Intervista a Mikhaël Hers sul film Passeggiata nella notte

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Presentato in concorso durante la settantaduesima edizione della Berlinale, Les Passagers de la nuit è l’ultimo film del cineasta francese Mikhaël Hers.

In un momento in cui l’antagonismo delle piattaforme rispetto alla sala sembra molto forte, cosa rappresenta per lei un festival come quello di Berlino?

Tutti i festival sono importanti, ma il Festival di Berlino è particolarmente rivolto al pubblico. Io faccio i miei film perché siano visti in sala, sul grande schermo, da tante persone che appunto guardano e condividono la stessa cosa contemporaneamente. Quindi, ben vengano i festival come Berlino.

les passagers de la nuit Il cast alla Berlinale
les passagers de la nuit Il cast alla Berlinale

Perché ha deciso di raccontare una storia ambientata negli anni ’80? Come si colloca il suo film all’interno di questa tendenza del cinema contemporaneo?

Io non ne ho visti di film ambientati negli anni ’80, ma effettivamente ho sentito parlare di questa tendenza. Nel mio caso, questo desiderio è nato perché dopo l’ultimo film che ho fatto (Amanda, 2018, ndr), che è estremamente contemporaneo, ho avuto voglia di tuffarmi in un periodo più lontano, un periodo che è quello della mia infanzia. Ho voluto farlo senza però avere un atteggiamento nostalgico. Per il resto, non so bene perché ci sia questa tendenza. Forse perché gli anni ’80 rappresentano una certa dolcezza, forse perché all’epoca c’era un rapporto diverso con il mondo, non era ancora iniziata l’era digitale.

Nel suo film è presente un estratto di Le pont du nord di Jacques Rivette, mentre il titolo ricorda quello di Les nuits de la pleine lune di Eric Rohmer: è stato ispirato, per il suo film, dall’opera di Rivette e di Rohmer?

Più che Rivette, l’elemento scatenante di questa mia scelta è stata Pascale Ogier, l’attrice che recita sia in Le pont du nord che in Les nuits de la pleine lune, due film che io adoro. Mi sono concentrato su Pascale Ogier proprio perché volevo fare una sorta di parallelo con il personaggio di Talulah: trovo che un po’ si somiglino, c’è qualcosa nella voce. Per il resto, io sono effettivamente molto sensibile al cinema di Rohmer, più che a quello di Rivette, che conosco anche meno.

Cosa pensa del cinema europeo, e in particolare francese, della contemporaneità?

In genere, quello che mi colpisce nel cinema è il fatto di riuscire ad avere, guardando un film, l’impressione di sentire una voce, una musica, una lingua che appartengono soltanto a quell’autore e che non potrebbero appartenere a nessun altro. Questo mi porta ad amare cose anche molto diverse, l’importante per me è riconoscere in un film questo segno, quest’impronta.

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