8½ (1963) – La vita è una festa, viviamola insieme

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8½ 

Titolo originale: 8½ 

Anno: 1963

Paese: Italia

Genere: Drammatico

Produzione: Cineriz (Roma), Francinez (Parigi)

Durata: 138 minuti

Regia: Federico Fellini

Sceneggiatura: Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Brunello Rondi, Richard Wagner

Fotografia: Gianni di Venanzo

Montaggio: Leo Catozzo

Musiche: Nino Rota

Attori: Marcello Mastroianni, Anouk Aimee, Sandra Milo, Claudia Cardinale, Madeleine Leberu, Rossella Falk, Barbara Steele

Trailer del film

Fellini, dopo aver realizzato La dolce vita (1960) è reputato tra i migliori registi europei, su questo clima d’attesa e aspettative fatica a trovare il soggetto fondamentale su cui lavorare, così soltanto dopo tre anni di gestazione riesce a terminare la sua successiva opera 8½, che è per l’appunto l’ottavo film del regista (a cui si aggiunge il mezzo, riferito al film diretto insieme a Lattuada, Luci del varietà). Le chiare assonanze tra la figura di Guido e quella di Fellini ha dato alito a varie ipotesi a sostegno di una lettura autobiografica dell’opera (alcune insinuanti una possibile relazione extraconiugale del regista con Sandra Milo), ipotesi che non sono mai state smentite al 100% dal regista.

Trama di 8½ 

Guido Anselmi è un affermato cineasta di quarantatré anni che sta elaborando, non senza difficoltà, la creazione del suo prossimo lungometraggio. Per riflettere sul film va a trascorrere un periodo di relax e riposo in una stazione di cure termali. In questo luogo di pace Guido tenta di coniugare i problemi fisici, come la sua stanchezza cardiaca, con quelli riguardante la produzione della pellicola che è ancora in uno stato di preparazione. La quiete, da lui tanto ricercata, è minata dalla costante presenza di figure dello spettacolo (produttori, registi e attori) che si trovano anche loro all’interno dello stesso albergo e che vedono nel famoso cineasta un appoggio sicuro, ma l’uomo si trova in un periodo di crisi creativa e non riesce a dare un tono e una direzione chiara e precisa al suo nuovo progetto cinematografico, che brancola ancora nel buio.

Recensione di 8½ 

8½  è la storia di un regista cinematografico, Guido (interpretato da Marcello Mastroianni) all’apice del proprio successo (e quindi delle pressioni da parte degli addetti ai lavori) che non conosce più che cosa abbia senso raccontare e se abbia senso farlo. Su questo tema centrale si snoda tutto il lungometraggio che viene focalizzato sullo stato d’animo del protagonista a contatto con le proprie incertezze e sensi di colpa. All’interno dell’opera si susseguono visioni oniriche di Guido e ricordi del proprio passato, in particolare momenti legati al rapporto col padre defunto e con l’influenza del cattolicesimo. Alla crisi creativa corrisponde quella sentimentale con la moglie, Luisa, interpretata da Anouk Aimée, conscia dei tradimenti da parte del marito. Al finale spetta la risoluzione di tutti i dubbi che attanagliano il protagonista, riassumibile nelle sue parole:

La vita è una festa, viviamola insieme.

Questo lungometraggio, terzo film di Fellini all’aver vinto il premio oscar al miglior film straniero dopo La strada e Le notti di Cabiria, segna una data importante in tutta la storia del cinema, poiché la pellicola introduce nuovi elementi nel linguaggio cinematografico che vanno a definire uno stile futuro registico e narrativo che diventerà nel tempo un modello d’ispirazione per molti registi futuri, ad esempio Paolo Sorrentino, premio Oscar per La grande bellezza. Il connubio tra realtà, sogno e fantasia rende 8½ un must per chiunque si avvicina al cinema autoriale e viene considerato da buona parte della critica come l’opera omnia di Fellini, di un opera che vive tra simbolismo, magia e neorealismo.

Il senso più profondo nell’opera sta nella sua consapevolezza che l’essere umano possiede inevitabilmente elementi di debolezza e che soltanto accettandoli può correggere e limitarli a tal punto da trasformarli e tradurli in elementi di forza; così Guido, dopo un continuo scappare da sé stesso, raggiunge quella pace interiore tanto anelata. In tutto ciò lo stile felliniano si rivela con la tradizionale eleganza barocca nel andare a mostrare i temi prediletti dall’autore.

  • La religione: tema che, esplicitato in una scena cult del film attraverso l’utilizzo del flashback in cui veniamo catapultati nel lontano passato del protagonista. In tale scena viene confermata l’importanza secondo l’autore di avere avuto un’infanzia fortemente improntata alla morale cattolica. Inoltre, fuori da flashback, avviene l’incontro di Guido con un cardinale della chiesa cattolica a cui chiede lumi sull’esposizione della religione nel proprio film in fase d’ideazione, ottenendo risposte filosofiche sul senso della vita da cui rimane evidentemente colpito.
  • L’importanza dell’immaginazione (e la chiara l’influenza della filosofia junghiana): l’opera è una continua alternanza tra realtà, sogno e immaginazione. Ci si ritrova ammiratamente persi all’interno di questo magma fluido all’interno del quale si scoprono luci e ombre del protagonista. Non a caso Fellini si ritrovava dichiaratamente nella filosofia espressa da Jung riassumibile (molto schematicamente) nell’importanza dell’immaginazione per giungere a una maggiore conoscenza di sé stessi.
  • Il rapporto con le donne: nei film dell’autore il ruolo femminile occupa sempre una parte fondamentale (basti ricordare il ruolo di Giulietta Masina ne La strada o ne Le notti di Cabiria). Anche in questo caso la figura femminile, Luisa, rappresenta la malattia e la cura a tutti i mali del protagonista, nonché un elemento fondamentale all’interno della drammaturgia. Merita di essere citata la scena onirica in cui Guido dirige un proprio harem formato dall’insieme delle donne della sua vita (la moglie, le attrici, l’amante, l’amica, le educatrici).

La regia contiene tutti i marchi di fabbrica della produzione felliniana: inquadrature anticonvenzionali, movimenti di macchina barocchi, lunghe carrellate alternate a campi e controcampi fortemente espressivi (potenziati dalle capacità attoriali degli interpreti). Una regia che si sente ma che sa essere sempre maestra nel rendere con un’estetica sempre innovativa gli eventi, consacrando Fellini nel firmamento dei migliori registi europei. La colonna sonora, come da tradizione affidata da Fellini a Nino Rota, divenuta celebre nel suo ritornello che cadenza tutta la durata del film, è abile alleata della regia. Il cast, di livello, vede due interpretazioni sopra le altre: la prima, senza dubbio, è quella del protagonista, Marcello Mastroianni (fedelissimo di Fellini), mentre la seconda riguarda l’attrice francese Anouk Aimée. Claudia Cardinale, impegnata nello stesso periodo a realizzare un altro capolavoro, Il gattopardo (diretto da Luchino Visconti), realizza una breve quanto significativa interpretazione.

Tanto complesso quanto coerente nel suo snodarsi provocando stupore nello spettatore, 8 1/2 è imprescindibile per potere parlare del forse più grande regista italiano di tutti i tempi.

Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso. Ma questa confusione sono io, io come sono, non come vorrei essere adesso. E non mi fa più paura dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo, e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna. È una festa la vita: viviamola insieme! Non so dirti altro, Luisa, né a te né agli altri: accettami così come sono, se puoi. È l’unico modo per tentare di trovarci.

Guido in 8 1/2

Scene cult

L’opera contiene scene divenute cult all’interno del cinema e più volte riprese da altri importanti registi. Celebre è il ballo tra due personaggi, un amico del protagonista e la sua nuova fidanzata (molto più giovane), durante uno degli spettacoli organizzati nel giardino dell’hotel in cui soggiorna il cast del film. La scena è stata ripresa con gusto citazionista da Quentin Tarantino nel suo illustre Pulp Fiction nel balletto tra Uma Thurman e John Travolta. Altra scena cult del film è il finale nel quale passeggiano in girotondo tutti i personaggi della vita di Guido, diretti da egli stesso, quasi a significare un’analogia tra vita e cinema, tra realtà e finzione.

Curiosità

La struttura narrativa di 8 1/2 è stata ripresa da Woody Allen, grande ammiratore di Fellini, nel suo Stardust memories, il quale è stato addirittura accusato di plagio da alcuni critici.

Note Positive

  • Regia
  • Cast
  • Colonna sonora

Note negative

  • /


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