Tre ciotole (2025). Una separazione che cambia il sapore della vita

"Tre Ciotole", pur non brillando per originalità, riesce a restituire con delicatezza il dolore di una separazione e le sue inaspettate conseguenze.

Condividi su
Tre ciotole (2025) - Copyright: Greta de Lazzaris, Cattleya, Bartleby - Immagine concessa a uso editoriale da Vision distribution
Tre ciotole (2025) – Copyright: Greta de Lazzaris, Cattleya, Bartleby – Immagine concessa a uso editoriale da Vision distribution

Trailer di “Tre ciotole”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

“Tre ciotole” è un film diretto da Isabel Coixet e scritto da quest’ultima e Enrico Audenino. Tratto dall’omonimo romanzo di Michela Murgia, il lungometraggio è stato presentato al Chicago International Film Festival, Festival do Rio, e TIFF – Toronto International Film Festival. Il cast è formato da Alba Rohrwacher, Elio Germano, Silvia D’Amico, Galatea Bellugi, Francesco Carril e Sarita Choudhury. La pellicola è prodotta da Cattleya, Ruvido Produzioni, Bartlebyfilm, Buenapinta Media, Bteam Prods, Colosé Producciones, Perdición Films, Apaches Entertainment, Tres Cuencos, Vision Distribution, RTVE e INCAA. L’opera esce nelle sale italiane il 9 ottobre 2025 distribuita da Vision Distribution.

Tre Ciotole è il mio paesaggio interiore, racconto di una donna alle prese con due eventi simultanei: è nel mezzo di una dolorosa separazione e davanti all’inevitabile. Ma non è una donna che implora o cerca compromessi; è una donna che si inchina, come si fa davanti al sole che tramonta, consapevole che sorgerà di nuovo, altrove, al di là del suo sguardo. Voglio raccontare il suo percorso nella Roma di oggi con delicatezza ed emozione, perché Marta ci mostra che perfino nell’addio può esserci grazia, e anche nel dolore c’è spazio per la gioia.

Note di regia

Trama di “Tre ciotole”

Dopo quello che sembrava un banale litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura chiudendosi in sé stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di lancio, si butta sul lavoro. Ma sebbene sia stato lui a lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo, la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte.

Recensione di “Tre ciotole”

Isabel Coixet firma un adattamento cinematografico che, pur non brillando per originalità, riesce a restituire con delicatezza il dolore di una separazione e le sue inaspettate conseguenze. “Tre Ciotole” racconta la storia di Marta e Antonio, una coppia che si separa dopo quello che inizialmente sembra un banale litigio, ma che in realtà nasconde crepe più profonde.

Fragilità umane ben interpretate in un’atmosfera intima

La forza del film risiede, prima di tutto, nelle interpretazioni convincenti di Alba Rohrwacher ed Elio Germano, che danno vita a due personaggi credibili nelle loro fragilità umane. Rohrwacher, in particolare, riesce a trasmettere con naturalezza il processo di chiusura emotiva di Marta, mentre Germano restituisce efficacemente l’inquietudine di Antonio, chef emergente che si rifugia nel lavoro per non affrontare i propri sentimenti. E poi, dal punto di vista registico. Coixet, infatti, dimostra una mano sicura nel costruire un’atmosfera intima e riflessiva. La direzione è tecnicamente solida, senza sbavature evidenti, anche se manca di quella scintilla creativa che potrebbe elevare un pò il film. L’approccio visivo è pulito ma prevedibile, seguendo i canoni consolidati del cinema d’autore europeo.

Momenti di autentica profondità e lacune narrative

La sceneggiatura, firmata da Audenino e dalla stessa Coixet, presenta momenti di autentica profondità. Alcuni dialoghi e monologhi contengono riflessioni toccanti sulla fine di un amore e sulle scoperte che possono scaturire dai momenti più difficili della vita. Quando Marta scopre che la sua perdita di appetito non è solo conseguenza del dolore emotivo, il film trova i suoi momenti migliori, esplorando come eventi inaspettati possano ribaltare le nostre certezze. Tuttavia, il film presenta una lacuna significativa che ne compromette parzialmente l’efficacia narrativa. Il vero significato delle “tre ciotole” del titolo rimane inspiegato, creando un vuoto semantico che lascia lo spettatore con una sensazione di incompletezza. Questo rappresenta probabilmente l’errore più evidente della pellicola, visto che rappresenta l’elemento narrativo più importante della protagonista. Considerando, inoltre, l’importanza simbolica che il titolo dovrebbe avere nell’economia generale del racconto.

In conclusione

“Tre Ciotole” si configura quindi come un film onesto e ben confezionato, che beneficia di interpretazioni solide e di una regia competente, ma che non riesce a distinguersi nel panorama cinematografico contemporaneo per mancanza di originalità e per alcune scelte narrative discutibili. Un’opera che soddisfa senza entusiasmare, perfetta per chi cerca una riflessione delicata sui rapporti umani, meno indicata per chi desidera essere sorpreso o emozionato profondamente.

Note Positive

  • Regia
  • Recitazione
  • Fotografia

Note Negative

  • Debolezze dal punto di vista narrativo
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozione
SUMMARY
3.5
Condividi su
Renata Candioto
Renata Candioto

Diplomata in sceneggiatura alla Roma Film Academy (ex Nuct) di Cinecittà a Roma, ama il cinema e il teatro.
Le piace definirsi scrittrice, forse perché adora la letteratura e scrive da quando è ragazzina.
È curiosa del mondo che le circonda e si lascia guidare dalle sue emozioni.
La sua filosofia è "La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita".