I colori del tempo (2025). Un viaggio di riscoperta nella memoria degli antenati.

Recensione, trama e cast del film I colori del tempo (2025), pellicola francese diretta da Cédric Klapisch disponibile dal 13 novembre 2025 al cinema

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I colori del tempo (2025) - © STUDIOCANAL - CE QUI ME MEUT - Emmanuelle Jacobson-Roques. Immagine concessa a uso editoriale da Teodora Film
I colori del tempo (2025) – © STUDIOCANAL – CE QUI ME MEUT – Emmanuelle Jacobson-Roques. Immagine concessa a uso editoriale da Teodora Film

Trailer di “I colori del tempo”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il 13 novembre è uscito nelle sale il film I colori del tempo, diretto da Cédric Klapisch. La pellicola intreccia presente e passato, raccontando la storia di una famiglia che, convocata per un’eredità, riscopre le radici di una donna vissuta alla fine dell’Ottocento e il legame profondo tra memoria, arte e identità.

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Trama di “I colori del tempo”

Nella Francia contemporanea in continua evoluzione urbanistica, un gruppo di persone scopre di essere discendente di Adèle Meunier, figura enigmatica vissuta alla fine dell’Ottocento e interpretata da Suzanne Lindon. Convocati per decidere il destino di una vecchia casa di famiglia in Normandia, rimasta chiusa dal 1944, i protagonisti – diversi per età, esperienze e visioni del mondo – si ritrovano immersi in un viaggio inatteso. Quello che inizialmente appare come un semplice bene da liquidare si trasforma presto in un luogo carico di memoria, un archivio vivo di storie, immagini e frammenti identitari. La casa diventa così il punto di partenza per un confronto profondo con il passato e con l’eredità emotiva lasciata da Adèle.

Recensione di “I colori del tempo”

Con I colori del tempo, il regista Cédric Klapisch firma un’opera che mescola con delicatezza commedia e dramma, costruendo una narrazione corale che si muove tra atmosfere romantiche e riflessioni sul valore della memoria. Il regista francese torna a interrogarsi sul rapporto tra passato e presente, scegliendo di farlo attraverso una doppia linea temporale che mette in dialogo la Francia contemporanea e la Parigi impressionista di fine Ottocento.

La linea narrativa ambientata nel passato si distingue per una costruzione visiva più solida e coinvolgente. I costumi, le scenografie e la cura delle luci restituiscono con precisione l’atmosfera della Belle Époque, evocando l’estetica impressionista con eleganza e coerenza; dove la giovane Adèle, interpretata da una convincente Suzanne Lindon, lascia la Normandia per cercare la madre mai conosciuta. In quella città in fermento, tra arte, scienza e cambiamenti sociali, la ragazza si confronta con le grandi domande dell’identità personale e si confronta con qualcosa di sconosciuto e inatteso.

Invece la parte contemporanea, con i quattro protagonisti – Guy, Céline, Seb e Abdel – che scoprono di essere discendenti di Adèle Meunier e che si ritrovano immersi in un viaggio genealogico, che li porta a ricostruire la vita dell’antenata attraverso fotografie, lettere e dipinti, appare meno definita. I luoghi e i personaggi faticano a trovare pieno sviluppo, lasciando sullo sfondo solo frammenti di una Parigi moderna che, pur nella sua magia intrinseca, resta evocata più che realmente esplorata.

La pellicola anche se costruisce un dialogo tra passato e presente, gioca con contrasti tematici come arte e fotografia, tradizione e modernità; lascia queste opposizione in superficie mai analizzandole appieno, soprattutto nella linea narrativa contemporanea. Inoltre la struttura del racconto risente di uno squilibrio: la prima parte procede con un ritmo dilatato, rallentando l’ingresso nella storia, mentre il finale accelera, guadagnando in tensione e coinvolgimento. È uno sviluppo che, pur non compromettendo la visione, lascia la sensazione di un potenziale non del tutto espresso.

Le performance attoriali sono solide, con Suzenne Lindon che spicca per intensità e presenza scenica. Interessante anche l’uso della colonna sonora, che accompagna con discrezione e funzionalità la narrazione.

In conclusione

I colori del tempo è un film elegante e accessibile, che funziona bene come omaggio visivo al tempo che passa e al legame profondo tra passato e presente, dando spazio all’impressionismo e alla figura di Monet. Pur senza scavare a fondo nei suoi spunti più ambiziosi, lasciando allo spettatore una costante sensazione di non detto, offre uno spettacolo piacevole e riflessivo, capace di toccare corde intime e universali.

Note positive

  • Cast
  • Costumi
  • Regia
  • tematiche ed esplorazione del concetto di eredità

Note negative

  • Analisi più profonda di luoghi e personaggi nelle linea narrativa passata rispetto a quella presente

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Emozioni
Interpretazione
SUMMARY
3.3
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Tatiana Coquio
Tatiana Coquio

Amo alla follia la settima arte, la sceneggiatura è ciò che mi interessa di più in un film, tanto da aver fatto degli studi in merito.
Star Wars fan da una vita e serie TV addicted.
Lettrice e scrittrice compulsiva, sempre pronta ad appuntare note e pensieri un po' ovunque, quando posso viaggio per il mondo accompagnata dal mio fido ipod e una colonna sonora a tema.