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4 mesi, 3 settimane, 2 giorni
Titolo originale: 4 luni, 3 săptămâni și 2 zile
Anno: 2007
Nazione: Romania
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Mobra Films
Distribuzione italiana: Lucky Red
Durata: 1h 53m
Regia: Cristian Mungiu
Sceneggiatura: Cristian Mungiu
Fotografia: Oleg Mutu
Montaggio: Dana Bunescu
Attori: Anamaria Marinca, Vlad Ivanov, Laura Vasiliu, Alexandru Potocean
Trailer di “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
Secondo lungometraggio di Murgiu venne presentato al 60o Festival di Cannes nel quale vinse la Palma d’oro e il Premio FIPRESCI. Ha vinto anche il premio per il Miglior film e il Miglior regista all’European Film Awards. Nel 2009 vinse il Premio Goya per il Miglior film europeo. Nello stesso anno venne candidato come Miglior film straniero al Cinema Brazil Grand Prize.
Trama di “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”
La pellicola è ambientata durante la fine degli anni Ottanta in Romania. Dal punto di vista sociale furono anni difficili che videro la caduta del regime autoritario di Ceauscescu con conseguente rivoluzione civile. In questo contesto si instaura la storia di una giovane donna chiamata Gabitza, la quale scopre una gravidanza indesiderata. Insieme all’aiuto della sua amica Otilia cercheranno un modo per realizzare in maniera illegale un aborto. La storia continuerà ad evolversi con pieghe sempre più crudeli ma che mostreranno un paese nella maniera più reale possibile.
Recensione di “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”
Gabitza e Otilia oltre ad essere amiche condividono la stessa stanza all’interno di uno studentato. Il loro è un mondo semplice ma al contempo complicato per il periodo storico del paese. Con la fine del regime di Ceausescu le persone erano costrette a vivere di stenti e azioni che oggi diamo per scontate ma che allora erano impossibili, come in questo caso un aborto. Giovani ragazze erano costrette a ricercare l’illegalità e con essa anche interventi poco sicuri. In questo contesto storico e sociale si colloca la storia di queste due giovani donne. Gabitza ormai con una gravidanza inoltrata decide di mettere dei soldi da parte e insieme all’aiuto della sua amica Otilia affittano una camera d’albergo dopo essersi accordate con un uomo per l’operazione. Il resto del film si svolge principalmente all’interno di queste quattro mura in cui le due donne insieme all’uomo ne saranno protagonisti. La stanza, il montaggio e i dialoghi instaurano un clima claustrofobico, in cui la legge di Murphy regna sovrana, tutto va per il peggio. Mungiu non vuole indorare la pillola o darci un finale positivo, ci mostra la cruda verità, chi è veramente l’essere umano e cosa è disposto a fare. La storia che porta su pellicola è un messaggio difficile in tutte le sue sfaccettature, e forse anche grazie alla sua crudeltà che risulta faticoso da digerire.
Un elemento potrebbe risultare disturbante e per certi aspetti anche controverso: Mungiu decide di mostrare il feto privo di vita su un asciugamano sul pavimento del bagno. È una scelta che potrebbe avvicinarsi ad una ideologia pro-life, in cui si vuole sensibilizzare lo spettatore a non attuare un aborto. È giusto però considerare prima di tutto che è un film che descrive la storia di una giovane donna privata del diritto di scegliere sin dai primi mesi di gravidanza, obbligata ad arrivare al quarto mese non perché volesse ma nuovamente obbligata per l’alto costo dell’operazione. Il regista mostrandoci tale sequenza ci mette faccia a faccia con la realtà dei fatti, una donna obbligata.
Le due donne attraverso la loro recitazione ci portano di fronte a un prisma psicologico di un trauma secondo due diversi punti di vista complementari. In meno di due ore Gabitza è cambiata, non è più la donna che avevamo visto all’inizio, taciturna e sensibile, ma appare indifferente e fredda. Le due donne hanno dovuto affrontare nella maniera più indelicata e crudele possibile un avvenimento che ha bisogno di tutte le cure e attenzioni possibili. Il film crea un’analisi psicologica delle due protagoniste molto profonda, nonostante tutto possa sembrare estremamente sbagliato è impossibile puntare il dito e pensare di agire diversamente, lo spettatore non può fare a meno di empatizzare.
In conclusione
4 mesi, 3 settimane, 2 giorni ci pone di fronte la storia di una giovane donna rumena in un periodo storico molto complicato del paese, privo di libertà. Gabitza di fronte a un regime decide di agire nell’unico modo a lei noto, l’illegalità. Lo spettatore non è messo nella posizione di giudicare il gesto della donna, di determinare se eticamente sia giusto o meno, ma il suo è uno sguardo esterno che deve empatizzare con la paura di una donna di morire per un’operazione ai limiti decenza. Mungiu è proprio questo che realizza, un’opera cruda e diretta ma con un approfondimento psicologico che non ci permette di accusarla per il suo agire. La messa in scena è semplice e accurata, ci mostrano un mondo che ha poco e al contempo vuole tanto, in cui vince chi è il più forte.
Note positive
- Psicologico
- Reale
- Crudele
Note negative
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