Vita di Pi (2012): un’elegante prova del potere della narrazione

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Vita di pi locandina

Vita di Pi

Titolo originale: Life of Pi

Anno2012

PaeseStati Uniti

GenereAvventura

Casa di produzioneHaishang FilmsNetter Productions

Distribuzione20th Century Fox

Durata: 127 min

RegiaAng Lee

SceneggiaturaDavid Magee

MontaggioTim Squyres

MusicheMychael Danna

Attori: Suraj Sharma, Irrfan Khan, Rafe Spall, Gérard DepardieuTabuAdil Hussain

Trailer italiano di Vita di Pi

Trama di Vita di Pi

In cerca di una nuova vita, la famiglia Patel si imbarca dall’India su una nave mercantile diretta in Canada. Qui il padre famiglia vuole trasferire il loro storico zoo indiano e tentare di far fortuna grazie agli animali, imbarcati assieme ai Patel per la traversata dell’oceano. Non tutto però va come previsto e la nave sul quale sono a bordo affonda a causa di un nubifragio. Della famiglia Patel sarà il figlio Piscine (detto Pi) l’unico superstite al naufragio. Ed è proprio Pi il narratore della storia. In un letto di ospedale, il ragazzo descrive a due assicuratori la sua incredibile avventura nel Pacifico e di come sia riuscito a sopravvivere alla deriva. Una storia improbabile, dato che il ragazzo dice di aver affrontato la traversata assieme a una zebra, una iena, un orango-tango e una tigre, morti sbranandosi l’uno con l’altro e dei quali sopravvive solo la tigre, la bestia più feroce di tutto lo zoo. Come se la storia non fosse di per sé già abbastanza fantasiosa, Pi racconta anche di aver fatto tappa su un’isola carnivora che inghiotte tutti i suoi sfortunati visitatori.

E così, abbandonato alle onde dell’oceano in compagnia della sola tigre, il diciassettenne si ritrova a dover combattere per la sopravvivenza in mare aperto. Riuscire a procurarsi il cibo è una missione quotidiana di vitale importanza quando si vuole evitare di essere mangiati da un bestione di 2 quintali. Aiutato dal suo ingegno e dalla sua inventiva, dopo 227 giorni Pi e la tigre riescono a sbarcare sulle coste messicane. Attirata dal richiamo della giungla, la bestia si allontanerà da Pi senza degnarlo neppure di uno sguardo, spezzando quel legame che Pi aveva creduto intenso.

Ma i due assicuratori non possono credere a un’isola incantata e a una deriva fortunata trascorsa in compagnia di una tigre del bengala. Costretto a raccontare la verità, Pi rilascia una nuova testimonianza che prevede la presenza di umani al posto degli animali. Uomini che si sbranano tra loro per riuscire a sopravvivere indenni a un naufragio è una versione ancora meno sensata per i due assicuratori. Ma quindi quale storia vogliono sentirsi raccontare i due uomini, quella vera o quella inventata? Ma soprattutto, quale è una e quale l’altra?

Recensione di Vita di Pi

“Un’elegante prova dell’esistenza di Dio e del potere della narrazione”

Barack Obama

Queste le parole usate da Obama per descrivere il romanzo Vita di Pi in una lettera indirizzata all’autore Yann Martell. Ed effettivamente in questa storia ci si interroga sull’esistenza di Dio, ma soprattutto, per riprendere le parole del regista Ang Lee, ci si chiede come questo si manifesti in ognuno di noi e come ogni persona senta il bisogno di crederci. Non a caso Pi, il diciassettenne protagonista, professa 3 religioni (cristianesimo, islamismo e induismo) non solo perché ne è appassionato, ma anche perché ritiene che ognuna di esse dia una spiegazione plausibile al concetto di anima. Non solo dell’anima umana ma anche di quella degli animali, essendo Pi cresciuto circondato dalle bestie dello zoo di famiglia. Gli animali hanno un’anima al pari degli uomini? Quanto c’è di umano in ogni animale, e quanto di animalesco in ogni uomo?

Questi sono i quesiti che si pone Pi ma che indirettamente appartengono anche allo spettatore che guarda Vita di Pi. Ang Lee è bravissimo a trasformare queste domande in immagine, seppur senza avere la pretesa di trovare una risposta. Candidato nel 2013 a 11 premi Oscar, Vita di Pi è una via di mezzo tra una fiaba e una storia realistica: un ragazzo a cui succedono cose improbabili da credere ma che nessuno può smentire e perciò potenzialmente vere. La storia raccontata da Pi è insensata, perciò è così difficile ritenerla reale. Ma una versione più semplice non necessariamente sarebbe più autentica, e perciò la testimonianza che sembra più veritiera diventa automaticamente quella priva di senso. Ma d’altronde molte delle cose che accadono nella vita non ce lo hanno. È la struttura del racconto che attribuisce un senso ai fatti.

Pi come Picaresco

Pi come Piscine Molitor, Pi come Pi greco, ma anche Pi come Picaresco. Vita Di Pi è infatti un film, e prima ancora un romanzo, che tecnicamente viene definito picaresco o, più semplicemente, di formazione. Il protagonista di questo genere di narrazione è un ragazzo di umili origini, spesso orfano, che a causa di un evento sfortunato si ritrova abbandonato a sé stesso in una società ostile. La crudeltà del mondo lo spingerà a compiere azioni anche ignobili, ma la bontà d’animo del protagonista prevarrà e alla fine lo condurrà al successo. Se analizziamo il personaggio di Pi notiamo come questo abbia molte delle caratteristiche richieste dall’eroe picaresco.

Pi è di umili origini, ma queste non ostacolano la sua voglia di conoscenza e la curiosità verso tutto ciò che è diverso. La sua inventiva lo aiuta a trovare delle soluzioni efficaci per quel nome poco felice che si ritrova, e la stessa creatività gli permette di professare 3 religioni contemporaneamente e di credere che anche gli animali abbiano un’anima. Ma come ogni eroe che si rispetti si ritrova a dover superare delle prove ricche di ostacoli: prima la partenza verso il Canada e poi il successivo naufragio della nave, che comporterà la morte di tutta la sua famiglia. Comincia così la formazione di Pi. Improvvisamente solo nell’oceano, luogo sconfinato e ostile all’essere umano, saranno la sua caparbietà e il suo ingegno a tenerlo in vita e a condurlo verso il successo. L’avventura transoceanica cambierà Pi nel profondo: l’uomo vissuto che sbarca sulle coste del Messico non ha niente a che fare con il ragazzino ingenuo partito dall’India e dopo aver trascorso 227 giorni alla deriva la vita di Pi non sarà più la stessa.

Analisi di Vita di Pi

Nonostante la fama internazionale, Ang Lee non fu la prima scelta per la direzione di questo film. Il regista di origini taiwanesi venne infatti contattato solo dopo l’abbandono di M. Night Shyamalan, Alfonso Cuaron e Jean-Pierre Jeunet, tutti e 3 interessati a lavorare al progetto ma poi costretti a lasciarlo per dedicarsi ad altre produzioni. La 20th Century Fox affidò quindi la realizzazione del film ad Ang Lee solo nel 2009, a 6 anni di distanza dall’avvio del progetto. La scelta risultò vincente dato che il film si aggiudicò 4 statuette su 11, inclusa quella di miglior regia per Ang Lee.

Anche la scelta dell’attore che in la vita di Pi avrebbe interpretato lo scrittore Yann Martell fu molto combattuta e travagliata. Se inizialmente per il ruolo dell’autore venne scritturato Andrew Garfield, questo venne poi sostituito da Tobey Maguire (Spiderman), che girò tutte le scene. Dopo il completamento del film però Ang Lee affidò la parte a Rafe Spall (One Day), ritenendo Tobey Maguire troppo conosciuto. L’idea di Lee era infatti quella di affidarsi ad attori poco noti, così come aveva fatto per il ruolo di Pi per cui aveva selezionato lo studente 17enne Suraj Sharma, all’epoca alla sua prima esperienza cinematografica. Pi adulto è invece interpretato da Irrfan Khan (The Millionaire, Inferno).

La caratteristica più strabiliante e che rende Vita di Pi così spettacolare è sicuramente la fotografia e l’uso degli effetti speciali, per i quali la pellicola vinse anche i premi Oscar e Bafta nelle rispettive categorie. Gli effetti visivi seguirono un processo particolarmente complesso dato che Ang Lee richiese esplicitamente di girare l’intero film con la tecnologia 3D. La tigre e l’oceano, protagonisti del film al pari di Pi, sono stati quasi totalmente ricostruiti al computer. La prima grazie alla collaborazione di un addestratore di felini, consultato dal supervisore degli effetti visivi Bill Westenofer per garantire che le mosse di una tigre impaurita ricostruita fittiziamente fossero le più realistiche possibili. Il secondo grazie a un’immensa vasca che permise d’imitare perfettamente il movimento delle onde.

Accompagna il tutto una colonna sonora che calza a pennello e permette allo spettatore di immergersi e abbandonarsi, insieme a Pi e alla tigre, al ritmo costante delle onde.

In conclusione

NOTE POSITIVE

  • Gli effetti speciali e la fotografia, che fanno davvero credere che tutto possa essere reale.
  • La ricostruzione del legame che si crea tra la tigre e Pi, che ricorda molto un amore non ricambiato.

NOTE NEGATIVE

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