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Tutta la luce che non vediamo
Titolo originale: All the Light We Cannot See
Anno: 2023
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Storico, Drammatico
Casa di Produzione: 21 Laps Entertainment, Pioneer Stilking Films
Distribuzione italiana: Netflix
Ideatore: Non specificato
Stagione: 1
Puntate: 4
Regia: Shawn Levy
Sceneggiatura: Steven Knight, Shawn Levy
Fotografia: Tobias A. Schliessler
Montaggio: Dean Zimmerman, Casey Cichocki, Jonathan Corn
Musica: James Newton Howard
Attori: Aria Mia Loberti, Louis Hofmann, Lars Eidinger, Hugh Laurie, Mark Ruffalo, Jakob Diehl, James Dryden, Corin Silva, Luna Wedler, Marion Bailey
Trailer di Tutta la luce che non vediamo
Informazioni sulla serie e dove vederla in streaming
Presentata il 30 ottobre 2023 alla Festa del Cinema di Roma, con una proiezione accessibile del primo episodio, fruibile anche da persone con disabilità sensoriali grazie all’audiodescrizione e ai sottotitoli, e successivamente con un secondo screening in anteprima il 1 novembre a Lucca Comics & Games, la miniserie “Tutta la luce che non vediamo”, basata sull’omonimo romanzo bestseller del 2014, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa, scritto da Anthony Doerr, viene distribuita a livello internazionale su Netflix dal 2 novembre 2023. La serie è prodotta da Shawn Levy, Dan Levine e Josh Barry per 21 Laps Entertainment, la casa di produzione dietro al fenomeno globale “Stranger Things“, al film candidato agli Oscar “Arrival“, alla serie Netflix di successo “Tenebre e Ossa“, e ai film “Free Guy” e “The Adam Project“. Steven Knight è anche produttore esecutivo, mentre Joe Strechay (con esperienza in “See” e “The OA”) è produttore associato e consulente per la cecità e l’accessibilità.
È importante sottolineare la particolare scelta del cast effettuata dal regista e dal produttore esecutivo Shawn Levy e dalla produzione stessa. Per il personaggio della protagonista, affetta da cecità, è stata selezionata un’attrice che vive realmente questa “particolarità”. Tra numerosi provini per interpretare il ruolo della giovane Marie-Laure, è stata scelta Aria Mia Loberti, una studentessa di retorica antica affetta da una grave forma di acromatopsia genetica. Loberti, nonostante non avesse alcuna esperienza nella recitazione, ha deciso di candidarsi per il ruolo essendo una grande fan del libro di Anthony Doerr.
Trama di Tutta la luce che non vediamo
Il 14 giugno 1940, i Tedeschi occupano Parigi, la capitale della Francia, che si arrende ai nazisti senza combattere. Daniel LeBlanc, custode di un museo parigino, rifiuta di lasciare le preziose opere d’arte in balia dei crucchi e di Hitler. Decide di nascondere e mettere in salvo le gemme del museo, sperando che giungano in Svizzera insieme agli altri manufatti archeologici. Tuttavia, porta con sé un diamante leggendario chiamato “Il mare di Fiamma”, una pietra con una duplice funzione: benedizione e maledizione per il suo possessore.
Daniel, con “Il mare di Fiamma” in tasca, fugge da Parigi insieme a sua figlia Marie-Laure, una ragazza cieca che passa le giornate ascoltando la radio, soprattutto la frequenza 17.30, dove un uomo chiamato il professore parla di luce, ombra, amore e verità. Padre e figlia trovano rifugio nel villaggio francese di St. Malo, ospitati da Etienne, uno zio schivo che trascorre il tempo ad ascoltare trasmissioni radio clandestine. Ben presto, nel villaggio giunge la voce di un crudele ufficiale della Gestapo in cerca di Daniel e del prezioso diamante francese. Daniel è costretto a fuggire dalla sua casa per proteggere sua figlia e il diamante.
Nel frattempo, Werner Pfennig, un giovane orfano tedesco, si trova coinvolto contro la sua volontà nella seconda guerra mondiale. Grazie alla sua abilità nel riparare radio e scoprire trasmissioni radio clandestine, viene inviato sul campo di battaglia per servire Hitler. Dopo aver compiuto azioni cruente, giunge anche lui a St. Malo, dove scopre una trasmissione clandestina sulla frequenza 17.30, una frequenza che aveva da sempre ascoltatato in adolescenza, dove un uomo, che si faceva chiamare il Professore, in passato proferiva parole e lezioni di verità e d’amore Ora su questa frequenza non c’è più la voce dell’uomo ma quella di Marie-Laure, che legge capitoli del libro “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne, trasmettendo informazioni in codice per gli americani. Questa volta, Werner non intende consegnare la ragazza ai nazisti. La sua intenzione è proteggere a tutti i costi quella voce di speranza e la ragazza, una scelta che lo porterà in guai profondi.

Recensione di Tutta la luce che non vediamo
La miniserie di Shawn Levy è indubbiamente un prodotto di grande eleganza e grazia visiva, che ci consente di entrare in contatto e in sintonia con i protagonisti dello show. Tuttavia, presenta limiti evidenti non tanto a livello di sceneggiatura, ma piuttosto nella resa finale. Ciò che mi ha disturbato durante la visione di questa miniserie è stata l’assenza della lingua francese, una scelta alquanto bizzarra. La storia si svolge quasi interamente in Francia, tra scene parigine e altre nella semidistrutta cittadina di St. Malo, che costituisce la cornice e l’ambientazione principale del racconto. In questa città di fronte all’oceano, le vite di due anime affini come Marie-Laure e Werner si intrecciano. I due, anche se schierate da lati opposti, lottano più o meno per il medesimo obiettivo: sconfiggere il nazismo e far trionfare la speranza.
I personaggi presentati nella serie sono francesi o tedeschi, ma senza un motivo apparente, la storia è pervasa da una dialettica linguistica americana onnipresente. “Tutta la luce che non vediamo” sembra ignorare le barriere linguistiche, come se volesse cancellarle deliberatamente al fine di rendere la serie più adatta a un pubblico più generalista. Le differenze linguistiche in questa miniserie sono completamente trascurate: non si sente né il francese né il tedesco, ma i personaggi parlano costantemente in inglese. Se questo può essere giustificato in alcuni momenti, come durante le trasmissioni radio o durante le discussioni tra francesi e tedeschi, non lo è quando vediamo due tedeschi che usano l’inglese per comunicare. Questo, ovviamente, non è realistico e toglie potenza all’intera trama. I francesi avrebbero dovuto parlare in francese e i tedeschi in tedesco, in modo che la rappresentazione visiva fosse più coerente e interessante di quanto sia attualmente.
Un’altra nota dolente è la scelta del cast, che ha trascurato l’utilizzo di attori francesi per interpretare i ruoli francesi. Infatti, il regista e il Casting Director hanno scelto solo attori americani per i personaggi parigini e di St. Malo. Questa scelta appare strana, considerando che per i tedeschi sono stati scelti principalmente attori tedeschi come Lars Eidinger nel ruolo di Von Rumpel e Louis Hofmann nel ruolo del protagonista Werner. La stessa cosa non è avvenuta per Marie-Laure, Etienne LeBlanc o Daniel LeBlanc, una scelta discutibile. Nonostante il cast abbia offerto ottime prove attoriali, in particolare la rivelazione Aria Mia Loberti, un’attrice cieca, che ha conferito al suo personaggio, Marie-Laure, una straordinaria tridimensionalità, immettendo nel suo ruolo un’eleganza e una forza di spirito ed emotività che hanno reso il personaggio incredibilmente potente ed empatico. Nonostante fosse il suo primo ruolo, l’attrice ha portato su di sé il peso dell’intero show. E’ grazie a lei e alla scrittura del suo personaggio che la storia ha funzionato bene a livello emotivo.
Oltre a queste scelte linguistiche e interpretative, la serie riesce a intrattenere lo spettatore con abilità, anche se si ha la sensazione che questa miniserie sarebbe stata più accattivante come un film di tre ore piuttosto che come una miniserie, soprattutto a causa dell’incapacità della sceneggiatura di approfondire alcuni elementi narrativi. Questo è particolarmente evidente riguardo a “Il mare di Fiamme” e al nazista Reinhold von Rumpel, il principale antagonista della miniserie, che appare però troppo bidimensionale. Riguaro questa trama, utilizzata per creare una maggiore suspense nella trama, gli sceneggiatori avrebbero potuto e dovuto fare di più. Questo personaggio risulta poco sviluppato e avrebbe potuto essere approfondito in modo più completo per renderlo più interessante e complesso.
Interessante, invece, è l’uso frequente dei flashback che ci mostrano il passato dei vari personaggi. Sebbene a un certo punto le intere puntate sembrino costituite più da flashback che da eventi presenti, questi flashback sono cruciali per rendere tridimensionali i personaggi. In particolare, Werner Pfennig viene reso più complesso grazie a questa retrospettiva sulla sua vita precedente, mostrandoci il suo passato all’orfanotrofio e gli eventi che lo hanno portato in guerra. Accanto a questa introspezione, viene esaminato anche il rapporto tra Daniel LeBlanc e Marie-Laure, sia per fornire maggiori informazioni sul diamante “Il mare di Fiamme” sia per esplorare il senso di cecità di Marie-Laure. In questa narrazione, la cecità non è vista come un problema, ma come una possibilità di percepire il mondo attraverso gli altri sensi, dall’udito all’olfatto fino al tatto. La serie sottolinea che gli occhi sono solo uno dei modi per comprendere la realtà.
Dal punto di vista tematico, la serie offre una riflessione sul bisogno d’informazione durante le guerre, quando i regimi dittatoriali tendono a rendere illegali i mezzi informativi. I personaggi utilizzano la radio per captare segnali dall’altra parte del mondo, per scoprire nuove verità e nuovi pensieri. La radio rappresenta per Marie e Werner la loro unica possibilità di interpretare il mondo per quello che è veramente. In particolare, Werner impara fin da giovane a costruirsi una radio per captare segnali dall’esterno, nonostante ascoltare frequenze straniere sia illegale nella società governata dai nazisti. “Tutta la luce che non vediamo” è sotto diversi aspetti una storia sulla libertà di informazione e sulla necessità di un’informazione libera, spiegandoci che a volte bisogna ascoltare voci che vanno al di fuori della nostra stessa nazione per comprendere la verità delle cose.

In conclusione
“Tutta la Luce che non Vediamo” brilla per la sua eleganza visiva e l’interpretazione emozionale di Marie-Laure, ma è limitata dalla sua gestione delle lingue e dalla superficiale caratterizzazione di alcuni personaggi. La riflessione sulla libertà d’informazione emerge come uno dei punti di forza della serie, ma alcune scelte linguistiche e di casting impediscono una completa immersione nella storia.
Note Positive:
- Eleganza Visiva: La miniserie di Shawn Levy è visivamente accattivante, catturando l’attenzione degli spettatori attraverso una rappresentazione elegante e graziosa dei personaggi e delle ambientazioni.
- Emozionalità di Marie-Laure: L’interpretazione di Aria Mia Loberti nel ruolo di Marie-Laure aggiunge profondità emotiva alla storia, rendendo il personaggio tridimensionale e facile da empatizzare.
- Flashback e Introspezione dei Personaggi: L’uso dei flashback offre uno sguardo approfondito nel passato dei personaggi, permettendo agli spettatori di comprendere meglio le loro motivazioni e la loro crescita durante gli eventi della guerra.
- Riflessione sulla Libertà d’Informazione: La serie esplora il tema della libertà d’informazione durante le guerre, evidenziando l’importanza della radio come mezzo per scoprire verità nascoste e nuove prospettive nel mondo.
Note Negative:
- Problemi Linguistici e di Casting: L’assenza della lingua francese, nonostante l’ambientazione in Francia, e l’uso di attori americani per ruoli francesi risultano discutibili, compromettendo l’immersione e la coerenza della narrazione.
- Superficialità del Personaggio di Von Rumpel: Il personaggio di Reinhold von Rumpel appare bidimensionale e manca di approfondimento, perdendo l’opportunità di creare un antagonista più complesso e coinvolgente.
- Struttura da Miniserie: Nonostante la qualità generale, la storia avrebbe potuto essere meglio approfondita in un formato più lungo, come un film, per consentire una maggiore esplorazione di alcune tematiche e personaggi.