Alice nel Paese delle Meraviglie (1951): Quando la fervida immaginazione di Lewis Carroll incontra il genio di Walt Disney

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Alice nel Paese delle Meraviglie

Titolo originale: Alice in Wonderland

Anno: 1951

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Animazione, Avventura, Commedia, MusicaleFantastico

Produzione: Walt Disney Productions, Walt Disney Animation Studios

Distribuzione: RKO Radio Pictures

Durata: 75 minuti.

Regia: Clyde GeronimiHamilton Luske, Wilfred Jackson

Sceneggiatura: Hugh Hennesy, Dick Huemer, Dick Kelsey, Don Griffith, Winston Grant, Milt Banta, Tom Codrick, Del Connell, Tom Oreb, Erdman Penner, Ted Sears, John Walbridge

Fotografia: Mary Blair

Montaggio: Lloyd L. Richardson.

Musiche: Oliver Wallace.

Attori: Kathryn Beaumont, Ed Wynn, Richard Haydn, Sterling Holloway, Jerry Colonna, Verna Felton, J. Pat O’Malley, Bill Thompson, Heather Angel, Dink Trout, Larry Grey, Queenie Leonard.

Primo trailer di “Alice nel Paese delle Meraviglie”(1951) per pubblicizzare l’uscita dell’edizione restaurata creata apposta per festeggiare il 60° anniversario dalla distribuzione cinematografica.

Nel corso degli ultimi secoli la letteratura inglese è sempre stata in grado di regalare al proprio pubblico, formato in passato perlopiù da giovani lettori affamati di novità e alla costante ricerca di nuovi stimoli e ignote emozioni, un incalcolabile numero di storie affascinanti e avventure memorabili, ricche di vari personaggi esemplari che, con il trascorrere del tempo, divennero delle vere e proprie icone inimitabili e immortali appartenenti alla letteratura mondiale. Le due opere più famose e apprezzate dello scrittore inglese Lewis Carroll sono sicuramente un valido esempio, infatti esse tendono piuttosto spesso a essere citate o quantomeno nominate ogni qualvolta qualcuno parli o scrivi della letteratura che caratterizzò l’Inghilterra durante il corso del XIX secolo dal momento che, fin dalla loro primissima pubblicazione, entrambe riuscirono inaspettatamente a conquistare facilmente le menti, ma soprattutto i cuori di tantissime persone in tutto il mondo, divenendo immediatamente dei veri e propri bestsellers ed entrando inoltre di diritto tra i capostipiti di quel vasto insieme di opere che viene spesso definito anche tuttora con il nome di “letteratura per ragazzi”.

Una delle più celebri illustrazioni di John Tenniel contenuta nel libro di Lewis Carroll.

La popolarità delle avventure di Alice è ancora più evidente se si tiene in considerazione che la prima trasposizione cinematografica ufficiale del primo libro venne distribuita nelle sale esattamente nel 1903, ovvero soltanto dopo pochi anni dall’avvento del cinema, mentre la prima trasposizione animata, nonché probabilmente quella più conosciuta in tutto il mondo, arrivò successivamente sul grande schermo nel 1951 con la presentazione in anteprima al Festival di Cannes del film in esamine, ovvero il 13° classico Disney che, insieme a “Le Avventure di Peter Pan”(1952), dovette aspettare un bel po’ di tempo prima di venire alla luce come lo conosciamo oggi per via della devastazione economica degli Stati Uniti durante la “Seconda Guerra Mondiale” (1938-1945).

Trama di “Alice nel Paese delle Meraviglie”

Il film narra le avventure di una giovane ragazzina inglese di nome Alice che, incuriosita da uno strano coniglio con il panciotto, segue l’animale fino alla sua tana che si rivela essere realmente un portale magico per accedere a un mondo meraviglioso dove le fantasie infantili più assurde e strampalate diventano realtà.

Alice nel Paese delle Meraviglie
Fotogramma di Alice nel paese delle meraviglie

Recensione di “Alice nel Paese delle Meraviglie

Fin dal principio la pellicola non si presenta affatto come una fedele trasposizione dell’opera originale quanto una versione nettamente semplificata affinché possa essere adeguata e accessibile a un pubblico molto ampio e variegato, senza però inficiare in alcun modo il vero spirito singolare del romanzo che, dopo tanto tempo dalla sua pubblicazione, lo rende tuttora ancora affascinante e particolare.
La mancanza di fedeltà nei confronti dell’opera originale risulta visibile soprattutto per via della presenza, anche se non spesso troppo invadente, di alcuni personaggi ed elementi provenienti dal secondo libro sulle avventure di Alice, ma questa particolarità non danneggia affatto il risultato finale dato che ogni singola cosa non appartenente alla prima opera dello scrittore inglese è perfettamente contestualizzata e precisamente coerente, sia dal punto di vista narrativo sia dal punto di vista tecnico, con tutto ciò che appare sullo schermo in primo e in secondo piano per tutta l’intera durata del lungometraggio animato.

Si tratta della visione personale di Walt Disney che riconosceva chiaramente il valore effettivo e l’indiscutibile genialità dell’opera originale, decidendo così di mostrare attraverso il proprio prodotto l’amore nostalgico e il sobrio rispetto che egli provava nei confronti del lavoro di Lewis Carroll senza, però, mai rinunciare completamente al proprio inconfondibile stile intriso di magia e genuinità che dai suoi lontani esordi ha sempre caratterizzato ogni suo singolo progetto.

Di fronte ad un soggetto così particolare ed atipico, la sceneggiatura non si fa intimorire in alcun modo dall’irrazionalità e dall’illogicità che pervade ogni singola pagina dell’intera opera letteraria, decidendo di adottare un approccio ben definito ed equilibrato che rispetti il più possibile la materia originale, ma che sia anche in grado di adattarsi autonomamente alla sua natura assai bizzarra e stravagante.

Tale approccio si realizza concretamente attraverso un’attenzione peculiare nei confronti soprattutto dei numerosi dialoghi, la cui fedeltà può essere in grado di colpire positivamente perfino gli spettatori più preparati in materia, e dei vari personaggi primari e secondari la cui trasposizione può risultare abbastanza soddisfacente agli occhi degli appassionati che stanno visionando la pellicola.

La protagonista è Alice che, fin dal primo istante in cui appare sullo schermo, si rivela uno dei pochi personaggi in grado di convincere quasi appieno il lettore dell’opera originale dato che presenta una caratterizzazione molto fedele a quella della controparte cartacea, la quale addirittura, in alcune determinate parti, viene maggiormente esplorata in profondità, infatti in una specifica scena ella, singhiozzante e smarrita in mezzo a tutte quelle strane e bizzarre creature che la circondano, si pente attraverso una canzone malinconica dei propri errori e capisce di come nella vita ci siano sempre delle conseguenze a ogni grande o piccola decisione.

La protagonista Alice doppiata in lingua originale da Kathryn Beaumont ed in lingua italiana da Vittoria Febbi.

Lo stesso discorso vale più o meno per la Regina di Cuori che, per quanto non si dimostri affatto uno dei migliori antagonisti assoluti della storia della Disney, riesce comunque a risultare decisamente più cattiva e intimidatoria della propria controparte cartacea, grazie soprattutto a un comportamento volontariamente fuori dalle righe che la rende a tutti gli effetti una regina egoista ed egocentrica con il palese obiettivo principale di ottenere sempre tutto ciò che vuole senza che nessuno dei suoi sudditi o degli altri strambi abitanti del Paese delle Meraviglie provi soltanto a opporsi spontaneamente alla sua incontestata volontà.

La crudele “Regina di Cuori” doppiata in lingua originale da Verna Felton ed in lingua italiana da Tina Lattanzi.

I vari personaggi secondari risultano complessivamente una buona trasposizione delle loro controparti cartacee, ma non sono assolutamente perfette poiché, per quanto si possa percepire una costante volontà da parte dei numerosi sceneggiatori di proporre se non altro dei personaggi che posseggano delle caratterizzazioni abbastanza convincenti e soprattutto fedeli al testo letterario, la maggior parte di essi si distaccano spesso in diversi modi dalla propria controparte originale a causa non soltanto di una pura scelta creativa adottata dai numerosi sceneggiatori, ma anche per via dell’assoluta necessità di creare quantomeno un’apparente consequenzialità nella trama che ha portato, di conseguenza, certi personaggi secondari ad apparire in altre scene in cui quest’ultimi originariamente non comparivano affatto, oppure a divenire importanti in scene dove essi semplicemente non possedevano alcuna rilevanza nello strampalato svolgimento della storia.

Un esempio può essere il bizzarro e inquietante “Gatto del Cheshire” (ovvero colui che nell’edizione italiana del film viene chiamato “Stregatto”) che, a differenza della sua controparte cartacea che appariva a malapena un paio di volte in tutto il libro, si trasforma addirittura nell’ennesimo ostacolo per la nostra giovine protagonista dato che, verso la fine del lungometraggio animato, il suddetto misterioso gatto sarà volontariamente responsabile di un pessimo scherzo alla regina la quale, furibonda, incolperà la povera innocente Alice ma, ascoltando il consiglio del Re, deciderà di metterla sotto processo anziché farla decapitare all’istante dalle guardie reali.

Invece un esempio di personaggio completamente stravolto sotto tanti punti di vista è sicuramente il “Re di Cuori” che, all’interno di questo film, si presenta fin dalla sua prima apparizione come una versione burlesca e ridicola di quella originale che, al contrario, viene descritta come lo stereotipo del sovrano severo e austero, pertanto assolutamente degno di sedere al fianco della temuta “Regina di Cuori”. Tale scelta ingiustificata ha causato la totale rimozione della componente ironica nei confronti della società inglese e soprattutto della componente satirica nei confronti della monarchia anglosassone che caratterizza l’intera opera di Lewis Carroll, portando di conseguenza questo film a perdere del tutto un possibile sottotesto interessante che poteva renderlo a tratti un prodotto più profondo e maturo.

Il minuscolo “Re di Cuori” doppiato in lingua originale da Dink Trout ed in lingua italiana da Amilcare Pettinelli.

Addirittura alcuni personaggi secondari che ricoprivano un ruolo abbastanza importante nell’opera originale cartacea non compaiono affatto sullo schermo, ma in questo specifico caso la loro totale eliminazione dalla sceneggiatura è giustificabile dato che sarebbe stato tecnicamente impossibile gestire tanti personaggi, portando così gli sceneggiatori a decidere saggiamente di rimuovere completamente alcuni personaggi secondari meno noti (per esempio la “Duchessa”, il “Grifone” e la “Tartaruga finta”) la cui assoluta mancanza non avrebbe di sicuro contrastato in alcun modo lo svolgimento e soprattutto la fruizione della storia.

L’atmosfera di questa pellicola è decisamente particolare poiché quest’ultima possiede una natura alquanto instabile per tutta la durata dell’intero lungometraggio animato, infatti durante la visione lo spettatore è in grado di percepire varie emozioni contrastanti che lo porteranno gradualmente a vedere il “Paese delle Meraviglie” e i suoi stravaganti abitanti sotto diversi punti di vista: All’inizio lo spettatore, proprio come la giovane protagonista, prova un certo timore giustificato di fronte a un vasto mondo del tutto sconosciuto e ancora inesplorato, fino a quando egli comincia a conoscerlo in profondità e di conseguenza ad apprezzare sul serio, seppur sempre con una leggera diffidenza, la reale essenza irrazionale ed a tratti perfino strampalata del “Paese delle Meraviglie”.

Purtroppo a un certo punto quel mondo apparentemente magico e gioioso comincia a perdere lentamente il suo fascino, i vari personaggi si rivelano essere soltanto degli ostacoli per la giovane protagonista e lo spettatore, connesso emotivamente con quest’ultima, non si sente più pienamente a suo agio in mezzo a tutta quella incessante confusione, addirittura comincia a percepire una lieve ma sgradevole sensazione di claustrofobia tanto da voler ardentemente ritornare il prima possibile alla realtà con tutte le sue rigidi regole e la sua fredda logica.

Il lato tecnico è un aspetto molto importante all’interno di questo specifico film perché ha lo scopo primario di prendere per mano ogni singolo spettatore e di aiutarlo a farlo immergere completamente all’interno di una realtà parallela così strana e assurda in cui si possono avverare tutte le fantasie infantili più strampalate.

La scenografia si dimostra assai affascinante fin dai primi fotogrammi poiché composta prevalentemente da particolari ambientazioni e determinati paesaggi che, perfino nei momenti più sobri della storia, sembrano tutte emergere da un’unica gigantesca allucinazione psichedelica grazie soprattutto all’utilizzo spasmodico di colori intensi e sgargianti, quindi perfettamente coerenti e conformi con la natura particolarmente irrazionale dell’opera originale che permea per l’intera pellicola.

La colonna sonora è una componente tecnica la quale, attraverso i singoli brani musicali e le specifiche canzoni che accompagnano lo spettatore per tutta la durata del lungometraggio animato, riesce appieno a trasmettere per tutta la durata molteplici emozioni che siano costantemente adeguate a ogni singolo scenario.

In conclusione si tratta di un adorabile classico Disney che, nonostante ci sia la possibilità che possa deludere gli appassionati più esigenti del romanzo inglese per via della triste mancanza di alcuni personaggi secondari e soprattutto della rimozione dalla sceneggiatura di alcune situazioni potenzialmente interessanti, si dimostra decisamente in grado d’intrattenere egregiamente per tutta la sua onesta durata, regalando divertimento genuino a tutti gli spettatori di qualsiasi età che, malgrado ormai siano passati parecchi anni dall’uscita cinematografica, possiedono la facoltà di addentrarsi liberamente in quel bizzarro mondo privo di qualsiasi regola o di qualsiasi logica rudimentale, con il solo e unico scopo di evadere brevemente dalla severa realtà di tutti i giorni e soprattutto dai numerosi problemi quotidiani.

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