Dov'è il mio corpo? – Storia di una mano mozzata

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Dov’è il mio corpo – Scheda film

Titolo originale: J’ai perdu mon corps

Anno: 2019

Paese di produzione: Francia

Genere: animazione

 

CAST TECNICO

Regia: Jérémy Clapin

Sceneggiatore: Jérémy Clapin, Guillaume Laurant

Montaggio: Benjamin Massoubre

Musica: Dan Levy

Aspect Ratio: 2.35 : 1 

Durata: 1 hr 21 min

Produzione: Xilam, Auvergne Rhône-Alpes Cinéma

Distribuzione: Netflix

 

CAST ARTISTICO

 Hakim Faris, Victoire Du Bois, Patrick d’Assumçao, Hichem Mesbah, Myriam Loucif, Alfonso Arfi, Bellamine Abdelmalek, Maud Le Guenedal, Nicole Favart

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione

Dov’è il mio corpo – Scheda film

“J’ai perdu mon corps” è un film d’animazione francese diretto da Jérémy Clapin. In Italiano è stato denominato Dov’è il mio corpo, mentre in Inglese è intitolato I Lost My Body. Alla sceneggiatura troviamo Guillaume Laurant, creatore de Il Favoloso Mondo di Amelie

Trama

Siamo a Parigi. Una mano ibernata decide di mettersi in viaggio in cerca del corpo a cui appartiene. Parallelamente, siamo immersi nella vita di Naoufel, ragazzo di origine magrebina.

Ripercorriamo lungo tutto il film momenti dell’infanzia del ragazzo, un periodo alquanto complesso per Naoufel, il quale desiderava diventare un pianista o un astronauta ma è costretto dagli eventi a non poter realizzare i propri sogni, trasformandosi in un corriere di una pizzeria parigina. Questo lavoro, lo porterà a incontrare Gabrielle, ragazza di cui si innamora.

ANALISI FILMICA

Dov’è il mio corpo, sin dall’inizio, si mostra come un film nudo e crudo, in una Parigi indifferente, popolata da topi, piccioni, mosche e da una mano ibernata. Non riusciamo immediatamente a capire a chi appartenga quest’ultima, ed è forse questa una delle note positive del film. Quello che è ben visibile sin dall’inizio è che sembra di avere a che fare con un essere vivente, e non con un arto: calcola le distanze per scappare dal laboratorio di dissezione anatomica, è dotata di tutti e cinque i sensi, assume la capacità decisionale d’intraprendere il viaggio di ritrovamento della sua “casa” e molte altre cose.

Nel corso del film ci accorgiamo che è proprio lei a ricordare i momenti della vita del corpo a cui apparteneva, ovvero quello di Naoufel. Egli è un ragazzo sensibile e profondo, con tutto il difficile background che deve portarsi alle spalle. Gabrielle per lui è la prima vera persona, dopo la morte dei genitori, a preoccuparsi davvero di lui, ad avere umanità. Si innamora di lei a lavoro, tramite un citofono, il che sarà sicuramente insolito, ma non per questo poco realistico.

Il tema del viaggio è quello sicuramente preponderante nel film. Il rumore delle dita è fondamentale all’interno della colonna sonora, ci fa percepire il senso più importate di Dov’è il mio corpo, ovvero il tatto. I pericoli che la mano incontra ci vengono illustrati con delle bellissime soggettive. Ella sembra respirare, provare emozioni forti e sembra voler vivere nel suo passato, quando tutto per lei era più semplice.

Un’immagine molto suggestiva è quella all’interno di un’abitazione parigina, dove la mano riesce a far addormentare un bambino in culla: un contrasto straniante, ma di una dolcezza spiazzante. Anche la mano ha una sua memoria. L’animazione è efficace a tal punto da rendere verosimile l’impossibile. Tra il bianco e nero dei ricordi dell’arto e le immagini dei malinconici colori di Parigi, tra il passaggio dal 2D al 3D, tra i vari registri utilizzati, Jérémy Clapin riesce a toccare temi molto profondi, arrivando direttamente al cuore dello spettatore.

Naoufel cerca il proprio posto nel mondo. Ha paura del proprio futuro, perché ha in primis terrore di se stesso. Vive nella costante paura di sbagliare ed è quando si separerà dalla mano che capirà di aver fallito. È alla fine del lungometraggio che il personaggio dimostra di esser cresciuto in tutto e per tutto. Anche quando ogni cosa sembrava impossibile da superare, decide di sfidare il destino, di “accarezzarlo”, anche con una mano sola, e di andare avanti.

Naoufel e Gabrielle sul tetto della falegnameria dello zio di quest’ultima.

Naoufel:“Tu credi nel destino? Dico davvero.”
Gabrielle: “Che tutto sia già stato scritto? Che c’è un cammino prestabilito?”
N: “Sì”
G: “E che non possiamo cambiare nulla?”
N: “Pensiamo di poterlo fare, ma è un’illusione. A meno che non commettiamo un atto irrazionale, e spezziamo l’incantesimo. Per sempre.”

cit.Dov’è la mia pelle

Note positive:

  • Illustrazioni: colori, grafica e stile
  • Colonna sonora
  • Messaggio
  • Sceneggiatura

Note negative:

  • A tratti lento
  • Non immediatamente comprensibile da tutti
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