Tutta la bellezza e il dolore (2022): l’arte come forma di protesta

Locandina di Tutta la bellezza e il dolore

Tutta la bellezza e il dolore

Titolo originale: All the Beauty and the Bloodshed

Anno: 2022

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Documentario

Produzione: Praxis Film, Participant

Distribuzione: Neon, I Wonder Pictures

Durata: 117’

Regia: Laura Poitras

Montaggio: Amy Foote, Joe Bini, Brian A. Kates

Musiche: Soundwalk Collective

Attori: Nan Goldin, Marina Berio, Robert Suarez

Il trailer ufficiale di All the Beauty and the Bloodshed (2022)

Vincitore del Leone d’Oro alla 79. Mostra del Cinema di Venezia, Tutta la bellezza e il dolore (All the Beauty and the Bloodshed) della regista Premio Oscar Laura Poitras sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures il 12 Febbraio 2023 e racconta la storia di Nan Goldin, una delle fotografe americane più celebri e controverse del XX secolo. Un’artista che ha influenzato con i suoi ritratti intimisti e spietati, un’intera generazione di fotografi.

Il processo di realizzazione di questo film è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo. All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America.

Laura Poitras
Award Ceremony (2022) credits: La Biennale di Venezia
Award Ceremony (2022) credits: La Biennale di Venezia

Trama di Tutta la bellezza e il dolore

All the Beauty and the Bloodshed è la storia dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, della sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. Il film intreccia il passato e il presente di Goldin, l’aspetto profondamente personale e quello politico. Dalle azioni presso rinomate istituzioni artistiche alle immagini di amici e colleghi catturate da Goldin, passando per la devastante Ballad of Sexual Dependency e la leggendaria mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts.

Una diapositiva dal libro The Ballad of Sexual Dependency del 1985
Una diapositiva dal libro “The Ballad of Sexual Dependency” del 1985

Recensione di Tutta la bellezza e il dolore

Nel 1952 Paul Rotha, noto saggista e critico inglese, descriveva il metodo documentaristico “come il primo vero tentativo di utilizzare il cinema per scopi più importanti dell’intrattenimento”. Non c’è frase più indicativa per tracciare il lavoro di Laura Poitras. Classe 1964, debutta dirigendo il documentario Flag Wars, basato sulla gentrificazione a Columbus. Da lì è un susseguirsi di premi e di lavori importanti che la portano nel 2014 ad aggiudicarsi l’Oscar al miglior documentario con Citizenfour, incentrato sullo scandalo spionistico della NSA denunciato da Edward Snowden, ex tecnico della CIA e attivista statunitense. La sua ultima fatica All the Beauty and the Bloodshed, mantiene viva quella intersezione tra arte e politica e si rifugia in una dimensione più intima e autobiografica raccontando l’incredibile storia di Nan Golding. Icona e manifestazione vivente di ciò che significa tenere in equilibrio due verità – una spaventosa e l’altra meravigliosa. Come da titolo appunto, una citazione che ha a che fare con “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, la cui tematica è incentrata sul male e suggerisce come il cuore umano sia di per sé votato inconsapevolmente alla corruzione. Ma come si può cominciare a descrivere Nan Goldin?

Dal successo nel mondo dell’arte alla sua inarrestabile influenza sull’espressione fotografica, la regista sceglie di presentarla direttamente come leader di PAIN (Prescription Addiction Intervention Now) e per capire il moto delle sue azioni sembra giusto cominciare dallo sviluppo della sua dipendenza da oppiacei. A Goldin è stato prescritto OxyContin per la prima volta dopo un intervento chirurgico mentre viveva a Berlino, dove la sua assunzione giornaliera è passata rapidamente da tre pillole a quasi venti. Da lì comincia la sua guerra contro la famiglia Sackler ed ecco che ritorna lo spargimento di sangue del titolo. Strutturato in due sezioni interconnesse, il documentario permette a Goldin di raccontare cronologicamente la storia della sua vita, mentre segue la sua lunga lotta contro il regno farmaceutico e disumano della famiglia Sackler. Quest’ultima ha contribuito all’epidemia di oppiacei che negli ultimi vent’anni ha fatto più di mezzo milione di morti negli Stati Uniti, creando una delle vicende più drammatiche della recente storia americana. Vediamo infatti carrellate spaventose di clip pubblicitarie anni 90 in cui si nega apertamente la percentuale di dipendenza del farmaco. Tuttavia, denunciare i Sackler non è l’unico scopo del film di Poitras.

The Ballad of Sexual Dependency (1985) - Tutta la bellezza e il dolore
The Ballad of Sexual Dependency (1985) – Tutta la bellezza e il dolore

La narrazione si muove su spazi temporali differenti, e immerge lo spettatore nella psiche anomala e enigmatica di Nan Goldin. La sua voce fa da Caronte per tutta la narrazione e non ha freni nel raccontare i dettagli più intimi e dolorosi della sua esistenza. Nella voce fuori campo ascoltiamo i ricordi, le storie vere dietro la raffica di materiale fotografico, centinaia d’immagini che racchiudono momenti precisi ed entusiasmanti, soffermandosi spesso sulla sua raccolta più conosciuta, intitolata The Ballad of Sexual Dependency: 700 foto scattate tra il 1979 e il 1985, in pellicola 35 mm. Un periodo di 6 anni nella vita di Goldin, radicato in un luogo e in una cultura specifici, eppure ancora incredibilmente attuali e toccanti, immagini che segnano un contributo indelebile al mondo della fotografia. Catturando le impossibilità di autonomia nei rapporti di dipendenza, ma anche la fragilità di un’intera generazione ai margini.

In conclusione

È proprio sul finale che realizziamo appieno gli intenti di Poitras. Non solo un racconto biografico ma anche una precisa posizione sul senso dell’arte. Perché nonostante pensiamo ancora all’artista come figura marginale o isolata della comunità, l’artista ha bisogno della società come la società ha bisogno dell’artista. L’arte non è separata dalla collettività ma l’arricchisce, la riempie di significato e ne muta la corrente. Così nel finale, la tragedia della famiglia Goldin fa eco nelle parole dei genitori che citano proprio un passaggio di Cuore di Tenebra: “Buffa cosa è la vita — quel misterioso accordo di logica implacabile impiegata per uno scopo futile. Il massimo che ne puoi sperare è una qualche conoscenza di te stesso — che arriva troppo tardi — un raccolto di rimpianti inestinguibili.” In questa forma, il documentario diventa anche la storia di un trionfo su una dolorosa storia familiare, sull’inerzia occidentale e la dipendenza, ma senza il sensazionalismo dei prodotti simili più recenti. L’ultimo capitolo mette in parallelo la storia della sorella di Goldin, Barbara, e il bilancio delle vittime della dipendenza da oppiacei. Un forte richiamo al potere dell’arte come forma di protesta, in cui vengono circoscritti i limiti del sé individuale a quelli della coscienza umana.

Note positive

  • I racconti di Nan Goldin e l’intersezione autobiografica tra attivismo e arte
  • Ricostruzione fedele e nostalgica della New York di fine anni 70
  • Regia documentaristica lucida che non cede al sensazionalismo

Note negative

  • Alcuni momenti possono risultare ripetitivi, in particolare quelli che riguardano il gruppo di attivisti Pain

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