La Ragazza d’autunno: La giraffa e i problemi postraumatici

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la ragazza d'autunno locandina

La ragazza d’autunno

itolo originale: Dylda

Anno:  2019

Paese di produzioneRussia

GenereDrammatico

ProduzioneAR Content, AR Content, Non-Stop Productions

Distribuzione: Movies Inspired

Durata: 2 hr 10 min

Regia:  Kantemir Balagov

Sceneggiatore: Kantemir Balagov, Aleksandr Terekhov

Montaggio: Igor Litoninskiy

Dop: Ksenia Sereda

Musica: Evgueni Galperine

Attori: Vasilisa Perelygina, Konstantin Balakirev, Viktoria Miroshnichenko, Andrey Bykov, Igor Shirokov, Kseniya Kutepova, Alyona Kuchkova, Olga Dragunova, Veniamin Kac

Trailer italiano de La Ragazza D’autunno

Trama de La ragazza d’autunno

1945. Leningrado. Ija, soprannominata da tutti “giraffa” a causa della sua incredibile altezza, soffre di un trauma postraumatico e psichico che gli provoca dei momenti di totale paralisi fisica e mentale. Tale disturbo è derivato dalla sua esperienza come soldato al fronte, luogo da cui è stata congedata proprio a causa di questi suoi istanti di completo blackout. 

Il film si apre quando il conflitto è appena terminata. Ija lavora come infermiera in un ospedale pieno di soldati annientati fisicamente e psicologicamente dalla guerra. La ragazza ha con sé un bambino di due anni di nome  Pascha, che tutti ritengono essere il figlio della donna che nutre, per quel piccolo, un grande affetto materno. Le giornate trascorrono abbastanza serenamente, sopratutto quando è con il piccolo infante, ma durante un istante di gioco Ijia ha un momento di paralisi andando a soffocare, involontariamente, Pascha. 

Qualche tempo dopo giunge a casa della donna, ormai distrutta e svuotata, l’amica Masha, appena congedata dall’esercito, svelando al pubblico che Pascha è suo figlio. Scoperto che questo è morto la donna deciderà di volere immediatamente un figlio per sentire una vita nascere dentro sé.

Recensione de La ragazza d’autunno

La Ragazza d’Autunno è il mio secondo lungometraggio. Per me è importante che la storia sia ambientata nel 1945: i miei personaggi, come la città in cui vivono, sono straziati da una guerra spaventosa, vivono in una città che ha resistito, sfidando il più orrendo assedio della storia moderna. Il mio film parla di loro […], degli ostacoli che devono superare e del trattamento che la società riserva loro. Menomati dalle ferite psicologiche inferte dalla guerra, ritornare alle consuetudini di una vita normale richiederà loro tempo. 

Kantemir Balagov 

Ispirato dal romanzo “La guerra non ha un volto di donna” della giornalista Svetlana Aleksievic, premio nobel della letteratura nel 2015, il lungometraggio di Kantemir Balagov, promessa del cinema russo, porta sullo schermo un dramma femminile con La donna d’autunno, narrando la storia di due figure straziate e distrutte mentalmente dal secondo conflitto mondiale nella città di Leningrado del 1954, un luogo annientato e dissanguato dalla guerra. 

Dylda, la cui traduzione letteraria sarebbe “spilungona” rispecchiando la corporalità di una delle due protagoniste interpretata da Viktorija Mirošničenko ( mentre in italiano è stato denominato La ragazza d’autunno, nome che c’entra realmente poco con la storia), ha ricevuto vari premi internazionali come a Cannes vincendo nel 2019 il Premio FIPRESCI e per la migliore regia nella categoria Un Certain Regard, al Torino Film Festival ha ottenuto un premio per le interpretazioni delle due attrici, anch’esse emergenti, oltre a essere stato selezionato nella top teen dei lungometraggi candidati agli oscar 2020 per il miglior film straniera non riuscendo però a entrare nella lista definitiva. 

Analisi de La ragazza d’autunno

Se la maggior parte dei lungometraggi di guerra si concentrano sui soldati maschili e sul loro ritorno a casa, sconvolti e distrutti, Kantemir Balagov rovescia la medaglia mostrando due figure femminili che, terminato il secondo conflitto mondiale, dovranno ritornare alle loro vite tentando di far guarire le proprie ferite interiori e  psicologiche che quell’evento ha posto in loro. 

Mi sono reso conto di sapere ben poco della guerra e del ruolo delle donne in essa, il che mi ha condotto a un altro pensiero: che cosa potrebbe succedere a una donna, dopo la fine della guerra, nel momento in cui la sua mente e la sua natura hanno subito un cambiamento radicale, che ne mina la struttura?

cit.Kantemir Balagov 

La guerra non è mostrata all’interno del lungometraggio ma è visibile nelle sue conseguenze sui volti e sui colpi scolpiti dei personaggi che mostrano allo spettatore tutto il dramma e il dolore che stanno continuando a vivere, in quest’ottica è indimenticabile la scena del gioco degli animali che i pazienti dell’ospedale svolgono per far divertire Pascha mostrando i loro corpi amputati e distrutti che vengono paragonati a quelli di animali al macello.  Del resto l’intenzione del regista con La ragazza d’autunno è di mostrare il tormento interiore, il malessere dei personaggi che non riescono e non sono in grado di riambientarsi e di dimenticare tutto ciò che hanno visto e affrontato durante il conflitto armato. Non a caso il regista ha optato per inquadrature piuttosto strette, rari sono infatti i totali, ma siamo sempre, anche grazie all’uso tormentato della macchina a mano, con i personaggi seguendoli nelle loro camminate e nei loro momenti di follia interiore. I primi piani, grazie alle ottime interpretazioni attoriali, recano al pubblico, pur non sprecando eccessive battute di dialogo, i sentimenti interiori. 

La ragazza di autunno fin dalla prima sequenza mostra il trauma come elemento protagonista dell’opera con una delle due protagoniste che ha un momento di paralisi emettendo dei suoi strazianti e gutturali in cui la donna risulta fuori dal mondo. Anche il secondo personaggio femminile Masha (Vasilisa Perelygina)  viene mostrato fin dalla sua presentazione come un carattere rotto; la giovane donna non sembra realmente essere in grado di comprendere ciò che gli sta accadendo intorno tanto da non avere una reale e importante emozione nell’atto della scoperta della morte del figlioletto che non ha quasi mai visto, avendolo affidato all’amica Iya, appena nato. La scena della scoperta della morte di Pascha risulta totalmente fredda e fuori luogo, grazie a una sceneggiatura che riesce a donare al pubblico quel senso di follia che i personaggi stanno vivendo.   

La palette di colori scelti, i costumi e la scenografia e la fotografia con la sua luce gialla, richiamano nello spettatore la sensazione di un ambiente caldo e amorevole ma il film mostra esattamente l’opposto catapultandoci in un mondo oscuro, egocentrico, in cui si ricerca esclusivamente il senso dell’esistere che a Masha rintracciare nel folle desiderio di concepire un figlio quando sa benissimo di non essere ormai completamente sterile, mentre Ilyra inizierà a intraprendere un rapporto malato con la sua amica.

Lo stile registico mostra duramente la freddezza e la durezza del mondo con alcune scene di grande impatto emozionale: la danza di Masha nel suo vestio verde e Ilyra che gioca con il bambino sono scene di semplice quotidianità che arricchiscono incredibilmente la storia poeticamente.

Il rapporto tra le due donne ne La Ragazza d’autunno

Il titolo russo Dylda significa spilungona, elemento presente in Iya, eccessivamente alta, sui cui il regista concentra la maggior parte delle inquadrature facendola risultare un personaggio al di fuori dal mondo, apparendo quasi un essere alieno e innaturale; ma il lemma russo si può tradurre anche con il termine goffaggine e sotto questo aspetto è possibile indicare il rapporto che le due protagoniste sviluppano tra di loro nell’arco della narrazione arrivando a un finale alquanto agghiacciante al limite della follia. 

Masha, su cui l’opera si concentra maggiormente nella seconda metà narrativa risulta essere un individuo goffo e alla ricerca di una pace interiore che non riesce mai a cogliere andando a creare con l’amica di stanza Iya un rapporto alquanto masochista e distruggente sia per lei che per la sua amica creando un circolo vizioso di tristezza e insoddisfazione. 

Il lungometraggio pecca però nello sviluppo del rapporto tra le due donne che appare banalmente immaginabile fin dalla comparsa in scena di Vasilisa Perelygina, che dona una grande interpretazione attoriale. Del resto l’evoluzione dei due personaggi risulta alquanto inesistente non avendo un grande sviluppo interiore sopratutto per quanto riguarda Iya. Il regista e sceneggiatore ha cercato di inserire anche delle figure maschili di rilievo come il dottore dell’ospedale e lo spasimante di Masha, ma se il primo risulta interessante e tridimensionale l’altro rimane una macchiate bidimensionale servendo poco alla storia se non nel creare un moto interiore delle due protagoniste. 

Note positive

  • Fotografia
  • Attori
  • Regia
  • Costumi
  • Scenografia

Note negative

  • I personaggi secondari sono solamente accennati ma non approfonditi
  • Lo sviluppo di Ija è inesistente
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