The Mandalorian: Tra fan service e originalità

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Trailer sub ita della serie tv The Mandalorian

Trama di The Mandalorian

Ambientata tra l’era “Age of Rebellion” e “Age of Resistance” si apre cinque anni dopo gli eventi de Il Ritorno degli Jedi e venticinque prima degli avvenimenti della nuova trilogia con Il Risveglio della Forza, andando forse a spiegare cosa abbi realmente portato alla nascità del Primo Ordine e alla caduta della “seconda” fase della repubblica.

Il protagonista è un misterioso Mandaloriano, soprannominato “Mando”, che lavora come cacciatore di taglie per la Gilda durante i primi anni della Nuova Repubblica. Nell’incipit della stagione viene mostrato come un duro, un solitario, un affezionato della sua astronave Razor Crest e un ottimo combattente che riesce a portare a termine ogni lavoro affidatogli catturando sempre il fuggitivo vivo e vegeto. Terminata una delle tante missioni poco retribuite il pistolero si reca dal suo contatto della Gilda, Greef Karga, chiedendo un lavoretto più redditizio. L’uomo decide di affidargli un misterioso incarico ottimamente pagato da un cliente che è strettamente legato al decaduto impero e protetto da degli Stormtrooper imperiali. L’incarico? Trovare e riportargli, sano e salvo, un individuo. Il Mandaloriano non riceve molti indizi ma sa solo che colui che sta cercano possiede cinquant’anni e la sua ultima posizione in cui è stata avvistato.

Mando partirà per una missione che rivoluzionerà per sempre la sua stessa vita

Recensione di The Mandalorian

The Mandalorian va innanzitutto analizzata nella sua dualità d’interesse di creazione e di produzione stessa della serie televisiva curata e ideata da Jon Favreau, il padre della CGI nella saga cinematografica Marvel Studios e nei remake Disney. Prima di tutto, prima ancora di essere un prodotto seriale, The Mandalorian, possiede in sé una forte connotazione di marketing, essendo ambientata e sviluppata all’interno di quell’universo Star Wars, in grado di vantare, in partenza, un’ampia vastità di pubblico. Inoltre la sua realizzazione è stata sfruttata, dalla casa di Topolino “The Walt Disney Studios” , come una ottima leva comunicativa (insieme al remake de Lilli e il Vagabondo) per preparare un terreno molto fertile all’uscita della loro nuovissima piattaforma on demand Disney Plus presentandosi al pubblico, fin dalla sua apertura, con al suo interno una programmazione molti interessante e in grado di catturare l’attenzione dell’intero fandom della Lucas Film, che non potevano assolutamente perdersi la prima serie televisiva ambientata in Guerra Stellari creata completamente in Live Action. Per dovere di cronaca va asserito che esistono anche altre due serie all’interno di questa saga come Star Wars: The Clone Wars e Star Wars Rebels, entrambe realizzate con la computer grafica da David Filoni che ha dato un importante contributo tecnico e di regia anche a quella del 2019.

La distribuzione della serie televisiva avviene con il lancio della piattaforma Disney plus che in America è stata rilasciata su base settimanale dal 12 novembre 2019 al 20 dicembre ( giorno dell’uscita cinematografica di Star Wars: L’ascesa di Skywalker al cinema. In Italia sarà visibile invece dal 24 Marzo 2020 sulla piattaforma Disney Plus, mentre l’episodio pilota uscirà su Italia 1 domenica 22.

La prima stagione

Questa è la via

cit. The Mandalorian

La prima stagione mostra fin dalle prime inquadrature tutto il fascino della serie The Mandalorian che si discosta dallo sguardo innocente adottato per tutta la saga cinematografica e dallo stesso Star Wars Rebels in cui la Repubblica è il bianco e il giusto e l’Impero è esclusivamente il male assoluto. Jon Favreau decide di rompere con questo schema bidimensionale e irrealistico mostrando allo spettatore, fin dalla prime inquadrature, la vita di un pistolero all’interno dei meandri più reconditi dell’universo in cui gli effetti della venuta della Nuova Repubblica non si sono pienamente sentiti. I crimini, le lotte di sopravvivenza, i fuorilegge esistono ancora come le ingiustizie e gli omicidi di potere mentre la legge e la giustizia sembrano non esistere nelle periferie del cosmo. La nuova repubblica non sembra essere in grado di creare una vera prosperità e una reale pace tra i pianeti e allo stesso tempo, come scopriamo dal pilot, l’impero che credevamo completamente annientamento e distrutto nel sesto capitolo lo riscopriamo vivo e vegeto, in una fase di dormiveglia e riorganizzazione.

Il punto di forza di The Mandalorian sta proprio nella rottura con il classico stile narrativo di Guerre Stellari andando a realizzare un climax da western fin dal tema musicale scritto appositamente da Ludwig Göransson e che bene si combina con la storia donando quel sapore di mitologia e di grandiosità, con venature intimistiche, che non può mancare in un prodotto targato Star Wars. Gli ambienti e lo stile registico, nonostante i vari richiami alla cultura del franchise, che ripropone al pubblico il montaggio con le famose tendine di dissolvenza o nel Capitolo 5: The Gunslinger la famosa Tatooine, mostrano in maniera quasi perfetta il senso d’attesa e dello sparare per salvarsi la propria vita.

Sceneggiatura: tra capacità e cadute

Apprezzabile e notevole è il lavoro di sceneggiatura della serie che si basa su dei caratteri pieni d’interesse e allo stesso tempo misteriosi che hanno molto da raccontare all’interno della serie televisiva. Si rendiamo subito conto che la troupe di scrittori ha messo grande energia nella creazione dei personaggi dall’aspetto caratteriale fino a quello visivo rendendoli tutti, da quello secondario a quelli principali, un’ampia tridimensionalità basti pensare a Kuiil ( interpretato in motion capture da Misty Rosas), che entrerà di diritto nella storia dell’universo per la sua simpatia e dialettica di poche parole, chiare e decise.

Ho parlato

cit. Kuiil in The Mandalorian

L’intera stagione si regge benissimo su i silenzi del Mandaloriano, uomo di poche parole e la storia si apre a una vena maggiormente dialogica durante le contrattazioni che assumono quel sapore dei classici film di spionaggio o di western in cui sentiamo proprio l’aria divenire tesa e frizzante in cui, entrambi i duellanti, non sanno bene quanto possono fidarsi l’uno dell’altro temendo sempre un inganno e una fregatura. La fiducia, l’amicizia e l’onesta però rimangono, come in tutto il mondo di Star Wars, i veri pilastri fondanti della serie oltre ad essere i principi fondamentali in cui il protagonista si evolverà e maturerà nel corso degli eventi.

La pecca dell’intera stagione sta nella sua struttura adottata nelle singole puntate in cui assistiamo ad avventure con inizio e fine in cui Mando con il Bambino, che i fan hanno denominato con il temine Piccolo Yoda. Il tutto risulta essere una struttura eccessivamente da videogioco o da fumetto che ricordano molto lo stile utilizzato per le altre due serie di Guerre Stellari. The Mandalorian possiede però nelle sue prime quattro puntate un arco narrativo molto importante legate con un filo conduttore significativo e pieno di spunti d’interesse quindi creare due puntate totalmente slegate e inutili solo per mostrare il mondo da fuorilegge messe l’una dopo l’altra come Chapter 5: The Gunslinger e Chapter 6: The Prisoner è stato un enorme errore dato che queste vanno ad allungare solamente il brodo inserendo perfino personaggi estremamente brutti come caratterizzazione sopratutto riguardo la banda di farabutti nella puntata sulla Prigione in cui sembra di essere nella Gotham City con dei folli Joker

Per fortuna le due puntate finali sono piuttosto ben fatte svelando vari dettagli sul protagonista e sul suo obiettivo da perseguire nella seconda stagione, che avremo probabilmente a fine 2020, ma non tutto è roseo, nonostante l’ottima regia di Taika Waititi e la presenza dello spietato Giancarlo Esposito nella veste del comandante imperiale Moff Gideon, il vero nemico di Mando e dei suoi amici. Il nostro caro Jon Favreau voleva per forza svelare il volto del nostro fuorilegge e per farlo adotta una scrittura forzata e svolte drammaturgiche alquanto imbarazzanti strapieni di Deux of Machina che fanno storcere il naso allo spettatore.

La tecnica visiva in The Mandalorian

Il lavoro di tecnica è notevole andando a creare una serie televisiva in live action che ha un sapore classico da Star Wars mostrando un taglio qualitativamente cinematografico, ben sapendo che tutta la stagione è stata realizzata all’interno di un enorme palcoscenico in cui sono stati impiantati dei videowall a 360 gradi, che hanno permesso la realizzazione di riprese in una sorta di realtà virtuale. Tale tecnica è stata possibile grazie alla creazione della tecnica Stagecraft progettata da Industrial Light & Magic, che permettono l’uso di panorami dal reale unite agli effetti speciali.

Quindi, c’è vera fotografia in fase d’incorporazione, ma gli attori non vengono portati sul posto. Il luogo viene portato agli attori.

cit. Favreau

L’ottima qualità visiva è un segno di evoluzione tecnica che il creatore Favreau adora sperimentale, come aveva fatto del resto con Il Re Leone nel 2019. Se tutto funziona ottimamente nella resa panoramica e in quella spaziale delle astronavi, il solito successo non è stato ripetuto nei personaggi alieni partendo proprio da il Bambino che appare vistosamente un bambolotto e solito problema è presente in tutti quei personaggi facente parte dell’universo fantastico di Star Wars e che possiedono elementi non umani. Probabilmente è stata una scelta ponderata e studiata dall’ideatore ma fa perdere quell’empatia giusta alla storia.

In The Mandalorian inoltre è possibile ritrovare dei collegamenti visivi con la trilogia originale di Star Wars dato che sono stati estrapolati alcuni effetti presenti nei film del passato.

C’è stato un numero enorme di shot estrapolati dai precedenti film, ad esempio c’è una scena nell’episodio cinque quando Mando vede due Bantha in lontananza. Ero irremovibile sul fatto che non avremmo dovuto costruire un Bantha peloso animato per sole due scene e ho suggerito di estrarre alcune scene girate dai giornalieri di Guerre stellari. Inoltre quando Mando vola verso Tatooine, stiamo effettivamente vedendo la scena creata da Ralph McQuarrie, vista all’inizio del film originale

cit. Richard Bluff, supervisore effetti speciali

Note Positive

  • Il genere scelto
  • La tecnica
  • Il modo in cui viene mostrata la Nuova repubblica
  • La caratterizzazione dei personaggi

Note Negative

  • Dalla quinta puntata in poi la sceneggiatura peggiora
  • Puntata 1×05, 1×06
  • La realizzazione del Piccolo Yoda.
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