
I contenuti dell'articolo:
La vita va così
Titolo originale: La vita va così
Anno: 2025
Nazione: Italia
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Our Films (società del gruppo Mediawan), Wildside (società del gruppo Fremantle), in associazione con Piperfilm e Medusa Film, in collaborazione con Circle One e Netflix
Distribuzione italiana: Medusa Film, Piperfilm
Durata: 1 ora e 58 minuti
Regia: Riccardo Milani
Sceneggiatura: Riccardo Milani, Michele Astori
Fotografia: Simone D’Onofrio, Saverio Guarna
Montaggio: Patrizia Ceresani, Francesco Renda
Musiche: Moses Concas
Attori: Virginia Raffaele, Diego Abatantuono, Aldo Baglio, Giuseppe Ignazio Loi, Geppi Cucciari
Trailer di “La vita va così”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Nelle sale italiane da giovedì 23 ottobre 2025, esce “La vita va così” pellicola diretta da Riccardo Milani, regista romano giunto alla sua sedicesima pellicola e reduce dal successo di “Un mondo a parte”. Ispirato alla storia vera di Ovidio Marras (l’uomo che, rifiutandosi di vendere il proprio terreno, ha impedito la costruzione di un resort di lusso sulle spiagge dell’Isola Tuerredda) il film è distribuito da Medusa Film ed è stato presentato come titolo d’apertura alla ventesima Festa del Cinema di Roma.
Nel cast spiccano una poliedrica Virginia Raffaele alle prese con il dialetto sardo, un freddo Diego Abatantuono, un immancabile Aldo Baglio nel ruolo della spalla comica, una Geppi Cucciari perfettamente a suo agio e il non professionista Giuseppe Ignazio Loi: un umile pastore ottantaquattrenne impegnato quotidianamente nelle suggestive spiagge della Sardegna.
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Trama di “La vita va così”
All’alba del nuovo millennio, due uomini agli antipodi si scontrano su una lingua di costa incontaminata nel sud della Sardegna. Efisio Mulas (Giuseppe Ignazio Loi) è un pastore solitario che vive da sempre nella piccola casa dove è nato. Dall’altra parte, Giacomo (Diego Abatantuono) è il presidente di un potente gruppo immobiliare, deciso a trasformare quella costa in un resort di lusso. Al suo fianco Mariano (Aldo Baglio), capo cantiere e uomo pratico, ha il compito di convincere Efisio a cedere quell’ultimo lembo di terra. Tra questi mondi inconciliabili si muove Francesca, la figlia di Efisio (Virginia Raffaele). Quando quest’ultimo rifiuta l’ennesima offerta milionaria, la trattativa si trasforma in una battaglia legale nella quale entra in scena Giovanna (Geppi Cucciari), una giudice nata e cresciuta in quei luoghi chiamata a dirimere il conflitto. Mentre le pressioni aumentano e la comunità si spacca tra chi sogna nuove opportunità di lavoro e chi teme di perdere per sempre la propria identità, il “no” di Efisio appare più deciso che mai…
Recensione di “La vita va così”
“La vita va così” non è solo la storia di un uomo che ha avuto il coraggio di dire di no. È anche la storia, ispirata a una vicenda reale, di una Comunità del nostro Paese stretta tra la necessità del lavoro e il rispetto del territorio, dove capita da sempre di essere messi uno contro l’altro, dove il conflitto porta spaccature, dolore e sofferenza. Ed è in storie come questa che cerco l’umanità che è rimasta nascosta in ognuno di noi, cercando sempre un punto di incontro possibile tra fronti opposti anche quando l’ostilità, fomentata, sembra prevalere.
Riccardo Milani
Ne “La vita va così” non esistono eroi mascherati o nemesi pronte a conquistare il mondo. Niente effetti spettacolari tra i palazzi newyorkesi o battaglie combattute a colpi di CGI.
Riccardo Milani, tuttavia, abbraccia una classica storia di buoni e cattivi, veicolando lo sguardo dello spettatore così da non lasciare troppi dubbi su dove sia il torto e dove la ragione. Al netto quindi di un soggetto eccessivamente deciso, che risparmia al pubblico la fatica di prendere una propria posizione, la sceneggiatura naviga in un mare tortuoso, caratterizzato da molteplici personaggi e da altrettante motivazioni che ne muovono i fili. A uno a uno, gli abitanti di questa piccola cittadina della Sardegna ci raccontano i loro sogni, le loro aspettative e la loro instancabile voglia di cambiamento. Tutto sembra integrarsi con armonia, tanto da suscitare il desiderio di scavare più a fondo nella vita di quei personaggi che, a conti fatti, restano fissati sullo sfondo come semplici comparse. Nel computo di una pellicola di appena due ore e piuttosto misurata nelle sue aspirazioni, questo grido rimane inascoltato. Così, la rappresentazione dell’Isola Tuerredda appare concreta e tangibile, ma altresì mascherata da un inesorabile velo di incompletezza.
A supporto di questa lieve ma sostanziale superficialità, arrivano in soccorso i protagonisti. Se Aldo Baglio può risultare macchiettistico perché ingabbiato nei suoi tormentoni, Diego Abatantuono e Geppi Cucciari incarnano alla perfezione i loro personaggi: in un caso per il physique du rôle di cinico imprenditore e nell’altro per la naturale affinità con l’ambientazione. Il cast è impreziosito dalla straordinaria adattabilità di Virginia Raffaele, la quale appare capace di conformarsi a ruoli culturalmente e geograficamente distanti dalla sua romanità, come fosse la versione femminile dell’interprete tuttofare del cinema italiano: Pierfrancesco Favino.
Le attenzioni di pubblico e critica sono inesorabilmente rivolte all’esordio cinematografico dell’ottantaquattrenne Giuseppe Ignazio Loi che, ricalcando la propria quotidianità di mansueto pastore, conferisce al personaggio un invidiabile taglio realistico e sincero, definendo così un carattere iconico e indimenticabile.
Sullo sfondo di questa variopinta sfilata di comprimari, Riccardo Milani disegna un’Italia in evoluzione, la cui storia inizia all’alba del nuovo millennio e arriva sino ai nostri giorni. A cambiare sono le città, che via via sia piegano alla globalizzazione, e la tecnologia che si fa sempre più opprimente. Per contro, così come i paesaggi naturali appaiono insensibili al passare dei giorni, anche i protagonisti non mostrano alcun deterioramento fisico. Lungi dall’essere un banale errore di messa in scena, seppur in contrasto con la coerenza e la continuità della narrazione, questo elemento si erge a metafora di un ideale inscalfibile e di un’immutabile solidità d’animo.
Da un lato per sorreggere il ritmo di un film che si racconta tra diverse ellissi temporali, dall’altro per restituire l’idea di una società lontana di decenni, il film ricorre invano con effetti visivi posticci e si dota di una colonna sonora particolarmente coinvolgente, che con oculatezza fonda tradizione e modernità, ma a cui si fa ricorso in modo decisamente invasivo.
Riscontrando ne “La vita va così” una versione apocrifa e meno spettacolare del western hollywoodiano “Mezzogiorno di fuoco”, l’esordiente non professionista Giuseppe Ignazio Loi si prende la scena e sfila tra i fotografi della Festa del Cinema di Roma come il più grande dei divi. In un Paese riconosciuto all’estero come anacronistico e stantio, Riccardo Milani indaga con intelligenza la dicotomia tra memoria e progresso, forgiando una narrazione imperfetta ma profondamente umana.
In conclusione
“La vita va così” è un titolo di piacevole fattura che, malgrado qualche ripetizione, arriva ai titoli di cosi senza sembrare opprimente. Nel complesso, il cast funziona e accompagna il non professionista Giuseppe Ignazio Loi in un esordio in grande stile. La visione in sala è assolutamente consigliata!
Note positive
- Giuseppe Ignazio Loi in un ruolo iconico
- L’adattabilità di Virginia Raffaele
- Diego Abatantuono e Geppi Cucciari in interpretazioni calzanti
- La tematica di fondo è interessante e ben raccontata
- Colonna sonora molto coinvolgente
Note negative
- Non lascia spazio all’interpretazione del pubblico
- La colonna sonora è troppo opprimente
- Aldo Baglio risulta una macchietta
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| Sceneggiatura |
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| Colonna sonora e sonoro |
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2.8
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