Chiamami col tuo nome (2017): Una riflessione sul senso dell’amore

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poster chiamami col tuo nome

Chiamami col tuo nome

Titolo originale: Call Me by Your Name

Anno: 2017

Paese: ItaliaFrancia

Genere: Sentimentale

Produzione: Frenesy Film, La Cinéfacture, RT Features, Water’s End Productions

Distribuzione: Warner Bros.

Durata: 2h 12m

Regia: Luca Guadagnino

Sceneggiatura: James Ivory

Fotografia: Sayombhu Mukdeeprom

Montaggio: Walter Fasano

Musiche: Sufjan Stevens

Attori: Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel, Victoire Du Bois

Trailer italiano di Chiamami col tuo nome

Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio

Cit. Chiamami col tuo nome

Vincitore del premio oscar, edizione numero 90, per la miglior sceneggiatura non originale a James Ivory, Call Me by Your Name prova a raccontare senza malizia una semplice storia d’amore tra due giovani ragazzi che si incontrano, si scoprono e si amano, per sei settimane in un paesino Italiano immerso nella natura.

Chiamami col tuo nome è liberamente tratto dall’omonimo romanzo francese, considerato un classico della letteratura moderna sul tema del primo vero amore, di André Aciman. Tale libro ha avuto un notevole successo da parte della critica mondiale divenendo un punto di riferimento per la letteratura LGB, poiché la storia cerca di oltrepassare le barriere fisiche ricercando un’essenza più spirituale dell’amore.

Tocca un tasto dolente […] riguardo all’idea del primo amore, dei tormenti del primo amore, e della sofferenza del primo amore, indipendentemente dal genere o dalla sessualità”

Cit. Spears

Spears, appena terminata la lettura del romanzo, chiamò il suo amico  Guadagnino per proporgli l’idea di girare un film incentrato sul lavoro di Aciman. Il regista declinò l’offerta a causa dei suoi numerosi impegni cinematografici ma appoggiò ugualmente il progetto decidendo di produrlo lui stesso attraverso la sua casa di produzione cinematografica.  James Ivory fu scelto come sceneggiatore del film, ma il problema più grosso fu la ricerca degli attori e di un regista che volesse realmente realizzare quest’opera. A causa di tali problemi il film rimase in fase di stallo per ben nove anni. Fortunatamente, Luca Guadagnino decise che era il momento giusto per lui di girare questa storia, così si ritagliò nove mesi di tempo dal progetto sul remake di Suspiria e si immerse totalmente nel lavoro riscrivendo, notevolmente, la sceneggiatura andando a eliminare in primis la voce fuori campo presente anche nel romanzo. 

Il cambiamento più drastico fu la scelta di ridisegnare la location perfetta per la storia d’amore. Nel romanzo tutto si svolge sulla Riviera Ligure mentre Guadagnino volle trasportare la vicenda sulle pianure della Lombardia, lontano dal sapore del mare.  Chiamami col tuo nome si svolge nei dintorni di Crema, città in cui lo stesso regista risiede. Tale decisione è stata presa per alcuni motivi: la comodità di essere vicino casa per Guadagnino, una accurata conoscenza del territorio potendo scegliere le location giuste per il suo progetto e l’aver fatto suo il modo di vivere della gente del posto, parte essenziale per poter realizzare un’opera cinematografica come questa che sorride al cinema Italiano degli anni 60.

Chiamami col tuo nome fa parte dell Trilogia del desiderio che comprende anche “Io sono l’amore” “A Bigger Splash”

Quel che lega questi tre film è la rivelazione del desiderio, la nascita del desiderio verso qualcuno, o la scoperta di essere l’oggetto del desiderio di qualcun altro

cit. Luca Guadagnino
Amira Casar, Michael Stuhlbarg, Armie Hammer, and Timothée Chalamet in Call Me by Your Name (2017)
Amira Casar, Michael Stuhlbarg, Armie Hammer e Timothée Chalamet in Call Me by Your Name (2017)

Trama di Chiamami col tuo nome

Estate 1983. Nord Italia. La famiglia Perlman trascorre le giornate in una grande villa antica risalente al XVII° secolo immersa nella natura e nella tranquillità. La famiglia è composta da Elio, un ragazzino di diciassette anni, suo padre un professore universitario specializzato in cultura greco – romana, e sua madre Annella Perlman un traduttrice di libri. Infine ci sono due anziani domestici.

Come ogni anno, giunge come ospite della famiglia un giovane dottorato che deve terminare di scrivere la propria tesi sulla cultura greco – romana, oltre a fare esperienza sul campo sotto la guida del professore Perlman. Per tale motivo arriva Oliver, un affascinante americano di ventiquattro anni che prenderà possesso della camera da letto del giovane Elio che al suo arrivo lo definisce “L’usurpatore”

I giorni di Elio sono avvolti dalla lettura, dall’ascolto della sua musica, dalla mangiate in famiglia all’aperto, dalle passeggiate con la sua amica Marzia e dalle sue chiacchiere filosofiche con 0liver.

Tra i due ben presto nascerà una strana relazione tra rifiuti e confidenze andando a sfociare in una forte passione d’amore.

Armie Hammer e Timothée Chalamet in Call Me by Your Name (2017) film
Armie Hammer e Timothée Chalamet in Call Me by Your Name (2017) film

Recensione di Chiamami col tuo nome

Sotto le note del pianoforte di una delle melodie di John Adams dal ritmo assessivo e travolgente, come lo è l’Amore, si apre l’opera cinematografica Chiamami col tuo nome mettendo subito in chiaro il punto di vista stesso del film: la bellezza come elemento trascendentale.

La mitologia, i dipinti, la musica, le scoperte archeologiche, i corpi uniti di Elio e Oliver e i paesaggi naturali richiamano il concetto di Bellezza alla stato puro cercando di spiegare dove risiede l’amore e cosa questo sia realmente: se un puro piacere fisico o un piacere spirituale che vada oltre l’estetica stessa. Esiste una vera differenza tra il piacere di osservare la natura, guardare delle statue ritrovate dopo migliaia di anni o stare insieme alla persona che vogliamo accanto a noi? Si, esistono alcune piccole differenze, ma la bellezza è in tutto ciò e noi possiamo provare amore per un essere umano quanto per la musica, benché in modalità comportamentali divergenti.

Anche se il regista ha lavorato solo per nove mesi tra riscrittura e regia, niente è stato lasciato al caso; ogni scena ha un suo scopo, un voler descrivere una sensazione o un pensiero che non sia solo estetica cinematografica. I silenzi e la pochezza musicale, se escludiamo i momenti in cui Elio suona al pianoforte, non fanno altro che rafforzare un’idea di Estate, fatta dalla tranquillità e dalla lettura di quei posti negli anni 80, in cui la frenesia della vita è inesistente ma vige la cultura e la spensieratezza.

La forza stessa del film risiede in due elementi: in primis va fatto un applauso alla scenografia di Samuel Deshors che è in grado di dare alla casa, alle strade e nella scelta delle location il vero sapore degli anni 80. Ogni oggetto di scenografia è scelto con attenzione maniacale, la stessa attenzione è posta dal costumista nei vestiti; basta osservare la scena del ballo per notare quanta dedizione hanno messo questi due reparti per ricreare quel mondo ormai andato perduto.

Il secondo applauso va all’attenzione nella scrittura dei personaggi secondari del film: benché Chiamami col tuo nome è notevolmente basato sulla storia d’amore tra Elio e Oliver, a tratti sembra di essere un film corale. 

Amira Casar e Michael Stuhlbarg in Chiamami col tuo nome
Amira Casar e Michael Stuhlbarg in Chiamami col tuo nome

La famiglia di Elio è onnipresente all’interno del film benché sia sempre relegata a una forma di cornice della storia, ma ogni sguardo dei personaggi arricchisce la storia di senso. Non è un caso se i personaggi meglio creati siano proprio il Padre (Michael Stuhlbarg) e la Madre (Amira Casar), costantemente ripresa con la sigaretta in mano e poco presente dal punto di vista delle battute, riuscendo a essere uno dei punti fermi del film. Questi due personaggi attraverso le loro battute riescono a essere degli ottimi complici silenziosi dell’amore tra i due ragazzi, divenendo l’esempio di una famiglia non tradizionale ma liberale.

Lo stile registico è semplice: rarissimi movimenti di macchina eccetto che per le panoramiche che presentano spesso e volentieri il paesaggio, dandogli una sorta di senso idilliaco. Per il resto, dal punto di vista tecnico, abbiamo inquadrature statiche, quasi dei brevi piani sequenza, e alcune, sempre fisse, più strette sui personaggi.

La bravura registica sta nell’attesa, nel dare importanza ai piccoli gesti tra i due, che per tutto il film non fanno altro che rincorrersi e lasciarsi per poi trovarsi insieme. Attraverso i respiri, e le riprese sui corpi si provano le uniche emozioni del film che, purtroppo, ha la pecca di restare per molto tempo non emotivo andando a perdersi in scene troppo lunghe che benché esprimano il senso stesso dell’estate e dello scorrere di giorni tutti uguali l’uno all’altro.

Una delle scelte in scrittura più giusta è stata quella di non far dire mai ai due personaggi il loro amore verbalmente, anche quando Elio svela i suoi sentimenti a Oliver si mantiene sempre sull’attesa e sul non detto.

La pecca più grossa dell’opera stessa sta nel momento di maggior potenza emotiva, fatto rarissimo nei film. Benché il regista non vuole definire il suo film come un lungometraggio sofisticato pieno di tocchi estetici e filosofeggiante per un pubblico più colto, Chiamami col tuo nome è sopratutto questo e solo dopo, un viaggio di crescita formativo e interiore di un ragazzino. 

A fine film il padre svela al figlio il significato della Bellezza della vita ma in questo dialogo afferma di non essere mai stato capace di amare realmente chi amava; anche lui in gioventù aveva provato quei sentimenti per un uomo. Ecco, questa parte era evitabile perché rischia di rovinare il senso stesso della pellicola buttandola nel classico film sui gay, quando la storia tratta dell’Amore nel senso spirituale; basta analizzare i due protagonisti che vanno a letto anche con delle ragazze senza problemi, quindi mettere quella battuta in bocca al padre, alla fine della storia, è distruttiva per l’opera filmica.

Stai male e ora vorresti non provare nulla, forse non hai mai voluto provare nulla, ma ciò che ora provi io lo invidio… Soffochiamo così tanto di noi per guarire più in fretta, così tanto che a 30 anni siamo già prosciugati e ogni volta che ricominciamo una nuova storia con qualcuno diamo sempre di meno, ma renderti insensibile così da non provare nulla, è uno sbaglio…

cit. Chiamami col tuo nome

Infine vanno fatti i complimenti all’intero cast poiché sono stati in grado di reggere il film su di loro; se questi non avessero dato il massimo possiamo tranquillamente asserire che Chiamami col tuo nome sarebbe caduto nella noia. Unico dubbio è sulla scelta di Armie Hammer che sembra molto più adulto della sua età e non lo vedo adatto a interpretare un ruolo di un ragazzo di 24 anni benché la sua performance è di rilievo.

Note positive

  • La musica
  • La regia concentrata sull’attesa
  • La scenografia e il costume
  • Un film d’autore da vedere per la sua fattura, benchè sia un film più per i colti che per gli emotivi
  • Gli attori

Note negative

  • Scene troppo lunghe
  • Alcune scene potevano essere tagliate; in primis vediamo i due ragazzi andare continuamente in bici e ciò appesantisce la storia
  • Durata filmica eccessiva
  • Il film non emoziona
  • Il dialogo finale tra Elio e il Padre che banalizza il film
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3 commenti

  1. Buondì, bella scheda, bravo. Guadagnino è un regista che ho sempre “sentito poco”. Però ammetto che con questo film, e con Suspiria, mi abbia sbalordito. Qui, nello specifico, sono rimasto completamente catturato dall’universalità della storia d’amore. Reputo del tutto limitante definirla una storia a tematica omosessuale; per quel che mi riguarda non è nemmeno una storia d’amore. CCTN è un film che analizza la fenomenologia dell’innamoramento. La distinzione di genere è utile per rendere autoconclusiva, e quindi più universale, l’analisi stessa. Ho apprezzato enormemente il tempo che ogni sequenza si prende per svilupparsi. Come nella corteggiamento. Gli individui si avvicinano, si allontanano, si annusano, si colpiscono, si abbracciano, si desiderano, insomma, si studiano. E si prendono il loro tempo. Un film asciutto, elegante, melodrammatico ma che non scade in un’enfasi insopportabile. E chapeau per il long take nella scena attorno alla fontana (se la memoria non m’inganna). Raffinatissimo.

  2. La recensione mi é piaciuta molto, ma non sono per nulla d’accordo con la tua teoria sul finale, anzi. E poi, “buttandola nel classico film sui gay”, é un’affermazione curiosa.
    Il film parla Di sentimenti, di erotismo, parla di amore incondizionato: senza limiti, senza gender.
    Anzi questo film, mi azzardo a dire, distrugge l’immaginario stesso di “amore gender”, proprio perché (come hai scritto anche te) Elio ha relazioni con ragazze senza problemi.
    La scena del padre é una delle più belle in assoluto, nel film come nel libro. Il fatto che anche il padre abbia provato emozioni per un uomo, non é segno della sua omosessualità repressa, anzi, é segno che l’amore prende all’improvviso e non possiamo scegliere di chi ci innamorarci. (Tornando al punto principale: l’amore non ha gender).
    Poi, “film sui gay”, cit, sono tra i più originali (dal punto di vista della trama) e differenziati (ultimamente ne sono usciti di notevoli, tutti diversi).

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