
Ravage – La caccia è aperta
Titolo originale: Swing Low
Anno: 2019
Paese: Canada
Produzione: Cold Beer Friday, Galvanized Films
Distribuzione: Blue Swan Entertainment, Eagle Pictures
Durata: 1h 24m
Regia: Teddy Grennan
Sceneggiatura: Teddy Grennan
Fotografia: Christopher Walters
Montaggio: Bennett Krishock, Eric Nagy
Musiche: Jacques Brautbar
Attori: Annabelle Dexter-Jones, Bruce Dern, Robert Longstreet, Michael Weaver, Ross Partridge, Chris Pinkalla
Trama di Ravage – La caccia è aperta
La giovane fotografa naturalista Harper è alla ricerca di un raro esemplare di serpente nei boschi della vallata del Watchatoomy. Durante il suo sopralluogo però si imbatte in un evento sconvolgente: degli uomini stanno picchiando a morte con una frusta un individuo appeso a un albero. Harper terrorizzata e spaventata osserva il cruento omicidio da dietro un albero, decidendo di andare a scattare le foto per catturare la testimonianza dell’evento. Lasciato il luogo per dirigersi verso la cittadina più vicina, la fotografa si troverà vittima di quei carnefici che riusciranno a catturarla. Da questo momento dovrà far affidamento su tutta la sua esperienza di sopravvivenza all’interno dei boschi e trovare una forza interiore che non avrebbe mai pensato di possedere.
Recensione di Ravage – La caccia è aperta
Il lungometraggio scritto e diretto da Teddy Grennan risulta un b-movie adrenalinico che fa dell’azione e del ritmo i suoi punti di forza donando allo spettatore un lungometraggio in grado d’intrattenerlo, grazie ad un montaggio efficacie e un uso ottimale e ben equilibrato di una track list che viaggia tra atmosfere rock e soft, che hanno la forza di mantenere alto il pathos narrativo, elemento che poteva essere assente all’interno di Ravage – La caccia è aperta a causa di una scelta di sceneggiatura poco convincente: lo spettatore sa già nell’incipit che la giovane fotografa vivrà, tanto che il focus stesso non sta tanto nel comprendere come ha fatto a fuggire ma piuttosto sullo scoprire quale ferite riporta sul corpo e come queste le siano state fatte, proprio quest’ultima parte in cui andremo a vedere il suo volto e come sia stata torturata saranno gli elementi più forti e angoscianti a livello emozionale, in grado d’inquietare il pubblico stesso con una trovata originale.
Sviluppato come un lungo flashback, Ravage – La caccia è aperta rientra a piene mani nel genere Revenge movie, genere cinematografico che ha avuto un gran successo a partire dagli anni ’70 attraverso pellicole del calibro come La fontana della vergine (1960), L’ultima casa a sinistra (1971), Non violentate Jennifer (1972) oppure i più recenti Oldboy, Kill Bill e Eden Lake e che si basa su elementi narrativi fissi di genere come il rapimento e l’umiliazione di una ragazzo/a da parte di una banda di uomini violenti, la trasformazione del protagonista da buono a violento e vendicativo contro i suoi malfattori. Ecco nel film di Teddy Grennan troviamo tutto ciò rendendolo una buona pellicola per gli amatori di queste genere anche grazie ad una buona prova attoriale di Annabelle Dexter-Jones che tiene sulle proprie spalle l’intera pellicola ricordando a tratti quel Rambo di Ted Kotcheff, ma nonostante ciò Ravage ha la pecca di essere poco originale nel suo sviluppo e nel suo procedere, tanto che il pubblico stesso, se conosce bene questo genere, sa già in precedenza cosa sta per accadere, solo il finale mantiene quell’elemento inquietante per cuori forti che una storia come questa meritava. Se troviamo una regia piuttosto semplice ma abbastanza efficacie facendo bene il suo dovere, ad eccezione di alcune scene troppo televisive, la pellicola perde forza nella sua sceneggiatura con alcuni momenti poco verosimili che faranno storcere un po il naso, come la stessa trasformazione di Harper, che avviene troppo rapidamente tanto da credere che lei stessa abbia già ucciso in passato, dato che la sua trasformazione da vittima a carnefice e la sua abilità omicida avvengono da una scena all’altra e lei stessa non pare mai avere un moto di rimorso vero e proprio.
Ravege si dimostra un buon film che tenta di andare a parlare di amore per le proprie radici e dell’amore verso la natura e il collegamento stesso tra uomo e natura, elemento che fa da motore della narrazione, interessante è anche il dialogo sul senso di violenza come fautore di progresso enunciato qui dal grande attore Bruce Dern, che avrà nella storia solo un piccolo ruolo ma ottimamente interpretato. Detto ciò il lungometraggio di Teddy Grennan pur non essendo un capolavoro del cinema di genere ci lascia vedere, sapendo spaventare con forza il proprio pubblico nonostante alcune pecche di sceneggiatura.
Note positive
- Interpretazione
- Montaggio
- Scelte musicali
Note negative
- A tratti manca la verosimiglianza
- Poco originalità