakarta, il poliziotto Rama (interpretato di nuovo dall’atletico Iko Uwais), sgominata una gang e attirata su di sé l’attenzione della mafia indonesiana, inizia a indagare sulla corruzione del dipartimento di polizia, ma per potersi infiltrare nella banda dell’ambizioso Uco (Arifin Putra) è costretto a cambiare identità e a passare un lungo periodo in carcere, lontano dagli affetti…

Recensione di The Raid 2: Berandal
Reduce dei consensi del suo The Raid: Redempton, Gareth Evans, regista gallese trapiantato in Indonesia, ne cavalca l’onda di successo per mettere in scena ancora una volta un grandioso spettacolo imperniato sul fascino dell’arte marziale del silat. A differenza del precedente capitolo, questa volta non c’è un palazzo pullulante di avanzi di galera da sconfiggere, ma un’intera rete criminale da disgregare dall’interno. Le novità di The Raid 2: Berandal, rispetto al primo capitolo, sono senza dubbio l’aumento esponenziale delle location e una trama decisamente più fitta e articolata, non esattamente lineare ma non priva di colpi di scena.
Malgrado l’ampio respiro della narrazione, i momenti di maggior interesse restano i combattimenti dall’altissimo tasso di realismo e violenza: ancor più che nel predecessore, in The Raid 2 le mazzate spaccano paurosamente le ossa, il sangue scorre a fiumi, le gomitate spappolano i bulbi oculari, gli oggetti più strani diventano fantasiose armi letali. Ancora una volta le armi da fuoco restano in secondo piano rispetto a pugni e armi bianche. Se si solleva drasticamente l’asticella della sospensione dell’incredulità, il divertimento è garantito e lascia il segno.
La regia di Evans è incredibilmente matura e consapevole, e sfrutta a dovere le variegate ambientazioni così come la bravura degli interpreti (prima atleti sopraffini che attori) per evitare meglio che può i virtuosismi di macchina, portando così alla realizzazione di incredibili sequenze d’azione allo stato d’arte, talmente potenti da far perdonare la caratterizzazione da fumetto dei violenti e amorali personaggi. Al contempo il regista sa anche quando valorizzare l’introspezione e il dialogo, che su due ore e mezza di durata occupano un minutaggio importante.

In conclusione
Insomma Barendal scavalca i già ottimi risultati di Redemption, si porta a un livello superiore e punta ancora più in alto nelle ambizioni, nella storia, nella spettacolarità, nella cattiveria e in tutti gli aspetti tecnici che rendono possibile la bellezza del cinema corporeo. Un portentoso, imponente e spavaldo capolavoro di genere destinato a influenzare chiunque voglia girare un action movie come si deve.
NOTE POSITIVE
- Regia
- Montaggio
- Coreografie dei combattimenti
NOTE NEGATIVE
- Richiede molta attenzione per seguire le numerose articolazioni narrative