
I contenuti dell'articolo:
The Woman King
Titolo originale: The Woman King
Anno: 2022
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Storico
Casa di Produzione: Sony Pictures, Entertainment One, Jack Blue Productions, JuVee Productions, TriStar Productions, Welle Entertainment
Distribuzione: Warner Bros. Entertainment Italia
Durata: 135 minuti
Regia: Gina Prince-Bythewood
Sceneggiatura: Dana Stevens
Fotografia: Polly Morgan
Montaggio: Terilyn A. Shropshire
Musiche: Terence Blanchard
Attori: Viola Davis, Hero Fiennes Tiffin, Lashana Lynch, Sheila Atim, John Boyega, Jordan Bolger, Jayme Lawson, Thuso Mbedu, Adrienne Warren, Shaina West, Masali Baduza, Makgotso M, Jimmy Odukoya, Angélique Kidjo, Thando Dlomo
Arriva il Primo Dicembre 2022 nelle sale italiane The Woman King, pellicola diretta da Gina Prince-Bythewood (The Old Guard) che dopo una passaggio al Festival di Toronto è uscita nelle sale americane riscuotendo un buon successo commerciale. Il film, basato su eventi reali, vede la presenza di un cast “all-black” composto fra gli altri da Viola Davis, Thuso Mbedu, Lashana Lynch( Captain Marvel, No Time to die) e John Boyega (Finn nella nuova trilogia di Star Wars)
Trama The Woman King
The Woman King è la straordinaria storia delle Agojie, un gruppo di guerriere tutte al femminile che nell’Ottocento proteggeva il Regno africano di Dahomey con un’abilità e una ferocia mai viste al mondo. Ispirato a fatti realmente accaduti, The Woman King segue l’epico ed emozionante viaggio del generale Nanisca (il premio Oscar® Viola Davis) mentre addestra la nuova generazione di reclute e le prepara alla battaglia contro un nemico determinato a distruggere il loro stile di vita: per alcune cose vale la pena combattere.

Recensione The Woman King
Il Settembre 2022 in America fece scalpore per la notizia di un’apertura particolarmente forte, al box office, di The Woman King, seguita poi da un’anocor più ottima tenitura sul lungo periodo. In effetti l’audience americana sembra aver abbracciato pienamente l’opera diretta da Gina Prince-Bythewood (nota al grande pubblico per aver curato la regia del film Netflix The Old Guard) che pare essersi aperta la strada verso qualche premio importante (c’è chi specula con forza persino su una possibile candidatura nella categoria del Miglior Film). E a guardare The Woman King certi valori produttivi sono ben evidenti.
Scansata subito la polemica sulla “veridicità storica” che in definitiva conta molto poco (il film si prende enormi libertà nel narrare la storia delle Agojie, uno dei pochi eserciti femminili documentati nella storia, donne guerriere realmente esistite che difesero il regno africano del Dahomey fra il 1600 e il 1800) ciò a cui ci troviamo davanti è un prodotto hollywoodiano in tutto e per tutto, e qui emerge il suo principale difetto (che è al contempo ciò che lo ha condotto al successo). Va detto che, nelle sequenze di combattimento, la regia di Gina Prince-Bythewood (pur senza nessun tipo di guizzo) funziona, vi è indubbio pregio nella capacità di gestire l’azione e più in generale proprio in queste sequenze si fa notare il comparto scenografico e costumistico su cui è evidentemente stato speso un grande budget (50 milioni il costo totale dell’opera). Appare però difficile percepire realmente questi ambienti, il tutto sembra fin troppo confezionato e artefatto. Per quanto il The Northman di Robert Eggers possa essere rimasto del tutto indifferente a chi scrive è evidente la radicale profondità di visione del cineasta, una pervasiva idea di cinema che porta al controllo totale di tutto il profilmico. Al contrario in The Woman King tutto è dozzinale, artefatto. Davvero difficile non paragonare le due diverse versioni di Kolossal di ricostruzione storica (genere in declino da anni) che Hollywood ci ha proposto quest’anno. Autoriale l’una, profondamente commerciale (nell’accezione negativa del termine) l’altra.
Il cast funziona, è evidente quanto l’opera sia pensata per essere portata avanti da nomi forti, la Nanisca di Viola Davis cattura lo schermo e si rivelano egualmente accentratrici la Izogie di Lashana Lynch e la Nawi di Thuso Mbedu (che regge bene il ruolo di protagonista). Proprio Thuso Mbedu si era già distinta l’anno scorso nell’ottima miniserie di Amazon Prime “La ferrovia sotteranea“, un progetto portato avanti con grande cura formale (e tematica) da Barry Levinson. Qui al contrario lo script arranca e la regia non ha nessun ampiezza nella visione. Emerge continuamente una patina hollywoodiana di appiattimento generale di una storia che, in mano ad altri, avrebbe avuto un potenziale cinematografico enorme.

In conclusione
A conti fatti ciò che si è visto è invece un film di scarso valore, le buone interpretazioni non possono da sole reggere le redini di un progetto portato avanti in maniera fin troppo mediocre. In generale appare evidente quanto il film sia più interessato a portare avanti una retorica banalizzata fino all’osso piuttosto che sviluppare un’ideologia profonda in maniera realmente convincente. Un vero peccato, anche se i premi e i riconoscimenti in America non mancheranno (considerato il successo critico e d’incassi d’oltreoceano, che va comunque riconosciuto come un merito, ma non verrà evidentemente ripetuto in terra europea). La storia delle guerriere Agojii è senza dubbio potente ed evocativa ma guardando The Woman King è evidente che la vera potenza cinematografica sia altrove.
Note positive
- Cast di buon livello (ma non valorizzato a dovere)
- La regia regge nelle scene di combattimento….
Note negative
- La regia non ha mai veri guizzi ed è sempre fin troppo dozzinale
- Uno script banale e di poco conto che non sa valorizzare le potenzialità della vera storia delle guerriere Agojii
- Una fastidiosa retorica permea tutto il film