
L’adieu à la nuit
Titolo originale: L’adieu à la nuit
Anno: 2019
Paese: Francia, Germania
Genere: Drama
Casa di produzione: Curiosa Films
Durata: 104 min
Regia: André Téchiné
Sceneggiatura: Léa Mysius, André Téchiné
Montaggio: Albertine Lastera
Dop: Julien Hirsch
Musiche: Alexis Rault
Attori: Kacey Mottet Klein, Caterine Deneuve, Oulaya Amamra, Stéphane Bak, Kamel Labroudi
Trama di L’adieu à la nuit
La settantenne Muriel (Catherine Deneuve) vive in un ranch ai piedi dei Pirenei francesi, dove assieme ad altri maestri insegna equitazione e coltiva alberi di ciliegio. La donna è in attesa dell’arrivo del nipote ventenne Alex (Kacey Mottet Klein), cresciuto con lei dopo la prematura morte della madre e l’abbandono del padre, che passerà di lì alcuni giorni prima di partire definitivamente per il Canada. Alex però sembra nascondere un segreto. Il ragazzo infatti, convertito all’Islam assieme all’amica d’infanzia e ora fidanzata Lila (Oulaya Amamra), è deciso di arruolarsi all’Isis e andare in Siria. Impotente dinanzi a un percorso che non ammette tentennamenti, Muriel tenterà di tutto per far cambiare idea al nipote, prendendo una decisione che gli cambierà per sempre la vita.
Recensione di L’adieu à la nuit
Come l’eclisse che abbuia un vasto campo di ciliegi in fiore, l’oscurità a cui Alex sta per dire per sempre addio, è quella di una vita sbandata che ha trovato nella fede religiosa l’unica via della rinascita. Una fede che si fa fondamentalismo, che preferisce la gloria eterna post-mortem alla vita vera vissuta in quel presente corrucciato e inappagato che inghiotte l’età acerba del protagonista. Una decisione incomprensibile e incompresa, un radicalismo di gesti precisi che anticipano le cinque preghiere regolate dal sole, eseguite con rettitudine e spiritualità per purificare l’animo e sollevarla verso l’alto. Muriel scruta la preghiera del nipote dietro i rami dei suoi alberi che sì, confondono la vista, ma non l’udito colto da quell’inequivocabile sonorità delle litanie nelle orazioni in lingua araba.
Accanto alla fidanzata Lila l’amore e la ricerca di un contatto sensuale e corporeo è raggelato e in attesa di un matrimonio che legalizzi e tuteli una volta per tutte un sentimento che per esistere deve rispettare il precetto religioso. Se lei, oltre all’amorevole lavoro da assistente in una clinica per anziani fa apologia del terrorismo su internet, c’è anche l’amico Bilal (Stéphane Bak) che recluta gli aspiranti guerrieri della Jihad, mente dietro a un’organizzazione radicata nel tessuto sociale di giovani e giovanissimi che celano dietro quell’apparente normalità una promessa di eternità in cambio della propria vita in fiore.


in una scena del film
Analisi di L’adieu à la nuit
Téchiné sceglie i primi giorni della primavera del 2015, l’anno di Charlie Hebdo e del Bataclan, per rimettere al centro della sua poetica l’irrequietezza e il movimento interno dell’adolescenza in un film che fa dei legami familiari i lacci che intrappolano una scelta che rende attoniti, ma a quanto pare inarrestabile. I veri motivi che stanno portano il protagonista all’abbandono della vita occidentale e abbracciare quella che assicura la gloria eterna sono adombrati da un silenzio e da una frattura d’incomunicabilità fra nonna e nipote, vero centro misterioso di un dramma familiare che non condanna ma non approfondisce, che indaga ma non invade. Il cineasta, classe ’43, richiama il giovane Kacey Mottet Klein enfant prodige del cinema francese che ha già brillato nel (suo) precedente Quando hai 17 anni, e gli affianca il corpo algido e gli occhi impenetrabili della Deneuve.
Con il suo tratto iper-naturale e umanista, Téchiné esalta come sempre con la sua maestria l’inafferrabilità e il trambusto interno dell’età di mezzo, utilizzando la natura e il paesaggio delle montagne francesi come spazio per eccellenza in cui far esistere la propria essenza di gioventù. Apolitico ma dalle idee chiare L’adieu à la nuit è un coming-of-age del pensiero sull’amaro presente, realizzato un autore che ha sempre voluto riflettere sulle modalità in cui i cambiamenti sociali e politici dell’Europa segnano la costruzione delle identità della gioventù, in quel periodo di asprezze e frammentarietà che è quello dell’avere vent’anni.
NOTE POSITIVE
- Sguardo verista e umano
- Riflessione sulla condizione del presente europeo nei giovani
- Utilizzo del del paesaggio come ambiente naturale del coming-of-age
- Ottime interpretazioni degli attori protagonisti
NOTE NEGATIVE
- I veri motivi che spingono il protagonista sono poco chiari
- Un tema attuale e spinoso rimane poco indagato