
I contenuti dell'articolo:
The running man
Titolo originale: The Running Man
Anno: 2025
Nazione: Stati Uniti d’America, Regno Unito
Genere: thriller, azione, fantastico
Casa di produzione: Genre Films, Complete Fiction
Distribuzione italiana: Eagle Pictures
Durata: 2h 13m
Regia: Edgar Wright
Sceneggiatura: Edgar Wright, Michael Bacall
Fotografia: Chung-hoon Chung
Montaggio: Paul Machliss
Musiche: Steven Price
Attori: Glen Powell, William H. Macy, Lee Pace, Michael Cera, Emilia Jones, Daniel Ezra, Jayme Lawson, Colman Domingo, Josh Brolin
Trailer di “The running man”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Il 13 novembre 2025 arriva nelle sale italiane The Running Man, l’attesissimo progetto di Edgar Wright. Stavolta il regista britannico affronta una sfida ambiziosa: rileggere il romanzo di Stephen King, firmato da Richard Bachman, e restituirne la carica distopica con un linguaggio visivo più cupo e riflessivo.
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Trama di “The running man”
In una società distopica Ben Richards, interpretato da Glen Powell, , è un uomo comune che cerca in tutti i modi di sopravvivere. Licenziato dall’ultimo impiego, deve trovare un modo per salvare la figlia malata e far uscire la sua famiglia dall’indigenza; al limite della disperazione Richards è costretto ad accettare una proposta che metterà a rischio la sua totale esistenza e la sua vita partecipando a “The Running Man”, il reality show televisivo più seguito e letale del mondo.
Recensione di “The running man”
Il regista Edgar Wright, dopo Last Night in Soho con la sua vena ironica e meta cinematografica e l’irriverente Baby Driver, torna con un progetto ambizioso e nello stesso tempo rischioso, portare sullo schermo una nuova trasposizione de The Running Man, liberamente ispirata al romanzo di Stephen King. Il regista britannico rilegge il materiale con la sua cifra stilistica di eleganza visiva, cinica ironia e qualche esagerazione, ma anche con un tono e un’atmosfera più cupa e riflessiva, in linea con l’evoluzione distopica del nostro presente intriso di tecnologia e media. Se nel film originale del 1987 di Paul Michael Glaser l’ironia era la valvola di sfogo di un racconto d’azione, in questo remake il regista Edgar Wright punta sul risvolto socio politico, puntando sul fatto che la lotta di Ben Richards non è solo fisica, ma soprattutto morale.
Nel suo The Running Man, Wright sviluppa la narrazione con un ritmo serrato e un montaggio quasi sempre funzionale, dove l’azione si trasforma in una lotta politica. Al centro delle tematiche c’è una forte critica sociopolitica contro il voyerismo dello spettatore ormai assuefatto dalla spettacolarizzazione del dolore e dal bisogno disperato di averne sempre di più, in una società che vive in simbiosi con i giochi televisivi che trasformano la sopravvivenza in intrattenimento. La fotografia di Chung-hoon Chung gioca con toni freddi e toni caldi mescolati ricorda un’estetica da show contorto e macchinoso. A tratti, il film richiama suggestioni da titoli come Death Race o Gamer, dove i protagonisti sono costretti a rischiare tutto per una libertà agognata. La colonna sonora di Steven Price, è impattante e accompagna la storia amplificandone il senso di alienazione e di costante pericolo.
Glen Powell, magnetico e tormentato, dà corpo a Ben Richards, un uomo spinto a partecipare a un reality mortale per salvare la propria famiglia. Attorno a lui, un cast corale che include William H. Macy, Lee Pace e Colman Domingo, nei panni del presentatore, offre sfumature diverse della manipolazione televisiva. Ma è Josh Brolin, nei panni di Dan Killian, a incarnare con forza ambigua il volto della corruzione mediatica: salvatore e carnefice, burattinaio di un sistema che trasforma la vita in spettacolo.
In conclusione
Con The Running Man, il regista Edgar Wright porta sullo schermo uno dei suoi film più consapevoli e maturi, un thriller distopico dal ritmo serrato, con qualche scelta registica esagerata, ma che nel complesso funziona, soprattutto rappresenta una sorta di parabola sul prezzo dell’esposizione pubblica, dove la riconquista della dignità è più importante della corsa alla vittoria.
Un monito potente, che ci ricorda quanto sia sottile il confine tra libertà e spettacolo, tra intrattenimento e violenza.
Note positive
- Regia
- tematiche sociopolitiche
Note negative
- Qualche scelta registica fin troppo esagerata
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| Colonna sonora e sonoro |
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3.2
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