Taxi Driver (1976): disturbante discesa nei meandri della solitudine

Recensione, trama e cast di Taxi Driver, il capolavoro di Martin Scorsese che ritrae un America sporca e crudele piena di sofferenza e menzogna.

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Trailer di “Taxi Driver”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Frutto di una delle collaborazioni più celebri della storia del cinema, Taxi Driver nasce dalla sceneggiatura di un giovanissimo Paul Schrader, destinato a diventare uno dei grandi cineasti della New Hollywood, e dalla regia di Martin Scorsese, al suo quinto lungometraggio. Il film, accompagnato dalla colonna sonora di Bernard Herrmann – storico compositore di Psycho e collaboratore di Alfred Hitchcock – ebbe la sua première l’8 febbraio 1976 a New York, per poi uscire nelle sale americane il giorno seguente.

Acclamato da pubblico e critica, Taxi Driver è considerato uno dei massimi capolavori di Scorsese e del cinema contemporaneo. Paul Schrader, nella scrittura, si ispirò profondamente all’esistenzialismo europeo, in particolare a La nausea di Jean-Paul Sartre e Lo straniero di Albert Camus, oltre che alla vicenda reale di Arthur Bremer, l’uomo che nel 1972 tentò di assassinare il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, George Wallace.

La pellicola è resa iconica dall’interpretazione magistrale di Robert De Niro, il cui personaggio, Travis Bickle, incarna la solitudine e l’alienazione dell’uomo moderno. Il critico Robert Kolker lo definì “l’ultimo degli eroi del noir, nel mondo più noir che si possa immaginare”. Accanto a lui, una giovanissima Jodie Foster, che a soli 14 anni offrì una performance straordinaria nel ruolo di Iris, la prostituta minorenne con cui Travis instaura un controverso rapporto. Il suo talento venne premiato con due BAFTA nel 1977, come Miglior attrice esordiente e Miglior attrice non protagonista (anche per Piccoli gangsters).

Nel 1976, Taxi Driver si aggiudicò la Palma d’Oro al 29º Festival di Cannes, dove venne proiettato il 20 maggio, mentre nel 1977 ottenne quattro nomination agli Oscar, come miglior film, miglio attore protagonista a Robert De Niro, miglior attrice non protagonista a Jodie Foster e miglior colonna sonora a Bernard Herrmann. Curiosità particolare che la pellicola non riuscì a portarci a casa nessuna statuetta in un edizione che ha visto il trionfo di Rocky, per la regia di John G. Avildsen, come miglior film e miglior regia

In Italia il film venne distribuito nei cinema dal 24 settembre 1976.

Trama di “Taxi Driver”

1975, nella città di New York vive Travis Bickle, un ventiseienne disadattato e isolato dal mondo dove non è più riuscito a integrarsi dopo aver partecipato come marine del Vietnam da cui è stato congedato nel 1973. Il suo unico svago esterno è la visione di film pornografici all’interno di squallidi cinema a luci rosse. L’ex marine rimane affascinato da Betsy, una giovane impiegata nello staffo del senatore di New York, Charles Palantine, che si è candidato alle elezioni presidenziali, promettendo agli americani grandi cambiamenti sociali.

Fotogramma di Taxi Driver
Fotogramma di Taxi Driver

Recensione di “Taxi Driver”

Pulita, come la mia coscienza

cit. Taxi Driver

Questa è una delle prime frasi messe in bocca al protagonista, Travis Bickle, quando gli viene chiesto a proposito della propria fedina penale. È una risposta importante la sua, una risposta che ci aiuta a comprendere meglio la sua evoluzione durante la pellicola, l’evoluzione della sua coscienza. Travis è un uomo solo, come tanti al mondo, un uomo che ha scelto la solitudine di una torre d’avorio piuttosto che una vita fatta di relazioni. La sua indifferenza nei confronti delle situazioni e della realtà è disarmante, il suo personaggio ricorda fortemente Meursault, lo straniero (a se stesso e alla vita) che Albert Camus ci presenta nel suo forse più celebre romanzo.

Travis è una persona che si reputa buona, stanco della cattiveria che scorge nel mondo, pronto a scagliarsi contro qualsiasi capro espiatorio all’interno della società: extracomunitari, prostitute, ladri, delinquenti; quelli che lui reputa spazzatura, invocando un diluvio universale che ripulisca le strade da questi soggetti.  E’ un uomo ingenuo, sceglie dei bersagli a cui spesso la società addita un’ etichetta negativa, spesso il suo odio non è frutto di una riflessione condotta personalmente.  Poi accade qualcosa, conosce una donna – angelo, non a caso vestita da Scorsese in bianco, episodio che evoca il primo incontro tra Dante e Beatrice ( anch’essa vestita di bianco).

Nella ragazza, Betsy ( interpretata da Cybill Shepherd), il nostro protagonista vede un’ancora di salvataggio, una luce a cui affidarsi per trovare una pace che non trova nel caos metropolitano di una trasandata New York. La ragazza lavora nella campagna elettorale per il candidato senatore Palantine, cosa che porta Travis a vedere nel politico, come fosse una visione specchio, una salvezza; proprio come la vede nella ragazza che lo pubblicizza. Travis è impacciato, con tante difficoltà riesce a conquistarsi un appuntamento, e lo brucia portando la sua accompagnatrice in un cinema a luci rosse; luogo che abitualmente frequentava nella sua solitudine quotidiana. Travis non si pone il problema di cosa potesse pensare la persona al suo fianco, è troppo assuefatto alla solitudine per pensarlo. La ragazza lo rifiuta, non risponde alle sue telefonate. A questo punto nel cervello del nostro protagonista scatta qualcosa, come un meccanismo, e Travis cerca di comunicarlo all’esterno quando a un suo collega, durante la notte, si rivolge dicendo: “Ho delle cattive idee in testa”.

Travis sta maturando un odio, quello che aveva sempre provato ma in maniera più latente, che sta per esplodere. Il bersaglio ora diviene il senatore Palantine. L’equazione che il nostro protagonista fa è semplice, nel politico egli vede il suo fallimento con Betsy, e questo è proprio lui a dircelo: “era lui, era lui il simbolo di tutto quello che di male mi era sempre successo”.

A questo punto vanno fatte due considerazioni. La prima è che Travis è un reduce dal Vietnam, esperienza che, come ricerche mediche hanno constatato, ha influenzato la vita di molte persone una volta ritornate alla vita quotidiana. Un disturbo psichico a monte quindi, disturbo che probabilmente è anche la causa della sua insonnia.

Il secondo elemento è proprio l’insonnia: che può aver sicuramente compromesso la lucidità del pensiero di Travis, dopo la delusione amorosa provata.

Dodici ore al volante e non riesco a dormire… Porco mondo! I giorni sono interminabili, non finiscono mai.

Cit. Taxi Driver

La decisione è presa, Travis vuole uccidere il senatore e per farlo compra un arsenale di armi. Il piano salta, e il casuale incontro, o meglio secondo incontro, con una giovanissima prostituta (interpretata da Jodie Foster) funge da ispirazione per un nuovo mantra; l’obiettivo ora è salvare quella ragazzina da una vita di sofferenze uccidendo i suoi papponi.

Travis è convinto di fare del bene, vuole fare in modo che qualcuno, a differenza sua, sia felice. Tuttavia, il mezzo che usa per arrivare a tale obiettivo è l’assassinio. Travis compie una carneficina, e poi, al momento di togliersi la vita, trova la pistola scarica. Una beffa del destino. Una cosa resta, la ragazzina è salva, il nostro protagonista è riuscito nel suo intento e per questo viene celebrato sui giornali newyorkesi come eroe.

Cosa è accaduto in questo finale se ci si riflette? Travis ha deciso di sacrificare la sua vita per fare del bene, ma cercando di fare ciò è entrato a far parte di quel meccanismo che egli stesso criticava e odiava, si è macchiato di omicidio divenendo un assassino.

Allora la domanda che il film ci lascia, dopo averci mostrato l’intimità di una personaggio disturbato, ma comune nella vita quotidiana, è: ”Travis, eroe metropolitano oppure assassino plurimo?”. In Taxi Driver Scorsese, non si limita a essere un film di denuncia verso la carneficina in Vietnam che spesso il cinema di quegli anni criticava, il film ci porta a riflettere sulle idee di bene e male, di cosa sia giusto e sbagliato e di quanto sia difficile discernere ciò nella società corrotta nella quale viviamo, una società in cui di gente come Travis ce n’è tanta, e che molto spesso, non venendo aiutata, appare come protagonista di notizie di cronaca nera.

Robert De Niro e Jodie Foster in Taxi Driver
Robert De Niro e Jodie Foster in Taxi Driver

In conclusione

“Taxi Driver” è un viaggio disturbante nella mente di un uomo alienato, in cui il confine tra eroe e criminale si sfuma pericolosamente. Scorsese dipinge un ritratto spietato di solitudine e follia, lasciando lo spettatore con domande senza risposte. Travis Bickle è il simbolo di un malessere profondo, che si riflette ancora oggi nella società. Un film che scuote, interroga e resta impresso nella memoria.

Note positive

  • La magistrale immedesimazione di De Niro, una delle migliori interpretazioni viste sul grande schermo.
  • Le musiche di Herrmann, compositore di diverse musiche per Hitchcook, semplici ma malinconiche al punto giusto.
  • La sceneggiatura perfetta che ci permette di entrare sempre più nella psiche del protagonista.
  • La presentazione di una New York trasandata e abbandonata a se stessa, una giungla urbana che trasmette inquietudine

Note negative

  • /

Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozioni
SUMMARY
4.8
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Roberto Valente
Roberto Valente

Salve, sono uno studente di magistrale in Filologia moderna e laureato in triennale presso la facoltà di lettere. Ho avuto delle esperienze nello scrivere recensioni riguardanti il cinema, mia grande passione, attraverso la mia pagina facebook che, per diversi motivi, purtroppo non esiste più. Il film che ho scelto di recensire per presentare la mia candidatura è Taxi Driver; uno dei miei film preferiti.

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