Alba Rohrwacher, Elio Germano e Isabel Coixet parlano del film Tre Ciottole (2025) - Conferenza
Oct 16, 2025
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[Musica] Produzione italo spagnola prodotta da Cleia, Ruvido Produzione Bartley B film
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e Vision Distribution. Vi ricordo il film sarà in sala con Vision il 9 ottobre dopo l'alta prima mondiale al
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Toronto Film Festival e parto, se c'è collegata da New York a salutare la
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regista Isabel Cochet. Eccola. Come stai?
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E ancora gli interpreti Albaro Orbaker, Elio Giormano, lo sceneggiatore, coseneggiatore Enrico
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Audeno, per Cleia, Riccardo Tozzi per vice
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distribuind Massimo Proi.
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Allora, visto che c'è Ciao Isabel ancora allora parto da Isabel per sapere ecco che paga no
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sono veramente ah ti prendo il caffè. pronta. Eh, quindi perfetto con la moca da
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napoletana apprezzo particolarmente, parla perfettamente italiano, quindi non ci saranno problemi. Eh, Isabel, perché
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hai pensato che il racconto, appunto, Tre ciotole di Michela poteva diventare
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la base per un tuo film e come si connetteva, appunto, col tuo cinema?
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Ah, boh, devo dire che il mio italiano con tutto questo tempo a New York ha
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passato anche al itagnol, no? questa miscolanza di di spagnolo e italiano, ma
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l'idea delle tre ciotole non è stato mia, è stato una idea di di Riccardo
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e stato lui che ha mi ha parlato di libro, mi ha parlato di
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di Michela e all'inizio io pensavo una musica una la
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malattia, una donna chi sappiamo dell'inizio chi chi va a
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morire e devo dire che che
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non è non non prima di leggere il libro non era convinta, ma il momento che
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letto il libro ha per me è stato una rivelazione, no? Per me è stata una cosa
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che chi mi ha colpito tantissimo e alla
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io credo che due giorni dopo che abbiamo parlato con Riccardo ho detto sì, perché
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ho visto e sentito che era una un rapporto anche molto differente tutte le
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altre punto di vista sulla su una storia simile.
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E quindi Riccardo, a te la parola, appunto, parte da Catley, parte da te
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questa idea non solo di acquisire i diritti di questo romanzo, ma di affidare la regia a Isabella.
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E sì, ne avevamo parlato all'interno nostro perché c'erano un po' due correnti, una che diceva sì, sì, bello,
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bello. E l'altra che diceva però è un po' una raccolta di racconti
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che, come si sa, è una delle robe più difficili da adattare cin e però poi a
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un certo punto abbiamo pensato deve essere una grande storia d'amore.
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E ho visto di recente alla festa di Roma l'ultimo film Isabel che si chiama per
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l'appunto un amore. Conoscevo personalmente Isabel, mi è venuto in mente che lei all'inizio ha fatto uno
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splendido film che si chiama La mia vita senza di te e ho visto anche una deliziosa sua
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piccola serie televisiva che in Italia è poco nota che si chiama Foody Love, che è una delizia nel racconto degli atti
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quotidiani della relazione di coppia e ho pensato che era l'ideale per per fare
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questo film. Poi insieme con lei, insomma, gli abbiamo proposto Enricoatore.
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ha incontrato Enrico, è piaciuto molto e Enrico proprio si è lanciato su quest'assa insieme con lei di fare di
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raccontare una storia d'amore dove c'è la morte sullo sfondo, ma la morte è come se desse forza la vita e poi si
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sono inventati una cosa verso la fine del film che io trovo assolutamente geniale, che ovviamente non dirò, ma che
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ti fa uscire dal film col cuore pieno. Assolutamente. Quindi passo la parola a
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Enrico. Ecco, tra Barcellona e Roma, com'è stato questo percorso con ISA? Ve l'avete ampliato, aggiunto,
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espanso, appunto, raccontaci. Ehm, uh,
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molto forte. È stato un percorso semplice da un certo punto di vista perché è stato molto naturale. Ehm, la
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difficoltà è stata all'inizio, come diceva Riccardo, perché in principio ci sembrava di trovarci
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davanti a due strade, no? cioè quella più ovvia che era prendere tutti questi racconti e in qualche maniera collegarli
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una specie di film episodi, ma non ci convinceva questa strada. Abbiamo scelto
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invece di seguire la l'idea di di una storia d'amore e da quel momento in poi come se la lettura del libro si fosse
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aperta a una lettura più profonda in cui i racconti cominciavano ad avere dei
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richiami interni che probabilmente erano anche stati pensati da da Michela Murgia e ed erano
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nascosti nel testo, almeno a noi è piaciuto a un certo momento immaginarcela così. Per cui ehm i primi
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tre racconti, ad esempio il senso della nause, il calcolo percorso, ehm ci sono
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sembrati che improvvisamente parlassero tra di loro che potessero costruire due soli personaggi, non 12 come 11, anzi
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perché per la sorella ritorna e e che creassero quindi una storia che stava in
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sottofonte che abbiamo provato a tirare a tirare fuori. Quindi il gioco, per questo dico, è stato poi naturale perché
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è stato anche divertente, è diventato quello di prendere gli elementi che più ci colpivano di questo libro e in una
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specie di associazione libera lasciare che si avvicinassero in maniera magnetica e che creassero un
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percorso. Ed effettivamente poi così è stato. ci siamo resi conto, devo dire, quando abbiamo cominciato a
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dimenticarcelo il libro, che rileggendo la scelgiatura avevamo usato tantissimi elementi del libro, anche in momenti e e
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in luoghi che non erano quelli del libro, ma che abbiamo riposizionato e che quindi tornavano a parlarci, ci
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sembrava in un modo nuovo. Ehm, per un adattamento a noi è piaciuto tanto
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perché è stato un adattamento creativo. Mi stai dando in là perché hai parlato di percorso, quindi vado da Alba perché
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avevo letto, non so se è vero, che Isabel prima di iniziare ti ha regalato tre ciotole e l'ho vista un po' come una
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cosa simbolica per iniziare questo percorso con Marta. Ecco, quindi volevo
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capire. Sì, mi ha regalato tre ciotole. Sì. E allora, buongiorno. Sì, è la prima volta
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che ho incontrato Isabel. Ehm, intanto ecco, io sono stata coinvolta da
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Riccardo che mi ha parlato di questo progetto dicendomi che Isabel mi cerca. Ma Isabel al minuto uno ho detto io lo
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faccio con Albaro Sì, infatti no, tu mi hai chiamato e mi
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hai detto c'è Isabel che ti cerca e io ho detto cioè subito ha risposto
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con grande entusiasmo perché non la conoscevo, ma amavo il suo
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cinema. Poi era Riccardo che me lo proponeva e con Riccardo ha iniziato
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forse una delle mie prime cose che poi ha unito Elio e me mio fratello e figlio
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unico e quindi era come un ecco un tornare in una famiglia che mi aveva
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dato poi che mi aveva fatto iniziare e e poi c'era il romanzo di Michela e quindi
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Isabele e che era un altro motivo per me importante.
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E e sono Isabella è arrivata a Roma, ci siamo incontrate la prima volta,
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io mi sono innamorata e lei di lei e lei mi ha regalato tre ciotole, tre piccole
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ciotole. Sì, è vero. Eli a proposito, ecco, si parlava anche
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del rapporto con Alba, ormai vi siete incontrati in tutti i luoghi, in tutti i laghi, quindi c'era grande sintonia,
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però appunto si è parlato, questa è una storia d'amore ed anche la storia di un uomo che si rende conto un po' troppo
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tardi che forse è stato preso da altro, è perso qualche pezzo, preso dal lavoro,
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ecco, dal coinvolgimento ai Sì, penso che il film sia, come dire, un po' come come il libro, cioè un uno
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sguardo su degli esseri umani con le loro senza volerli per forza
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risolvere, no? con e in questo ci somigliano molto, quindi sono persone
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prima che personaggi perché nessuno è schiacciato nel proprio mestiere o vengono presi per raccontare questa
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difficoltà che abbiamo tutti un po' di barcamarci dentro la vita che deve fare dei numeri, deve dobbiamo dare
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un'immagine di noi, cioè delle cose assolutamente fitti che poi non ci restituiscono davvero niente al di là
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della propaganda con cui siamo allevati. dainiamo scegliere le scuole giuste per
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portarci numeri, no? È tutta una gara a fare numeri, a fare
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cifre che però non sono l'umanità e quindi spesso dei lutti, delle
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perdite, dei traumi ci riaprono gli occhi sull'assurdità della
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vita che stiamo facendo, no? E e allora disperatamente andiamo a
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cercare dei brandelli di umanità perduta negli altri, perché poi la condivisione
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è veramente quello che abbiamo rimosso in questa società insieme al mistero, alla morte, alla malattia
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e e sono personaggi che cercano di comunicare tra loro, cioè di di entrare
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veramente in relazione intima e e questi due personaggi, per esempio,
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ci riescono forse appunto nel momento del loro addio. Sono tanti paradossi,
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ma anche come dire in maniera secondo me molto molto interessante non spiegati,
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cioè c'è un rispetto del mistero in cui siamo immersi, che era nella
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poetica di di Michela e che trovo molto molto restituita.
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dell'assurdo, no?
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Massimo Proietti, perché era importante coprodurre questo film, quindi produrre
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questo film e ovviamente distribuirlo. Beh, insomma, per noi
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di Vision il lavoro è molto semplice in questo caso.
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Io avevo tanta voglia di lavorare con Cattaleia. Quindi con Riccardo, con Francesca, con
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tutta la scuola di Cattaleia e Riccardo m'ha portato questo film.
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Non dovevo dire altro che sì. In questi casi è molto molto semplice. Questo è è
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un film che ha una regia meravigliosa, parte da un libro importante, ha due
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attori eh rilevanti, non non dico di più.
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Ehm, e insomma è facile, veramente in questi casi è facile.
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E allora se ci sono domande io mi metto gli occhiali così. Allora, qui c'è Valerio
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Vania, c'è un microfono o facciamo arriva arriva là.
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Vania Valerio,
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allora buongiorno a tutti. Innanzitutto volevo chiedere a Elio e Alba, riprendendo proprio per venire in mente
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questa una cosa che hai detto tu, Elio, adesso le cifre che non rappresentano l'umanità, c'è un aspetto apparentemente
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laterale, ma forse non lo è. e cioè che la nostra vita, in questo caso, nel caso del film, la vita professionale e
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commerciale può dipendere da un like che si riferisce a un ristorante piuttosto
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che Airbnb, assecondando questa che può a volte essere una finta democrazia
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imposta da internet. Ecco, quindi è un aspetto che con cui noi conviviamo e tanti di noi fanno i conti, no? se c'è
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questa questo aspetto, appunto, penso che sia il tema magari è interessante chiederlo alla Isabelle,
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nel senso per me la da proprio da spettatore, cioè il tema che siamo tutti
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dispersi in cose a cui diamo una grande importanza perché nella nostra società
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raccontano che debba avere molta importanza e questo produce come effetto
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collaterale una grossa conflittualità, per esempio, tra gli individui. Siamo in continua gara, continua competizione,
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no? Perché la grossa bugia con cui veniamo allevati è che la vittoria la
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felicità, il primeggiare, il vincere, l'avere dei sottoposti
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e e quando invece è l'anticamera del
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della solitudine e quindi del dell'infelicità
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e no perché poi si passa la vita a proteggere i propri quindi cancelli, mura, fucili
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e non produce felicità e diciamo allo stesso tempo siamo la prima
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società nel nel nella storia dell'umanità che non fa i conti con quello che invece
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democraticamente ci riguarderà tutti, che è la malattia, la morte, la fine
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e abbiamo fondato una società sulla rimozione di tutto questo E quindi non
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abbiamo riti inutili, cose che non producono cifre,
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che però ci aiutano a prepararci a questo e quindi quando questo arriva
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nelle nostre vite ci prende sonoramente a schiaffi. E una cosa che dovrebbe riguardare la
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nostra vita, anzi essere l'unica certezza ci prende di sorpresa. Siamo una società sorpresa dall'inevitabile.
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Però, se posso dire, una cosa molto interessante che avviene alla fine
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è che il più bel messaggio d'amore del film, è uno dei più belli che abbia visto ultimamente al cinema, viene da
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una critica su internet, quindi è l'uso del mezzo che qualifica il mezzo.
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Non so se Isabel voleva aggiungere qualcosa,
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no? C è vero che che tutto questo sistema di like di di di
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recensione e del superhost, tutte queste cose che
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parla la sorella di di Marta e anche che è importante per per il ristorante.
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Tutto questo è una una democrazia finta, no? ma fa sentire a a tutti che tutti
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sono parte de dello stesso medio, non è non è così. E alla fine eh quando tu è è
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un po' lo stesso quando sei una una un regista di cinema come io che ha fatto
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Io ho fatto 15 a 15 film, no? Io sempre dico e ieri parlava con i miei studenti
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a New York, detto il momento che tu cominci a credere le cose che dicono su
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su di te, tu sei Io io fatta e
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e per me è una cosa io ho pensato tanto, no? Io credo che in questo film c'è,
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ovviamente, no, c'è l'istoria d'amore, c'è come eh come parla, come come
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indanar, no, la la malattia, come come parlamo con la nostra
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solitudine, ma anche tutte queste piccole cose che con Enrico credo che
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che è per quello che avevamo stato in una grande sintonia. mia, perché io credo che pensavo un po' lo stesso, no?
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Su su eh Airbnb, recensione,
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eh andare alla presentazione de cose, eh tutte questa cosa che piena la vita di
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di niente. C'era Vania
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alzato la mano e poi c'era Furvia. Poi anche qui,
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salve Valemetrano per Chac. Mi ha colpito moltissimo il paesaggio, gli ambienti geografici, questa
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ambientazione in una Roma un po' particolare che in qualche modo mi sembra ricalchi un po' una geografia
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delle emozioni, della storia. Ecco, volevo sapere eh come avete strutturato
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anche la scelta dei luoghi e delle luci, dei colori, dei paesaggi in base in
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funzione all'andamento della storia e delle emozioni della storia un po' per tutti, anche per ehm per gli interpreti,
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oltre che per la regista, naturalmente, come si sono calati anche in questi ambienti che conoscono bene.
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Ah! Io io io non sono italiana, è chiaro. La tua Roma
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anche la è la mia Roma e anche tu sei sono il migliore. Acqua l'acqua pana. Ah
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devo dire che che per me mi faceva un po' paura fare una un aroma un po' di di
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cartolina postale, no? è un po' la la il pericolo di di fare una una storia che
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passa alla Roma di oggi e in un in un in un quartiere molto particolare, forse il
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Trastevere, anche abbiamo girato anche altri quartiere. Ehm,
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ma io io alla fine ho pensato la cosa più importante non è non è il tramonto,
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non è la luce e per me la cosa più importante è la le personaggi che io
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vedo tutte le volte che stato a Roma, tutte le i i se io vedo tutta la mia
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storia di di foto che hai preso a Roma, se le le cose che hai preso di più sono
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i muri e le e i visi della gente. E e io ho ho ho pensato, ok, io voglio è
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vero che che le cose il dialogo di di
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Marta con Girco, io io ho pensato questo era un buon
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momento di di mostrare questa questa Roma che è una Roma anche una Roma
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idealizzata. Eh non non io non credo che il film sia un film realista, no?
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Io credo che il passaggio è è un po' il reflesso dell'estato di di di
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spirito dei dei protagonista su tutto di di di Marta.
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Prego. Alba. No. Eh beh, posso ti rispondo, se vuoi è che io vivo proprio
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a Trastevere e ho scoperto una Trastevere nuova attraverso gli occhi di
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Isabel e e mi dicevo che proprio come siamo andati nei luoghi di Michela, per
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esempio, il bar Cambio è il bar dove lei ha scritto tre ciotole e eh luoghi che
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io vedo sempre li riscoprivo nuovi rispetto a come lei raccontava e mi dicevo proprio come Michela ci faceva
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sempre vedere una prospettiva altra rispetto alle cose che ci raccontava,
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anche la Roma che vediamo nel film, almeno rispetto alla Roma che io abito,
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è una Roma altra che mi apre una che mi fa vedere da un altro angolo le stesse
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strade che io percorro magari tutte le mattine. Ecco, e quindi pensavo proprio di quanto l'associazione
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Isabel che racconta una storia di Michela Murgia fosse un'associazione
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coerente, ecco, proprio per questa qualità che hanno secondo me tutte e due.
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Eo, non so se vuoi parlare della tua Roma vista da Michela e Isabel. Sì, mi
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sembra appunto un punto di vista molto sincero e quindi appunto non turistico e
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inedito, no? Perché evidentemente, appunto, è una Roma eh sinceramente inquadrata da spesso, come dire,
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raccontano meglio con più facilità le cose le persone che sono al di fuori dalle cose, non che non chi le abitano,
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perché noi facciamo fatica a a capire in poche cose quello che siamo, però si
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potrebbe stendere a tante cose sto discorso e con la città funziona così. E quegli ambienti che poi sono di una Roma
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estremamente contemporanea, no? Quindi non c'è nel rimando a
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insomma ai monumenti o quant'altro, cioè è una Roma, come dire, quella di oggi con i volti che la attraversano, i muri,
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eh quella, come dire, sottile sporcizia dietro,
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come dire, è quell'umanità libera, cioè una città accogliente, per cui che non
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che non giudica e che quindi permette tante anche interazioni tra mondi
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diversi e insomma ce l'ho molto molto ritrovata.
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Fulga Pavrara credo. Salve. Eh, volevo chiedere questo a Elia
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Alba Elio e volevo chiedere, ecco, fare questo film significa anche
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immergersi in una cosa che è praticamente la religione Murgia, perché
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Murgia è per molti proprio una religione. Quindi, come siete entrati in
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questo mondo e in questo modo di vedere le cose? Anche appunto nell'ultima
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frase, nell'ultima parte del film, a un certo punto c'è la frase in cui viene detto dare un senso non serve, non è che
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le cose hanno tutte un senso, la vita non ha per forza un senso. Ecco come siete entrati in questa che è proprio
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una religione? Grazie. Ma io posso vado io io in maniera del
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tutto laica, nel senso che non sono tesserato con niente, figurati
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e con neanche nessuna religione, quindi figurati che no penso che ci sia ora in
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questo po' in tutte le cose. Mi ricordo quando interpretai un altro film, tanti
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anni fa il figlio di Tiziano Terzani, quindi sono avvicina a un altro che è stato, come dire, eh beatizzato
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al di là del della Chiesa, insomma, proprio dalle persone, che, appunto, quello è una è ciò che le cose
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producono, insomma, non so quanto poi a a Michela stessa potesse far piacere,
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come dire, una coltre di adepti senza penso che amasse le persone
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pensanti, pensiero critico, anzi che la pensano da per loro senza essere imboccati da qualcuno, perché penso che
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fossero queste le persone a cui voleva parlare Michela e in questo senso abbiamo altra cosa è
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il rispetto, no? Cioè, noi penso che il film sia molto rispettoso del libro, già
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in scrittura, come hanno raccontato, io sono stato molto stupefatto dal da come un tradimento della storia potesse
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essere così rispettoso, cioè se è più rispettoso dei film che invece vogliono
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tradurre il libro così com'è, proprio perché i rimanti che sono il protagonista della storia, cioè le cose
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impercettibili che passano nel libro, passano anche nel film, quindi è stato
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un grande ecco Ecco, l'atteggiamento che avevamo tutti, questo molto sinceramente nel film, a cominciare dai produttori,
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ma di tutte le persone che hanno attraversato l'esperienza, è stato di restituzione
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in quello sì. non utilizzare questa cosa per metterci sicuramente le cose che ci risuonavano,
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ma ecco, non è che abbiamo utilizzato il testo per tradirlo e far passare chissà cosa. Abbiamo cercato di modi di
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restituirlo, quello sì, però ecco, io penso che la discorso della
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della fedeltà cieca, dell'obbedienza cieca qualcosa non produca mai buoni
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risulti. Sì, sì, è così. non c'è stato, ecco, non eravamo affiliati nel senso di
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dire abbiamo cercato con grandissimo rispetto, con
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ehm secondo me anche proprio con amore di
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ehm ritrovarla in questa storia, in questi personaggi e di e devo dire che eh è
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stato Io all'inizio ero intimorita, poi ho sentito una grande responsabilità condivisa con Isabel, poi con Elio. Il
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lavoro che ha fatto Isabel con Enrico era un primo passo
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sul sulle orme di Michela, quindi a cercare incredibilmente,
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appunto, come diceva Elio, eh fedele nonostante non lo fosse per niente, ma
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perché quel mondo veniva restituito, tramutato e restituito, diverso, nuovo
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eppure coerente. E la cosa che mi rimane è che poi quando
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alla fine ho visto il film mi sono detta che comunque il sentimento che a me
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spesso lasciava il lavoro di Michela è un sentimento molto simile con il quale
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mi lascia questo film e quindi dico forse il gioco alchemico che abbiamo
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fatto da qualche parte ha funzionato. Isabelle, se vuoi dire la tua su quest.
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No, io devo dire che questa religione non la conosceva. Io per me Michele era una una scrittrice
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molto talentosa, ma non aveva non aveva nessuna nessuna idea di di questo culto.
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Eh, ma devo dire, senti, io ho fatto anche una un film su un romanzo di
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Philip Raw e io credo che più difficile di di Philip Rot e più iconico di Philip
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Rod non c'è. Sono no, non mi non mi faceva nessuna paura a fare una questa
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adattazione di di Michela con religione o senza religione con santificazione o o
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senza. Allora, avevo visto un'alzata di mano da
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qui,
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per pochi secondi. Grazie. Ehm, per i due protagonisti, riprendendo
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anche il discorso di Elio inizialmente sui personaggi che cercavano di comunicare, mi sembra che nel film si
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parli tanto anche di amore in tutte le sue forme, affetti che non hanno necessariamente
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una gerarchia, le reti di cura, anche forse la famiglia allargata, se vi va di
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espandere un po' su questo tema.
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No, non so in che in che termini in che termini.
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nel Beh, nel fatto che comunque finisce un amore in una forma, ma rimane
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comunque un grande amore. Se ne trova un altro, c'è la sorella, c'è l'affinità lettiva con le allieve di Marta, c'è il
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senso della rete di cura, del ritrovarsi, del cercare comunicazione
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per capirsi, per sopravvivere, per prendersi cura reciprocamente e mi sembra un tema anche molto affine,
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appunto, a molti discorsi sulla famiglia di di Michela. E infatti è così che uno racconta Michela e racconta quello che
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lei scriveva. Questa è una cosa che abbiamo avuto di mira già nella sceneggiatura, cioè di
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farla vivere. Ehm perché quello che
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coglie Michela è proprio in questa società m urbana avanzata, la
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disgregazione e la reazione alla disgregazione con questo tipo di relazioni lettive. Questa è una cosa
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molto presente in tutte le realtà urbane avanzate, molto interessante dal punto di vista sociale, cioè che si come se si
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sostituisse una famiglia con una rete elettiva.
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Ehm credo che ce lo vediamo attorno, non tutti i giorni nelle nostre città.
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Quindi questa è una cosa che ne abbiamo parlato con con Enrico di riuscire a tenere il fatto che tu l'abbia colto ci
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fa pensare che siamo riusciti a tenerla e sottotesto, eh, naturalmente perché
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non è l'assa di racconti. Ciao. Però era quello che c'era nei 12
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racconti e che che appunto in un modo incredibile
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voi avete messo in una storia invece che ha due pilastri e non 11.
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Diciamo che è stato, come diceva Riccardo, un un ragionamento che abbiamo fatto perché sapevamo quanto fosse
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tra gli elementi centrali della e del racconto, ma anche proprio della delle
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posizioni della mia Murgia su sulla società. Al tempo stesso sentivamo che
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non potevamo, forse non era questo il libro giusto per farne tema principale, per cui l'abbiamo l'abbiamo tenuto conto
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nel nello sfondo, cioè è ovvio che il tema centrale vuota intorno alla fine di
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un amore, alla trasformazione di un amore, al alla resistenza, al cambiamento, vien da dire anche alle
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asincronie che ci sono nelle relazioni. il fatto che non ci si possa capire perfettamente in un momento, ma poi
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questa cosa qua possa possa risolversi in un secondo istante. E però in tutte
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le relazioni che abbiamo creato intorno ai due protagonisti abbiamo tenuto conto invece di questo tipo di di richiamo, di
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questo tipo di voce, anche in personaggi che tu incontri poche volte nella tua
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vita e e che magari non incontrerai mai più, che però possono essere incontri significativi che ti sostengono come eh
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il rapporto che per esempio Marta con la dottoressa. Ah, c'è una domanda Edoardo Iacovucci
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per la ragione. Ciao. Allora, io una domanda per Isabel,
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è una parte più tecnica, ossia il perché l'uso mi sembra dei 4/3
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per la pellicola e e poi un'altra invece sul sulle piccole scene, diciamo, quelle
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che mi hanno più colpito che sono quella del piccione e quella dello specchio in un una specie di trasloco, perché si
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vede lì la scena proprio di un di un qualcosa che passa, che finisce e qui vengono e riflessi due volti ed è molto
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bella e poi anche complimenti perché anche io sono di Trastevere, ho visto a parte una una cura maniacale dei posti,
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c'è pure il Carrefour, mi sembra di Gale Steve che è una cosa qui, per chi non lo sapesse è proprio quello, mi sembra e e
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poi anche i diciamo gli uccelli che volano, quelli non è una cosa cinematografica un po' così vetaria, ma
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è proprio veramente, cioè in un periodo dell'anno, non mi ricordo quale, forse questo, ci sono questi stormi che in
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quel ponte, sul Ponte Garibaldi, fanno questi voli bellissimi. complimenti per questo.
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Sì, la la recione sul sul formato è stato è stato un po' in funzione de de non
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cadere in questa Roma di di di cartolina
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postale, no? Eh, e anche per me abbiamo tutto che due personaggi che sono forse
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ehm in vite parallela con un chielo la sua solitudine. Io credo che questo
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formato è un po' il riflesso di di
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il riflesso formale di di questa solitudine. E storby per me è il mio la prima volta
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che stato a Roma con il Io credo che aveva 15 anni con la mia scuola.
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Io ho visto questa stormy e per me è associato sempre Roma con questa storne
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anche si può trovare altre altre paese, altri costi. E per me è stata una cosa
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con Enrico prima di cominciare a lavorare il film, io io ho detto "Ma i
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stormy sono ehm
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ah sul sul trastero devo dire che che quando io stavo a Roma girando il film
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io abitava giustamente in m a 25 m dell'appartamento di di della casa di
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Marta e E questa familiarità io credo che mi ha aiutato molto a a mostrare
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questo mondo, a mostrare questo questo trastevere, questo mondo alla fine
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quotidiano. Non parliamo de de di grandi
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cosi, di grande eroicità, no? E la e la eroicità della della vita di tutti i
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giorni. La scena dello specchio, volevi sapere
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piccione? Allora, dello specchio, tu sai per me ehm
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un po' l'idea di Ok, finalmente dopo questa abbiamo abbiamo visto tutto
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questo flashback della sua vita insieme, ehm si separano.
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Eh e per me le specchio per me lo specchio è una
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cosa bella. Adesso può dire eh dopo può dire sì, perché così con specchio è un
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po' come il reflesso. Io loro sono a un punto diverso del suo
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parcorso come come copia, ma non lo so. Io ho detto a Paola Romentini
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che ha stato la production design, gli ho detto Paola, ma abbiamo bisogno di un di uno specchio così. Allora, dopo si
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può giustificare, ma non lo so, lo sai forse quando tu sei a
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a fare i sopralluoghi m cose che che ti
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vedono lo spirito e e
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per quello che abbiamo production designer come lei. Posso passare alla prossima? Vorrei
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scusa dire una cosa, una notazione tecnica che credo anche a te abbiamo abbiamo
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dato prova di elasticità mentale perché l'estetica nostra è obiettivi corti, campi larghi
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e si trova un po' in tutti i nostri film, nelle nostre serie, però ehm
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abbiamo capito che eh quel linguaggio che aveva scelto Isabel 4/3zi e addosso
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i personaggi eccetera, sarebbe sarebbe stato quello attraverso cui e l'avevo visto anche nel in un amore film
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precedente, attraverso cui proprio affondano i personaggi e che quindi
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sarebbe stato il linguaggio più più efficace, insomma,
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un film in cui c'è una presenza di regista autore molto forte che abbiamo
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seguito e c'era il precedente di Perfect Days.
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4/3 molto efficace da tutti i punti di vista perché a noi piace l'umanità che fa i
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numeri che dice Isabel.
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Sì, io sapevo che Riccardo non era molto partidario di di questo formato, ma alla
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fine io credo che adesso è convinto e si no fa finta di essere convinto.
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Che poi ricordo che ci hai aggiunto anche il superotto a un certo punto. Ha
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un superotto proprio un super incredibile, cioè una vera macchinetta
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molto rischiosissima e è stupenda.
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Quindi i prossimi film Carleia ci sarà tutta questa roba a ferma e
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abbiamo sdoganata. Prego. È qua. Salve buonanni dell'opinione.
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Innanzitutto complimenti per il film. Molto interessante. Allora, quelli che
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come me hanno accompagnato al fine vita, purtroppo, per età, varie persone care o
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amiche, mi chiedo, qui c'è si pone una domanda un po' escatologica, oltre alla
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vera disperazione che senti ed è fortemente contagiosa,
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la domanda è questa: ma secondo voi è concepibile amare la vita anche in
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quelle condizioni? Perché viene un po' fuori questo dal discorso della musica.
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Ecco, è un grande paradosso e chiedo a voi come l'avete vissuto, dato che
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l'attore si cala in questa roba qua e come l'avete vissuto per gli attori?
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Per gli attori, sì, secondo me sì.
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concepibile. [Musica]
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Sì, penso che appunto è un po' il discorso che facevo prima, cioè nel momento in cui eh
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a parte banalmente quando qualcosa ti viene messa in discussione ne capisci,
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cogli il valore, no? Qualsiasi cosa anche molto stupida potremmo fare questo
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ragionamento, no? Come durante il Covid, improvvisamente
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abbiamo dato valore a tante cose che che prima, come dire, immersi in questa
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continua distrazione o allontanamento di cose con cui non ci vogliamo confrontare, appunto, ci dimentichiamo.
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Quindi sicuramente è un è un momento di svelamento, è un momento in cui eh
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torniamo a fare i conti con le cose. Io il tema è non che per forza sia un tema
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di questo film, perché poi il film appunto racconta con leggerezza esseri umani che vivono vari lutti, non per
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forza quello totale finale, ma la perdita di un di una relazione di coppia
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o il appunto, no, e o quant'altro. e
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penso che appunto uno uno dei temi sia proprio questo, cioè del
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anche dei rimandi di quanto appunto cioè delle cose siano legate, di quanto il dolore possa aprire al
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alla felicità e viceversa, no, di quanto invece inseguire la la felicità possa essere un grosso generatore di dolore.
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Ehm
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eh e sono personaggi che anche il personaggio
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che interpreto riscopre quello che ha perso, no? Quindi e in quel momento lì e
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quindi sicuramente sono cose che accadono, ma è proprio il motivo che siamo in una società di fondata sulla
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distrazione, soprattutto da queste cose, sulle grandi questioni, no? Cioè non non
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abbiamo più il mistero. Non siamo la prima volta nella storia dell'essere umano al mondo che non
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che non abbiamo tanto spazio dedicato al rito, al mistero, alle cose che oggi
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sono definite inutili perché non sono misurabili. Tanto l'ho detto,
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non c'è mai stato un essere umano così concreto, ammesso che questa sia la concretezza
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e non sia invece quell'altra. Il fatta che dice questa cosa perché c'è
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lo capisce è lei che no
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e stiamo preparando la strada al nostro prossimo film. Esatto. Salvatori.
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Non so se ci sono domande, ma intanto mi volevo collegare a questo discorso perché volevo chiedere a Isabel Enrico
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come erano riusciti a rendere questo film, passatemi il termine, un film
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felice, nel senso molto collegato anche a quello che faceva Michela, che in fondo non ti faceva la lezioncina, ti
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faceva interrogare su certe cose in una maniera molto più fluida e anche appunto
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serena. Ecco, se quindi qui c'è un mostrare le cose che diceva anche Elio
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per una maniera non retorica, come spesso molti film e libri fanno, no, che ti ricordano eh di deve succedere la
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cosa brutta per scoprire la vita. Qui c'è, ma c'è in una maniera diversa,
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molto profonda, molto leggera, riscoprire proprio partire dalla fine. Ecco, veramente, però, ecco, non è una
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cosa carpedia, tutte queste cose qui che siamo abituatissimi a sentire e ci paci
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attraversano senza fermarsi, quindi ecco, non so se poi anche Elio e Alba si
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vogliono unire, però volevo capire meglio com'era, avevate gestito il tutto.
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Sì, se vuole Enrico o Isa per chi vuole Rico. È una
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Vi collego un po' quello che diceva primeglio, nel senso è una riflessione che abbiamo fatto in realtà in corsa, no? Non l'abbiamo mai teorizzata e e
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però e però poi è venuta fuori nella scrittura. C'è un dato, secondo me, che è interessante, cioè ci siamo resi conto
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che la malattia in questo caso, ma credo anche nella vita, in alcuni casi, non
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per tutti, non sempre, ma da un lato chiaramente ti mette di fronte a una
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alla fine, d'altro lato ti dà molta libertà che è la libertà della del
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ripararsi e del dividere un po' ciò che è importante da ciò che non è
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importante. E questa cosa qua batte su tutti e due i personaggi, no? nel momento in cui gli tocca, nel personaggio di Elio quando lo viene a
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sapere, nel personaggio di Alba quando lo scopre. Questa cosa qua, un po' come
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dicevo prima, ci ha guidato nelle scene. Cioè questa la libertà dà leggerezza, non dà pesantezza. Se tu concepisci
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personaggi come personaggi che riscoprono la libertà invece che affondarsi nella tristezza,
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inevitabilmente la reazione sarà una reazione di leggerezza e non una reazione di eh di fatica. È ovvio che
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c'è anche quello, non potevamo evitare del tutto di raccontarlo, ma ci interessava andare lì, cioè dove scopri
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qualcosa di nuovo nel momento in cui ti accorgi che quello che pensavi nel personaggio di Alba e di Marta è è
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quello di rimanere ancorato per tutta la vita, pensare a un amore che è finito e invece all'improvviso ti rendi conto che
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è una cavolata che quella cosa lì sì è importante, ma può avere immediatamente un'altra chiave di lettura. Quoi ovvio,
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la mia speranza è che uno debba arrivare lì per scoprirlo, che è quello che ho sempre pensato prima Elio citava
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Terzani, quando legge un altro giro di giostra, la prima cosa che lui dice dice "Finalmente posso eh non andare più agli
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incontri". diceva anche Isabel, possono andare più a una conferenza stampa, possono non andare più a una a una festa, possono andare più agli
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avvenimenti sociali che sono quelli che ti mettono non per forza in una condizione sbagliata, una condizione di
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tensione e e questa cosa qua nel momento in cui eh si libera e e alcuni
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personaggi e alcune persone sono in grado, insomma, di di capirla più di altri, evidentemente nei abbiamo contato
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in altro, abbiamo pensato che i nostri personaggi potevano ambire a questo.
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Secondo me questi personaggi lo possono poi insegnare, cioè loro vivono una cosa
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eh terribile e quindi come dicevi te, speriamo che uno possa capirlo senza
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dover affrontare una problematica tanto grande e quindi secondo me attraverso
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quello che ha scritto Michele, attraverso quello che poi abbiamo provato a mettere in scena, loro ci
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possono dare una chiave eh senza che uno debba per forza
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percorrere le quelle orme.
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Per me tutto è tutto è raccontato in una maniera tutte le cose che io penso
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della leggerezza della vita, della del dolore, di questa contraddizione costante
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[Musica] eh vado a morire, ma ma ancora sono viva.
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Tutto è detto per me a al viso di Alba il momento del gelato. questa questa
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viscolanza di di dolore, di piacere, di larme, di sorriso, di felicità, di di di
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soffrenza, tutto è là. Possiamo parlare, possiamo dire tante cose, ma per me
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per me il film è in questa immagine. Eh, il gelato era molto buono.
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Tutta la truppa ha avuto gelato.
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Infatti non c'è fredi a gelato alla fine. No, non ero bravissimo. Ci sono domande ancora?
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Io se non ne ho un'ultima e chiudiamo. Una curiosità, ecco, tra le cose che
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avete aggiunto, anche se era una passione di di Michela, c'è il K-pop,
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però voi l'avete ampliato. Non a caso, voglio dire, Marta fa queste lunghe
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chiacchierate, questa lunga relazione con il cartonato di Girco, quindi volevo capire un secondo meglio questa cosa e
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poi vi lascio andare, giuro. E devo dire che sì, è vero che lei amava
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tanto il K-pop. Am Kpop, devo dire che no,
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che credo che abbiamo 10 secondi di K-pop il film, perché il K-pop no, devo
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dire io il non è il mio genere, ma abbiamo rispettato questo e io credo che
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questa idea del cartonato è un è un po' l'alterego di di Marta, è un po' il
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riflesso della sua solitudine, no? L'unica persona in questo momento che è
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con lei è un è un cartonato, è tragico, è divertente, ma tragico.
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Ma il K-pop non è per me, eh. Però gli hai dato l'anima Isabella alla
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fine, cioè alla fine lui si abita di un animo
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e quindi grazie Isabel, grazie a
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da
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#Entertainment Industry
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