Intervista alla regista Maria Laura Moraci sul corto Eyes

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Introduzione a Eyes: il cortometraggio contro l’indifferenza

Diretto e scritto da Maria Laura Moracci, Eyes è un breve cortometraggio di tredici minuti incentrato su tematiche di grande importanza per la società moderna come la violenza sulle donne, che possiamo rintracciare nella parte finale del corto, l’indifferenza, in un mondo sempre più “falsamente” social, e la cattiveria degli individui contro il prossimo presente in alcune battute. Il tutto narrato attraverso una storia alquanto semplice dal punto di vista drammaturgico: un gruppo di individui si ritrovano ad aspettare, in una lunga attesa, un’autobus a Roma.

Eyes (2018), prodotto in cowdfunding da Produzioni dal Basso, ha vinto numerosi premi cinematografici piuttosto importanti come: Miglior cortometraggio, nella sezione “Società e Solidarietà”, ai corti d’argento e miglior cortometraggio al Roma Web Fest 2018.  Lo short – movie al momento non è visibile su nessuna piattaforma online.

La giovane regista romana mostra all’interno del cortometraggio tutta la sua voglia di lottare contro qualsiasi forma di “abuso” sociale, ponendo una domanda allo spettatore: tu, in una situazione del genere, cosa faresti?

Locandina di Eyes
Locandina di Eyes

Diamo la parola alla regista

Chi è Maria Laura Moraci? Che percorso artistico ha fatto e com’è nata la sua passione per il cinema?

Sono una ragazza normale che ama il suo mestiere di attrice e che ogni tanto fa anche la regista e la sceneggiatrice di opere di denuncia sociale. La recitazione però rimarrà sempre la mia priorità. Ho inziato a studiare recitazione teatrale e cinematografica nel 2009 ma la mia passione per il cinema è nata alle elementari grazie a mio padre che mi ha cresciuto guardando quasi tre film al giorno.

Nel cortometraggio Eyes sono trattate due tematiche d’enorme importanza sociale nel panorama contemporaneo come l’indifferenza e l’apatia dell’essere umano oltre al femminicidio, cosa rappresentano per te queste due tematiche e come mai hai deciso di racchiuderle all’interno del solito cortometraggio che si ispira per altro agli eventi avvenuti a Niccolò Ciatti nel 2017?

Allora sì in Eyes sono trattate tematiche d’importanza sociale, ma non tratto il femminicidio che è ben diverso perché nel corto nessuna donna muore dato che le persone alla fine aprono gli occhi, agiscono e si alzano per fermare lo stupro, uscendo di scena e le urla terminano mentre la musica continua. A ogni modo sì, tratto l’indifferenza e la violenza sulla donna intesa appunto come stupro in un parco da uno sconosciuto/sconosciuti (essendo fuori scena lo stupro decide lo spettatore se è uno stupro di gruppo o meno) e non dinamica moglie/marito o comunque di coppia o ex. Tornando alla domanda, ho deciso di rappresentarle perché mi stanno molto a cuore e personalmente odio gli indifferenti e considero chi guarda complice quasi quanto chi colpisce che sia una rissa, uno stupro, offese verbali, o altri tipi d’ingiustizie. Per questo ho fatto il corto ispirandomi alla vicenda di Niccolò. L’indifferenza è grave in ogni sua forma e nel corto è rappresentata in diverse accezioni già prima dell’inizio dello stupro, e sono tutti colpevoli e con gli occhi chiusi proprio come metafora del guardare senza vedere veramente. Non credo che Eyes sia il “solito” corto ma un’opera molto diversa dal solito per vari aspetti. Ho scelto il linguaggio del corto non tanto per un motivo economico quanto proprio per il senso del corto che non avrebbe avuto senso drammaturgico fatto in un lungo dove sarebbe diventato surreale per ovvi motivi con quel finale dopo tutto quel tempo.

Com’è nato il progetto di Eyes che ti ha portato a vincere numerosi premi tra cui il miglior cortometraggio ai corti d’argento 2019?

Abbiamo vinto i corti d’argento nella sezione società e solidarietà ed è stato super emozionante e incredibile, anche perché nella mia cinquina c’erano registi del calibro di Brando De Sica e Rolando Ravello. Il progetto è nato ispirandomi alla vicenda di Niccolà Ciatti appunto come tu stesso hai detto nella domanda precedente perché sapere di quella vicenda mi ha procurato molto dolore ma soprattutto tanta rabbia.

Durante il corto gli attori tengono gli occhi chiusi mostrando uno sguardo glaciale e mostruoso, come mai hai voluto adottare questo stile narrativo che, se immesso all’interno dello stile recitativo degli attori si ha una realizzazione di un corto che tende a essere molto teatrale e particolare?

Esattamente la fermata è come un palcoscenico e il primo bus che se ne va via è come un sipario che si apre svelando in scena tutti i personaggi. La fermata è una gabbia all’interno di un’altra gabbia che è il formato quadrato dello schermo. Sono tutti intrappolati nell’individualismo e nell’indifferenza. Glaciali e immobilizzati nell’apatia fino all’apertura degli occhi e dello schermo. Ad ogni modo gli attori nonostante queste scelte teatrali nella messa in scena sono molto naturali e spontanei tanto che alcuni non capiscono che recitano realmente ad occhi chiusi. Adriana Papana, la prostituta moldava corre e sale le scale addirittura con i tacchi a spillo e ad occhi chiusi.

Trovo interessante l’uso del formato cinematografico, l’immagine è rinchiusa in una cornice per quasi tutto il corto e soltanto alla fine si ha un’apertura dello spazio visivo, come mai hai deciso di utilizzare questa tecnica cinematografica?

Uh, ti ho preceduto. Scusami.

Come si è sviluppata la produzione di Eyes? Qualche curiosità durante la lavorazione sul set?

Abbiamo girato in meno di 24 ore, devo ringraziare il direttore della fotografia Daniele Ciprì e le 7 truccatrici in particolare, oltre i 30 attori e tutto il resto del cast tecnico e artistico che mi è stato vicino. Il bimbo col gelato si è mangiato 5 gelati per fare quella scena. Credo che la sbagliava apposta. Ahahah

Nel cortometraggio troviamo una ragazza che ascolta la musica alla fermata dell’autobus e sarà lei a fare per prima un atto rivoluzionario (che non sveliamo). Tale personaggio è interpretato da te, come mai hai sentito la necessità di essere presente all’interno della storia e di essere quel personaggio che dà una scossa a tutti gli altri svegliandoli definitivamente da una sorta di “dormiveglia” ?

Non ho sentito la necessità di esser presente nella storia. Semplicemente io sono in primis attrice quindi mi sembrava il minimo recitare in un corto con 30 attori e 9 protagonisti. Inoltre l’ho fatto perché è l’unico personaggio tra i 9 protagonisti a non avere neanche una battuta e sarebbe stato difficile trovare un’attrice a fare una delle 9 protagoniste che accettasse un ruolo senza battute. Inoltre l’ho fatto per risparmiare soldi, tempo sia nella ricerca che nello spiegare cosa fare e poi perché nella vita reale ho purtroppo interpretato e interpreto ancora quella che è la prima, anzi spesso purtroppo anche l’unica ad agire. Ho salvato tre vite umane ed evitato altre tragedie, agendo a volte in maniera spregiudicata e avventata come un incosciente. A volte anche contro più di una persona insieme.

Dopo quest’ ampio successo di critica che progetti hai nel cassetto? Continuerai a batterti per il sociale anche nei tuoi prossimi lavori?

Sto finendo di scrivere un lungometraggio. Questo è sul femminicidio invece. Sì come regista e sceneggiatrice faccio solo cose di denuncia sociale. Come attrice qualsiasi genere e tipologia: cinema, teatro, tv, spot e videoclip di ogni genere appunto. Nel 2017, prima di Eyes, ho diretto un corto documentario di 27 minuti, “Amr Storia di un riscatto” che tratta la storia vera di un ragazzo egiziano. Una storia d’immigrazione e integrazione, di diritti negati e poi riconquistati.

Sei sia un’attrice che una giovane regista, che differenze hai trovato passando da attrice a creatrice narrativa della storia?

Mille differenze. Nel modo di guardare le cose ma alla fine il mio occhio da attrice e spettatrice mi guida anche nella regia e nella sceneggiatura spesso. Quindi non saprei esattamente quali sono queste differenze. Sono un po’ matta e ho dei metodi tutti miei per fare le cose. Spesso non sono standard quindi sembrano sbagliati e potrebbero funzionare per me ma magari per altri no. Non credo esistano regole fisse però certo alcune vanno studiate e seguite. Ma è bello anche infrangerle.

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