Triangle of Sadness (2022): il cinema popolare incontra la satira sociale

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Triangle of Sadness recensione 2022

Triangle of Sadness

Titolo originale: Triangle of Sadness

Anno: 2022

Paese: Svezia, Germania, Francia, Regno Unito

Genere: Satira, Commedia, Drammatico

Produzione: Plattform Produktion

Distribuzione: Teodora Film

Durata: 142 min

Regia: Ruben Östlund

Sceneggiatura: Ruben Östlund

Fotografia: Fredrik Wenzel

Montaggio: Ruben Östlund, Mikel Cee Karlsson

Musiche: Andreas Franck, Bent Holm

Attori: Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson, Vicki Berlin, Henrik Dorsin, Zlatko Burić, Dolly De Leon

Trailer ufficiale di Triangle of Sadness (2022)

Vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, Triangle of Sadness di
Ruben Östlund si annuncia come uno dei titoli più attesi e controversi della stagione. Secondo film del regista a conquistare la Palma d’Oro dopo The Square, è stato presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2022.

Il titolo si riferisce a un termine usato nel mondo della bellezza. Una volta, durante una festa, un amico si è seduto accanto a un chirurgo plastico e questo, dopo una rapida occhiata alla sua faccia, gli ha detto: “Oh, hai un triangolo della tristezza abbastanza profondo, ma… posso risolverlo con del Botox in quindici minuti!”. Si riferiva alla ruga in mezzo alle sue sopracciglia, quella che in svedese chiamiamo ‘la ruga dei guai’, perché indica che nella vita hai dovuto affrontare tante battaglie… Pensavo che questa scelta dicesse qualcosa della nostra epoca e della nostra ossessione per le apparenze.

Ruben Östlund – Note di regia

Trama ufficiale di Triangle of Sadness

Una coppia di modelli, Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean), partecipa a una crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di super ricchi e a un comandante (Woody Harrelson) con il debole per gli alcolici e Karl Marx. Tutto all’inizio sembra piacevole e “instagrammabile”, ma un evento catastrofico trasforma il viaggio in un’avventura in cui ogni gerarchia viene capovolta.

Triangle of Sadness recensione 2022
Behind the scene di Triangle of Sadness (2022)

Recensione di Triangle of Sadness

Cosa succede quando la mascolinità bianca viene assediata? Marxisti e capitalisti possono imparare qualcosa gli uni dagli altri? La bellezza è ancora una delle forme massime di privilegio? Queste sono solo alcune delle domande sollevate dal regista Ruben Östlund nella sua satira senza freni Triangle of Sadness, Palma d’oro a Cannes e titolo imperdibile di questa stagione cinematografica. Ambientato a bordo di una lussuosa nave da crociera e, successivamente, su di un’isola sperduta, il film ci introduce a un paesaggio umano di fashion influencer, russi magnati dei fertilizzanti e anziani profittatori di guerra britannici tutti inseriti nel paradosso della commedia satirica divisa in tre capitoli diversi. Ritroviamo così “Il fascino discreto della borghesia” ma anche “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” di Lina Wertmüller, in un panorama politico e sociale che a differenza degli anni 70 è definito dal bombardamento multimediale e dalla contraddizione individualista.

L’Östlund di The Square, altra Palma D’Oro al Festival di Cannes, non si eleva a intellettuale rampante ma sfida e coccola il pubblico in una catarsi collettiva ricca di momenti esilaranti e al limite, con l’aiuto delle innumerevoli implicazioni sociali rappresentate sullo schermo. Un approccio massimalista che non risparmia nessuno: dall’imbarazzo di una coppia al ristorante nel momento del conto fino alla dittatura del proletariato in piena filosofia marxista. Attraverso i suoi eroi e antieroi, il regista torna a mettere in discussione l’idea della mascolinità moderna, mettendo in scena una riflessione lucida e grottesca del panorama sociale del XXI secolo. Grazie a precisi movimenti di macchina, osserviamo la perdita del privilegio di personaggi del tutto indifesi davanti a forze sgradevoli e invasive. Östlund analizza una serie di caratteristiche che, in modi abbastanza plateali, rivelano la paura e l’impotenza che sorgono quando le gerarchie sociali vengono ribaltate drasticamente.

Triangle of Sadness recensione 2022
Triangle of Sadness (2022)

Il titolo del film, come accennato dal regista, allude alla ruga d’espressione in mezzo alle sopracciglia, ma è impossibile non pensare alla geometria piramidale e al fascino delle domande che scaturiscono nel momento in cui vengono capovolte le regole sociali. Ne “Il signore delle mosche“, romanzo del 1954, William Golding indagava la natura umana e rifletteva sul senso della democrazia raccontando di un gruppo di ragazzi britannici bloccati su un’isola deserta nel tentativo di autogovernarsi. Il terzo atto del film, eccessivamente lungo e con le peculiarità di un moderno reality show, pesca a piene mani da queste riflessioni e arriva alla medesima conclusione: in un contesto in cui si abbandona la razionalità, non verrà premiato un leader ricco, colto o ragionevole, bensì uno forte che protegga il branco dalle proprie paure. E quel leader è rappresentato proprio dalla cameriera dello yacht interpretata da Dolly De Leon. Una ventata d’aria fresca diversa dai soliti trope femminili del thriller di vendetta, che diventa allegoria e specchio dei desideri del pubblico. Un personaggio essenziale che funge da scialuppa di salvataggio del capitolo più debole della narrazione e che, nonostante i tempi dilatati e alcune banalità, rivela in pieno gli intenti della pellicola.

Triangle of Sadness recensione 2022
Triangle of Sadness (2022)

In conclusione

Il cast coglie queste sfumature caricaturali con brio e naturalezza. Il modello imbronciato interpretato da Harris Dickinson rivela un tempismo comico insospettabile mentre la compianta Charlbi Dean dà spessore a un personaggio notoriamente messo alla ghigliottina come quello della influencer. Il grande Zlatko Buric interpreta in modo stranamente umano un miliardario russo fan di Reagan. E la già accennata Dolly De Leon presenta una performance coraggiosa e necessaria. Woody Harrelson, capitano marxista e ubriacone, sembra interpretare una versione dello stesso Östlund, che con fare nichilista e en passant si diverte a osservare gli scambi di potere sullo yacht.

In conclusione, Triangle of Sadness riesce ad unire il cinema popolare alla satira sociale, fondendo due filoni antitetici che vanno a creare un film sul pubblico e per il pubblico. In un tempo di profonda crisi per il cinema impegnato, questa tipologia di opera tra il cinema d’’essai e la grande produzione, giova al panorama attuale perché ci ricorda tutto il potenziale della sala e cosa ancor migliore dà vita a un dibattito. Da Cannes a Roma, si è parlato molto dell’esperienza vissuta durante la visione: una rarità da guardare in una sala più numerosa possibile.

Note positive

  • La regia di Östlund
  • Giusti tempi comici e tematiche attuali
  • Le interpretazioni del cast

Note negative

  • Il terzo atto rallenta di ritmo e si perde in alcune banalità
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