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Untold: Corruzione sul ghiaccio
Titolo originale: Crime and Penalties
Anno: 2021
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Documentario
Produzione: Chapman Way, Maclain Way, Ben Silverman, Howard T. Owens, Isabel San Vargas, Ryan Duffy, Miguel Tamayo, Jaymee Messler
Distribuzione: Netflix
Durata: 85 min.
Regia: Chapman Way, Maclain Way
Fotografia: Adam Stone
Montaggio: Nate Gross, Jack Price, Rob Ryang, Neil Meiklejohn
Musiche: Brocker Way
Protagonisti: Jimmy Galante, A.J.
Quarto film di una docuserie incentrata sul lato nascosto dello sport e composta da cinque parti, Untold: Corruzione sul ghiaccio sarà disponibile su Netflix a partire dal 31 agosto. Prodotto dagli ideatori di Wild Wild Country (2018), l’episodio è diretto da Chapman Way e Maclain Way, entrambi registi di 6 puntate di Wild Wild Country e del docufilm The Battered Bastards of Baseball (2014), tutti distribuiti da Netflix.
I Danbury Trashers
Trama di Untold: Corruzione sul ghiaccio
Quando nel 2004 Jimmy Galante (la cui famiglia ispirerà la serie The Sopranos) fonda i Trashers, una squadra di hockey su ghiaccio della UHL, gli appassionati che seguono questa lega non possono immaginare ciò che li attende. Come general manager, Galante incarica suo figlio A.J., diciassettenne amante del wrestling e del film The Mighthy Ducks (Stoffa da campioni, S. Herek, 1992), che immediatamente decide di organizzare una franchigia in grado di sintetizzare spettacolo e noncuranza delle regole. Ben presto, i Trashers diventano una delle squadre della UHL capaci di raccogliere più interesse. ESPN inizia a trasmettere le loro partite, mentre i record di penalità vengono superati un match dopo l’altro. I giocatori, ormai specchio dei proprietari, si comportano come se non ci fossero limiti, ma la situazione cambia quando l’FBI comincia ad indagare…
James Galante
Recensione di Untold: Corruzione sul ghiaccio
Dopo i primi tre episodi di Untold (si rimanda alla recensione di Untold-Rissa in NBA, F. Russ), il quarto capitolo, della durata di 85 minuti, conferma il giudizio positivo sulla serie di docufilm distribuiti da Netflix. Anzi, in Corruzione sul ghiaccio, diretto da Chapman Way e Maclain Way (anche produttori), si incrementa persino il livello di qualità che già caratterizzava il capitolo sugli Indiana Pacers del 2004, realizzando un’opera capace di analizzare una paradossale vicenda soprattutto sotto il profilo sociale. Siamo a Danbury, nel Connecticut. Curiosamente sempre nel 2004. Una città operaia priva di una qualsiasi storia nello sport professionistico. NBA, NFL, MLB e NHL sono semplicemente fuori portata. Tuttavia, una coincidenza vuole che James “Jimmy” Galante, magnate del mondo della raccolta dei rifiuti, disponga di un grande deposito proprio a Danbury e che suo figlio, A.J., allora diciassettenne, sia un grande appassionato di hockey su ghiaccio. Il passo sembra ormai compiuto. I pezzi di un complicato puzzle si posizionano senza problemi e, per 500.000 dollari, Galante fonda una nuova franchigia della UHL (United Hockey League): i Danbury Trashers. Piccolo inciso sulla lega. Non si trattava di certo della più ambita NHL, il massimo campionato di hockey su ghiaccio nordamericano, ma era pur sempre un’associazione in espansione e appena sotto alla lega principale. Ci militavano giocatori di categoria inferiore ma anche ex NHL che non avevano trovato la loro strada in un top team, rendendo la UHL un campionato comunque interessante. Ma indipendentemente da ciò, il primo colpo di scena è proprio A.J., che viene incaricato di rappresentare il general manager della squadra. Ora, un teenager che coordina una franchigia è già una notizia, ma è il passo successivo, quello ideato e voluto proprio da A.J., ad attirare le televisioni (ESPN compresa).
A.J. Galante
Perché i Trashers, seguendo un originale principio che lega il wrestling all’hockey, diventano i Bad Boys della UHL. In che modo? Ingaggiando giocatori come Brad Wingfield e Rumun Ndur, picchiatori in grado di infiammare ogni serata alla Danbury Ice Arena. Del resto, bastava un’occhiata per avviare una rissa senza precedenti, e trasformare un incontro di hockey su ghiaccio in uno di boxe. I Trashers diventano così un’attrazione, una specie di Harlem Globetrotters sui pattini, ovviamente inserendo nella lega non acrobazie ma semplice violenza. I puristi dell’hockey iniziano infatti a considerare la UHL un campionato da declassare, in cui è presenta una franchigia che vince le partite intimorendo gli avversari: un’opinione condivisa anche dall’allora commissioner che, dopo una serie di avvertimenti, decide di sanzionare i Trashers. Diversi giocatori vengono sospesi, la calda sezione 102 della Danbury Ice Arena protesta insultando l’organizzatore della UHL, ma poi accade qualcosa che, in termini sociali, rappresenta una notevole scoperta. Ed è proprio qui che, Chapman Way e Maclain Way, incrementano la qualità del docufilm. In fondo, ampliando la prospettiva, non inquadrando semplicemente la squadra, la società e le vicende che poi hanno interessato addirittura l’FBI, ma approfondendo il rapporto con i tifosi, gente di Danbury a cui dell’hockey interessava poco o nulla. Forse, sotto un certo aspetto, i Trashers, identificati più di altri nella personalità del controverso Wingfield, rappresentavano la paradossale rivalsa sociale di una comunità, in grado, una volta tanto, di trasmettere il proprio nome tramite ESPN, di diventare argomento centrale di SportsCenter, di raffigurare una valida scelta per la stella della NHL Michael Rupp (quando la lega cominciò una serrata), di avere in squadra Brent Gretzky, il fratello di Wayne, e di ambire alla Colonial Cup. Per farlo, Gimmy Galante e suo figlio A.J. scelgono i metodi meno convenzionali (tra cui ingaggiare dei giocatori capaci di accumulare in una stagione 576 minuti di penalità), realizzando comunque una meteora dello sport USA che ancora adesso viene ricordata.
Brad Wingfield
Note positive
- Il racconto di una storia poco conosciuta al di fuori degli States
- Le diverse prospettive affrontate dai registi Chapman Way e Maclain Way
- Il montaggio di Nate Gross, Jack Price, Rob Ryang e Neil Meiklejohn
Note negative
- Nessuna da segnalare