30 anni (di meno) (2024). Una pellicola dal buon ritmo

Recensione, trama e cast della commedia italiana 30 anni (di meno) (2024), opera prima alla regia di Mauro Graiani, dal 21 agosto 2024 al cinema

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Trailer di “30 anni (di meno)”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il 21 agosto 2024 arriva nei cinema la commedia italiana 30 anni (di meno), distribuita da Plaion Pictures e diretta dal cineasta genovese Mauro Graiani. Graiani, insegnante di Filmmaking e Videomaking presso la Scuola d’Arte Cinematografica di Genova e nei corsi I.F.T.S. in collaborazione con l’Università “La Sapienza”, debutta alla regia dopo aver firmato le sceneggiature di serie e film come Che Dio ci aiuti (2011-13), Copperman (2019), Tutta un’altra vita (2019), Hotspot – Amore senza rete (2023) e Genoa comunque e ovunque (2024). Il cast della pellicola, prodotta da Camaleo Srl con Film District e con il contributo della Regione Lazio, vanta attori del calibro di Massimo Ghini, Nino Frassica, Antonio Catania e Claudio “Greg” Gregori, icone della commedia all’italiana. Accanto a questi veterani troviamo giovani interpreti come Claudio Colica, Claudio Casisa, Leonardo Ghini e Giulia Elettra Gorietti, oltre a Fabrizio Nardi e Milena Miconi.

Trama di “30 anni (di meno)”

Arrivati a una certa età, i primi acciacchi cominciano a farsi sentire e il corpo non è più quello di un tempo, quando si era giovani e pieni di energia. Maurizio, Marco e Diego ne sono ben consapevoli: con l’avanzare degli anni hanno accumulato vari problemi di salute, tanto da ritrovarsi a condividere forzatamente una stanza in una clinica privata, sovraffollata e incapace di offrire stanze singole ai pazienti. I tre protagonisti sono estremamente diversi tra loro: Maurizio è un letterato, attore e poeta, innamorato da trent’anni del suo compagno e marito Pietro, finito in ospedale dopo un improvviso malore il giorno del suo compleanno. Diego, invece, è un uomo cinico, incline alle battute scontate e volgari, con un atteggiamento antiquato sia nel linguaggio che nei modi, che spesso lo porta a scontrarsi con Maurizio, per via del suo orientamento sessuale. Diego è ricoverato a causa delle frequenti amnesie che gli rendono la vita difficile. Infine, Marco è un uomo semplice, affetto da una grave cardiopatia congenita, che ha trascorso gran parte della sua esistenza accanto alla moglie Adelina, scomparsa cinque anni prima. Da allora, Marco vive in una condizione di solitudine e depressione, aspettando solo la morte per potersi ricongiungere con Adelina.

La situazione cambia quando ricompare nella vita di Marco Anna, la cognata proveniente dall’America, sorella di Adelina, che gli confessa di provare da sempre un forte sentimento per lui e di volerlo rivedere. Marco è interessato a questa nuova possibilità, ma deve affrontare due problemi: il primo è che è temporaneamente bloccato in clinica, il secondo è la sua incapacità di ottenere un’erezione, con l’impossibilità di assumere il Viagra a causa del cuore malandato.

A questo punto, Diego interviene per aiutarlo. L’uomo acquista su internet delle pillole per l’erezione da un sito cinese sospetto, con l’appoggio parziale di Maurizio, che fornisce il suo indirizzo per la consegna. Queste pillole, tuttavia, si rivelano essere un potente elisir: dopo averle assunte, Marco, difatti, ringiovanisce di trent’anni, riacquistando l’aspetto e le energie di quando era un trentenne. Nonostante la serata con la cognata non vada come sperato, Marco torna in clinica e mostra ai suoi compagni di stanza gli incredibili effetti del farmaco. Visti i risultati, anche Diego e Maurizio, quest’ultimo con qualche esitazione, decidono di provare le pillole. Maurizio ringiovanisce subito, mentre Diego, che sognava di tornare fisicamente agli anni della sua gioventù, rimane incredibilmente invariato.

Dopo aver sperimentato il farmaco, il trio decide di fuggire. Mentre Maurizio e Marco si perdono nel riscoprire il mondo da giovani, esplorando esperienze che non avevano mai vissuto, Diego ha un piano più concreto: trovare un chimico a Tivoli, far analizzare il prodotto e diventare miliardario. Tuttavia, le cose non andranno esattamente come speravano.

Massimo Ghini e Antonio Catania in 30 anni (di meno)
Massimo Ghini e Antonio Catania in 30 anni (di meno)

Recensione di “30 anni (di meno)”

Vi ricordate la canzone di Simone Cristicchi “La vita all’incontrario”? L’incipit di 30 anni (di meno) sembra richiamare proprio questo brano del cantautore romano, riprendendo, in parte, sia le parole che il concetto ironico espresso nella canzone. Il punto di partenza, sia della canzone che del film, è il medesimo: come sarebbe la vita se, anziché cominciare dalla nascita e proseguire verso la giovinezza per poi invecchiare, iniziasse dalla vecchiaia e, anno dopo anno, si riacquistasse la giovinezza fino a tornare bambini? Una riflessione che molti autori cinematografici, da Woody Allen fino al film Il curioso caso di Benjamin Button (2008), hanno tentato di esplorare con risultati variabili. L’incipit dell’opera prima di Mauro Graiani prende spunto proprio da questa riflessione filosofica, sebbene il tema non risulti particolarmente innovativo.

Avete mai pensato come sarebbe la vita se iniziasse dalla fine? Come dice Woody Allen la vita al contrario. Si comincia con la morte, è il peggio se lo siamo tolti, poi andiamo in pensione, diventiamo ogni giorno più forti e più giovani, passiamo gli ultimi nove mesi in un posto meraviglioso e si dissolviamo in un orgasmo. Non sarebbe meglio? – Monologo introduttivo del film

Il problema è che questo incipit non riflette realmente la narrazione della commedia 30 anni (di meno), soprattutto a livello tematico. Non c’è infatti nessun personaggio alla Benjamin Button. Nel corso della pellicola, non vediamo nessuno che nasca vecchio e diventi poi bambino, fino a svanire serenamente nel grembo materno. Al contrario, il punto di vista della pellicola è completamente diverso e risponde a un altro quesito: come sarebbe rivivere la nostra giovinezza con l’esperienza maturata nel tempo? Come sarebbe, da settantenni, poter magicamente riabbracciare la nostra giovinezza, ritrovando non solo l’aspetto fisico, ma anche la salute e l’energia, lasciandoci alle spalle gli acciacchi dell’età? Se avessimo questa possibilità, saremmo in grado di vivere quel periodo della giovinezza in modo più consapevole? Riusciremmo a evitare gli errori del passato, frutto forse di una scarsa esperienza di vita? Questo è il vero tema della pellicola, non quello trattato in La vita all’incontrario di Cristicchi o da Woody Allen. Dunque, cosa c’entra questo incipit con il film? Mi chiedo, e la risposta è: assolutamente nulla.

Quante volte ci siamo sentiti dire, abbiamo detto o solo pensato: “Se avessi qualche anno di meno”? A tutti è capitato di riflettere sulle conseguenze che determina il passare degli anni sulle nostre forze psicofisiche, sul nostro aspetto, così diverso da quello che certe fotografie del passato ci restituiscono, impietose. E se per magia, quella magia che solo un film può accettare, potessimo riavere un corpo efficiente, giovane, fresco, privo del logorio degli anni che passano? Cosa faremmo? Se una semplice pillola potesse ridarci fisicamente i nostri trent’anni, come utilizzeremo questa inaspettata “seconda occasione”? Che individui saremmo oggi, dotati della forza di ieri, in un corpo giovane con la conoscenza di un vecchio? Questo è il patto che il film stringe con chi guarda, costringendolo a chiedersi cosa farebbe se capitasse a lui. “Se avessi la tua età spaccherei il mondo” era solito dirmi mio nonno, quand’ero adolescente e in quella sua consapevolezza adulta, oggi, mi ritrovo, quando faccio i conti con i limiti imposti dall’età. E vorrei avere indietro le energie dei miei anni migliori. – Mauro Graiani 

Il tema è senza dubbio interessante, ma il problema del film risiede proprio nel trattamento sceneggiativo di questa tematica centrale. La pellicola si perde in gag e situazioni un po’ ridicole e strampalate. Nel corso del lungometraggio, assistiamo principalmente alla trasformazione di Maurizio e Marco da uomini maturi, quasi anziani, a giovani uomini, che riscoprono il loro corpo giovanile immergendosi a pieno in un mondo giovanile completamente diverso rispetto ai loro tempi. Questo mondo è rappresentato da una generazione millennial molto più provocatoria, fluida, libertina, spavalda e aperta a ogni tipo di esperienza. È una generazione che ha fatto propri i valori di una società LGBTQIA+ inclusiva e progressista. Maurizio e Marco, soprattutto quest’ultimo, riscoprono la sessualità e l’erotismo, perdendosi in questo nuovo universo così aperto, ricco di esperienze e in cui fare l’amore in gruppo è considerato una cosa normale.

Se da un lato si può discutere sull’accuratezza della rappresentazione della generazione millennial, che appare piuttosto distante – sia in positivo che in negativo – da quanto ci mostra Mauro Graiani nella sceneggiatura e nella rappresentazione visiva, ciò che realmente non funziona è lo sviluppo dei personaggi e il loro percorso di crescita. Maurizio sembra girare costantemente intorno a sé stesso, con un cambiamento interiore repentino e privo di una vera e propria evoluzione. Marco, invece, diventa un personaggio eccessivamente caricaturale, trasformandosi in un individuo marcatamente stupido, molto lontano dalla sua versione più anziana e saggia.

Anche altri personaggi, come la polizia, risultano mal scritti dal punto di vista drammaturgico. Tuttavia, un personaggio ben scritto e relativamente approfondito è Diego, indubbiamente il carattere più interessante del film. Diego è colui che ricerca disperatamente la sua giovinezza, desideroso di rivivere quegli anni che non ha potuto vivere come avrebbe voluto a causa di problematiche familiari e lavorative. Per lui, la pillola rappresenta un’opportunità, una sorta di salvezza, ma alla fine sarà l’unico dei tre a non subire un cambiamento immediato, rimanendo con l’aspetto di un uomo anziano e dunque incapace di tornare a vivere l’esperienza del sé di trent’anni prima. Nonostante ciò, e nonostante il suo fisico non sia più quello di una volta, Diego si lancia comunque insieme ai suoi compagni nel mondo dei giovani, un mondo caratterizzato da una forte fluidità di genere. Il confronto con questa realtà mette Diego davanti alle sue convinzioni, portandolo a un cambiamento profondo, soprattutto in relazione alla comunità LGBTQIA+. Allo stesso tempo, però, da uomo di un’altra generazione, si ritrova a dover riflettere sull’uso di determinate parole, considerate offensive secondo la sensibilità contemporanea.

Il problema principale di questo film, dunque, è la sceneggiatura, che propone situazioni a tratti assurde e non riesce a sviluppare né i personaggi né il tema della trasformazione, specialmente nell’ultima parte, dove vediamo i personaggi diventare giovani, poi vecchi e poi di nuovo giovani senza una motivazione chiara. Ciò che invece funziona molto bene è l’aspetto tecnico, in particolare il ritmo della pellicola, sostenuto da un ottimo lavoro di montaggio e regia. Mauro Graiani dimostra tutta la sua abilità di cineasta, scegliendo accuratamente le inquadrature e i movimenti di macchina per creare il giusto ritmo e pathos comico. Se non fosse per la debolezza della sceneggiatura e i problemi di sviluppo drammaturgico, 30 anni (di meno) potrebbe essere considerato un film pregevole, anche perché il primo atto è ben fatto sia a livello di regia che di sceneggiatura. Purtroppo, il resto del film non riesce a mantenere questo livello.

Accanto alla valida regia di Graiani, si distinguono anche alcune ottime interpretazioni del cast, in particolare quella di Massimo Ghini, che per lunghi tratti porta il film sulle spalle. Anche il giovane Claudio Casisa, nei panni di Marco da giovane, e Antonio Catania offrono buone performance. Meno riuscite sono invece le interpretazioni di Nino Frassica, Fabrizio Nardi e Gabriele Carbotti, che non riescono sempre a entrare pienamente nei personaggi a loro affidati.

Fotogramma di 30 anni (di meno)
Fotogramma di 30 anni (di meno)

In conclusione

30 anni (di meno) è un film con un’idea di partenza intrigante e un tema potenzialmente interessante, ma che fallisce nell’esecuzione a causa di una sceneggiatura debole e di un approccio comico spesso banale. La regia di Mauro Graiani riesce a salvare in parte la pellicola grazie a un buon ritmo e a scelte stilistiche efficaci, ma non è sufficiente a compensare i difetti strutturali del film, da lui stesso scritto. Nonostante alcune buone performance, in particolare quella di Massimo Ghini, e l’intento di affrontare temi contemporanei, il risultato finale è un’opera che manca di profondità tematica, lasciando allo spettatore l’impressione di un’occasione sprecata.

Note positive

  • Ghini offre un’interpretazione convincente e spesso porta sulle sue spalle l’intera pellicola. La sua capacità di passare dalle situazioni comiche a quelle più riflessive rende il suo personaggio il più credibile e sfaccettato del film.
  • Mauro Graiani dimostra abilità registiche solide. Il ritmo della pellicola è ben gestito, grazie a un montaggio efficace e a scelte di regia che conferiscono dinamismo e fluidità al racconto. La capacità di mantenere il film scorrevole, nonostante i difetti di sceneggiatura, è un aspetto da apprezzare.

Note negative

  • Il problema principale del film è la sceneggiatura. Nonostante la premessa interessante, lo sviluppo narrativo è incoerente e a tratti confuso. Le situazioni comiche spesso scadono nel ridicolo, risultando forzate e poco credibili. Inoltre, il tema centrale della trasformazione interiore viene trattato in modo superficiale e poco convincente.
  • Se il personaggio di Diego è quello più approfondito e interessante, gli altri, specialmente Marco e Maurizio, mancano di una reale evoluzione. Marco, in particolare, passa da una figura matura a un personaggio giovanile eccessivamente caricaturale, perdendo credibilità e coerenza nel corso della storia.
  • Nella parte finale, il film perde ulteriore coerenza con personaggi che cambiano aspetto senza una spiegazione logica o una giustificazione narrativa, lasciando lo spettatore disorientato e insoddisfatto.
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazione
Emozioni
SUMMARY
3.3
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.