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Tutta colpa di Freud
Anno: 2021
Paese: Italia
Distribuzione: Prime Video, Mediaset
Ideatore: Paolo Genovese
Stagione: 1
Episodi: 8
Regia: Rolando Ravello
Sceneggiatura: Paolo Genovese
Attori: Claudio Bisio, Caterina Shulha, Marta Gastini, Demetra Bellina, Luca Bizzarri, Lana Vladi, Valerio Morigi, Luca Angeletti, Magdalena Grochowska, Stefania Rocca, Claudia Pandolfi, Max Tortora.
“Passi una parte della tua vita a non veder l’ora che l’ultima delle tue figlie lasci il nido e poi quando succede davvero c’è troppo silenzio”.
cit. Francesco Taramelli
Trama di Tutta colpa di Freud
La trama della serie ispirata all’omonimo film di Paolo Genovese, vede come protagonista Claudio Bisio nel ruolo di Francesco Taramelli, uno psicanalista milanese e padre single al quale la moglie ha affidato le figlie. Le tre ragazze, ormai cresciute, sono diventate donne indipendenti e consapevoli ma non proprio tranquille e serene.
Marta e Sara vivono ormai fuori casa, mentre la più piccola, Emma, sta partendo per un anno di studio all’estero. Il distacco dalle ragazze provoca nel papà un attacco di panico così forte da fargli pensare di avere un infarto. e si ritrova così al pronto soccorso.
La vita delle tre giovani non è altrettanto facile: la prima (Marta Gastini) fa l’assistente universitaria ed ha una relazione clandestina con il suo preside di facoltà, sposato e con figli. Sara (Caterina Shula) sta per sposarsi ma è omosessuale e tradisce il futuro marito con una donna ed infine l’influencer Emma (Demetra Bellina) ha appena rinunciato all’anno di studio a Londra perché ha incontrato l’affascinante capo di una famosa agenzia web e guru del marketing, un po’ avanti con l’età.
Ad assistere a questa bizzarra rimpatriata vediamo Matteo (Max Tortora), storico vicino di casa di Francesco, un romano trapiantato a Milano che da anni tenta di trovare una fidanzata all’amico psicanalista. Per placare l’ansia, Francesco si fa prescrivere degli ansiolitici dalla giovane collega Anna e accetta di cominciare insieme a lei un percorso di terapia. Questo darà inizio ad una serie di ostacoli tra pazienti, figlie incasinate e strani sogni ricorrenti che lo perseguitano.
Francesco Taramelli (Claudio Bisio) con le sue tre figlie Claudio Bisio nei panni di Francesco Taramelli
Recensione Tutta colpa di Freud
Paolo Genovese regista dell’omonimo film quando venne annunciata la serie tv dichiarò che “il materiale era davvero troppo per non realizzare una nuova storia” ed è proprio così che ha visto la luce il prodotto diretto Rolando Ravello. Nonostante le parole di Genovese, la serie però si rifà quasi totalmente al film.
Le storie delle tre figlie dello psicanalista (interpretato da Claudio Bisio) seguono lo stesso filone della pellicola originale, fatta eccezione per qualche piccola sfumatura che viene data ad ognuna di esse e alle loro storyline. Cambia anche la location che nel film era Roma, mentre qui le vicende dei protagonisti si svolgono a Milano, tra Bosco Verticale, le terme di Porta Romana e il traffico intenso.
Gli eventi proposti non sono sicuramente innovativi, trattano i soliti temi della commedia all’italiana. L’unica nota che diversifica questo prodotto dai canoni classici è una famiglia atipica, in cui l’assenza della madre per diverso tempo, ha lasciato segni indelebili nelle tre ragazze e in cui il padre, abituato alla gestione dei problemi altrui, non riesce a smettere di preoccuparsi del destino delle figlie, tanto da essere costretto a sua volta a ricorrere ad una psicanalista (Claudia Pandolfi).
Seppur il titolo riprenda Freud, padre della psicanalisi, le scene che si svolgono nello studio del dottor Taramelli sono del tutto prive di contenuto ed alternano banali cliché della nostra quotidianità, con momenti del tutto improvvisati e privi di realismo che abbandonano lo spettatore in scene che non trasmettono nessun tipo di emozione o contenuto aggiuntivo allo show. A differenza del film, si cerca di trattare una visione più attuale del mondo e così ci ritroviamo una figlia con il sogno di diventare influencer, che fa sembrare questo mondo molto facile e alla portata di tutti, un amore quasi forzato e goffo tra donne e una terza via narrativa che non decolla praticamente mai.
Il potenziale dietro Tutta colpa di Freud era davvero immenso, così come le possibili tematiche da trattare, ma la sceneggiatura ha preferito non rischiare più di tanto, concentrandosi su ciò che rientrava nei canoni, senza osare mai o quanto meno tentare di farlo. Questo lo si evince anche dai dialoghi superficiali che non portano a nulla di costruttivo e seguono la solita vena drammatica accompagnata da battute che forse rendono il tutto meno scontato.
Il cast (tra cui molti attori alle prime armi) non spicca sicuramente per doti attoriali e l’intero show è costretto ad essere sorretto dai due pilastri, ovvero Claudio Bisio e Max Tortora. Le tre figlie sembrano quasi non provare alcun tipo di emozione nel corso degli episodi, per poi scoppiare in urla moleste o pianti del tutto casuali. I due veterani invece, riescono a tenere bene la scena e sono anche coloro che portano avanti la linea comica del programma, soprattutto Max Tortora che sembra quasi tornare ai tempi del suo Ezio Masetti ne I Cesaroni.
Il prodotto non è di altissima qualità, però i tempi sono giusti e finito un episodio si è spinti subito ad iniziare quello successivo per proseguire nelle storie dei protagonisti, nella speranza di aggiungere qualcosa di innovativo che purtroppo non arriva quasi mai.
Dunque Tutta colpa di Freud è una serie che non decolla mai totalmente, nonostante le premesse ottime e arriva a sfornare qualcosa di trito e privo di empatia. In attesa di un’eventuale seconda stagione che potrebbe portare un po’ di pepe e vivacità all’interno della Milano nebbiosa, metaforicamente parlando, che ci viene presentata durante il corso degli otto episodi.
Demetra Bellina (Emma) e Max Tortora (Matteo) in una scena della serie t
“Ho scoperto che sono le persone che fanno le città.
Mi riferisco a quella famiglia di amici che mi abita davanti e che mi ha adottato”.
cit. Matteo De Tommasi
Note Positive
- Recitazione di Claudio Bisio e Max Tortora
- Spinge lo spettatore ad andare avanti con la visione
Note Negative
- Mancanza di profondità nei personaggi
- Temi importanti trattati superficialmente
- Classica commedia italiana
- Tanto potenziale ma sfruttato poco