
I contenuti dell'articolo:
Eraserhead – La mente che cancella (1977)
Titolo originale: Eraserhead
Anno: 1977
Nazione: Stati Uniti d’America
Casa di produzione: American Film Institute
Distribuzione italiana: CLAB distributori associati
Durata: 89 minuti
Regia: David Lynch
Sceneggiatura: David Lynch
Fotografia: Frederick Elmes, Herbert Cardwell
Montaggio: David Lynch
Musiche: Peter Ivers
Attori: Jack Nance, Charlotte Stewart, Allen Joseph, Jeanne Bates, Judith Roberts, Laurel Near, Jack Fisk, Jean Lange, Darwin Joston, Hal Landon Jr.
Trailer di “Eraserhead – La mente che cancella”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Realizzato nell’arco di cinque anni, il primo lungometraggio di David Lynch segna l’inizio di una carriera straordinaria, definendo uno stile che avrebbe influenzato il cinema per decenni. Eraserhead, con protagonista Jack Nance, (attore celebre grazie a Lynch), è un film difficile da classificare: formalmente un horror, ma in realtà lontano da qualsiasi etichetta convenzionale, capace di insinuarsi nel circuito underground fino a diventare un autentico cult.
Nel 1971, Lynch si trasferisce a Los Angeles per studiare presso l’American Film Institute, dove riceve una sovvenzione di 10.000 dollari per girare il suo primo lungometraggio, che sarà poi Erashered. Tuttavia, dopo un anno, il budget si esaurisce e il regista si trova costretto a lavorare a progetti minori, tra cui The Amputee, un cortometraggio girato in un solo giorno, in cui Lynch appare anche come attore. Le difficoltà finanziarie non si fermano qui: durante le riprese di Eraserhead, perde la casa e arriva persino a dormire sul set, mentre il film prende forma tra enormi sacrifici e una produzione dilatata nel tempo.
Nonostante le difficoltà iniziali, il film trova la sua strada grazie al distributore Ben Barenholtz, che lo porta nelle sale per spettacoli di mezzanotte, dove viene proiettato per dieci anni, conquistando il pubblico e la critica. Il suo successo consacra Lynch come uno dei principali esponenti dell’avanguardia cinematografica postindustriale, aprendogli le porte a una carriera costellata di opere visionarie.
Il titolo originale del film fa riferimento alle comuni matite con cancellino, mentre la sua traduzione italiana suggerisce un significato completamente diverso, aggiungendo un ulteriore livello di ambiguità a un’opera che sfida ogni interpretazione definitiva.
Trama di “Eraserhead – La mente che cancella”
Henry Spencer, interpretato da Jack Nance, è un tipografo che vive in un pianeta devastato e distrutto dalle industrie metalmeccaniche che producono un incessante rumore elettrico. L’uomo scopre di aver messo incinta Mary ( Charlotte Stewart) una giovane ragazza, seppure lui afferma che sia impossibile che il bimbo sia il suo, facendo credere allo spettatore che non c’è mai stato un rapporto sessuale tra i due.
Alla nascita del bambino, dalle fattezze mostruose di una larva, porta Mary nella sua dimora tetra e squallida, ma il pargolo emette un forte e continuo lamento che fa diventare la donna isterica e la conduce a scappare di casa abbandonando l’uomo e il suo stesso figlio. Ben presto il piccolo si amala costringendo il padre ad accudirlo e durante la malattia l’infante si riempie di pustole sul volto. L’uomo è costretto, da solo, ad accudire la sua creatura mostruosa, che urla incessantemente, probabilmente in preda a un dolore fisico insopportabile, causato dalla sua condizione anormale.
Successivamente, Henry farà conoscenza di una donna che vive alla fine del corridoio del suo palazzo per cui l’uomo prova da subito una forte attrazione emotiva.
Spoiler sul finale
Quando Henry Spencer scopre che Mary si è legata a un altro uomo, dall’aspetto sgradevole, il suo fragile equilibrio crolla definitivamente, abbandonando ogni speranza di felicità. Rientrato in casa, non riesce più a sopportare la propria vita e la situazione disperata del suo figlio-larva. Così, in un moto di pietà verso quella creatura, decide di porre fine alla sua esistenza. Gli taglia il petto, che sembra essere di carta, e lo uccide attraverso una sequenza inquietante e allucinante.
Nel finale del lungometraggio, Henry sembra varcare la soglia del mondo che ha sempre desiderato e sognato—quello che scrutava dal termosifone in varie scene del film. Qui, avvolto da una luce bianca, che potrebbe simboleggiare la pace o il paradiso, ritrova Lady in the Radiator, una strana creatura dal volto segnato da guance tumorali, che nei suoi sogni cantava:
In paradiso, tutto va bene. Hai le tue buone cose e io le mie
cit. Erashered: La mente che cancella
L’uomo abbraccia la donna e lo schermo diventa totalmente bianco.
Recensione di “Eraserhead – La mente che cancella”
Nella filmografia di David Lynch, fin dai suoi primi lavori, è possibile rintracciare un universo di metamorfosi e ibridazione, profondamente legato al mondo animale e a quello dei freaks.
Uno dei suoi primissimi progetti, “The Grandmother”, è un cortometraggio di 34 minuti, girato in bianco e nero, che alterna riprese convenzionali all’uso di effetti speciali rudimentali, vicini all’animazione sperimentale.
Qui si manifesta la prima metamorfosi visiva del regista di “Twin Peaks“, sfruttata come metafora sottile e delicata, essenziale per la comprensione della narrazione.
L’estetica di “The Grandmother” trova un’eco nel primo lungometraggio indipendente di Lynch, “Eraserhead – La mente che cancella” (1977). Un’opera che, nel tempo, è divenuta uno dei più grandi film di culto del regista, non solo nell’ambito del cinema horror e grottesco, ma anche per la sua narrazione visiva e concettuale complessa, che ne rende l’interpretazione sfuggente e ambiguamente aperta. La storia trascina lo spettatore in un viaggio nell’inconscio umano, popolato da mostri e visioni in cui sogno, fantasia e realtà si intrecciano senza confini netti.
Lo stesso David Lynch ha sempre rifiutato di svelare il significato del film, sottolineando come ogni spettatore, in base al proprio vissuto, possa dare un senso personale alla vicenda. Eppure, nonostante la sua complessità narrativa, “Eraserhead – La mente che cancella” conserva al suo interno una dimensione domestica e familiare dai tratti tragici—una caratteristica che lo avvicina a “The Grandmother”.
Bianco e nero carbonaceo, colonna sonora non realista, creature bizzarre, ibride, tra cui primeggia il pargolo, che ricorda più un animale che emette vagiti di un neonato, sequenze di animazione, effetti speciali rudimentali, propensione per la metamorfosi, atmosfera oppressiva
Cit. T. Jousse, David Lynch, (Collana Maestri del cinema), in “Cahiers du Cinema”, p. 10
Il primo lungometraggio di David Lynch, uscito nel 1977 ma distribuito in Italia solo nel 1982, racchiude molti degli elementi distintivi della sua cinematografia: la paura interiore, il senso di mistero nei confronti del mondo e dell’aldilà—concetti ripresi anche nella serie “Twin Peaks”. Dal punto di vista visivo, il film si distingue per un bianco e nero non convenzionale, scenografie irreali e misteriose, e interpretazioni che oscillano tra eccessi espressivi e minimalismo teatrale, creando un’atmosfera sospesa che funziona perfettamente all’interno dell’opera.
Un altro elemento cardine della poetica di Lynch è il sound design, qui già meticoloso e costruito su suoni d’ambiente che hanno poco a che fare con la musica tradizionale—una scelta stilistica che diventerà essenziale in tutta la sua filmografia. “Eraserhead – La mente che cancella” è un’opera oscura, che sfugge a una comprensione razionale, rivelandosi più accessibile attraverso una lettura inconscia.
Il film si apre su un pianeta misterioso, spoglio e oscuro, abitato da un demiurgo maligno e mostruoso, con pelle tumorale, che attraverso una leva scaraventa dal cielo larve vermiformi, generando un’atmosfera surreale e inquietante.
Che aspettano solo, per svilupparsi, le occasioni offerte da quella pulsione generatrice di mostri che è lo stimolo sessuale, anche chiamato più romanticamente, amore
Cit. A. Cappabianca, L’immagine estrema. Cinema e pratiche della crudeltà, Genova, Costa & Nolan, 2005, p. 137
In una scena onirica inquietante, Henry attraversa una metamorfosi che lo trasforma in un uomo-larva, un riflesso delle sue numerose preoccupazioni per il figlio. Si ritrova in un piccolo teatro, in compagnia di Lady in the Radiator, figura simbolica che incarna il terribile mietitore di vite. A un certo punto, la donna svanisce, e al suo posto compare una montagna di terra—un riferimento al mediometraggio precedente di Lynch. In quell’istante, Henry perde la sua testa, che viene sostituita da quella del figlio.
Pur presentando creature mostruose, “Eraserhead” non affronta direttamente la tematica dei freaks in chiave sociale. Tuttavia, la creatura—abbandonata dalla madre per la sua anormalità—diventa il riflesso di un dramma più intimo: i problemi interiori e privati di Henry, che:
“È un po’ confuso […] ed è come se stesse cadendo a pezzi. Prova a reggere, ma ha dei problemi.”
Cit. David Lynch, Perdersi è Meraviglioso, Minimum Fax, 2007
Da questa prospettiva, il film può essere letto come un’opera intimistica sulla ricerca di pace, che Henry trova nella propria morte e in quella del figlio mostruoso. In seconda analisi, è possibile rintracciare anche una critica implicita al sistema industriale e alle fabbriche, onnipresenti nel film. Lynch sembra suggerire che questa realtà tossica sia, almeno indirettamente, la prima causa della nascita di esseri deformi.
La metamorfosi finale
Il bambino-larva, privo di arti e ridotto a un busto con testa, subisce una metamorfosi inquietante appena Henry lo apre in due. Il suo petto lacerato si spalanca e la creatura, tra lamenti sempre più intensi, si trasforma in un essere mostruoso e malvagio. Con un taglierino, Henry gli conficca alcuni organi interni, probabilmente il cuore, provocando un fiotto di sangue dalla sua bocca. Da quel momento, una strana schiuma fuoriesce dagli organi, avvolgendo lentamente l’intera creatura.
Attraverso un gioco di luci, riprese con camera fissa e inquadrature statiche, la scena viene amplificata dal ronzio assordante della corrente elettrica e dallo sguardo terrorizzato di Henry Spencer. Le ultime trasformazioni, prima dell’allungamento del collo e della sua mutazione in una gigantesca testa dall’aspetto simile a un drago/dinosauro, vengono mostrate in successione dopo un primo piano stretto del protagonista, sempre più impaurito.
Gli effetti speciali di questa scena, pur non essendo all’avanguardia—dato che il film è stato interamente finanziato da Lynch, senza il supporto di una grande produzione—risultano straordinariamente efficaci. La metamorfosi finale, nonostante non sia del tutto realistica, appare perfettamente credibile nel contesto del film, grazie a una regia sapiente che fonde animazione e realtà con estrema coerenza. Persino il modellino della testa gigante, pur mantenendo una sua artificiosità, conserva una potente carica inquietante.
Il mostro creato da Lynch, però, non evoca mai un terrore esplicito, tipico dell’horror, ma genera una sensazione di attrazione e repulsione, riconducibile al concetto di unheimlich—quel perturbante che nasce dall’incontro con qualcosa di familiare, ma al tempo stesso distorto
In conclusione
Eraserhead – La mente che cancella è un viaggio nel subconscio umano, tra trasformazioni inquietanti e atmosfere surreali. David Lynch combina narrazione visiva e sound design in un’opera che sfugge alla logica tradizionale, lasciando spazio a interpretazioni personali e all’attrazione perturbante di un universo oscuro e indecifrabile.
Note positive
- Regia
- Attori
- Make – up funzionale alla narrazione
- Montaggio sonoro
Note negative
- Narrazione criptica che può risultare ostica per alcuni spettatori
L’occhio del cineasta è un progetto libero e indipendente: nessuno ci impone cosa scrivere o come farlo, ma sono i singoli recensori a scegliere cosa e come trattarlo. Crediamo in una critica cinematografica sincera, appassionata e approfondita, lontana da logiche commerciali. Se apprezzi il nostro modo di raccontare il Cinema, aiutaci a far crescere questo spazio: con una piccola donazione mensile od occasionale, in questo modo puoi entrare a far parte della nostra comunità di sostenitori e contribuire concretamente alla qualità dei contenuti che trovi sul sito e sui nostri canali. Sostienici e diventa anche tu parte de L’occhio del cineasta!
Regia |
|
Fotografia |
|
Sceneggiatura |
|
Colonna sonora e sonoro |
|
Intepretazione |
|
Emozione |
|
SUMMARY
|
4.6
|