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Il materiale emotivo
Titolo originale: Il materiale emotivo
Anno: 2021
Genere: Commedia, Romantico
Produzione: Rodeo Drive, Rai Cinema, Tikkun Production, Mon Voisin Productions
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 98 minuti
Regia: Sergio Castellitto
Sceneggiatura: Ettore Scola, Furio Scarpelli, Silvia Scola, Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini
Fotografia: Italo Petriccione
Montaggio: Chiara Vullo
Musiche: Arturo Annecchino
Attori: Sergio Castellitto, Bérénice Bejo, Matilda De Angelis, Clementino, Sandra Milo, Alex Lutz
Settimo film da regista, centesimo da attore: Il materiale emotivo è il nuovo lungometraggio diretto e interpretato da Sergio Castellitto, che prende spunto da un’idea nata da Ettore Scola, Fulvio Scarpelli e Silvia Scola non realizzata, rivista e riscritta da Margaret Mazzantini per realizzarne una pellicola che unisce teatro, musica, cinema e letteratura in una danza emotiva fatta di parole e silenzi. Dal soggetto originale di Scola Un drago a forma di nuvola nasce Il materiale emotivo, film che ha aperto il Bif&st – Bari Film Festival 2021 e che uscirà in sala a partire dal 7 ottobre.
Trama di Il materiale emotivo
Un sipario si apre, l’orchestra si prepara a suonare accordando i vari strumenti.
Vincenzo (Sergio Castellitto) è un libraio italiano, vive a Parigi un’esistenza fatta di piccole abitudini, rinchiuso felicemente in una bolla di libri. Al piano di sopra della palazzina risiede con sua figlia Albertine (Matilda De Angelis) , una giovane donna che a causa di un incidente si ritrova su una sedia a rotelle e, per scelta, non parla più. La vita di Vincenzo scorre serenamente tra la libreria e l’amore per sua figlia che si dimostra in atti pratici quando la aiuta fisicamente e con l’affetto profondo quando tenta – invano – di stimolarla con la lettura, la fisioterapia e la tenerezza nelle parole che le rivolge. Questa tranquillità verrà messa a dura prova quando nella libreria entrerà Yolande (Bérénice Bejo), attrice di teatro completamente diversa dal serafico Vincenzo: un ciclone di passione, istintività e vitalità.
Recensione di Il materiale emotivo
Il film è – in realtà – principalmente in francese. E mai scelta fu più giusta dato che è interamente ambientato a Parigi, precisamente in una piccola piazzetta caratteristica con la libreria di Vincenzo da una parte e un teatro alle sue spalle. Due facce dell’arte che si confrontano continuamente, talvolta creando un punto d’incontro, in certe circostanze distaccandosi completamente.
La storia prende vita grazie a un sipario che si apre, una prima “gabbia” che si schiude e svela una piccola piazza di quartiere, con una libreria la quale rinchiude in sé un uomo, Vincenzo, completamente e felicemente assorbito dai libri e la letteratura in generale. Vincenzo è rilassato nella sua quotidianità, imprigionato consapevole in un mondo tutto suo, con ingranaggi ben oleati. La sua esistenza scorre serena in questo microcosmo da lui creato e che lo fa sentire – in qualche modo – a sicuro.
Eppure due elementi sconvolgono Vincenzo: uno è la figlia, nel quotidiano, che si rifiuta di parlare con lui e con gli altri, mantenendo questo silenzio perpetuo a cui l’uomo comunque si abitua; il secondo è l’entrata in scena così prepotente di Yolande, una donna di teatro che è in cerca di tutto ciò che è libertà. Albertine rinuncia a parlare ed il suo silenzio è così fermo in lei e deciso da renderlo chiaro non solo con un gioco di sguardi ed espressioni che dicono molto più della parola stessa, ma – in maniera più chiara – lo rende noto anche con i suoi vestiti con la scritta “Sorry, I have no words”.
Vincenzo viene travolto da questo vento impetuoso rappresentato da Yolande, facendosi trasportare in un mondo fuori dal suo ordinario, uscendo dal guscio che si era creato e creando quindi uno scontro con la sua realtà fino ad allora. Continua comunque a rifugiarsi nei libri, da quale è assuefatto, citando autori di continuo, leggendo alla figlia opere di elevata importanza, portando allo spettatore un’enorme conoscenza della letteratura. Un citazionismo preponderante e fine a sé stesso.
Questa piazza di Parigi è stata ricostruita nel Teatro 5 ci Cinecittà, storico studio che ha ospitato Fellini più e più volte. Un forte rimando al luogo è la presenza, seppur accennata, di una delle muse del maestro: Sandra Milo. Esterni ricostruiti all’interno in maniera evidente, il teatro che nuovamente entra nella sala cinematografica.
Il materiale emotivo è come una piccola favola che si scontra con la realtà, ponendo un grande ossimoro sin da subito – cioè come un materiale possa avere emozioni – e allo stesso tempo “piantando” nella mente di chi guarda un importante quesito: qual è il nostro materiale emotivo? Chi vi trova risposta ha davvero capito l’intento del film.
Note positive
- Sensazioni parigine ben ricostruite
- Interpretazione, soprattutto Matilda de Angelis
Note negative
- Sovrabbondanza di citazionismo