What might have been (2019): Prove di romanticismo tedesco

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what might have been locandina

What might have been

Titolo originale: Was Gewesen Ware

Anno: 2019

Paese: Germania

Genere: Drammatico- Sentimentale

Produzione: Flare Film- Westdeutcher Rundfunk- Martin Heisler

Durata: 89 minuti

Regia: Florian Koerner Von Gustorf

Sceneggiatura: Gregor Sander

Fotografia: Rehinold Vorschneider

Montaggio: Mona Brauer

Musiche: Max Muller

Attori: Christiane Paul; Sebastian Hulk; Ronald Zehrfeld; Erika Marozsan

Trailer di What might have been

What might have been, film tedesco del 2019 prensentato al LFFFEC 2020. Su sceneggiatura di Gregor Sander che ha tratto da un suo romanzo, racconta di un amore del passato che torna prepotentemente nel presente e porta a galla l’irrisolto di una donna.

Trama di What might have been

Durante un soggiorno in un hotel di lusso con il compagno reduce da una operazione al cuore, Astrid, rivede Julius il suo primo amore e i ricordi riaffiorano in lei, mettendo in discussione il rapporto con Paul che lei stessa ha operato 4 mesi prima. In un gioco continuo tra passato e presente, questo film tedesco si addentra nelle dinamiche di una coppia moderna, over 40 che si incontra e si scopre attraverso i reciproci ricordi del passato. La presenza di Julius nello stesso hotel scatena una gelosia placata e puntigliosa in Paul e dà modo ad Astrid di porsi delle domande sull’uomo che ha accanto e che conosce ancora così poco.

Mi dispiace Julius, per tutto. Ma non si può cambiare il passato.

cit. Astrid in What might have been

Recensione di What might have been

Il ritmo è quello didascalico , molto lento dello stile tedesco, che tira fuori piccoli guizzi solo nel racconto degli anni giovanili di Astrid, nei gesti di ribellione eclatanti per la Germania dell’est di allora come riuscire a superare le frontiere con un escamotage, solo perché Astrid  e Julius potessero rivedersi. Ma il film si posa anche su un piano diverso che non si aggrappa solo alla storia d’amore del passato che riemerge e sarebbe stato francamente anche un po’ scontato. Perchè, dunque, parliamo di una “prova di romanticismo”? Perchè lo sguardo si allarga sul piano politico: se negli anni giovanili le vite e gli ideali di Julius e Astrid si dividono a causa del comunismo che di fatto si comporta come una dittatura, nel ritrovarsi da adulti il discorso cade di nuovo nella sfera politica, nell’ odierna pseudo libertà dell’Ungheria che di fatto ha alzato barriere e muri.

Davanti ai protagonisti si ha sempre la sensazione di incertezza, come quella che si annida in Paul, che ha paura che, nonostante ora sia un’adulta, Astrid possa sparire da un momento all’altro come fece con Julius e sebbene la donna provi a convincere Paul di aver dimenticato il sentimento per l’ex, facendo leva anche sulla passione che la lega a Paul, lo spettatore si trova davanti a una donna incerta, tormentata che quasi fa da balia a quest’uomo che ha appena curato e salvato dalla morte e che invece vorrebbe riprendere in mano la sua vita, rilassandosi nel primo viaggio insieme alla donna di cui è innamorato e che fatica a staccarsi dall’idea di essere anche il suo medico. E Paul non può fare a meno di pensare che Astrid, trovandosi faccia a faccia con l’amore più forte della sua vita, in un primo momento sia scappata.

Il film racconta bene, con un tono monocorde, lo stato d’animo della protagonista, tuttavia, è priva di quei guizzi importanti che rendono accattivante una storia, resta tutto molto piatto, asettico, indeciso, proprio come Astrid. Il turning point più che tardivo lo definirei inesistente, una storia senza ritmo e nemmeno troppo intima, dato la freddezza con cui vengono spiegati i sentimenti e le loro evoluzioni. Lo sfondo delle due Germanie prima della caduta del muro è un aspetto molto ben caratterizzato attraverso le vite dei giovani dell’epoca, ma non basta per apprezzare a pieno la visione.  

Note positive

  • Buona interazione tra sentimenti e implicazioni politiche

Note negative

  • Troppo lento, poco accattivante
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