Murderbot – Prima stagione (2025). L’androide che odia gli umani, ama le soap opera spaziali e riflette il nostro presente.

Recensione, trama e cast della serie Murderbot - Prima stagione (2025), una space comedy tagliente e irresistibilmente sarcastica

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Trailer di “Murderbot – Prima stagione”

Informazioni sulla stagione e dove vederla in streaming

Murderbot è una serie originale, liberamente ispirata alla saga letteraria The Murderbot Diaries di Martha Wells, vincitrice dei premi Hugo e Nebula. Disponibile in esclusiva su Apple TV+, la serie ha debuttato il 16 maggio 2025 con i primi due episodi, mentre i restanti otto vengono rilasciati settimanalmente ogni venerdì, fino all’11 luglio.

A guidare il cast troviamo Alexander Skarsgård nel ruolo del protagonista, Murderbot — un androide sarcastico, riluttante, ma sorprendentemente empatico. Al suo fianco, Noma Dumezweni interpreta Mensah, la leader della spedizione scientifica, mentre David Dastmalchian veste i panni dell’enigmatico Gurathin, un tecnico umano potenziato.

Completano il team Sabrina Wu nel ruolo della consulente legale Pin-Lee, Akshay Khanna nei panni dello specialista di wormhole Ratthi, Tamara Podemski nel ruolo della geochimica Bharadwaj e Tattiawna Jones in quello della biologa Arada.

Ad arricchire ulteriormente la serie, un gruppo di guest star d’eccezione, tra cui John Cho, Clark Gregg, DeWanda Wise, Jack McBrayer e Anna Konkle, interpreti di alcuni dei personaggi all’interno della soap opera fittizia The Rise and Fall of Sanctuary Moon, lo show preferito di Murderbot.

Trama di “Murderbot – Prima stagione”

Dopo aver violato i propri protocolli di controllo, Murderbot, un androide di sicurezza, conquista il libero arbitrio, un gesto rivoluzionario che gli consente di prendere decisioni autonome, ma che lo spinge a desiderare una sola cosa: starsene in pace, lontano dagli umani, immerso nelle sue amate serie TV.

Eppure, il suo nuovo stato di coscienza non lo libera dalle responsabilità: è ancora assegnato alla protezione di un gruppo di scienziati in missione su pianeti sconosciuti e potenzialmente ostili. Così, mentre combatte per difenderli, deve anche mantenere segreta la sua natura di androide indipendente.

Il cuore della storia ruota attorno alla tensione interiore tra il bisogno di solitudine e il dovere verso gli altri, e lo fa esplorando temi profondi come l’identità, la coscienza e le emozioni attraverso lo sguardo, lucido e spesso sarcastico, di un’intelligenza artificiale che sta lentamente imparando cosa significhi, forse, essere umano.

Recensione di “Murderbot – Prima stagione”

Cosa accade quando un robot assassino si emancipa dai protocolli che lo governano, diventa cosciente e scopre di detestare gli esseri umani?

La risposta, brillante, ironica e sorprendentemente tenera, si trova in Murderbot, la nuova serie Apple TV+ tratta dai romanzi di Martha Wells e adattata per lo schermo da Chris e Paul Weitz (About a BoyThe Creator). Una space comedy dal formato compatto, dieci episodi da mezz’ora, che gioca con i cliché della fantascienza, ribalta le aspettative e costruisce una satira feroce sul nostro rapporto con la tecnologia, l’umanità e le emozioni.

Il protagonista Murderbot, una SecUnit progettata per proteggere gruppi di esploratori spaziali, è riuscito a eludere il controllo della compagnia che lo ha creato, ottenendo libero arbitrio. Peccato che, nel processo, abbia sviluppato un’irresistibile insofferenza verso gli umani e una dipendenza da telenovelas galattiche. È lui stesso a narrarci la storia in prima persona, con un flusso di coscienza spietatamente sarcastico e iperlogorroico, che diventa il cuore pulsante della serie. Murderbot osserva, giudica, commenta: tutto ciò che ci riguarda il nostro linguaggio, i nostri rituali, la nostra ossessione per l’identità diventa oggetto di satira.

Ad incarnare l’androide misantropo è Alexander Skarsgård, in una delle sue prove più sorprendenti. L’attore svedese, noto per ruoli intensi e oscuri, qui gioca sul registro comico, esplorando un personaggio pieno di contraddizioni, divertente ma anche profondo.
Skarsgård si muove con disinvoltura tra armatura e vulnerabilità, incarnando un robot dalla fisicità da Ken nordico, ma con l’animo “digitale” di un introverso che vuole solo essere lasciato in pace davanti alla sua soap preferita, The Rise and Fall of Sanctuary Moon.

La serie si regge su un equilibrio curioso e mai banale: da un lato, l’azione spettacolare, i mostri spaziali, le esplosioni; dall’altro, momenti di riflessione intima e sarcastica, in cui Murderbot decostruisce la logica della propria esistenza. Il risultato è una satira affilata che tocca temi come lo sfruttamento delle intelligenze artificiali da parte delle corporazioni, la disumanizzazione tecnologica, ma anche il bisogno di connessione emotiva. Tutto filtrato attraverso gli occhi, e i commenti impietosi, di un essere che vorrebbe essere tutto fuorché umano.

La compagnia di umani che accompagna Murderbot, poi, sembra volutamente uscita dalla woke culture del futuro. Tra loro, la leader carismatica Mensah, interpretata da Noma Dumezweni, l’umano potenziato Gurathin, infine un trio poliamoroso di scienziati hippie che parlano solo in linguaggio rispettoso e inclusivo. Questa umanità gentile e vulnerabile, così lontana dai modelli dominanti, finisce per sfidare i pregiudizi stessi del protagonista, insinuandosi nei suoi protocolli più intimi.

Murderbot non è una serie per tutti. Il tono dissacrante, la frammentazione narrativa nella seconda metà, la collisione continua di generi, tra sitcom, space opera e introspezione psicologica, possono spaesare chi cerca un racconto più lineare o fedelmente aderente ai romanzi. Invece chi accetta il patto con lo show, chi si lascia sedurre dal suo protagonista sbagliato, troverà una delle storie più originali e intelligenti della serialità recente.

In un’epoca in cui AI e umanità si osservano a vicenda con sospetto, la serie Murderbot rovescia la prospettiva mostrando un’AI che ci giudica, ci critica, e ci osserva con l’occhio di chi vorrebbe evitarci, ma finisce per affezionarsi. Di fondo se persino un robot programmato per uccidere riesce a sviluppare empatia, forse una lezione possiamo trarla anche noi.

Apple TV+ non ha ancora annunciato una seconda stagione, ma i romanzi di Martha Wells ancora da adattare sono tre e Murderbot ha ancora molto da dire. Anche se, probabilmente, preferirebbe guardarsi un’altra puntata di Sanctuary Moon.

In conclusione

Murderbot è una serie provocatoria e divisiva; c’è chi la amerà sin dal primo episodio e chi faticherà ad abituarsi al tono dissacrante e alla commistione di generi. Con una struttura narrativa non sempre lineare e una comicità tagliente, rappresenta tuttavia un unicum nel panorama televisivo attuale.

Note positive

  • Tematiche
  • Cast
  • Personaggio protagonista

Note negative

  • /

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Intepretazione
Emozione
SUMMARY
4.0
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Tatiana Coquio
Tatiana Coquio

Amo alla follia la settima arte, la sceneggiatura è ciò che mi interessa di più in un film, tanto da aver fatto degli studi in merito.
Star Wars fan da una vita e serie TV addicted.
Lettrice e scrittrice compulsiva, sempre pronta ad appuntare note e pensieri un po' ovunque, quando posso viaggio per il mondo accompagnata dal mio fido ipod e una colonna sonora a tema.