Matt and Mara (2024). Un affresco delle sottili relazioni umane

Recensione, trama e cast del film canadese sentimentale Matt and Mara (2024) per la regia di Kazik Radwanski

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Trailer di “Matt and Mara”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Vincitore della categoria “miglior film” alla 23 edizione del festival cinematografico Las Palmas, “Matt e Mara” è il quarto lungometraggio del regista Canadese Kazik Radwanski, la quale sua figura ha iniziato a essere presentata come appartenente al “New Canadian Cinema Movement”. Questo gruppo di cineasti di Toronto, mossi dal desiderio di distanziarsi dalle formule commerciali di Hollywood, a partire dal 1980 hanno dato il via a questa corrente di film che possano parlare direttamente ai canadesi.

L’essenza tematica di questa “Toronto new wave” si basa principalmente in una ricerca attorno alla questione dell’Identità. Senso di alienazione, momenti dissociativi dalla realtà e assenza di forti radici identitarie, diventano quindi le caratteristiche principali dei protagonisti di questi film indipendenti a basso costo, considerati come degli autentici “characters study”.

Proprio per le caratteristiche appena citate, “Matt e Mara”, disponibile sulle piattaforme streaming di Apple tv e Mubi, risulta essere un perfetto esempio di questa nuova corrente.

Trama di “Matt and Mara”

Mara (Deragh Campbell), una giovane professoressa universitaria, si imbatte un giorno nel suo vecchio amico Matt (Matt Johnson), divenuto un noto scrittore, che inaspettatamente si presenta fuori l’aula del suo campus. La complicità tra i due non esita a riaffiorare; nonostante siano stati separati per molto tempo, bastano pochi minuti per far svanire l’imbarazzo dovuto alla distanza e far tornare tutto alla normalità. Il loro riavvicinamento improvviso riaccende la loro intensa e complessa amicizia, tanto da far mettere in discussione la stabilità della vita coniugale di Mara, portandola a riflettere su sé stessa e sulle sue scelte di vita.

fotogramma di Matt and Mara ph: James Michael Chiang

Recensione di “Matt and Mara”

Basta uno scambio di sguardi nei primissimi minuti che subito si percepisce elettricità nell’aria. Il tono di voce esitante e il sorriso misto allo stupore dei protagonisti rendono palpabile la tensione che c’è tra i due vecchi amici. Ed è così che lo spettatore è da subito engagée, si intrufola ad osservare da vicino questa relazione, curioso nello scoprire dove li condurrà quella scintilla che li unisce.

A dirigere lo spettatore lungo questa narrazione è sicuramente il personaggio di Mara, come la prima sequenza lascia chiaramente intendere, in quanto si apre attraverso un’inquadratura in primo piano della protagonista di spalle mentre si incammina verso la classe per la sua lezione.

Mara è un’insegnante, una moglie e una madre, che inizia a mettere in discussione sé stessa e la sua persona non appena una vecchia figura dal passato riappare sul suo cammino. Matt, diventato un noto scrittore, con il suo carattere eccentrico ed esuberante risveglia in Mara il suo spirito da bambina. Lei dall’aria intellettuale, introversa, pacata, che non riconosce nella musica quel potere di linfa vitale di cui tutti sembrano sentirne la necessità, proprio come fosse un bene primordiale, è in realtà una ragazzina buffa e autoironica circondata da vibrazioni sbagliate che la fanno sentire stonata e messa sotto giudizio. 

Grazie all’uso di metafore come questa, con la quale il regista cerca di trasmettere l’incompatibilità e le differenze della coppia sposata, Radwanski racconta in maniera poetica i contrasti e le passioni che via via si installano nel percorso di Mara. Un cammino fatto di crisi d’identità e di ricerca personale, il quale però alla fine sembra non avere meta.

Nonostante le premesse del film lascino intendere la presenza di una “crisi coniugale”, quella a cui assistiamo sembra essere più che altro una crisi personale. E’ Mara a sviluppare delle riflessioni sulla sua vita, ed è lei che inizia a mettere in questione il matrimonio, senza però mai esternare i suoi pensieri all’altro. La ricerca identitaria nella quale si immerge viene vissuta in maniera molto intima, affrontando in solitaria i dubbi che la assalgono e cercando di trovare da sola le risposte; tranne che in una scena nella quale finalmente si sfoga esternando le sue emozioni, ma non a colui che dovrebbe essere il suo compagno di vita.

Le vere anime gemelle nel film infatti non sono quelle all’interno della relazione, ma quelle che hanno una forte compatibilità e che per qualche motivo collidono, nonostante le personalità diametralmente opposte. Matt e Mara insieme non hanno paura di mostrarsi per quelli che sono, e nonostante la distanza sembra come se lui non se ne fosse mai andato, perché l’empatia tra i due è costruita e raccontata così bene da rendere il rapporto naturale, ma soprattutto credibile agli occhi di chi li guarda.

Da un punto di vista stilistico, le lunghe inquadrature, fatte di primi piani intensi e ravvicinati, riescono sicuramente ad attirare l’attenzione dello spettatore ed incanalare il loro sguardo verso le espressioni e i gesti dei personaggi. Se da un lato questa scelta conferisce un maggior realismo contemplativo della scena, e crea una forte empatia tra pubblico-personaggio, dall’altro rischia di soffocare lo spettatore. L’attenzione costante della macchina da presa verso il dettaglio e l’assenza di campi lunghi danno poca aria al film, creando una sensazione di accumulazione e un flusso crescente di tensione che non viene mai rilasciata.

Al contrario l’ambiente esterno è lasciato completamente all’immaginazione, grazie ai rumori e suoni di sottofondo, i quali permettono di creare un contesto per lo sviluppo delle conversazioni.

Risulta quindi impossibile sfuggire alle emozioni e reazioni dei protagonisti, che catturano e ipnotizzano lo spettatore, con l’effetto però di sottrargli ogni decisione di scelta su cosa vedere e su cosa concentrarsi.  Appare chiaro che il regista voglia mandare un messaggio preciso, non aperto a ulteriori significati, negando quindi libero arbitrio di sviluppare una personale interpretazione della storia.

Sicuramente quello a cui si assiste è un finale priva di cliché, che però lascia la sensazione che una fine manchi completamente, sospendendo così l’evoluzione del personaggio di Mara. Una scelta voluta? Potrebbe anche darsi, dato che il film in sé inizia in medias res, e tutta la costruzione sembra essere incentrata sul raccontare solo un frammento di realtà, senza voler conferire alcun tipo di insegnamento o morale. 

Come fossero degli intrusi nelle vite di questi personaggi, agli spettatori viene concesso il lusso di spiare dei frammenti della loro quotidianità, scrutando i loro movimenti e giudicando i loro pensieri. Probabilmente parte di questa tensione è anche dovuta al fatto che il pubblico non dovrebbe essere lì: è un intruso, un ospite non gradito, che si è intrufolato e spia di nascosto.

Questa percezione è di fatti alimentata dai movimenti della macchina da presa, la quale è sempre totalmente dentro la scena e non restituisce mai una visione ampia ed esterna delle situazioni. Attraverso la coesione e la continuità tra lo sguardo del pubblico e l’obiettivo della MDP, lo spettatore ha la sensazione di essere un personaggio del film, che scruta gli sguardi, i gesti, e le conversazioni degli altri membri nella stanza.

A proposito di questa scelta, lo stesso regista afferma in un’intervista per Filmmaker Magazine:

we wanted to be able to shoot with a small footprint. We wanted to be able to go anywhere, and that’s like a feeling I’ve always liked about my films. There is a strategy of working with a low budget and keeping it small, but there’s also freedom. We can go wherever we want to and this can feel the way it should feel. 

fotogramma di Matt and Mara ph: James Michael Chiang
fotogramma di Matt and Mara ph: James Michael Chiang

In conclusione

Matt and Mara si propone come un affresco analitico delle delicate relazioni umane, una pellicola che ruota interamente attorno ai suoi personaggi, e che per questo divide la critica: potrebbe riscontrare recensioni negative da spettatori insoddisfatti della mancanza di eventi narrativi dirompenti o annoiati dal ritmo lento, ma che sarà sicuramente apprezzato da coloro che sono interessati all’esplorazione dei personaggi e la sottile analisi dei loro mondi interni attraverso uno stile registico contemplativo.

Note positive

  • interpretazioni
  • studio del personaggio

Note negative

  • ritmo lento
  • eccesso di piani ravvicinati

Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
3.0
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Emily Neri
Emily Neri

20 anni, DAMS
"dobbiamo scegliere chi far entrare nel nostro piccolo strano mondo"