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Luca il contrabbandiere
Anno: 1980
Paese: Italia
Genere: Noir
Casa di produzione: Primex Italiana, G.M.R. Cinematografica
Durata: 1 hr e 37 min (97 min)
Regia: Lucio Fulci
Sceneggiatura: Lucio Fulci, Ettore Sanzò, Gianni De Chiara, Giorgio Mariuzzo
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Dop: Sergio Salvati
Musiche: Fabio Frizzi
Attori: Fabio Testi, Ivana Monti, Guido Alberti, Daniele Dublino, Enrico Maisto, Giordano Falzoni, Giulio Farnese, Fabrizio Jovine, Ofelia Meyer, Ferdinando Murolo, Tommaso Palladino, Marcel Bozuffi
Trama di Luca il Contrabbandiere
Il protagonista è Luca Aiello (Fabio Testi), un abile contrabbandiere di sigarette di Napoli che finisce nel mirino del boss noto come Il Marsigliese (Marcel Bozzuffi) che, dopo aver fatto assassinare suo fratello, lo vuole nel suo commercio della droga e mette in moto un’escalation inarrestabile di violenza.
Fabio Testi in Luca il contrabbandiere Una scena di Luca il contrabbandiere
Recensione di Luca il Contabbandiere
Girato nel 1980 dal “terrorista dei generi” Lucio Fulci dopo lo straordinario successo di Zombi 2 (1979), Luca il contrabbandiere è la prima e unica incursione del mestierante italiano nel poliziottesco, un genere di film spesso impostati su un basamento politicamente fascista che esaltavano la giusta violenza della polizia ai danni di criminali totalmente amorali, che però da Fulci o da altri registi di sinistra come Fernando Di Leo veniva impiegato per veicolare idee ben lontane dagli archetipi di bene e male di tali pellicole.
La lavorazione del film è nota per essere immorale tanto quanto i suoi personaggi: la produzione, infatti, sforò il budget e si fece finanziare da veri contrabbandieri per ultimare le riprese. Ciò ha comportato un’eccezionale fusione tra melodramma partenopeo e noir ultraviolento, con scene splatter figlie legittime del precedente horror fulciano. Le brutali sequenze di stupro, sparatoria e tortura con fiamma ossidrica non vennero gradite dalla critica che, non negando la solidità di mestiere di Fulci e il disegno vivido di Napoli, accusarono il film di cattivo gusto e sfoggio di violenza gratuita.
Registicamente parlando, Luca il contrabbandiere si fa notare per una regia secca e puntuale, molto ricercata nel suo realismo ma tuttavia capace di proporre sequenze eccezionali dal punto di vista visivo, come l’iniziale inseguimento concitato sui motoscafi, la scena ambientata in discoteca con le luci stroboscopiche che frammentano le immagini, o quella della tortura della fiamma, che brilla di un uso delle luci studiatissimo. Lucio Fulci punta allo stomaco, mette in luce tutta la crudeltà e l’arrivismo del mondo criminale, assemblando un’epopea “di gangster” antitetica con la visione da malavitoso gentlemen che, da Il Padrino di Coppola in poi, imperversava al cinema in quegli anni.
Crimine e stato diventano organizzazioni indissolubili, come si può evincere dai poliziotti corrotti che freddano senza pietà il fratello di Luca; e i protagonisti vivono e muoiono in un contesto dove il tradimento e l’onore sono le basi su cui si fondano i loro rapporti, come nei melodrammi Anni Trenta, qui attualizzati e ribaltati in alcuni elementi per sottolineare la negatività dell’insieme.
NOTE POSITIVE
- Regia
- Recitazione
- Fotografia
- Gli effetti speciali artigianali delle scene splatter
NOTE NEGATIVE
- Qualche rozzezza tecnica imposta dal basso budget